mercoledì 15 settembre 2004

Videogiochi in crescita, tranne che in Italia

Stuzzicato sull'argomento, metto giù quattro righe, quattro, sul momento dei videogiochi in Italia e, più in generale, in Europa.
A fronte di un taglio del 20% (medio) degli spazi espositivi dedicati ai videogiochi dalla grande distribuzione nei prossimi due mesi, è lecito attendersi un'impennata delle vendite di titoli in Italia (soprattutto console).
I motivi sono questi:
un buon panorama di uscite, di generi vari e di indubbio valore;
il prezzo delle console in continua discesa (un operatore mi ha detto che potrebbe vendere PS2 sottocosto a dicembre intorno a 75 euro);
il numero di titoli a basso costo disponibile, che permette di costruirsi una buona collezione con pochi euro.
Ma ci sono dei ma.
Il primo riguarda il marketing dei videogames. Tolte Ps2 e Xbox, i videogiochi hanno visibilità grazie a qualche titolo Electronic Arts e di pochi altri. Attività sul punto vendita zero, fatta eccezione per il gioco da provare sulle console.
Guarda caso, andando a vedere le vendite dei titoli, i giochi che si possono provare nei punti vendita mediamente tirano, gli altri no.
Ma a chi è in mano il mercato dei videogiochi in Italia? Principalmente a due distributori, che alla fine, fatte le dovute eccezioni, vendono tanto al chilo le scatore (ti offro dieci di questi se ti prendi due di questi e tre di questi, più questi joypad e un paio di accessori).
Il mercato inglese è totalmente differente. Molte software house hanno addirittura la sede, con tanto di forza vendita dedicata alla GDO e alla GDS. E i risultati si vedono.
Il mercato in termini numerici è raddoppiato in meno di sei anni, ci sono 25 milioni di console (15 milioni è la stima di quelle ancora funzionanti).
Vai in un qualsiasi store londinese e i videogiochi hanno pari dignità, se non in certi versi superiore, ai film su dvd, con tanto di cartonati all'ingresso dei punti vendita che segnalano l'uscita dei principali titoli.
In Francia e in Germania, sebbene con esiti minori, i videogiochi hanno maggiore rispetto presso la rete di vendita. E anche in questo caso, le attività di marketing funzionano e i risultati sono evidenti.
La Spagna assomiglia molto a noi, con un mercato statico esattamente come il nostro e dove il marketing, come da noi, è limitato alle testate di settore e poco più, come da noi.
Il concetto di vendere giochi tanto al chilo non sta portando i risultati sperati per le software hose, ma offre utili ai distributori. Questa politica andrà avanti ancora a lungo?
Temo di sì, a meno che i grossi nomi non decidano di investire un po' di risorse nel controllo delle vendite. Ma parliamo di strutture che, quando va bene, sono di cinque o sei persone. Insomma, il panorama è desolante, ma può solo migliorare. Anche perchè peggio di così...
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