martedì 31 gennaio 2006

Prendo a prestito questo articolo di Miaeconomia, con le dichiarazioni dell'Antitrust.
Un'unica aliquota, pari al 4%, per l'Iva su Dvd e videocassette,
venduti autonomamente o in allegato alla stampa quotidiana e periodica. È l'invito
che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato affida a una
segnalazione rivolta a governo e Parlamento.
Attualmente, infatti, - spiega l'Autorità nella segnalazione
contenuta nell'ultimo Bollettino settimanale - per i prodotti editoriali
quotidiani e periodici è prevista un'Iva ridotta al 4%, mentre per i normali
supporti audiovisivi venduti autonomamente l'aliquota è del 20%. E, secondo
l'Antitrust, la presenza di due aliquote diverse produce "effetti distorsivi
della concorrenza tra operatori presenti nei diversi canali distributivi del
mercato della vendita al dettaglio di Dvd e videocassette, senza che ciò sia
giustificato da ragioni di interesse pubblico".
In particolare - si legge ancora nel Bollettino - le norme si
traducono in un discrimine "a svantaggio delle imprese commerciali non
collegate a gruppi editoriali che svolgono attività di vendita al dettaglio
di Dvd e videocassette".
Per questi motivi l'Autorità, guidato da Antonio Catricalà,
ritiene "opportuno un intervento normativo volto ad assicurare il
trattamento fiscale più favorevole cioè quello del 4%, sui Dvd e le
videocassette, in qualunque canale distributivo siano venduti. Una simile
misura, infatti, oltre a scoraggiare la diffusione della pirateria, avrebbe
la conseguenza desiderabile di produrre effetti positivi sui consumatori,
eliminando ingiustificate distorsioni concorrenziali tra le imprese".

Ma quando lo dicevamo in qualche blog, più di un anno fa, ci decevano che eravamo dei matti.
Oggi, siccome i CD e i DVD si vendono di più in edicola che nei negozi, salta fuori il problema IVA.
Curioso.

lunedì 30 gennaio 2006

Una frase inquetante

Il lunedì mattina è sempre un momento piacevole: avvivano le pagine di tecnologia di Corriere Economia.
Oggi mi sono soffermato su una frase: Secondo noi, un decoder senza carta è come un binocolo senza zoom.
Temo di non uscirne vivo. E poi, siccome parliamo di decoder del digitale terrestre, mi sto ancora chiedendo se le dimensioni 24 per 3,5 cme, 400 grammi) non siano troppe per un righello!

venerdì 27 gennaio 2006

OneCare Live solo in USA

Mi segnalate che non si installa, va solo negli USA.
Ho provato dal portatile, e non si installa. Sul sito adesso compare la scritta specifica.
Nel desktop va... vedremo se si aggiorna.

OneCare Live

Sto provando OneCare Live, nuovo servizio, in beta, di Microsoft, che fa parte del Web 2.0 di cui parlano tanti.
Al di là dell'antivirus e antispam, mi interessva il backup e il tune up di Windows.
Per ora sono moderatamente soddisfatto.

Il peso del web

Ieri è stata una giornata nera in ufficio. Da qualche parte si sono infilati 700 utenti, generando ovviamente traffico anomalo e bloccando servizi web fino alla paralisi.
Eppure c'era un buon firewall, c'erano antivirus e antispyware & Co. aggiornati.
Probabilmente sono passati dalla stampante di rete o dal server di condivisione dei dati, sfruttando qualche vulnerabilità.
Nel secondo caso l'abbiamo spento, mentre alla prima all'inizio non ci abbiamo fatto caso: spegnendola la posta e il web andavano alla grande!
Quindi noi ci preoccupiamo dei PC, ma altri applicativi sono vulnerabili, non raggiunti dagli antivirus, antispyware e antimalware. Nemmeno Vista potrà porre rimedio a questo, anche se ha annunciato un firewall più potente.
Da oggi credo che quella stampante sarà attaccata ad un bel PC via USB: si spenderà un po' di corrente in più (che si potrebbe risparmiare se fosse sicura con buona pace dell'economia mondiale), ma almeno non avremo problemi.
Sì, perché l'accesso al web deve essere mission critical, con quello che costa poi la banda. Ma non lo è mai, e quando ci si accorge del problema è troppo tardi e troppo doloroso.

giovedì 26 gennaio 2006

Opera mini

Per i possessori di cellulari, è arrivato il nuovo browser di Opera.
Funziona molto bene, riesce a visualizzare al meglio i siti internet.
Unico problema: non c'è in italiano.
Lo trovate qui.

mercoledì 25 gennaio 2006

Mickey Jobs

Scenario: Disney acquista Pixar (quella dei film di di animazione 3D di Monster & co., ...).
Jobs diventa azionista Disney (viene pagato in azioni della società).
L'azienda, però, la portava avanti John Lasseter, vero genio dell'animazione 3D, ma è un particolare per i più. Jobs ci metteva dei quattrini. Non certo la creatività o le idee.
Jobs entra nel consiglio d'amministrazione di Disney (rischia di essere l'azionista di riferimento).
Sfrutta il patrimonio Disney per il suo iTunes Video.
Se quest'uomo non è un genio assoluto, del marketing di se stesso prima di ogni altra cosa, ditemi voi.

martedì 24 gennaio 2006

Lettori di libri elettronici

Io leggo da parecchi anni libri in formato elettronico. Li trovo comodi e agili.
OK, prima son partito con la proposta Microsoft, ma d'altronde mi vedeva coinvolto nella cosa (non come Microsoft, ma come casa editrice), poi sono passato ai vari formati PDF, ma ora leggo in TXT e Word.
L'ho sempre fatto con i palmari, ma anche con i portatili, e ora lo faccio tranquillamente con la PSP o addirittura con il cellulare (un mercato che non capisco come mai non sia mai decollato).
Il lancio del reader di Sony, giunto sul mercato (si fa per dire, ma arriva) ora, sposta la disputa. Perché: costa come un palmare, è un po' più grosso, ma fa solo quel lavoro.

Ha senso arrivare sul mercato oggi con un prodotto di questo tipo?
Secondo me no, o meglio, il mercato probabilmente non è più recettivo su un genere di prodotto di questo tipo: fa una cosa sola. La fa bene, ma è troppo poco.
Oggi vediamo che le fotocamere fanno le cineprese, i cellulari fotografano e fanno da walkman, i lettori MP3 mostrano i video. Integrazione è la parola chiave nel segmento consumer. E non solo lì.
E integrare su di un palmare è facilissimo. Salvaguardare i brevetti altrettanto. Basta uno schermo un po' più grosso e il gioco è fatto. A che prezzi? Penso che i 399 dollari del Sony Reader sono più che sufficienti.
Il time to market è quel che conta, e gli ebook lo hanno sbagliato. Oggi sbagliano coloro che rincorrono un mercato già vecchio, a meno che non arrivi sul mercato un lettore di ebook flessibile, come sta tentando di fare Xerox con il suo monitor pieghevole.
Alla fine la PSP può fare quel lavoro, è di Sony, e costa la metà del reader.
Ma loro la usano per i giochi e per i film. Basterebbe guardare un po' in là, avere una vision per rendersi conto di come l'uso degli utenti influenza gli oggetti tecnologici, non le campagne marketing.
Quante cose fanno gli utenti con la PSP che Sony non si è nemmeno sognata? Basta farsi un giro su internet per rendersene conto.

Il Ministro Stanca

Oggi il Ministro Stanca è negli USA a spiegare perché investire in IT in Italia.
Singolare iniziativa, con Telecom ed Elsag (mi perdonino gli altri partner), in un momento in cui sta arrivando nelle case degli italiani un fascicoletto, scaricabile qui.
Leggo, in una pagina questo testo.
Muovere i primi passi con il computer e Internet è molto facile. Ma è importante poterne sfruttare al meglio le possibilità, nel lavoro, come nello studio e nel tempo libero. Chi ha già un computer e una connessione alla rete Internet può seguire un corso di formazione on line. Si chiama M.A.I.S. (Moduli di Autoapprendimento per l’Informatica Studenti), è gratuito, aperto a tutti e permette di apprendere i concetti e le procedure fondamentali per usare il computer e Internet.
Chi non ha ancora il computer può iniziare a consultare le dispense su carta, chiedendo a un parente o a un amico di scaricarle dalla Rete e stamparle.
PER INFORMAZIONI www.innovazione.gov.it/mais/

Nella stessa pagina, sempre per dovere di cronaca, si parla delle trasmissioni di "non è mai troppo tardi". Pochino per spiegare internet agli italiani. Magari mi sbaglio.
Va detta una cosa: quanto costa l'invio dell'opuscolo? E la stampa.
In tutto qualche milione di euro. Non si poteva destinare meglio, almeno inviando una email a chi usufruisce dei servizi dei maggiori provider italiani, visto che sono registrati?
Il problema vero è che stiamo a fatica uscendo dall'"informagica", quella che risolveva i problemi con un colpo di software, e ci ricadiamo. Solo che poi
bisogna ricordare che il cittadino medio, quello che non ha dimestichezza con gli strumenti, vede solo il peggio dell'informatica: cartelle pazze (che rimandano a code reali), il phishing, i conti correnti taroccati in automatico, la privacy violata, la pedofilia, ecc..
C'è una frase abusata, divenuta famosa grazie a uno spot: c'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti.
Il progresso di Henry Ford non ha portato solo l'inquinamento, ma ne è una conseguenza. Nell'informatica, per il cittadino medio, la conseguenza, spesso, coincide con il progresso portato.
Troppo spesso.

lunedì 23 gennaio 2006

Esempio di come il marketing web funziona(?)

Eccu un buon esempio di come non si deve usare il web (email appena ricevuta). Ometto la fonte, per ovvi motivi.
Gentili signori,
Vi informiamo che per un problema tecnico sul nostro server di posta, il nostro servizio di invio automatico delle informazioni e dei comunicati stampa è rimasto inattivo da settembre ad oggi.
Sarà nostra cura, d'ora in avanti, inviarVi tutti gli aggiornamenti sui nostri prodotti.
Inviamo in allegato i comunicati stampa dell'ultimo mese.
Non esitate a contattarci per concordare l'invio di campioni o per qualsiasi informazione Vi potesse occorrere.

Cosa ha insegnato la patch di KDE

Ricollegandomi al post di qualche giorno fa su Linux e Windows, mi viene facile fare qualche considerazione sulla vicenda di KDE e una falla di sicurezza critica.
Trovata la falla, è stata corretta in due giorni.
Quindi ci sono oggi due schieramenti all'interno della comunità Linux: chi ama KDE e chi odia KDE.
Faccio presente, per chi non lo sapesse, che KDE è un progetto partito dalla costruzione dell'interfaccia utente di Linux e che si è spinto in là, con un browser e un sacco di programmi collegati. In ItalianKnoppix, per esempio, occupa circa 80
Mb.
I detrattori cosa dicono? "Hai visto che succede a fare come Microsoft, ossia cercare di pensare a tutto?".
I favorevoli, invece, dicono "abbiamo la patch dopo due giorni, quando altri in 40 ancora non ce l'hanno!".
Io trovo sinceramente tutto questo un po' grottesco, una guerra tra poveri che non porta realmente nulla all'ecosistema, anzi, tende a indebolirno e a marcare le differenza, invece di riavvicinarsi.
E' l'esatto contrario di quanto avviene tra i blogger, perché chi ha un blog vede con simpatia gli altri, e anche se ci litiga, non viene mai a mancare il rispetto.
Quello che a Linux, purtroppo, manca sempre più spesso. E sto parlando, in quel caso, di rispetto per il lavoro degli altri.

venerdì 20 gennaio 2006

Energia

Dopo il post di ieri su Windows Linux, rifiato e leggo le email. Intanto prendo spunto da un post di Beppe Caravita.
Oggi ho parlato a lungo di Lovelock e di tutte le grandi minacce che si agitano nel nostro futuro con un personaggio che in apparenza non c'entra nulla. Un fisico friulano, direttore tecnico dell'Eurotech.
E ho fatto una scoperta, il ruolo che potrebbe giocare l'Italia, con la sua specializzazione industriale e la sua cultura (non solo tecnica), di fronte al problema planetario.
Non sto scherzando. Che c'entra una media azienda di Udine, specializzata in controllistica industriale, con la possibile crisi automoltiplicativa del pianeta?
Semplice: la controllistica serve all'ottimizzazione delle macchine e dei sistemi nella nostra società complessa. Un esempio: la rete elettrica italiana, nel suo complesso, perde circa il 20% di energia prodotta, pari a quanto importiamo dalla Francia.
La controllistica industriale italiana è a conti fatti più avanzata di quella Usa (l'Eurotech vi fa un terzo del fatturato, con i suoi microcomputer embedded), paragonabile a quella tedesca e asiatica. L'interfaccia tra macchine, computer e software è da decenni un punto di forza dell'Italia.
Continuo nell'esempio. Il 20% di energia persa nella rete si concentra in gran parte nelle parti periferiche della rete, quelle più vicine agli utenti finali: case e piccoli stabilimenti.
Un utente finale che diviene autoproduttore di energia (mettiamo, via fotovoltaico) ha interesse a che la sua porzione di rete sia la più efficiente possibile.
Questo utente attivo dell'energia diviene pertanto interessato a mettere una scatolotta di controllo e ottimizzazione, magari connessa a internet a un servizio remoto, capace di intervenire in caso di bisogno. E di ottimizzare con questa l'intera casa, condominio.....
In Italia ci sono milioni di tetti inutilizzati. E milioni di fili improduttivi. Il punto è creare un grande gioco a guadagno condiviso non solo di produzione energetica, ma anche di costante maggiore efficienza dei sistemi. Con ricaduta positiva sulla vocazione controllistica italiana.
E questo gioco sarà solo il primo passo...

La rete ci sta insegnando che esistono metodi sociali semplici che permettono di crescere, o comunque di sfruttare delle risorse. Il FreeSoftware, l'OpenSource o la semplice condivisione di esperienze su prodotti industriali ci sta facendo capire che si possono utilizzare al meglio le cose di cui già disponiamo.
Senza investire nulla, se non del tempo per apprendere (cosa che non fa mai male), si possono aumentare delle capacità, in qualche caso produttivo, in qualche caso destinate al tempo libero e al divertimento.
Mi piacerebbe che qualcuno con buona conoscenza dell'argomento, aprisse un sito/blog proprio su questi temi dell'energia, di come i cittadini, singoli, possono portare il loro contributo alla società. Non è un discorso da ambientalisti il futuro del pianeta.
Mi piace poi vedere che in Italia ci sono piccole realtà che crescono e che portano valore aggiunto (e a loro dei guadagni) su scala mondiale anche su temi apparentemente lontani da quelli abituali del nostro paese: non siamo solo Tod's e Prada.
Questo è il Made in Italy che mi piace, e che non strobazza ai quattro venti.

giovedì 19 gennaio 2006

Linux, Windows, i consulenti e le aziende

Ieri sera ho avuto una discussione on line molto interessante con un mio amico. Ha un'azienda, ha una buona infrastruttura informatica, e più in generale ICT, ha una buona organizzazione.
Si trova di fronte ad un dilemma: deve cambiare un po' di sistemi per adeguare l'infrastruttura alla crescita dell'azienda, quindi per ragioni prettamente di processi. Questo implica cambiare software, non solo hardware, e quindi le applicazioni.
La piattaforma attuale vede dei PC Windows come client, alcuni palmari, e un server, in realtà quattro server ma li vede sostanzialmente come uno solo, Linux.
L'esigenza è trasformare la piattaforma in una aperta al web, in cui le applicazioni risiedano da qualche parte, e dove l'accesso ai dati potrebbe avvenire ovunque.
I suoi consulenti e ben tre aziende hanno fatto proposte verso un'unica direzione: Windows ovunque.
Io ho provato a capire le sue esigenze, ma non sono riuscito a cogliere i vantaggi delle varie offerte. Non perché Windows non sia una piattaforma sufficientemente buona, ma solo perché non riesco a capire perché il sistema che ha messo in piedi con i server Linux non è più sufficiente.
La sua azienda ha una politica di controllo degli accessi molto sicura, è da due anni che funziona. I dati sono oggi raggiungibili via web, sebbene non siano ben strutturati. Basterebbe una buona riorganizzazione dei data base e qualche applicazione in più. Teniamo conto che non stiamo parlando di un accesso straordinario ai dati, per cui non sarebbe necessario nemmeno adeguare l'hardware!
La sua esigenza di adeguare dei processi, l'allargamento della produzione in paesi stranieri, l'outsourcing di alcuni servizi, rendono necessaria una migliore e più organica organizzazione dei dati.
L'accesso a questi, negli uffici, avverrà sempre con Excel, mentre è necessario trovare qualcosa che possa mostrarli in modo semplice via web.
Ho fatto vedere una cosa al volo, prendendo il controllo del suo PC con l'assistenza remota, mostrando che se mette i dati nei suoi fogli di excel in un certo modo, può accedervi da internet, nella sua VPN senza problemi, come se fosse in ufficio.
Così lui ha scoperto che per gli ordini e le giacenze in magazzino basta internet e i fogli di Excel che la rete commerciale e la produzione usano in sede per accedere ai dati e aggiornarli in tempo reale.
Nessun consulente ha mai spiegato queste funzionalità di base presenti da qualche edizione nei prodotti Microsoft (chiedo venia, ma non ho mai provato tali funzioni con OpenOffice.org 2.0, per cui non lo cito, anche se so con certezza che attinge a basi dati XML remote).
Si trovava di fronte ad un investimento ingente che da ieri sera è in forse.
Poi ho detto che, visti i suoi problemi di manutenzione soprattutto software dei vari client, un sistema Linux poteva essere la risposta migliore anche per i vari PC.
Gli ho spiegato cos'è una distribuzione Live, gli ho fatto scaricare ItalianKnoppix e lo provarà.
Lui è scettico, perché dice che Linux è troppo per gli "smanettoni". Io sono certo che si potrà ricredere. In compenso ho spiegato che esistono applicativi, come Ghost o VmWare o Virtual PC che possono risolvergli un sacco di problemi di manutenzione, reinstallando tutto al volo.
Ma tornado a Linux e allo scetticismo, mi ricollego a quanto mi ha scritto Enrico Bianchessi qualche giorno fa.
Lancio una piccola provocazione: il mondo Linux è a mio avviso "infestato" da personaggi che sembrano vedere col fumo negli occhi qualsiasi cosa che sia user-friendly, come se Linux debba rimanere qualcosa di utilizzabile solo da un amministratore di rete o un programmatore. Insomma, è un po' come se, essendo stato per anni linux una cosa per addetti ai lavori molto esperti, una casta di eletti, per una casta di eletti debba rimanere. Questi atteggiamenti para-religiosi ( a volte da veri linux-fondamentalisti) fanno bene solo a Windows.
Effettivamente concordo con questo è un peccato originale di Linux: troppo per i tecnici.
KDE 4 secondo me ha fatto molto per avvicinare i PC e Linux. C'è ancora molto da fare. Ma è qualcosa.
Che la comunità Linux sia un po' troppo chiusa, tesa ad autocompiacersi, non è una scoperta di oggi. Non si è mai strutturata una vera e propria industria del OpenSource e quindi si pagano le conseguenze. Se pensiamo a Linspire, o Mandrake, ci si accorge che sono progetti molto belli e riusciti, ma non adatti alle masse.
Knoppix o Ubuntu altrettanto, sono progetti chiusi interno a un'idea, validi e assolutamente solidi, ma troppo poco disposti a giungere al grande pubblico.
Mozilla è un browser ottimo, ma non è destinato a raggiungere le segretarie dell'azienda del mio amico. Lì arriva Windows ed Explorer.
Poi possiamo discutere per anni sul fatto che sia meglio avere Linux o Windows in azienda, ma se Linux non è, come ha detto Erico, sufficientemente user-friendly, non si va da nessuna parte. O meglio, si offre un vantaggio a Microsoft.
E poi, non è detto che in questi ultimi cinque anni Linux non si sia ritagliato uno spazio proprio grazie al lassismo di Microsoft.
I tempi cambiano. Microsoft sta cambiando. Il mondo Linux è un po' troppo ancorato ai suoi concetti e al suo passato.

mercoledì 18 gennaio 2006

Gpl3

La Free Software Fondation ha iniziato la procedura per rivedere la licenza GNU.
Il fatto rilevante è che si parla di digital rights management e di azioni per chi usa software GNU modificato e non ne mette in circolazione il sorgente.
Ci vorrà un anno per cambiare la licenza, ma potrebbe finalmente essere adeguata ai nostri tempi, visto che quella attuale è di quindici anni fa, ossia per un'epoca pre internet, o meglio, pre-web..

martedì 17 gennaio 2006

PSP ebook reader

Tra le potenzialità di PSP, mi piace segnalare la possibilità di leggere testi, come si possono leggere file Html o interi siti su Memory Stick.
Il suggerimento vale per le PSP con firmware 2.0 e superiore. Per chi usa il browser clonato, basta salvare il file di testo con estensione html e caricarlo come descritto qui sotto.
Per trasfromare la PSP in un ebook reader, basta salvare nella root della memory stick il file in formato testo (text.txt).
Poi, dal browser web, digitare l'indirizzo file:/text.txt e vedrete comparire il testo.
Bisogna fare qualche aggiustamento.
Premere il triangolo, selezionare "A" e quindi modalità display. Scegliere Just-Fit e il testo è a posto.
Ricordo che è importante digitare file:/ e non file:// come si fa con i normali browser, anche per caricare i file html (file:/miosito.html).

UPDATE: giustamente mi avete segnalato il reader per eccellenza di ebook per PSP, Pixie, il cui link lo trovate qui.

La miglior barzelletta sulle bionde

Siccome non sono bionda, anzi, non sono donna, può andare.
Un bel sistema per far impazzire e capire come funziona il marketing sul web (pieno di link, provate Google, in inglese please "Best Blonde Joke Ever").

lunedì 16 gennaio 2006

Corriere Economia e le opere d'arte

Che cosa dire di più? Leggete per credere. Il link all'originale è qui.
Signori, ecco Psp -Play Station Portable - e Nintendo Ds: ovvero le piccole macchine da gioco che si contendono il mercato mondiale. Prima del confronto-scontro una premessa: chi scrive non ama la filosofia delle miniconsole, crede che siano diseducative per i bambini (li tormentano ovunque) ed è convinto che siano un doppione dispendioso dei telefoni cellulari multimediali che tra poco avranno quasi le stesse funzioni di tali macchinette. Già oggi, con alcuni smartphone, i cellulari evoluti, è possibile utilizzare giochi con buona grafica e il futuro promette meraviglie hi-tech. Il mercato natalizio ha però premiato Psp e soprattutto Nintendo Ds, segno che l’effimero trionfa e quello portatile ancora di più.
Il confronto lo ha vinto Nintendo Ds, anche se la Psp è tecnologicamente superiore. Almeno cinque i motivi: 1) Nintendo costa quasi la metà della concorrente; 2) funziona anche con i giochi del GameBoy Advance Sp; 3) è «più portatile» e resiste meglio agli urti e ai graffi; 4) ha batterie con un’autonomia quasi tripla; 5) infine, ha due schermi, uno dei quali sensibile al tocco (touch-scree), sul quale si può anche scrivere. Ma, soprattutto, Nintendo Ds è qualcosa di diverso da una macchina da giochi, innovativo, non ripetitivo, simpatico (per chi ama naturalmente questi marchingegni): non sostituisce la console non portatile.
La Psp è tecnologicamente un gioiello. Bella grafica, bello schermo da 4,3 pollici, minidischi Umd dove sono memorizzati i giochi con grafica ad alta risoluzione, possibilità di ascoltare musica e video. Però ha il grave difetto di avere una somiglianza troppo spiccata alla Ps2, sia come grafica che come filosofia ludica. Con lo svantaggio della non compatibilità e dunque la necessità di acquistare nuovi giochi, magari doppioni.
La piccola PlayStation è una divoratrice di batterie (quella che abbiamo provato non ha superato un’autonomia di tre ore), lo schermo è meno robusto del concorrente e si graffia facilmente. Ma Psp ha anche vantaggi: legge video e foto e ha una struttura aperta, che le consentirà di trasformarsi, in futuro, in un piccolo centro multimediale.
Nintendo Ds ha il pregio di avere un’ampia scelta di videogiochi, dei quali alcuni interessanti. Come Nintendogs, con il quale si allevano alcuni cani virtuali e si possono persino chiamare a voce grazie a un microfono interno. Nintendo è realmente portatile: intanto perché lo schermo che si chiude la rende robusta, mentre la concorrente Psp è più sottoposta agli urti. E poi perché le batterie ricaricabili durano più di sei ore.
La cosa più azzeccata, oltre al prezzo, sono i due piccoli schermi a cristalli liquidi che consentono di giocare (ma anche scrivere) e usare la macchinetta in modo diverso.
Dunque Ds non è il doppione miniaturizzato del Game Cube, la console di Nintendo, sfortunato concorrente di Microsoft XBox e PlayStation II.

Chiudo aggiungendo che non parlando dei pro, ma solo dei contro, di che cosa ci si puù fare con l'una e con l'altra, diventa difficile dire qualsiasi cosa.
Qui le schede.
PSP
Pro: buona grafica
Contro: insufficiente autonomia delle batterie
A chi serve: a nessuno, ma se proprio la si vuole comperare sembra fatta apposta per i cultori della tecnologia e della grafica. Con la Psp si guardano video e film.
Voto: 5
NintendoDs
Pro: doppio schermo
contro: schermi piccoli
A chi serve: a nessuno come il concorrente, ma se proprio la si vuole comperare sembra fatta apposta per i giocatori che amano le novità e non vogliono spendere.
Voto 6,5

E' inquetante quanto scritto, soprattutto sul fatto dei giocatori che non vogliono spendere. Faccio presente che per PSP esistono vari modi per piratare e quindi scaricarsi i giochi gratis.
Non si accenna minimamente a un uso diverso della PSP, come per leggere libri, ascoltare musica in vari formati, guardare le foto!
Insomma, se questo è il Corriere...

Fastweb e Valentino Rossi

Ressa a Il Milano stamattina. Giornalisti in coda al gelo per entrare alla conferenza stampa di Fastweb, con Parisi e Scaglia.
Tutti allo scuro, ma dopo i rumors dei giorni scorsi, ci si aspettava qualcosa di grosso.
Parte un filmato, inizia la Gialappa's (menomata) e poi arriva Valentino Rossi, nuovo testimonia, scappato da Piazza Venezia e dalle cazzate di De Sica e Babbo Natale.
Fine della trasmissione.
Giornalisti finanziari agguerriti.

Mac, Intel e Windows

In molti scrivono di Apple, Intel e di quando i nuovi Mac avranno Windows.
Visto che VirtualPC per Mac lo produce la Microsoft, direi che c'è da attendere poco tempo!
Ma come sempre, questo sfugge ai soliti commentatori tecnici, e mica solo in Italia.
Per commentare, bisogna in generale sapere come sono le cose, come funzonano.
Non è necessario, ma aiuta.

Ancora sul digitale terrestre

Siccome l'informazione sul tema non è corretta, rispondo a questo messaggio di Beppe Caravita, che a sua volta riprendeva un post di Margheritait.
La prevedibile fine del digitale terrestre
Molto preciso e informativo questo post di Valerio Pieroni.
Ora siamo alla svendita dei decoder, tanto per mascherare il disastro.
Sono stati buttati preziosi e rari danari pubblici per favorire Mediaset....
....e il risultato sta in tre milioni di decoder, già obsoleti, contro 20 previsti.
Nel frattempo sta andando a pallino l'industria italiana del software ed è in difficoltà anche la microelettronica.
Ma queste ultime due non fanno potere....
Meditate, gente, meditate....

Il motivo del contendere è quest'offerta di MediaWorld.

La mia posizione a riguardo è ben distante da quanto scritto. Il decoder venduto sottocosto da Mediaworld a 79 euro non è Amstrad.
Pazzesco.
Chi l'ha detto che i decoder sono obsoleti? Si vedono i canali? Ogni prodotto elettronico, dopo due mesi, è potenzialmente vecchio. Quindi i DVD e i videoregistratori sono dell'età della pietra. Ma sono standard, che piaccia o no. Quindi non sono obsoleti.
Visto che si possono accedere ai dati, grazie alle rete, è facile leggere il prezzo, a Taiwan, di un decoder digitale terrestre compatibile con il sistema italiano e lettore di smart card, aggiornabile. Il prezzo: 39 dollari se lo si paga caro e si vuole personalizzare il logo, fuori e dentro il software. Adesso, però, vorrei spingermi un po' più in là. Come mai i decoder, prima (ma gli incentivi quando sono andati esauriti nel 2005, a marzo?) erano sui 120 euro di media? Chi ci guadagnava? Berlusconi, i produttori di decoder (guarda caso i soliti nomi dell'elettronica di consumo) e o i negozianti?
Sky fa beneficenza?
E poi, chiudo qui: ogni prodotto tecnologico entra nel mercato ad un prezzo, che scende progressivamente. Quindi che cosa ci sia di male non lo so a vedere un prodotto scendere di prezzo.
Ma davvero non lo so.
Ci lamentiamo se i PC scendono di prezzo dopo un mese (e poi spariscono)? Se i cellulari dopo due mesi scendono di prezzo (in certi casi, grazie agli invenduti, restano nei cataloghi delle varie catene per mesi e mesi, stracciando il prezzo)? Il software poteva giovarsene dal digitale terrestre. Adesso lo daremo agli stranieri, come abbiamo dato agli stranieri il panettone e le mozzarelle. Perché dal digitale terrestre non si scappa. Il futuro della TV passa da lì.

venerdì 13 gennaio 2006

Grillo e la politica

Siccome qualcuno ha scritto che sto partecipando al gioco di qualche partito politico per sminuire Beppe Grillo, mi tocca fare una precisazione.
La mia polemica con Grillo è relativa all'uso della rete e di come si è fatto propaganda. Quel che dice, sinceramente, conta relativamente e comunque non è oggetto di miei commenti in questo blog che parla di tecnologia.
Se entrerà in politica, come molti di voi mi segnalate, ben per lui, ma a quel punto diventa un nostro dipendente.
Significativo il post di Daniele Luttazzi che chiude il blog:
La logica del potere è il numero. "Più di centomila contatti al giorno!" E il blog relativo diventa potente.
E temuto. E rispettato. E strumentalizzato ( specie da chi lo fa ).
Ho notato che un blog tende ad assecondare le derive populistiche ( di chiunque ).
Per bloccarle sul nascere, questo blog torna a essere slow e one-to-one.

Secondo me si sta un po' andando oltre. Giuseppe Granieri e Mauro Lupi hanno già detto qualcosa a riguardo del potere dei blog espresso da Grillo.
Per chi se lo fosse perso.

giovedì 12 gennaio 2006

La FAT, Microsoft e Linux

L'ufficio dei brevetti (sto semplificando) delgi Stati Uniti ha detto che Microsoft è padrona della Fat, il sistema di salvataggio dei dati su dischi.
La comunità Linux, quindi, ha subito un duro colpo. Una bella botta per l'Open Source in generale.

mercoledì 11 gennaio 2006

Smau 06

Siccome lo avevo dato per morto, mi pare doveroso scrivere che Smau 2006 si terrà a Rho-Pero, nella nuova Fiera di Milano, dal 4 all'8 ottobre.

Farò polemica (di nuovo) con Beppe Grillo

Quello che mi piace di chi si avvicina alla rete negli ultimi tempi è l'entusiasmo per quello che la rete è.
Salvo poi tornare sui suoi passi in fretta, diciamoo con brutte ricadute nella tradizione.
E' quanto accade a Beppe Grillo. Faccio pubblicità a Beppe Grillo gratis, visto che gli altri la pagano con le donazioni per mettere le sue idee sui giornali.
Il blog di Grillo è molto interessante. Ma non tanto per quello che dice lui, quanto per i commenti che si trovano ai suoi post, alle discussioni che nascono, alle idee che crescono. Questo è indipendente dall'area politica: le idee sono idee, gli ideali sono qualcos'altro.
Comunque cosa il fa Grillo, mette in piedi un settimanale, in cui ci sono i suoi post. Da scaricare e da stampare. Bell'idea, vecchia di 500 anni, senza costi per altro. Ma non è interessante, perché manca il sale, ossia la discussione che nasce dai post. E' probabilmente l'unico blog dove nascono idee dai commenti (e lo dice uno che i commenti non li vuole nel blog), ma lui che fa? non li considera. Pieno di sé, come ogni blogger, delle sue idee e delle sue iniziative, spesso personali. Un esempio: perché indicare il blog sulle pubblicità dei giornali in grande, quando bastava un corpo 6 in basso, in piccolo?
Insomma, manca il valore aggiunto, la ragione per cui molta gente visita quel blog.
Chiudo con un'altra provocazione.
Avevo una domanda alla Moratti, o meglio, al genio che ha registrato i domini delle vie: perché via-antoniofogazzaro.it e non via-antoniofogazzaro-milano.it? Se abitassi in una via Fogazzaro si un'altra città avrei già fatto saltar fuori un casino, e comunque rimesso alla Moratti la tassa dei rifiuti, determinata dalla via e dal civico.

martedì 10 gennaio 2006

Banche e clienti

Qualche tempo fa ero stato sommerso dalle critiche per un'idea su come rispondere agli attacchi di phishing, ossia usando le stesse armi (qui e qui la storia da ricercare tra i post). Rimandi su vari siti, prese in giro, insulti e quant'altro.
Oggi Symantec ha fatto outing, e in pratica ha detto che blocca i messaggi alla fonte, ossia non li fa spedire e blocca l'accesso ai server dove giungono i malcapitati.
Mi chiedevo se sia più etico salvaguardare i clienti di una banca o i ladri che tentano di ingannarli? In fondo, le telecamere ai bancomat a che cosa servono se non a bloccare o comunque tamponare azioni di "phishing" fisico agli sportelli?
Le storie di questi giorni lasciano qualche dubbio su come le banche e i manager si occupino dei clienti, ma questo, secondo me, devono essere sempre e comunque tutelati.
Questa deve essere la base di un'azienda seria.
Oppure no?

La sconfitta di iTunes

Vorrei parlare di un fatto tecnologico rilevante: iTunes, la piattaforma Apple per i contenuti multimediali, sta segnando brusche battute d'arresto.
Sembrava la piattaforma leader, la migliore, e poi è usata sugli iPod. HP e Motorola, tra i tanti esempi, avevano puntato su di essa per proporre la multimedialità.
Oggi, in questo inizio del 2006, si vede un gran disimpegno delle aziende appena citate, che abbandonano Steve Jobs. Qualcuno si è sperticato a spiegarne i motivi, parlando di rapporti commerciali logori, difficoltà e via di seguito.
Io sono più portato a pensare che si tratti di un passaggio naturale da parte dei Apple che ormai ha reso la piattaforma conosciuta e super sfruttata, e non ha bisogno di canali alternativi per promuoverla. Le aziende, quindi, vedendo crescere le royalty, scelgono altre strade. In fondo, e qui lo dico sempre, alla Apple sono dei maghi del marketing (più che in Microsoft) e sono riusciti come sempre a fare più chiasso del dovuto sui loro prodotti.

lunedì 9 gennaio 2006

La nuova Intel

Partiamo da un presupposto: il nuovo logo non mi piace, mi puzza degli ovali delle varie aziende che producono "cibo" (Galbani, Barilla, ...).

Poi non mi convince la fortissima sterzata verso il computer per le case, puntando sulla potenza di calcolo.
Chi ha provato a installare in casa un PC Media Center, sa benissimo che siamo ancora parecchio lontani dai computer per tutti, alla portata di tutti.
Ora l'azienda ha fatto accordi con un sacco di player a livello mondiale, e in Italia con Telecom, per portare contenuti multimediali nelle case.
L'idea non è malvagia, ma secondo me si tratta più che altro di una mossa tattica per occupare degli spazi, che altrimenti sarebbero coperti da altri. Non è, quindi, sempre secondo me, una strategia. Staremo a vedere.

Appunti sparsi

Spero che abbiate tutti quanti, per i possessori di Windows, fatto Windows Update. Fatelo!
E' uscito Skype 2.0, con la videochiamata e un'interfaccia migliore.
E' arrivato Geronimo, l'application server Java open source di Apache.
Dell sta cambiando faccia?

Il Ces

Un sacco di email sul tema Ces.
L'argomento terrà banco per i prossimi giorni, visto che è ormai stato consacrato come l'Evento per l'ICT.
Oggi parlerei solo di Google. Tante novità in pentola, che avrete già letto o leggerete in giro. Quello che più mi preme è il sistema operativo per PC a basso costo. Qui Google ha deciso di fare guerra in modo frontale a Microsoft sul suo terreno. Non farò considerazioni al riguardo.
Il problema di chi fa un sistema operativo, e non è un singolo ma un'azienda, è aggiornarlo, fornire assistenza, i driver e via di seguito.
Siccome non è che si costruisca dal nulla, e visto che Google ha i soldi, potrebbe comprarsi una distribuzione tranquillamente, siamo sicuri che big G sia in gradi di reggere l'urto? Alla fine, qualcuno il 6 diceva che c'è proprio qualcuno che si metteva in lizza per essere acquistato: Linspire.
Una domanda: perché negli Usa si travano nei negozi PC che montano Linux, mentre in Europa non si vede nemmeno l'ombra?

domenica 8 gennaio 2006

La cucina, il web e gli italiani

Non avevo letto la posta in questi giorni. Sono letteralmente sorpreso dai messaggi sulla cucina e sugli italiani. Ce n'è per tutti i gusti, contro gli chef improvvisati spinti dall'impeto della Clerici.
Ma il più bello è questo.
Ciao. Ti leggo da quando segnalasti la connessione gratis con Alice e i gli ovetti Kinder. Condivido quanto hai detto della Clerici e non voglio dilungarmi sul mio cenone, pieno di piattini "gustosi", ma non si capiva il sapore.
Volevo contraccambiare la segnalazione del web: gli ovetti con la scritta laterale KKK sono quelli con le sorprese più belle.
Ciao
Max

Internet è straordinario!

sabato 7 gennaio 2006

Complimenti a Gazzetta.it

Oggi la prima pagina della Rosea parlava del suo sito.
Di lavoro da fare ce n'è molto, ma credo che Diego stia facendo un ottimo lavoro.

Lettera a Il Giornale

Lettera scritta e non pubblicata da Il Giornale.
E’ con un certo stupore che trovo su “Il Giornale” di oggi 5 gennaio 2006 un articolo sulla pirateria musicale in Italia in cui si dicono cose inesatte e si crea un clima di terrore.
La pirateria musicale, si legge, dilaga, tanto che sono cinque milioni gli italiani che scaricano musica illegalmente. E la fonte di questi dati qual è? Poi si parla di 900 milioni di file musicali che circolano su internet. E chi li ha contati?
Ma il passaggio più interessante è quello che parla di una riduzione del 30% di posti di lavoro nel settore. Ma come, poco tempo fa la FIMI, che raccoglie tutte le major, ha parlato di una crescita, seppur contenuta, del mercato. Ma a che gioco giochiamo? La pirateria è qualcosa che va combattutto, ma con i mezzi giusti, che sono prezzi equi e compensi elargiti a tutti i detentori dei diritti, non solo ai pochi noti. Il peso dei costi della distribuzione musicale è enorme e va ridimensionato: stiamo parlando di gente che ha vissuto di rendita. Un CD prodotto su scala industriale costa, come materia prima, meno di 50 centesimi. Poi sommiamo i costi della produzione in studio, i diritti dei cantanti e degli autori. Come si arriva a 20 euro non lo spiega mai nessuno.
Non è un caso che in tutti i paesi le società che gesticono il diritto d’autore sono in crisi, e l’Italia non ne è esente, perché la ridistribuzione dei guadagni, che non è evidentemente equa, genera malcontenti.
Ma i posti di lavoro non sono diminuiti per colpa della pirateria, visto che il mercato cresce. Sostenere questa tesi, senza per altro portare nessuna argomentazione sostanziale valida ma dando per validi dei dati buttati lì a caso non è serio. Copiare i comunicati stampa,sebene sia una pratica dignitosissima, non è da un quotidiano di approfondimento.