giovedì 28 maggio 2015

Circonvenzione di ingnoranti?


La cosiddetta cookies law, quella legge che entrerà in vigore il 2 giugno e che tutti conoscono da quasi un anno, è una cavolata pazzesca, per dirla in maniera "fine".
E' la dimostrazione pratica, se mai ce ne fosse stato bisogno, che le leggi fatte da chi non capisce i meccanismi delle cose sono inapplicabili.
Procedo per ordine, lasciandovi gli approfondimenti ad altri siti.
La legge richiede che il titolare del sito su territorio europeo chieda espressamente all'utente il consenso all'uso dei cookie, che non sono altro che un pezzettino di software che capiscono i server e i browser, trasparenti all'utente. Questi cookie vi riconoscono, capiscono chi siete, ma in maniera anonima, e aiutano a fornire servizi, come la personalizzazione della navigazione, piuttosto che mostrarvi della pubblicità adeguata.
Questa legge vorrebbe obbligare i siti a non utilizzare i cookies per queste funzioni, tornando di fatto al web pre boom di internet, quindi prima del 2000, perché questo accadrebbe.
Una legge che a un blogger che guadagna con la pubblicità di adsense ben 30 euro all'anno, nel caso in cui non mettesse in atto un corretto disclaimer e tutte le pratiche della privacy, una multa da 6.000 a 36.000 euro.
Premesso che la multa non è sensata, creare un disclaimer e disabilitare alcune funzioni richiede un lavoro di programmazione che ha un costo.
Se questa non la consideriamo una beffa ma una conseguenza, la beffa ve la mostri subito: se il sito di ecommerce non risiede nell'UE, non ha questo vincolo. Cos'è, concorrenza sleale al contrario?
E poi giungiamo alla conclusione della vicenda, perché è il massimo: l'ipocrisia totale e implicita.
Metti un disclaimer e lasci tutto come prima, basta che tu lo dica che usi i cookies, ma per le App?
Ma la legge parla di una cosa diversa, di rompere le palle agli utenti che visitano un sito scrivendogli che "noi ti tracceremo, stai attento", ma se la tua App è in uno store qualsiasi la regola non vale e non solo si è tracciati molto più pervasivamente, ma molte App sanno persino chi è l'utente in forma completa, non anonima.
Leggi sciocche, deleterie, che fanno perdere tempo invece di migliorare le cose.
Bastava fare dichiarare quali cookies si utilizzano in modo chiaro, altro che tante palle create ad arte.


Configurazione dei browser


I browser possono essere configurati per controllare l'arrivo dei cookies, generalmente l'opzione di configurazione che permette di disabilitare l'arrivo dei cookies è legata alla gestione della privacy.

COME DISABILITARE I COOKIES MEDIANTE CONFIGURAZIONE DEL BROWSER


CHROME


  1. Aprire il Browser Chrome
  2. Fare click sul menù presente nella barra degli strumenti del browser a fianco della finestra di inserimento url per la navigazione
  3. Selezionare Impostazioni
  4. Fare clic su Mostra Impostazioni Avanzate
  5. Nella sezione "Privacy" fare clic su bottone "Impostazioni contenuti"
  6. Nella sezione "Cookies" è possibile modificare le seguenti impostazioni relative ai cookies:
  • Consentire il salvataggio dei dati in locale
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  • Impedire ai siti di impostare i cookies
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  • Eliminazione di uno o tutti i cookies
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INTERNET EXPLORER


  1. Aprire il Browser Internet Explorer
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  3. Fare click sulla scheda Privacy e nella sezione Impostazioni modificare il dispositivo di scorrimento in funzione dell'azione desiderata per i cookies:
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  • Selezione dei siti da cui ottenere cookie: spostare il cursore in una posizione intermedia in modo da non bloccare o consentire tutti i cookie, premere quindi su Siti, nella casella Indirizzo Sito Web inserire un sito internet e quindi premere su Blocca o Consenti
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MOZILLA FIREFOX


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  2. Fare click sul menù firefox impostazioni presente nella barra degli strumenti del browser a fianco della finestra di inserimento url per la navigazione
  3. Selezionare Opzioni
  4. Seleziona il pannello Privacy
  5. Fare clic su Mostra Impostazioni Avanzate
  6. Nella sezione "Privacy" fare clic su bottone "Impostazioni contenuti"
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SAFARI


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SAFARI iOS (Dispositivi Mobile)


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OPERA


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martedì 26 maggio 2015

Quella maledetta schermata bianca dei Mac (parente della schermata blu di Windows)

Per anni si è parlato e si parla ancora della schermata blu di Windows, maledetta perché quando compare non resta altro da fare che riavviare il computer.
Ebbene, anche il Mac ha una schermata simile, perché come tutti i computer e i dispositivi in generale esistono dei meccanismi di protezione della memoria e nel momento in cui avviene qualcosa di inaspettato, si bloccano chiedendo il riavvio.
Apple ha una schermata per questo genere di errore, in questo caso bianca.


A me personalmente non capitava quasi mai di vederla, ma ultimamente con il nuovissimo MacBook 12" mi capita molto più spesso. Non sono ancora riuscito a capire se la ragione è dovuta a qualche applicazione, penso soprattutto a Photoshop, oppure alla gestione di qualche chiavetta USB che viene inserita nell'adattatore USB-C.
In qualsiasi caso, ecco documentata la schermata bianca di Apple. Da notare che Microsoft propone un codice di errore di difficile interpretazione, qui non compare nemmeno quello.

giovedì 21 maggio 2015

Il sole per ricaricare alla grande cellulari e dispositivi vari

Si avvicinano le vacanze, molti andranno in giro e la necessità di avere con se una ricarica è sempre più importante.
Premesso che le batteryry bank funzionano benissimo e ce ne sono di tutti i tipo, volevo segnalarvi un prodotto che costa 50 dollari (+12 di spedizione) che ha il vantaggio di avere una carica potentissima, 20000mAh, circa quattro volte una battery bank tradizionale, che oltretutto si ricarica con l'energia solare.
Un altro vantaggio? Ha due uscite USB per caricare due prodotti contemporaneamente.
Se vi interessa, vi lascio il link

PS non ci guadagno niente, giusto per chiarire se ce ne fosse bisogno.

mercoledì 20 maggio 2015

Pixels, un film pensato per quelli che erano giovani negli anni 80?

Non mi è ben chiaro il target di questo film, visto che si parla di giochi, come dire, un po' datati.


Pixels - Trailer Ufficiale
In esclusiva per voi il trailer ufficiale di #PixelsILFILM. Siete pronti a giocare per salvare il pianeta? Dal 29 Luglio al cinema.
Posted by Pixels on Martedì 19 maggio 2015
Il 29 luglio arriva: sarà un film da spiaggia?

Gli insight spiegati da Vincenzo Salemme

Inutile dirlo, il web è pieno di termini tecnici.
Uno di questi è insight che serve per capire il numero di utenti.


L'apertura del canale di Vincenzo Salemme #12
L'auditel si calcola sommando gli spettatori che frequentano la tv. Non sapevo che l'auditel del web si calcola sommando gli insetti...pardon, gli insait, che sarebbero gli insetti in inglese? (o in puteolano?)video Casa Suracemusica Mariano Bellopede
Posted by Vincenzo Salemme on Mercoledì 20 maggio 2015

venerdì 15 maggio 2015

Windows as a service o Windows/Office commodity

Pochi osservatori hanno compreso quelle frasi di Microsoft relative al fatto che Windows 10 sarà l'ultima versione di Windows per come l'abbiamo conosciuto.

Quello che sta succedendo in Microsoft sotto la guida di Satya Nadella è evidente e non è tanto una consumerizzazione dei prodotti/servizi, e nemmeno un passaggio al cloud, quanto un modello di business freemium.
Provo a spiegarmi meglio. La trasformazione di Windows 10, le app universali anche su mobile, le app di Office gratuite per dispositivi con schermo piccolo, non sono altro che un modo per diffondere i servizi, trasformando tutto, dalla produttività ai sistemi operativi, in servizi.
Questo implica che ci saranno servizi di base disponibili a tutti, altri che saranno considerati premium.
Il pensiero a Windows è facile: la versione di base sarà per tutti e gli aggiornamenti, di piattaforma e di sicurezza, saranno impliciti e automatici. Le versioni per le aziende, invece, avranno qualcosa in più, anche in termini di controllo del parco installato, e avranno un costo.
Lo stesso accadrà con Office, con alcuni segmenti che saranno considerati commodity e quindi disponibili a tutti, altri a pagamento.
Questo è un mio pensiero, ma il passaggio che sta avvenendo è davvero evidente.

giovedì 14 maggio 2015

Mangiare a Expo2015: piccola guida ragionata (i ristoranti sono 179!)

Il tema di Expo2105 è il cibo, nutrire il pianeta energia per la vita, ma non si mangia gratis.
Al massimo si "pilucca" qualcosa, si assaggia nei cluster tematici e soprattutto alla Cascina Triulzia.
Per il resto si paga, in certi casi molto, in certi casi il giusto. Poco raramente.

Premesso che se si vuole mangiare etnico ogni occasione è buona, è bene dire subito una cosa: in generale a Expo si mangia il meglio delle cucine di tutto il mondo.
Il più caro è il ristorante giapponese, già alle cronache, ma che offre la qualità del miglior ristorante di Kyoto, fondato nel 1716. In qualsiasi caso ci sono altri 6 ristoranti giapponesi.
Anche la Spagna quanto a prezzi non scherza, ma si può davvero mangiare di tutto, a partire da 5 euro panino e bibita in su.
Si possono gustare piatti che difficilmente sono reperibili da noi e il consiglio principale è cercare di prendere i menu degustazione e dividerselo tra amici. Anche qui i prezzi sono molto variabili, da un 25 euro medi dei padiglioni della Corea del Sud o dell'Indonesia, con prodotti tipici che non sono facilmente reperibili da noi a 100 euro di altre nazioni.
Detto questo, il prezzo del piatto medio dei ristoranti non supera generalmente i 20 euro, con una media che oscilla intorno ai 13 euro.
Si risparmia qualcosina se si punta al take away e il prezzo scende di qualche euro, come per Spagna, Marocco e Malesia tanto per citare qualche esempio.
Si può provare la cucina Iraniana con una ventina di euro, tenendo conto che non sono serviti ovviamente alcolici, oppure una Supaipilla Barros Luco cilena se non i veri ravioli cinesi.
Qualsiasi considerazione, prima di sedersi al tavolo deve essere questa: i ristoranti sono gestiti, mediamente, come quelli stellati, quindi i prezzi, le materie prime e la preparazione sono quasi sempre all'altezza.
Il Gulash ungherese, per esempio, è fatto a regola d'arte (20 euro), ma qui vogliamo spendere qualche parola sui ristoranti italiani.
Senza scomodare Bottura, si mangia divinamente bene ovunque a prezzi abbordabili, ma se siamo italiani e mangiamo "italiano" non avremo mai vissuto l'esperienza di questa Expo fino in fondo.
Passiamo allo street food.
Kebab di Anatra e carote con maionese tartufata a 7 euro nel padiglione dell'Oman (anche le verdure pastellate sono interessanti).
Pizza a 7 euro nel padiglione della biodiversità come non l'avrete mangiata mai, ma siamo in Italia...
Hamburger di Angus nel padiglione USA con patatine e bibita sotto i 10 euro e c'è un classico BBQ, ma la cifra si alza sensibilmente.
Olanda e Francia non si sono risparmiate, a partire dagli hamburger con il fried cheese e cipolle, oppure le bauguette in tutti i modi.

mercoledì 13 maggio 2015

Facebook ci prova sul serio a diventare il giornale per internet



Introducing Instant Articles, a new tool for publishers to create fast, interactive articles on Facebook.
Posted by Facebook Media on Tuesday, May 12, 2015

martedì 12 maggio 2015

Vodafone e quei 300Mbs su mobile

Avendo assistito a un test di velocità di connessione su rete mobile dal vivo, sono meno scettico su questa tecnologia. La rete è quella attualmente in uso, il terminale certamente no. Infatti, è un prototipo in grado di avvalersi delle ultime tecnologie.
In qualsiasi caso, a una distanza ragionevolmente vicina al ponte radio, la velocità è impressionante, per capirci tre volte la velocità massima raggiunta attualmente dalla fibra a casa degli italiani quando funziona bene. 
Diciamo anche un'altra cosa: la velocità è quella del ponte, poi la banda va suddivisa tra gli utenti che vi attingeranno. 
Ma intanto va.

Spotify: la pubblicità vale il 9% dei guadagni

Spotify ha dichiarato che un suo utente su quattro ha un abbonamento premium, francamente pensavo meno, quindi hanno fatto un buon lavoro.
Ma nelle dichiarazioni di Martin Lorentzon e Pär-Jorgen Pärson emerge che questi abbonati generano il 91% del fatturato, da cui si evince che il modello pubblicitario di Spotify non è efficace, generando solo il 9% degli introiti.
Un serio monito per tutti coloro che pensano a un modello di business freemium.