martedì 27 dicembre 2005

La Clerici e il Natale degli italiani

Avevo detto basta, ma non ce l'ho fatta.
Vorrei che qualcuno facesse un sondaggio relativo al cenone di Natale e al pranzo, chiedendo a quanti la Clerici ha rovinato la festa.
Questo sito è deleterio per la tavola degli italiani. Perché? ma semplicemente perché ha messo in testa a massaie per un giorno e anche a mani esperte che si possono fare piatti strepitosi, la cui riuscita e la cui bontà è in discussione. La resa scenografica poi è tutta da dimostrare.

Buone feste!

lunedì 26 dicembre 2005

Italiani e internet

Avevo già augurato buone feste, ma poi, visto che sono sul PC, ho deciso di postare.
Gli italiani, durante le feste usano davvero poco internet.
Da cosa si evince? dalle email che ricevo, dai commenti presso alcuni blog (quello di Beppe Grillo è sceso del 90%).
Eppure possono nascere discussioni, il Voip ha avvicinato le famiglie.
Una domanda: ma la maggior parte degli italiani usa internet dall'ufficio?

Buon anno!

venerdì 23 dicembre 2005

Google e Tom e Jerry

Per il periodo Natalizio, il logo di Google nel motore di ricerca è diventato una storia di un gatto e un topo.
In realtà, vogliono spiegare, a modo loro, che stanno cercando di lottare contro lo spamming dei commenti. Visto che non si riesce a risolvere il problema, usano il gioco del gatto e del topo per eliminare gli effetti dei commenti.
Buone Feste a tutti.
E' stato un anno difficile e divertente, per quanto mi riguarda, con parecchie soddisfazioni e con qualche mal di stomaco.

giovedì 22 dicembre 2005

La crisi nel mondo dei videogiochi

Tutte le società quotate in borsa, nel corso degli incontri con gli analisti, hanno evidenziato che il mercato è in crisi, o meglio, non cresce come ci si aspettava.
I motivi sono semplicissimi, e mi meraviglio che pagati e stimati analisti non ne abbiano tenuto conto.
La PSP non ha sfondato, ma sviluppare i titoli costava parecchio!
Le vendite dei giochi Xbox (versione 1, tanto per intendeci, sono crollate), mentre quelle dei giochi Xbox 360 sono in fase di start up.
I giochi per PC sono ai minimi storici.
Insomma, l'aria è pesantina, ma con un minimo di oculatezza si poteva fare di più.
Nel frattempo, soprattutto in Inghilterra, spopolano i giochi su DVD, ossia dei DVD interattivi. Uno su tutti Gary Linacker che mette a dura prova la conoscenza del calcio inglese. O l'immancabile Sudoku.

I notebook e Smau

Dopo qualche giorno che GfK, su ".ICT & Tech Solutions" de Il sole 24 Ore parlava di come i desktop siano un prodotto in declino, venduto meno dei Notebook (voce corretta in un secondo tempo in questo post.... la fretta....), l'Osservatorio Promotor ha diramato un comunicato sull'osservatorio del mercato PC.
Decendo le stesse cose.
A parte il fatto che ho ricevuto gli auguri di Smau per il Natale, quindi non se la sono presa per il post di qualche giorno fa (si tratta di fare un po' piazza pulita mi è stato detto), si sentiva la mancanza di un rapporto che ricalcasse quello di GfK, anche nei commenti.
Chissà se l'osservatorio è ... GfK.

mercoledì 21 dicembre 2005

Silvio B. e la pirateria

Posso capire tutto. Ma di certo a Mr B non mancano i soldi per comprarsi Xpress.
Eppure, la sua campagna elettorale ha dei cartelloni fatti con un'edizione "craccata", ossia pirata.
Per dire la verità, Xpress è un programma rognoso, per cui è capitato anche al sottoscritto di realizzare un prodotto con un'edizione craccata del suddetto programma, perché la macchina era andata in crash e il programma non ne voleva sapere di installarsi da un'altra parte. Sai, devi consegnare il giornale...
Sfido qualsiasi grafico a negare di averlo fatto in caso di emergenza (ma con la copia originale fuori comabttimento).
Mi auguro che sia così...
La storia in questo link.

Perché screditare Wikipedia?

Una campagna senza precedenti contro e a favore di Wikipedia è in atto sulla rete da qualche tempo.
Mi chiedevo un paio di cose: che interesse ci sarebbe a screditare un'enciclopedia che nasce dal basso, e poi, a chi darebbe fastidio?
Alle domande non c'è una risposta precisa, nel senso che il web sta spostando il sapere e la conoscenza verso una distribuzione più capillare, dove poi sono richieste capacità di discernimento e di ricerca delle informazioni realmente utili (si crea, quindi un digital divide di seconda generazione). I vecchi sistemi cercano di fare resistenza, facendo sistema. Come sempre accade in questi casi.
In fondo, per Wikipedia è pubblicità. Magari gatta ci cova...

martedì 20 dicembre 2005

Il DTT negli USA

Dedico ai lettori di questo blog che mi hanno massacrato per aver parlato di DTT come possibile opportunità per il paese, denigrato da quanti sono sullo stesso piano di Beppe Grillo sul tema: il DTT arriva negli USA, finanziato dallo stato (per i meno abbienti (certo, non a tutti coloro che pagano il canone, visto che non c'è).
Adesso mi arriveranno messaggi del tipo "ma Bush è amico di Mister B" e via di seguito.
Eppure era, ed è tutt'ora, un'opportunità da cogliere per questo paese, perché, che lo si voglia o no, la TV passerà da lì.

lunedì 19 dicembre 2005

Radio Serva: SMAU chiude?

Voci di corridoio dicono che Smau sta licenziando.
La fine di un'epoca?
La voce non è confermata, ma diciamo che il sistema fieristico italiano è un po' in subbuglio, con operatori in deciso e chiaro fermento. Head Hunter all'opera per accaparrarsi i migliori(?).
Staremo a vedere, ma mi sembrava doveroso segnalarlo.

Laureati analfabeti

Io ricordo sempre i tempi dell'Università, dove ho visto uscire sopra i cento gente che non ha mai scritto una riga di codice e ovviamente ha fatto un altro lavoro al posto dell'informatico.
Quindi la nostra Università laurea analfabeti, come dico io.
Poi scopro sul NYTimes un articolo interessante.
Il ministero Usa dell'Istruzione ha reso noti i risultati dell'ultimo National Assessment of Adult Literacy. Da cui risulta che solo il 31% dei 26 milioni di laureati americani sa "leggere testi lunghi e complessi in inglese".
Quindi non è un problema solo italiano, e non è solo delle facoltà tecniche.
Parlando di Digital Divide, di come oggi tutti quanti devono andare all'Università, le prospettive non sono di certo incoraggianti!
E questo, nostro malgrado, indipendentemente dall'operato della Moratti.

Aol: Google è meglio di Microsoft

Non sono molte le voci che parlano di Google come la prossima Microsoft, che a sua volta aveva sostituito l'Ibm. Mr Reset è una di queste.
Alla luce dell'accordo tra Aol e Google, mi chiedo davvero se Google si ameglio di Microsoft. E non è una provocazione.
Come non è una provocazione la copertina di Time, dedicata a Bono e ai coniugi Gates, personaggi dell'anno per l'impegno sociale.

Musica: i consumatori non contano?

Qualche giorno fa avevo scritto un post che è dientato piuttosto famoso sul web. Fimi: Buffoni si nasce, nel quale parlavo della crescita dichiarata della vendita di musica e di come invece questi signori piangano miseria.
Ora scopro che la paventata riforma Siae sta scontentando gli autori, pronti a traslocare presso altre "agenzie" europee per farsi meglio tutelare.
Da questo blog, da sempre, si dice che la tutela per gli autori non esiste. Tanto che, alcuni cantanti hanno addirittura deciso di camminare con le proprie gambe, distribuendo i propri dischi da soli. Le casi discografiche, di fatto, controllano il mercato in lungo e in largo e non esiste MP3 o iPod che tenga.
Infatti, il mercato della musica regolare on line è ancora in mano a questi signori.
Ma il bello è questo: hanno creato una lobby tale per cui hanno convinto il governo a pensare ad una riforma della Siae, ma al tavolo non si siedono né gli autori né gli editori.
Vorrei spostare un po' più in là la discussione.
Siccome il diritto d'autore non esattamente un patto stretto tra chi produce, crea e gestisce qualcosa e chi ne deve fruire, mi pare il caso che, se si siederanno glia tuori, dovranno esserci anche i consumatori. Poi si litigherà su chi, ma conta relativamente.
Ma siamo sicuri che non sia il caso che il governo e il parlamento legiferino sull'argomento in piena autonomia? Perché in caso contrario sarebbe come creare una commissione composta da venditori di benzina per decidere chi deve gestire e decidere il prezzo di vendita: si chiama cartello questo genere di pratica. Siamo sicuri che si voglia questo?
E una domanda: il parlamento, visto quanto è accaduto per la Urbani (90% di voti a favore) è autonomo su questo argomento o la lobby ha fatto il suo dovere?
Il diritto d'autore è un sistema per cui si concede, a differenza del libero mercato, un periodo di tempo per sfruttare in modo monopolistico la proprietà intellettuale. L'idea è quella di vedere riconosciuto, all'artista, un compenso equo che permetta di guadagnare e la possibilità di creare. Ma proprio per questo diritto, allo scadere dei tempi pattuiti, l'opera diventa di pubblico dominio. I tempi, però, si allungano!
Stiamo parlando di gente che vuole riconosciuti i loro diritti creativi di creazione per 90 anni! Stiamo parlando di un vitalizio!
Abbiamo un caso con cui confrontarci: è un po' la storia dei brevetti software che si ripete nella musica. Lì qualcosa è successo. Qualcuno si è mobilitato.
Sempre per allargare la discussione, segnalo un mio vecchio post in cui parlavo delle tasse sulla fruizione della musica che ci stanno tritanto e spremendo piano piano.
Che il problema dei diritti della musica, del cinema, del teatro non siano solo italiani, lo dimostra anche la rivolta che sta avvenendo a livello mondiale.
Secondo music.tinfoil.net, il sito ufficiale della RIAA ha subito alcune ore fa un attacco di hackers che lo hanno "defacciato" per contestare l’associazione ed è stato possibile scaricare gratis degli MP3 dal sito dell'associazione.
E poi parliamo di chi organizza qualsiasi cosa, dalla festa di paese ad uno spettacolo di belletto: chi non si è scontrato con quei "grossi professionisti" della Siae in discussioni ridicole e inutili, perché tanto questi hanno sempre ragione e noi si deve solo pagare?
Chi crea ha il diritto di ricevere il compenso. Ma non può dientare la sua pensione. E poi perché se scrivo un libro una parte dei miei proventi finisce ad una major discografica o cinematografica e una minima parte ad un cantante?
Qualche tempo fa ponevo l'assurdo di pagare i diritti per salvare su CD le foto dei miei figli e vedere riconosciuti dei migliardesimi di euro a Michael Jackson, che probabilmente sarebbe anche stato disposto a pagare per vedere quelle foto?
Il sistema è da cambiare, ma le major fanno di tutto per distogliere l'attenzione dal fatto che loro speculano sui diritti, sia sulle spalle dei fruitori che su quelle degli autori. E qui gli autori non dicono nulla. Parlate con gli Elio e le Storie tese...

domenica 18 dicembre 2005

Internet e politica: occupazione di spazi

Prendo spunto da un intervento di Luca de Biase, che riporto integralmente (e non perché mi ha citato...).
Internet e politica: precarietà, propaganda, trucchi, credibilità, discussione democratica...
Ieri, a Roma, sono passato vicino al tema del rapporto tra politica e internet in due occasioni.
Prima sono andato da Bruno Pellegrini per il suo programma su Nessuno.tv. C'era Gigi Roggero, un sociologo che si occupa di movimenti giovanili e precariato. Che cosa c'entrano con i nuovi media?
Me ne sono tornato a casa con una convinzione. Che si riallaccia al tema del declino. Sul quale peraltro sono intervenuti Alfonso Fuggetta, Mauro Lupi, Carlo Odello e Mr. Reset. Ebbene: se quello italiano non è declino ma trasformazione, da sistema industriale a post-industriale, con un sacco di gente che la paga cara e un po' di gente che riesce pionieristicamente a trovare una nuova strada, anche la parola precarietà è inadatta, perché - come diceva Roggero - sembra nostalgica di un mondo di garanzie che non c'è più. Di sicuro c'è bisogno di sicurezza, ma questa si trova:
1. nella competenza personale (fatta di saperi, mentalità e rete di persone conosciute, che ti porta da un posto all'altro o da un cliente all'altro...),
2. nella capacità di vedere i cambiamenti anche come opportunità (le strutture abilitanti come per esempio internet stanno crescendo e consentono iniziative individuali e di gruppo che un tempo non erano possibili; ne ha parlato un architetto giovanissimo che si è messo in proprio, ne ha parlato RobinGood)
3. nella riformulazione dello spazio comune (la res publica, direi) che riassume il tessuto connettivo sociale e il territorio della scelta politica, in modo che sia davvero concesso ai cittadini di cogliere le opportunità di cui sopra. Ne riparliamo...
Poi sono andato a questo convegno:
Presso la Camera dei Deputati, il convegno su "web/politica" e nello specifico sulle campagne elettorali online, dal titolo:
"ELEZIONI E INTERNET: CONVERGENZE PARALLELE ?
LA RETE, LA COMUNICAZIONE MOBILE E LA CAMPAGNA ELETTORALE 2006"
In occasione del convegno sarà presentata la ricerca, condotta da CE&Co. per conto di Blogosfere:
Le nuove forme di comunicazione e partecipazione politica on line
Alla presentazione, moderata dal giornalista di RAI 3, Giovanni Floris, sono intervenuti:
On. Paolo Gentiloni, Presidente commissione vigilanza Rai e resp. comunicazione La Margherita, On. Antonio Palmieri, Resp. comunicazione Forza Italia, Marco Montemagno, Amministratore Delegato Blogosfere, Carlo Erminero, Presidente CE&Co. E c'ero anch'io.
Mi sono preparato riguardando la discussione avviata in rete all'epoca delle elezioni regionali e riassunta qui. I risultati dell'indagine presentata da Erminero sono invece qui.
Il dato più soprendente è che si dichiarano più favorevoli all'uso di internet per la oomunicazione politica gli elettori di destra e meno quelli di sinistra (probabilmente perché quelli di sinistra sono compresi in quel 42 per cento di persone che hanno dichiarato una certa ostilità alla politica politicante anche in rete, territorio nel quale vorrebbero una discussione più fresca). La battuta che ha definito l'intervento di Palmieri è stata: «internet è il viagra della politica» (sic). La battuta migliore di Floris è uscita quando Palmieri gli rinfacciava che a Ballarò Berlusconi aveva subito un conduttore che imperversava: «Se per imperversare intende fare domande...» (è proprio vero: sono stato con Berlusconi una giornata intera e so che le domande gli danno proprio fastidio...). Gentiloni si è dimostrato uno serio e preparato (ha persino citato MeetUp): tra i politici ormai ci sono anche quelli che capiscono internet! Montemagno ha fatto un lavoro di sintesi molto corretto.
Me ne sono andato a casa con altre tre idee:
1. se la politica è un sistema di propaganda per raccogliere voti, internet è preziosa come per tutti gli altri business ed è tuttora sottovalutata: il budget del 4 per cento delle risorse pubblicitarie indirizzato alla rete non è giustificato da nessun parametro sensato se non l'ignoranza dei decisori d'acquisto e il potere dei centri-media e della tv nostrana;
2. se la politica è una cosa più seria di così deve imparare che internet è un medium potentissimo purché se ne riconosca il carattere orizzontale - il pubblico è parte integrante della produzione e della trasmiossione - del tutto diverso da quello verticale della tv: il che significa che qualunque messaggio in rete sarà accolto in modo più critico e consapevole; quindi è più difficile manipolare la rete ma quando la si conquista la rete ti dà una fiducia che la tv non può garantire;
3. se la politica non è solo votare e far votare, ma è soprattutto discutere in merito alle questioni sulle quali decidere per la collettività, internet è un medium enormemente migliore di ogni altro.
Ora sono a casa. Con queste esperienze che condivido qui. E leggo delle polemiche che in rete si stanno sviluppando intorno al caso dei concertisti e dei coivolgimenti degli uomini di sinistra. Beppe Caravita ne parla con la consueta generosità. Teniamo presente che tra i coinvolti c'è la gente di D'Alema, ma anche la Lega di Calderoli e qualche operatore di Forza Italia. E molti altri. Da questo emerge un tema: se la politica democratica non è discussione libera per prendere decisioni condivise, non è neppure propaganda per prendere voti, ma è un sistema per occupare posti dai quali gestire soldi per avvantaggiare se stessi e gli amici, allora la rete non è solo un medium: è un cane da guardia senza precedenti, che non darà tregua a nessuno. Né ai peggiori, né ai Migliori...

A questo intervento, va aggiunta la segnalazione che grazie a Beppe Caravita, mi sta arrivando da più persone milanesi. Letizia Moratti ha fatto registrare i domini delle vie di Milano, tutte le vie di Milano.
Tutto quanto testimonia, inequivocabilmente, che in Italia il web è considerato come uno spazio da occupare, cercando di fare in modo che se cerchi qualcosa, rientri all'internodi un sito di polici o comunque sia deve essere politicizzato.
E non è un problema di destra o di sinistra, come ha detto De Biase, ma probabilmente non si stanno cogliendo i segnali. E' vero che "Google" appiattisce il modo di cercare e di informarsi, ma è altrettanto vero che il web 2.0, feed catalogabili, servizi freeware e informazione sempre più personalizzabile, azzererà in fretta questo modo di comunicare. La selezione naturale viene dal basso, non è imposta, non è imponibile. Quindi, questo modo di fare politica, appartiene ancora al web 1.0.
E' una visione, a mio modo di vedere vecchia. Non che il web 2.0 sia già arrivato, ci vuole ancora del tempo. Ma la strada è tracciata. A me il nome web 2.0 non piace, mi adeguo però, perché spiega in un attimo come il web si stia evolvendo. Silenziosamente.

sabato 17 dicembre 2005

Lettere al direttore de "Il Foglio"

Tra le lettere di oggi, troviamo questa.
Al direttore - Gli antimonopolisti del bit definiscono l’idea di Bill Gates di riconoscere un premio (in denaro, in prodotti? Non si sa) a chi consulta il suo motore di ricerca anti-Google, Msn Search, una maialata. In realtà, ha solo rincicciato il concetto dei punti fedeltà come un Caprotti qualsiasi. Insomma, Microsoft sta all’Esselunga come Google sta alla Lidl. E bene chiarirsi che, al contrario di quanto spesso capita di immaginare, nessuno fa beneficenza. Cordialmente
Dario Colombo, via Internet

Link al PDF qui.
Non male.

venerdì 16 dicembre 2005

Premiowww 2005 Il Sole 24 ore

Con colpevole ritardo, scrivo del Premiowww 2005.
Il ritardo, però, è dovuto al fatto che mercoledì non ero a Milano e la giornata di ieri mi ha visto un po', diciamo così, impegnato.
Allora, il Premiowww, che l'hanno scorso mi vedeva in classifica, e per la prima volta come blog, mi è sembrato un po' più equilibrato dello scorso anno. In più, un blog ha vinto, quello di Beppe Grillo, anche se nella categoria news c'entra, sinceramente, pochino. Ma ha battutto il Corriere e la Repubblica.
Per la tecnologia, ha vinto Punto Informatico, e anche in questo caso, tra i cinque finalisti mi è sembrato il migliore.
Virgilio ha vinto tra i portali, e qui non mi trovo d'accordo, per due motivi: il primo è che Alice era lo sponsor del premio, il secondo è che Virgilio è a mio avviso di gran lunga inferiore a Libero e Yahoo. Google non lo considero un portale, mentre per OroscopoFree ho esaurito i miei pensieri lo scorso anno (vincitore come sito più votato).
105 ha vinto nell'entertainment, meritatamente, anche se poi si giocava il premio in casa del "President Albert" con Montecarlo, che aveva vinto lo scorso anno. Hazan ha potuto bissare con il premio speciale broadband.
Trenitalia ha vinto nella categoria PA e non profit, anche se sinceramente, pur apprezzando gli sforzi, avrei puntato sull'Agenzia delle entrate o un premio ad emergency, anche se, di un premio non in denaro, non sanno cosa farsene.
Per la categoria imprese, ha vinto Enel.
Degli altri premi, sinceramente, non ho nulla da dire.
Invece, vorrei segnalare il premio conferito a wikipedia nella categoria educational che, unita alla vittoria di Beppe Grillo, testimonia la vittoria della rete intesa come modo nuovo di comunicare e conoscere.

giovedì 15 dicembre 2005

Son soddisfazioni

Oggi ho trovato questo editoriale su di un nuovo giornale. Sono contento. Davvero.
Una sfida esaltante
Il primo editoriale del primo numero di un nuovo giornale è impresa assai faticosa. Perché si rischia di cadere nella retorica, innanzitutto. E allora perfino i ringraziamenti possono avere il sapore di una cerimonia dovuta e non, quello genuino, di un sentimento profondo.
[...] ha avuto una gestazione breve, brevissima. E il figlio naturale di [...], di un settimanale che guarda con ammirazione, senza mai scivolare nella celebrazione fine a se stessa, alle imprese. E che ha la pretesa di essere uno strumento utile a chi vuol fare impresa. Come? Raccontando quello che di buono sanno fare, sottolineando la loro straordinaria capacità di adeguarsi al mercato ma segnalando nello stesso tempo problemi e criticità. Ci siamo resi conto che il mondo dell’information technology e della sua concreta applicazione alle aziende aveva bisogno di uno strumento editoriale dedicato interamente al settore. Perché è da qui, e non è retorica, che passa il nostro futuro e quella capacità di competere a cui tutti aspirano.
Così, in appena due mesi, una redazione straordinaria ha messo in piedi [...]. Che dire... Grazie.

Anche da parte mia, un altro attestato di stima (qui il precedente) e... un concorrente.

Il segno dei tempo

Lottomatica sta spingendo il proprio sito web. Infatti Puntogioco24 offre l’opportunità di tentare un 6 giocando online gratis 4 colonne del SuperEnalotto nell’ambito della promozione "Milionario a Natale?".
Ma è notizia di ieri del primo vincitore on line: 40.000 euro.
Il segno dei tempi.

Il linguaggi di programmazione del Web

Un articolo che ho letto ieri sera sul Wall Street Journal (edizione europea) in aereo mi ha fatto venire in mente una serie di cose.
L'articolo, prima di tutto, parlava dei linguaggi di programmazione del web e di come stiano proliferando.
Da anni è in atto questo tentativo di proporsi come linguaggio universale per le applicazioni web.
Senza esclusioni di colpi tra le grandi, come Microsoft o Macromedia/Adobe. Ma come sarà possibile creare un linguaggio decente per il web.
Un linguaggio di programmazione decente, per i nostri tempi, deve necessariamente essere ad oggetti, deve poter integrare risorse esterne, deve essere interpretato.
Cosa significa interpretato? Significa che deve essere letto dal browser di turno e questo ne riesce a capire i comandi e tradurli in azioni.
Per intenderci, Javascript è interpretato.
Falsh, per esempio, sarebbe una buona piattaforma (soprattutto nella prossima versione) per programmare, ma richiede un player e il funzionamento è un po' diverso da browser a browser.
Insomma, il futuro del web, anche se silenziosamente, dipende da chi sarà in grado di realizzare un linguaggio di programmazione efficace ed efficente. E potrebbe venire dal basso. Molti l'hanno capito e stanno cercando una strada. facciamo attenzione a proporre quelli giusti.

martedì 13 dicembre 2005

La nuova Intel uccide il Pentium

La nuova Intel, che si definisce Platform Company, uccide il Pentium. Il nome dei processori nuovi è sotto embargo, come i nuovi loghi. Ma di fatto, l'epoca del Pentium si chiude qui.

Il CRM

Qualche tempo fa avedo dedicato il mio tempo per un articolo sul CRM su di una testata. Un articolo corposo (che non significa necessariamente interessante). A distanza di tempo, mi scrive qualcuno (Fabio e Luca), su questo blog, parlandomi di CRM in questo modo (la cosa curiosa è che sono un messaggio di venerdì scorso e uno di ieri).
[..] Si sta tentando in tutti i modi di rilanciare il CRM, anche ... l'ha fatto. Tom Siebel ha dichiarato che il CRM era morto tre anni fa, ma le software house continuano imperterrite per la loro strada. [..] Ma è possibile che in quest'epoca di internet il CRM esista ancora? [..]
L'altro messaggio è questo.
[..]Devo ammettere che mi ero un po' allontanato dal CRM, dopo che la mia azienda lo aveva installato, e quindi non ho seguito le nuove tendenze.[..] Il CRM è un prodottoche ha saputo modificarsi, adeguandosi alle esigenze dei clienti, tanto che oggi è inserito direttamente nei moduli ERP e di gestione vendite di molti pacchetti commerciali. Ha perso identità singola, ma è diventato un applicativo centrale per le aziende. [..]
Il primo messaggio ha trovato una risposta nel secondo. Infatti, il CRM come lo si vedeva cinque anni fa è stato sostituito da qualcosa di più utile e funzionale. In fondo, la versione di cinqe anni fa di un qualsiasi modulo CRM di qualsiasi azienda non era altro che un foglio di Excel che pescava dei dati da un data base. Quindi un qualcosa che si poteva fare con Office (e oggi con OpenOffice.org) e qualche macro.
Oggi è qualcosa di più sofisticato ed effciente, tanto che il mercato si preannuncia in crescita del 8% nel 2006.
Vi lascio ad un articolo, guarda caso, di ieri su The Inquirer, che spiega bene le motivazioni.
Comunque sarà un caso, ma il mercato dei CRM si sta riaccendendo anche in Italia: forse che Microsoft stia facendo qualche campagna al riguardo e quindi le aziende iniziano a capire qualcosa in più? In fondo, quel che conta, è alzare il livello d'attenzione, divulgare le idee e le soluzioni.
Quale che sia l'applicazione acquistata, poi, è quasi ininfluente, visto che si assomigliano tutte molto.

Blogger, Google e Mr Reset

Mi han scritto quelli di Blogger. Mi hanno detto che il mio blog utilizzava una forma di HTML per l'archivio che mandava in tilt il robot di Google, e mi hanno suggerito di cambiarlo nella forma standard (mandandomi il codice).
Rispondo dicendo che mi sembrava strano che il robot andasse in tilt per così poco, ma che mi sarei adeguato. Il problema non era il robot di Google, che effettivamente non andava molto indietro nella ricerca, ma la pubblicità di Google. Mi chiedo, visto che si parla di poche decine di euro da quando ho inserito la pubblicità, che cosa potrebbe infuire sui ricavi di Google il mio archivio?

lunedì 12 dicembre 2005

Come sta l'industria videoludica in Italia?

Prendo direttamente dal pezzo scritto da Cristina per ngi, che parla del nostro mercato di spostascatole (quante persone sono impiegate in questo comparto, che è quasi esclusivamente commerciale, e mettendo il quasi sono stato generosi).
E' stata l'occasione per annunciare l'istituzione di un Osservatorio Permanente volto a dare voce ad un mercato che negli ultimi anni ha ottenuto notevoli tassi di crescita e si è affermato con successo nel panorama economico italiano.
Nell'anno fiscale terminato a marzo 2005 l'industria videoludica ha realizzato in Italia un giro d'affari complessivo pari a 604.223.610 euro derivante dalle vendite di software e hardware con esclusione degli accessori.
Le vendite di software hanno raggiunto un fatturato pari a 446.607.440 euro (74% del giro d'affari complessivo) e 13.537.728 unità, mentre le vendite di hardware hanno raggiunto un fatturato pari a 157.616.170 euro (26% del giro d'affari complessivo) e 1.123.850 unità.
Il trend rispetto al periodo corrispondente dell'anno precedente si presenta in forte crescita, registrando un incremento del 17% in termini di volume e del 8% in termini di valore.
Dal punto di vista dei singoli canali distributivi, le vendite sono trainate dai cosiddetti canali moderni (catene cosiddette specializzate, comprendenti catene multimediali, di elettronica e specializzate in videogames e grande distribuzione organizzata, in particolare ipermercati) che, considerati congiuntamente, rappresentano il 51% delle vendite complessive in termini di volume.
Le catene specializzate, che hanno fatto del prodotto videoludico uno dei propri business principali, sono quelle in cui viene realizzata la maggior parte delle vendite di prodotti videoludici in volume (31%) e presentano inoltre i trend di crescita più positivi (+ 55,7% in volume e + 56,6% in valore per il software, + 45% in volume e + 20,7% in valore per l'hardware).
La grande distribuzione organizzata, che ha invece il suo core business nei prodotti di largo consumo, veicolando ormai il 20% delle vendite in volume, sta tuttavia assumendo un ruolo sempre più importante, sostenuto anche da un buon incremento di questa merceologia all'interno del canale generalista (+ 30,7% in volume e + 29,3% in valore per il software, + 16% in volume e sostanzialmente stabile in valore per l'hardware). Per entrambe le tipologie di punti vendita il trend positivo appare continuativo nel tempo e non imputabile a fattori congiunturali di breve periodo.
"Siamo molto soddisfatti dei dati emersi, perchè proiettano l'immagine estremamente positiva di un mercato chè continua a crescere con forti tassi, nonostante la crisi generale dei consumi nel nostro paese" - ha commentato Corrado Buonanno, Presidente di Aesvi e Presidente e Amministratore Delegato di Sony Computer Entertainment Italia. "L'industria videoludica ha conquistato negli anni un pubblico sempre più vasto e differenziato e si afferma quindi come uno dei mercati di maggior successo nel settore dell'entertainment ".
L'ampliamento e la diversificazione del pubblico che gioca, l'ingresso prorompente del videogame nel tempo libero degli italiani adulti sono dati confermati dalla seconda parte del Rapporto dell'Osservatorio Permanente Aesvi. Per la prima volta in Italia, infatti, l'indagine realizza anche una fotografia del consumatore italiano adulto nei confronti del prodotti videoludici.
Chi sono e quante sono le persone adulte che giocano in Italia? Quali le differenze di sesso e di fascia d'età? Quanto tempo dedicano al gioco e quanto spendono mediamente in un anno?
L'enquiry 17mila, indagine quantitativa realizzata da Ac Nielsen sui 17.000 individui di età superiore ai 14 anni appartenenti alle 6.000 famiglie del panel Homescan Acnielsen, fornisce un profilo del videogiocatore adulto. Il 36% della popolazione italiana adulta (ovvero 1 su 3) gioca con una frequenza più o meno intensa ai videogiochi, il 18% (ovvero quasi 1 adulto su 4) gioca invece frequentemente.
Oggi i videogiochi rappresentano un vero e proprio fenomeno di massa tra i giovani e giovanissimi, con punte che sfiorano il 90% per la fascia 14-19 anni e il 74% per la fascia 20-24. Questi dati sono l'espressione di una presenza stabile del videogame nel tempo libero e nello stile di vita dei giovani italiani.
Un altro dato tuttavia è altrettanto significativo: la popolazione più adulta rappresenta una fetta sempre più consistente del pubblico di riferimento del mercato videoludico (gioca infatti il 27% nella fascia tra i 25 e 34, il 23% nella fascia tra i 35 e 55, quindi il 50% dei videogiocatori va dai 25 ai 55 anni). E' ormai noto che i dati hanno contraddetto chi associa il videogioco, come l'uso della tecnologia in generale, ad un pubblico prevalentemente maschile.
L'immagine del videogiocatore come "smanettone" che trascorre ore ed ore assorbito dai mondi virtuali del gioco si affianca oggi a quella di un pubblico in larga parte femminile. I dati, infatti, parlano chiaro: il 40% del totale dei videogiocatori sono donne e raffrontando la proporzione di videogiocatrici rispetto alla popolazione di riferimento emerge che una donna su quattro utilizza videogiochi.
L'indagine Ac Nielsen ha voluto andare oltre, identificando il profilo della donna giocatrice: giovane ma non più giovanissima, avvezza all'uso della tecnologia e con un livello di istruzione più elevato delle donne che non giocano, più resistente, rispetto agli uomini alla sperimentazione delle nuove console, utilizza prevalentemente il pc come supporto al gioco e ama in assoluto giochi impegnativi e riflessivi.
Ma quanto si spende in media per acquistare videogiochi in Italia?
Rispetto al 2004 è aumentato del 15% il numero dei videogiocatori che dichiara di acquistare videogiochi rispetto ad altre modalità quali il farseli prestare, il riceverli in regalo, scaricarli da internet o noleggiarli. Ben il 62% dichiara di averli acquistati nel 2005 contro il 47% dell'anno precedente. La spesa annua per i videogiochi vede un acquirente su tre (34%) in una soglia di prezzo che va dai 31 ai 75 euro e quasi uno su quattro nella fascia superiore (dai 76 ai 150).
La larga parte dei videogiocatori (66%) dichiara un acquisto annuo di un numero di videogiochi oscillante tra 1 e 5, un 10% da 6 a 10 e un 5% addirittura da 11 a 15. Che non giocano, più resistente, rispetto agli uomini alla sperimentazione delle nuove console, utilizza prevalentemente il pc come supporto al gioco e ama in assoluto giochi impegnativi e riflessivi.
Sul versante del gioco on line c'è ancora lo spazio per ampi margini di crescita. Ad oggi infatti i giocatori on line sono 1.8 milioni di individui ovvero il 10% su totale dei videogiocatori, dato che risente del livello di penetrazione della banda larga (essenziale per praticare questa tipologia di gioco) ancora piuttosto contenuto nel nostro paese (20% della popolazione italiana adulta).
Le prospettive di crescita del numero di giocatori on line sono di conquistare un nuovo videogiocatore prospect nei prossimi 6 mesi ogni cinque già acquistati.
Quanto emerso dal rapporto Acnielsen può essere confrontato con i dati europei presentati da Patrice Chazerand, rappresentante dell'Isfe (Interactive Software Federation of Europe). Si rafforza l'immagine di un'industria in forte espansione, con il più elevato tasso di crescita nel settore dell'entertainment, davanti a cinema e musica: nel periodo 1997 - 2003 il fatturato per il settore games ha registrato un incremento del 100%. L'industria europea risulta competitiva anche se confrontata con quella americana. La quota di mercato Usa occupata dalla produzione videoludica europea è dell'11 % (contro il 5% per il settore cinematografico) mentre la quota di mercato europeo conquistata dal prodotto americano corrisponde al 34% per i videogiochi contro il 66% per il cinema.
Le previsioni di crescita del mercato europeo, infine, sostengono l'immagine dell'industria videoludica come un soggetto economico di grande rilievo. Partendo dal giro di affari Emea del 2004 (4,512 miliardi di euro) la crescita stimata per il 2005 è del 15% (contro 16% a livello mondo), del 35% 2006 vs. 2005 (28% Mondo), del 33% 2007 vs. 2006 (30% Mondo) e del 23% 2008 vs. 2007 (23% Mondo). Un ottimismo che si respira anche in Italia:
"Crediamo di poter confermare le ottimistiche prospettive di crescita a livello europeo anche per il nostro paese" - ha aggiunto Buonanno - "grazie all'ingresso sul mercato delle nuove piattaforme di gioco Microsoft Xbox 360, Nintendo Revolution e Ps3 di Sony Computer Entertainment e allo sviluppo delle nuove frontiere dell'online e del mobile gaming".
Aesvi (Associazione Editori Software Videoludico Italiana) è l'Associazione di categoria delle principali aziende produttrici di videogiochi, di software di intrattenimento e di hardware per la fruizione dei medesimi prodotti operanti in Italia. L'associazione nasce nel 2001 per iniziativa di un gruppo di publisher presenti sul territorio italiano con lo scopo di rappresentare, promuovere e tutelare gli interessi collettivi del settore presso le istituzioni.
Alla fine del 2003 entrano a far parte dell'Associazione i tre grandi produttori di hardware per videogiochi: Sony Computer Entertainment, Nintendo e Microsoft, conferendo all'Associazione una rappresentatività pari all'80% del mercato di riferimento. Aesvi conta attualmente 11 membri: Activision, Atari, Buena Vista Games, Digital Bros, Electronic Arts, Microsoft, Nintendo, Sony Computer Entertainment, Ubisoft, Vivendi Universal Games e Lago ed è dotata di un Consiglio Direttivo composto da 5 membri, di un Presidente e di un Segretario Generale.
A livello internazionale Aesvi aderisce dal 2002 all'Associazione di categoria europea Isfe (Interactive Software Federation of Europe) con sede a Bruxelles e dal 2005 è membro del Board of Directors della medesima.

Master in videogame

Ho ricevuto il comunicato. Mi hanno contattato. Devo ammettere che non ho capito molto. Però segnalo che l'Istituto Europeo del Design sta progettando un Master in Videogame, che verrà presentato in un workshop gratuito alla fine di questa settimana.
Non riesco davvero a pronunciarmi, e, stando a Milano (si fa per dire...), non sarò ai Workshop.
Qui il link di presentazione. Non si vedono grandi nomi che possano indirizzare nella programmazione di giochi (a esclusione di Milestone).

Intel contro Negroponte

Intel è la grande esclusa nella corsa al portatile da 100 euro. Premesso che su internet qualche buontempone ha già realizzato un PC simile, con caricabatteria a mnovella e con un laptop obsoleto, mi pare evidente che ci la confusione mentale regni sovrana. La botta conferitagli da AMD li sta davvero mettendo in crisi. Anche sui portatili il Turon 64 sta facendo vedere i sorci verdi al Centrino, che gose di stima meritata per quanto riguarda il risparmio energetico, ma ormai solo in quel campo.
Definire il prodotto come un trabiccolo da 100 dollari, non un laptop da 100 dollari come ha riportato Reuters una dichiarazione di Barret è una visione bizzarra.
Se il computer a 100 dollari è una speranza per informatizzare i paesi in via di sviluppo, pensare che possa risolvere i problemi del mondo, come credono alla Intel, è un po' sbagliato e fuorviante.
Il progetto del MIT è una delle solite provocazioni dell'istituto, che cento ne pensa e un'idea va in porto (o forse la statistica è ancor peggiore del famoso detto italiano) e va presa per quella che è: una possibilità di informatizzare chi non ha i soldi per prendersi un PC a 1400 euro e pagarsi, quando va bene, 250 euro all'anno di Adsl.
Che sia una provocazione (e questo blog se ne intende) il portatile a 100 dollari è chiaro a tutti, meno che ad Intel. Che ce ne sia il bisogno, però, è davvero chiaro a tutti. O no?

domenica 11 dicembre 2005

martedì 6 dicembre 2005

Internet e politica

Segnalo un post di Luca De Biase su di un convegno relativo a internet e politica, mi pare interessante, ma non so se riuscirò a passarci.
Internet e politica
Devo anche ammettere che, tutte le ricerche su questo tema, lasciano il tempo che trovano perché, proprio da questo blog, è stata appoggiata una campagna elettorale basate sul web che ha fallito miseramente... Un grosso peccato per la politica, un buon vantaggio per il giornalismo, visto l'impegno e l'entusiasmo ritrovato da parte di Beppe.

Qualcosa per PSP

Siccome mi avete scritto dicendomi che sono diventato Xbox centrico, faccio subito un post sulle novità scaricabili per PSP.
MPLAYER, per esempio, è stato aggiornato alla versione 2.5. Si tratta di un programma che consente di vedere filmati direttamente dalla memoria Umd. Ovviamente esiste un programma per convertire i film e i dvd in questo formato.
PSPBook è un ottimo programma per convertire i file di testo in immagini, da poter poi essere caricate sulla PSP.
3GP Converter
permette, invece, di vedere i filmati presi dai telefonini sulla PSP.
La miglior routine, percò, è PSP Shuffle, che permette di copiare video, immagini e siti nella memoria della PSP in modo semplicissimo.
In cima alla classifica c'è il più completo browsere, catturato da un videogioco: Fired Up Web Browser, da usare solo con UMD Emulator.
Ultima notizia: la versione 2.6 del firmware di Sony permette di ascoltare i file in formato WMA, ma soprattutto permette di leggere i feed RSS!

lunedì 5 dicembre 2005

Alice TV

L'ho provata in un negozio. Il servizio è ancora poca cosa.

Prendo da voipblog.zidev.com/blog.
Staremo a vedere quale sarà la qualità del servizio offerto… e quanti potranno accedervi con la velocità necessaria e senza bloccare completamente l’accesso agli altri servizi Internet…L’attuale Adsl 4Mb di Telecom non sembra a molti tagliata allo scopo, ma dubito Telecom lanci un servizio del genere senza aver fatto i propri conti!
Per tirare un po’ le somme questo è quello che comprende il pacchetto basic di Alice Home TV:
ADSL Alice 4 mega
Modem ADSL WiFi
Alice mia voce (VoIP, con un numero aggiuntivo + altri 4 a pagamento)
decoder IPTV + accesso alla library video (scarsetta…)
Non mi pare molto allettante al momento… sono pronto a ricredermi però! I servizi Premium includono Sport e film al prezzo di 3 euro ciascuno (accessibili per 24 ore dopo l’acquisto… un po’ poco no?)

Ma siamo sicuri che la TV sia la principale promotrice della banda larga? la Killer Application? Quella che dovrebbe sostituire il P2P in questo ruolo (di Killer Application, ovviamente)?

venerdì 2 dicembre 2005

Ancora sulla polemica del digitale terrestre

Siccome non è un argomento da banalizzare, questo del digitale terrestre, è bene andare un minimo in profondità sulle cose e sulle opinioni della gente che scrive su internet. Il fatto che non ci si trovi d'accordo in qualcosa, non significa che chi si ha di fronte nel contraddittorio sia un "cretino", ma semplicemente ha un punto di vista diverso. Si discute anche per crescere e per migliorare.
Mi domando una cosetta, prima di tutto. Quando Bill Gates parla di far crescere l'economia, di come l'Italia si stia riprendendo viene tacciato in poche battute come un visionario monopolista e blablabla. Se non parla di digitale terrestre significa, implicitamente, che questo non esiste! Parliamo di una cosa: il digitale terrestre è una buona idea e comunque il futuro approdo della tv. I tempi sono un dettaglio.
Ma vorrei fare un altro passo. La TV, in generale, e quella digitale non è un'eccezione, è un mezzo di comunicazione unidirezionale, i cui contenuti vengono scelti da una fonte per molti fruitori. Il paragone con internet, in qualsiasi caso, è sbagliato, perché sebbene si parli di convergenza, il web resta il canale per eccellenza per la comunicazione uno a uno bidirezionale, che poi si possa trasformare in TV è implicito. Ma la differenza che c'è tra la TV e il web è la stessa che intercorre tra la radio e il telefono (anche se telefonando, quando sei in attesa, ascolti la radio).
Poi ci sono problemi di occupazione di banda, di qualità e quant'altro, che non ho intenzione di trattare. Ma c'è un problema in più. Con la TV, io ho in mano il telecomando e posso decidere che cosa guardare, come guardarlo senza dover dire niente a nessuno. Con il web, il provider conosce nei minimi dettagli i miei comportamenti, e potrebbe accorgersi se guardo o no uno spot e quindi me lo rimette in onda a suo piacimento! Non credo che nessuno di noi possa essere felice di qualcosa del genere.
Mi fa un po' specie constatare un dato di fatto. Sta accadendo sul digitale terrestre quello che succedeva con internet qualche anno fa: tutti a dire che è una scemenza, è inutile. Non ultimo Beppe Grillo, il fenomeno della rete! Il digitale terrestre DTT, è scorretto da definire in questo modo, perché la sua sigla completa è DVB-T. Le prime tre lettere sono le stesso anche per la TV sui cellulari o per altri dispositivi (poi possiamo discuterne sull'utilità e i costi). DVB significa Digital Video Broadcasting, e la T significa solo terrestrian. Non è una questione italiana, ma di tutta l'Europa: Svizzera, Francia, Germania e Inghilterra in testa. Si parla di un prodotto televisivo gratuito, qualitativamente valido, con canali audio dolby e con la possibilità di inserirci dei servizi interattivi di pubblica utilità.
In questo paese, si è abituati a parlare di tecnologie in termini di prodotto. Se i decoder sono scadenti non è colpa del legislatore, che per altro nel 2001 non parlava assolutamente del loro tipo, ma semplicemente di allargare l'offerta dei programmi, canali e servizi. Il DTT è un vantaggio sia per chi trasmette sia per chi riceve. Per i decoder la Amstrad è solo una delle tante aziende di elettronica consumer che produce tra i sui prodotti anche i decoder per ricevere il DTT. Allora ipotizziamo che ci sia una pastetta? Facile. Ma Amstrad non produce, compra i prodotti. La tecnologia è la stessa, più o meno, per tutti i prodotti. A Taiwan un decoder costa meno di 20$. Pensiamo ai margini di questi signori?
Possiamo parlare di digitale terrestre come una tecnologia immatura. E per questo che per me era un'occasione da sfruttare per tutto il paese. Poi possiamo parlare di Sky, di come è avvenuta la vicenda, di chi fornisce i decoder.
Insomma, non si può liquidare il problema in poche righe, qui ho dedicato un sacco di testi, e non ci si può fossilizzare sulle posizioni.
E poi mi sta distogliendo dai vari problemi che mi stanno, sinceramente più a cuore, come la musica.

Un po' di polemica con Grillo

Tutti concordi con la morte del digitale terrestre. Anche Beppe Grillo.
Non ho alcuna intenzione di ripartire con la polemica dell'occasione perduta, ma ho voglia di fare qualche puntualizzazione.
Il post di Beppe Grillo era questo in corsivo.
I guru mondiali dell’Information Technology: Bill Gates (Microsoft), Steve Jobs(Apple), Larry Page (Google), Iorma Olilla (Nokia), Gordon Moore (Intel) si sono riuniti per una intera settimana in una località del Wyoming per discutere del futuro.
L’incontro è stato trasmesso in televisione come un reality show ed è stato il programma più seguito negli Stati Uniti.
In sette giorni si è discusso di strategia, di tecnologia, di tutto.
Ma non è mai stato menzionato neppure una volta il digitale terrestre (DTT).

Il discorso sul DTT è semplicistico, visto che negli Usa la TV via cavo funziona da anni e anni e quindi è una forma del DTT, sebbene di versa. Per loro, quindi, è un dato di fatto.
Mi ricordo che a maggio all’incontro della Bagnaia davanti a Gasparri, Cattaneo, Confalonieri e il subdolo Mentana, (Tronchetti non c’era, si era chiuso in camera), dissi ad alta voce che il DTT era una tecnologia finta.
Ma la TV ad alta definizione, che è una tecnologia che deve per forza arrivare, come per forza è arrivato il colore, passa dal digitale. Che sia terrestre, poi, sarebbe auspicabile.
Confalonieri, ex compagno di asilo del portatore nano di decoder digitali, si alzò in piedi e tutto rosso in faccia gridò: “Chi è questo Masaniello che rompe il cazzo?”
Oggi si è decretato il fallimento del DTT. Sono stati venduti con i contributi statali, e quindi con i nostri soldi, solo tre milioni (rispetto ai venti milioni di famiglie italiane) di inutili decoder, e il governo ha deciso di spostare in avanti di due anni l’adozione obbligatoria del DTT.

Chi diceva che ce ne sarebbero stati 20 milioni oggi? Mi è sfuggito.
Sulla Rete si possono vedere già oggi, se la linea arriva (come negli altri Paesi), se la linea è veloce (come negli altri Paesi), se ha un costo ragionevole (come negli altri Paesi) centinaia di canali televisivi.
Ma a quale qualità? Allora mi stai facendo il gioco di Telecom Italia, che ci propone la sua Alice Home TV?
Chi ci ha guadagnato da DTT? Chi ci sta guadagnando dall’adozione di una tecnologia zombie? Un giorno dovremo pur farli i conti.
Ma l'indotto, non ci avrebbe guadagnato da questa tecnologia, come è accaduto per i cellulari.
Nel frattempo suggerisco, anche per l’Italia, un bell’incontro di guru trasmesso in diretta tv, con Landolfi, Stanca, Gasparri, Confalonieri e Paolo Berlusconi.
Dio ce ne scampi e liberi.
A quelli che hanno comprato il decoder-pacco consiglio di portarlo a casa del papà del progetto, Gasparri, e farsi ridare i soldi.Pienamente d'accordo. Ma non c'entra nulla con i quattro guru americani.

Java Enterprise System freeware

Non c'è molto da aggiungere. Sun sta abbracciando sempre di più il concetto del Open Source. Qualcuno potrà dire, maliziosamente, per sopravviviere, ma è comunque per il mercato e per chi deve cotruire applicazioni, un fatto importante.
Prendo dal comunicato.
La prima iniziativa, che fa leva sull'enorme successo riscosso da Solaris quale software gratuito e open source, verte sulla disponibilità a costo zero di Java Enterprise System, del software di gestione Sun N1 e dei tool Sun per gli sviluppatori, sia per progetti di sviluppo che di implementazione, a riconferma del proprio impegno verso il rilascio in open source di questo software. Nell'ambito della seconda iniziativa, invece, Sun ha annunciato la volontà di integrare tutti questi software con Solaris all'interno di Solaris Enterprise System, l'unica piattaforma software infrastrutturale aperta e completa attualmente disponibile sul mercato.
Con questo annuncio Sun è attivamente impegnata a dar vita a un'alternativa aperta e gratuita all'ambiente Windows. Solaris Enterprise System presenta tutti i vantaggi di una proposta integrata offrendo nel contempo ai clienti la flessibilità necessaria per soddisfare le loro esigenze implementando componenti specifici all'interno di altri sistemi operativi. In aggiunta all'essere impiegati in un'unica distribuzione unitamente a Solaris Enterprise System, Sun Java Enterprise System e i tool Sun per gli sviluppatori possono essere utilizzati gratuitamente su altri ambienti multipiattaforma esistenti come Windows, HP-UX e Linux.

Non possiamo che essere felici. Se Sun e IBM puntano su questo tipo di servizi e sulla creazione di standard aperti, c'è solo da rallegrarsi. Per forza, poi, in questa direzione si deve muovere anche Microsoft.

Digitale terrestre rinviato

Mi trovo stranamente in disaccordo con quanto ha scritto Beppe Caravita sul suo Blog. Che il digitale terrestre parta nel 2007 o nel 2009 non mi pare ci sia una grossa differenza: partirà nel medio termine.
Avevamo un'occasione unica, per prenderci una parte di competenze tecnologiche, parlo come paese, come aziende e come professionisti. E' quanto è accaduto per i telefonini. Non capita spesso che succedano questo genere di cose. Abbiamo, quindi, perso un'occasione, sempre secondo me.
A favore di che cosa? della Home TV di Alice?
Se invece vogliamo parlare della tecnologia dei decoder, dei loro prezzi, della connessione e soprattutto dei finanziamenti, in questo caso la polemica può assumere toni accesi.
Ma chiediamoci una cosa: come mai si parla della TV di Berlusconi, quando il comune di Milano, solo per fare un esempio, è sul digitale terrestre di La7?
Ha vinto, più che il partito di Berlusconi, che questa volta coincideva in parte con il partito di Tronchetti P, il partito dei Parenzo, dei Murdock e company.
Per il premier non è una sconfitta politica: Mediaset ha già venduto oltre due milioni di prepagate per il calcio! E l'investimento per i broadcaster è tutto sommato limitato. Se il mercato va in quella direzione, se la tecnologia (vedi HDTV) va in quella direzione, le decisioni del governo diventano, praticamente, trascurabili, se non per le norme che possono regolamentare il mercato. Il problema dello switch off dell'analogico può preoccupare mia nonna, non di certo le generazioni successive...

giovedì 1 dicembre 2005

L'agitarsi di Telecom

Telecom è in subbuglio.
Parte Alice Home TV (non sono andato alla presentazione, avevo di meglio da fare).
I provider sono incazzati. Sia Adsl sia Pstn.
Utenti sconnessi... Insomma una piena, con qualcuno che parla di banda garantita!
Qui sotto c'è la conferenza stampa da vedere... Per chi vuole conoscere bene il prodotto...









mercoledì 30 novembre 2005

KDE: il meglio per Linux

E' uscita la nuova release di KDE: 3.5.
Molte le novità introdotte in questa versione, tra cui un browser Konqueror più potente.




martedì 29 novembre 2005

Un bel casino contro Telecom

Un polverone contro Telecom è partito da Paolo Valdemarin e rilanciato con forza da Beppe Caravita. Ieri è arrivato un comunicato dell'associazione dei provider.
AIIP pubblica a pagamento domani su Il Messaggero una lettera appello all’Autorità Garante nelle Comunicazioni con la richiesta che il provvedimento in fase di approvazione per governare per i prossimi 18 mesi il mercato Italiano della banda larga all’ingrosso, tenga conto di alcune importanti istanze.
Roma, 28 novembre 2005 – Sarà pubblicata domani sulle pagine del quotidiano romano “Il Messaggero” la lettera aperta che AIIP ha preparato per presentare un'istanza all’Autorità Garante nelle Comunicazioni, in particolare al suo Presidente, Prof. Corrado Calabrò e ai suoi commissari e Membri della Commissione per le infrastrutture e le reti, Sen. Roberto Napoli, On. Enzo Savarese, Prof. Stefano Cannoni e il Consigliere Nicola D’Angelo.
AIIP (45 operatori di telecomunicazioni, servizi a più di tre milioni di utenti, un fatturato di circa 1,9 miliardi di euro e investimenti per più di 1,3 miliardi di euro negli ultimi 5 anni), nell’ottica di voler operare in un regime di vera concorrenza, affinché in Italia si possa scegliere liberamente i fornitori di accessi e servizi di banda larga,
CHIEDE
• CHE SIA IMPOSTA A TELECOM ITALIA, CON EFFETTO IMMEDIATO, UN’OFFERTA DI SERVIZI BITSTREAM A CONDIZIONI ECONOMICHE ORIENTATE AI COSTI, CALCOLATI SULLA BASE DEGLI ELEMENTI GIÀ APPROVATI DALL’AUTORITÀ STESSA NELL’OFFERTA DI INTERCONNESSIONE DI RIFERIMENTO 2005
• CHE ANCHE PER LE LINEE ADSL SENZA ABBONAMENTO AL SERVIZIO TELEFONICO, GLI OPERATORI NON DEBBANO CORRISPONDERE CONDIZIONI ECONOMICHE RETAIL- MINUS MA COST-PLUS, PER EVITARE DI UCCIDERE SUL NASCERE LE OFFERTE DEGLI OPERATORI.
• CHE IL PROVVEDIMENTO FINALE SANCISCA IN MODO INEQUIVOCABILE IL POTERE/DOVERE DELL’AUTORITÀ GARANTE NELLE COMUNICAZIONI DI REGOLAMENTARE EX-ANTE L’INTERO SETTORE A BANDA LARGA, PREVEDENDO ESPRESSAMENTE L’OBBLIGO DI TELECOM ITALIA A PRESENTARE ALL’AUTORITÀ LE NUOVE OFFERTE AL PUBBLICO CON 30-90 gg DI ANTICIPO RISPETTO ALLA COMMERCIALIZZAZIONE COME PREVISTO DALLA NORMATIVA PRECEDENTE
• CHE, INDIPENDENTEMENTE DAL PROVVEDIMENTO IN FASE DI APPROVAZIONE, L’AUTORITÀ GARANTE NELLE COMUNICAZIONI E L’AUTORITÀ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO IMPONGANO A TELECOM ITALIA DI RISPETTARE IMMEDIATAMENTE GLI IMPEGNI ASSUNTI NEL PROCEDIMENTO ANTITRUST A351 ("GARA CONSIP")
Secondo gli ultimi dati resi disponibili da AGCOM, nel primo semestre 2003, Telecom Italia controllava il 98,3% del mercato all’ingrosso delle connessioni a banda larga su DSL. Tale potere di mercato è facilmente trasferibile anche sui mercati “a valle” (es. accesso a Internet ADSL, VOIP cioè la telefonia via Internet, videoconferenza e televisione via rete fissa). Tuttavia, in Italia la banda larga non è ancora disponibile in moltissime località e, dove è disponibile, è più lenta e più cara che in altri paesi europei dove la stessa Telecom Italia opera, con il risultato che nel nostro paese la penetrazione è al di sotto della media europea (8,1 accessi in banda larga ogni 100 abitanti al 31 dicembre 2004) e solo al 25° posto nel mondo (Information Economy Report 2005 dell’ONU).
AIIP teme che il regime di monopolio, eliminato dalla telefonia, riprenda forma in quello della banda larga e per questo ritiene essenziale che il provvedimento da approvare raccolga le osservazioni svolte dai concorrenti di Telecom Italia nella consultazione pubblica e sia conforme allo spirito delle Direttive Comunitarie e agli auspici del Presidente dell’Autorità Garante nelle Comunicazioni.
SEGUE LETTERA APERTA IN PUBBLICAZIONE SU IL MESSAGGERO DI DOMANI 29 NOVEMBRE 2005
LETTERA APERTA
I PROVIDER ITALIANI RAPPRESENTATI DA AIIP VOGLIONO OPERARE IN UN REGIME DI VERA CONCORRENZA, AFFINCHÈ IN ITALIA SI POSSA SCEGLIERE LIBERAMENTE I FORNITORI DI ACCESSI E DI SERVIZI A BANDA LARGA.
APPELLO URGENTE DELL’AIIP,
ASSOCIAZIONE ITALIANA INTERNET PROVIDERs A:
AUTORITÀ GARANTE NELLE COMUNICAZIONI (AGCOM)
Ill.mo Prof. Corrado CALABRÒ, Presidente AGCOM - Egregi Commissari AGCOM, Membri della Commissione per le infrastrutture e le reti: Prof. Stefano CANNONI, Cons. Nicola D’ANGELO, Sen. Roberto NAPOLI, On. Enzo SAVARESE
AUTORITÀ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO (AGCM)
Ill.mo Prof. Antonio CATRICALÀ, Presidente AGCM
AIIP rappresenta 45 operatori di telecomunicazioni che forniscono servizi a più di tre milioni di utenti, che collettivamente hanno la maggioranza del mercato della larga banda non detenuto dall’operatore ex monopolista legale, realizzando un fatturato di circa 1,9 miliardi di euro e che negli ultimi 5 anni hanno effettuato investimenti per più di 1,3 miliardi di euro.
AIIP lancia ai commissari AGCOM questo appello urgente per chiedere che il provvedimento in fase di approvazione, che governerà per i prossimi 18 mesi il mercato Italiano della larga banda all’ingrosso, tenga conto delle istanze sotto rappresentate.
Secondo gli ultimi dati resi disponibili da AGCOM, nel primo semestre 2003 Telecom Italia controllava il 98,3% del mercato all’ingrosso delle connessioni a banda larga su DSL. Tale potere di mercato è facilmente trasferibile anche sui mercati “a valle” dei servizi alla clientela finale basati sull'accesso DSL all'ingrosso, primo fra tutti quello dell'accesso a Internet ADSL, dove Telecom Italia detiene l' 85,9% e, quindi, su ulteriori mercati quali la VOIP (telefonia via Internet), la videoconferenza e la televisione via rete fissa. Tuttavia, in Italia la larga banda non è ancora disponibile in moltissime località e, dove è disponibile, è più lenta e più cara che in altri paesi europei dove la stessa Telecom Italia opera, con il risultato che nel nostro paese la penetrazione è al di sotto della media europea (8,1 accessi in banda larga ogni 100 abitanti al 31 dicembre 2004) e solo al 25° posto nel mondo (Information Economy Report 2005 dell’ONU).
AIIP concorda con l’affermazione del presidente AGCOM apparsa sul Sole 24 Ore il 18 novembre scorso: “dico che lavoriamo per un settore da cui dipende buona parte del destino economico del paese e che la nostra funzione di regolamentazione ex-ante resta essenziale” e apprende con piacere che il provvedimento dovrebbe portare le offerte all'ingrosso di Telecom Italia a un prezzo orientato ai costi (cost-plus) superando il precedente regime di retail-minus (il prezzo ai concorrenti è quello ai clienti finali, dedotti i costi evitabili, lasciando così a Telecom i profitti monopolistici sui servizi wholesale).
AIIP teme che il regime di monopolio, eliminato dalla telefonia, riprenda forma in quello della banda larga e per questo ritiene essenziale che il provvedimento da approvare raccolga le osservazioni svolte dai concorrenti di Telecom Italia nella consultazione pubblica e sia conforme allo spirito delle Direttive Comunitarie e agli auspici del Presidente dell’AGCOM.
IN PARTICOLARE AIIP CHIEDE:
CHE SIA IMPOSTA A TELECOM ITALIA, CON EFFETTO IMMEDIATO, UN’OFFERTA DI SERVIZI BITSTREAM A CONDIZIONI ECONOMICHE ORIENTATE AI COSTI, CALCOLATI SULLA BASE DEGLI ELEMENTI GIÀ APPROVATI DALL’AUTORITÀ STESSA NELL’OFFERTA DI INTERCONNESSIONE DI RIFERIMENTO 2005.
L'attuale proposta AGCOM richiede la redazione di una apposita contabilità separata di Telecom Italia ma non prevede tempi certi, pertanto rischia di protrarre indefinitamente una situazione contraria agli interessi del mercato e degli utenti (basti pensare che “la prima gara per sostituire KPMG, giunta a fine mandato, è andata deserta; solo dopo un anno è arrivato il sostituto e così l'ultimo bilancio regolatorio pubblicato risale al 2001” - Massimo Mucchetti, Corriere della Sera del 26 Novembre 2005). Se i prezzi all'ingrosso del Bitstream verranno allineati rapidamente al costo, gli investimenti degli operatori alternativi potranno confluire in quelle zone dove la banda larga non arriva, in luogo di concentrarsi esclusivamente nelle aree più redditizie, duplicando reti in zone già coperte.
CHE ANCHE PER LE LINEE ADSL SENZA ABBONAMENTO AL SERVIZIO TELEFONICO, GLI OPERATORI NON DEBBANO CORRISPONDERE CONDIZIONI ECONOMICHE RETAIL- MINUS MA COST-PLUS
La mancata applicazione del cost-plus alle ADSL senza fonia ucciderebbe sul nascere le offerte degli operatori che offrono servizi voce in IP su ADSL, che verrebbero gravati dal “balzello” di un canone aggiuntivo, distaccato dai relativi costi, per le linee ADSL senza fonia. Prima dell'insediamento degli attuali Commissari, Telecom Italia aveva già tentato di imporre simili condizioni, ritenute in violazione della Delibera 217/00/CONS e dei contratti wholesale in vigore con gli operatori concorrenti, salvo poi rinunciare a quello che, all'epoca, AIIP defini un "balzello non dovuto".
CHE IL PROVVEDIMENTO FINALE SANCISCA IN MODO INEQUIVOCABILE IL POTERE/DOVERE DI AGCOM DI REGOLAMENTARE EX-ANTE L’INTERO SETTORE A BANDA LARGA, PREVEDENDO ESPRESSAMENTE L’OBBLIGO DI TELECOM ITALIA A PRESENTARE AD AGCOM LE NUOVE OFFERTE AL PUBBLICO CON 30-90 gg DI ANTICIPO RISPETTO ALLA COMMERCIALIZZAZIONE
L’obiettivo è di evitare che Telecom Italia possa ritenersi libera di commercializzare offerte a larga banda alla clientela finale senza fornire preventivamente i necessari dati tecnici ed economici ad AGCOM. In mancanza di tale misura AGCOM altrimenti potrebbe intervenire - in caso di offerta anticompetitiva - solo a vendite già avviate, abdicando, di fatto, ed in contrasto con gli auspici del suo presidente, al proprio ruolo regolatorio.
CHE, INDIPENDENTEMENTE DAL PROVVEDIMENTO IN FASE DI APPROVAZIONE, AGCOM e AGCM IMPONGANO A TELECOM ITALIA DI RISPETTARE IMMEDIATAMENTE GLI IMPEGNI ASSUNTI NEL PROCEDIMENTO ANTITRUST A351 ("GARA CONSIP")
Telecom è stata condannata per pratiche anticompetitive 9 volte nell’ultimo decennio dalla sola Autorità Antitrust, senza contare i provvedimenti della giustizia ordinaria. Come misura pro-competitiva nel corso di un recente procedimento antitrust, precedente all'insediamento degli attuali Commmissari dell'AGCOM, Telecom Italia si è impegnata a realizzare entro il 31/12/2004 una offerta di banda larga per operatori alternativa all'offerta all'ingrosso esistente, chiamata "biststream", a condizioni cost plus.
Questo impegno, peraltro già assunto da Telecom Italia anche nel corso di un precedente caso antitrust, a distanza di quasi un anno, non è stato rispettato. AIIP ha già depositato in AGCOM i dati necessari per formulare una prima offerta in tal senso il 4 gennaio 2005, (vedi www.aiip.it ) e chiede che i nuovi prezzi siano applicati retroattivamente al 31/12/2004.

Un bel casino a cui mi associo in pieno!

lunedì 28 novembre 2005

Linux Day

Quest'anno mi avete segnalato che non ho segnalato a dovere il Linux Day di sabato scorso. Chiedo scusa, ma mi era sfuggito che non ne avevo mai parlato!
Io ho partecipato a quello di Milano, un evento che ha riscosso parecchia partecipazione.
Fatemi sapere.

Fimi: buffoni si nasce

Ci han tritato le "scatole" tutto l'anno sul P2P, sulla pirateria, su come loro starebbero perdendo dei soldi.
Ebbene, l'altro giorno è uscito questo comunicato sconcertante sul sito ufficiale della Fimi.
Sorpresa: vendite cd musicali in aumento a + 4% e a Natale il disco rimane tra i regali più apprezzati
Dato sempre più spesso come in forte difficoltà di fronte alle nuove tecnologie, il cd musicale nelle ultime settimane sta mostrando segnali di forte ripresa e gli ultimi dati Ac Nielsen, evidenziano che le vendite di cd sono cresciute del 4 % con buone previsioni per Natale, dove saranno molti e appetibili i titoli a fare da traino tra i regali preferiti dagli italiani.
Oltre al cd musicale e al dvd musicale, ottime performance di vendita sta ottenendo anche il nuovo formato dual disc (cd musicale da un lato e dvd musicale dall'altro). Continua anche il progressivo calo dei prezzi, nel primo semestre del 2005, secondo i dati di Price Waterhousecoopers, il prezzo medio di un cd musicale è sceso del 3,2 %.

Le cose sono due: o è una palla, o devono smetterla di rompere le scatole ai consumatori. Perché han fatto di tutto, nel corso dell'anno, per dirci che le vendite vanno male, che non c'è nulla da fare se non bloccare il P2P e la pirateria.
I dati, invece, evidenziano per loro stessa ammissione, che aver innovato il mercato, con un'offerta più interessante, una gamma prodotti più ampia e con prezzi più economici, che la pirateria e il P2P si può battere.
Cosa dicono? che con nuovi prodotti hanno ottenuto ottime performance.
Ma lo sanno che la loro crescita è quattro volte quattro quella più rosea di crescita del sistema paese? Che è il 400% più veloce della creascita del nostro PIL?
Che il momento economico non è certamente favorevole a beni come la musica, di cui si può fare a meno (rispetto al cibo o ad altri beni)?
Come mai la Fimi non mi cita le suonerie per i cellulari? Qui la crescita com'è stata?

venerdì 25 novembre 2005

Sul digitale terrestre come opportunità

Non riesco davvero a capire quanti messaggi ho ricevuto sul tema del digitale terrestre come opportunità di questo paese di essere competitivo sulla tecnologia.
La cosa più sconcertante, però, è che molti messaggi via email mi contestano la frase Il digitale terrestre è una grandissima opportunità per il nostro
Paese, come lo sono stati i telefonini, ambito in cui noi siamo il
paese di riferimento e il mercato più avanzato. In Europa e nel mondo.
.
Vorrei fare un po' di chiarezza su questo punto.
L'Italia è il paese leader per la telefonia mobile, lo dicono tutti. Solo poche aziende che operano in Giappono non concordano.
La critica mossa da tutti è che noi non sviluppiamo cellulari, ma li vendiamo e basta. A parte che è una distorsione della realtà, visto che non produciamo quasi nulla di tecnologico (pensiamo che la rivoluzione del computer in casa è partita da Rieti e dalla Texas Instruments che ne ha venduti 3 milioni).
Tutti gli head quarter delle aziende sono in Italia, molti centri di ricerca sono in Italia, molti centri di competenza sono in Italia, basta citare nomi come Nokia, Motorola...
Nel marketing in questo settore facciamo scuola a tutti, basti pensare a Mauro Santinelli e le ricaricabili! Il mercato degli SMS è esploso in Italia per poi propagarsi. Le suonerie altrettanto. Quanta parte del PIL è dovuta all'ITC? Un mercato maturo, ma in continua crescita, dieci volte la crescita dell'Italia.
Non si tratta, quindi, di una mia opinioni, ma di dati di mercato. Su ci riflettere.
Non avevo nessun intento politico nel commentare favorevolmente il digitale terrestre come opportunità. Vedo molte intensioni politiche nell'affossarlo. Come se fosse un giocattolo di Berlusconi invece di un'evoluzione di un servizio che dagli anni cinquanta non è mai cambiato (se non con il colore) e che sta coinvolgendo il mondo, non solo l'Italia.
Possiamo discutere di tempi, di servizi, di modalità. Ma non che non si tratti di un'opportunità. In fondo, non accade tutti i giorni che si aprano scenari nuovi. Mauro Lupi citava sul suo Blog un libro di strategia d'impresa: Oceano Blu. Ebbene, quello del digitale terrestre può essere un bell'oceano blu, come lo sono stati i telefonini.
La politica, in termini di business, conta davvero pochino, perché la storia c'ha insegnato che la tecnologia è più veloce delle norme e che le norme devono inseguire la tecnologia. Indipendentemente dalla natura delle tecnologie.

giovedì 24 novembre 2005

Sul digitale terrestre

Ho ricevuto un po' di messaggi sui miei post di questi giorni sul digitale terrestre.
Io volevo precisare una mia posizione, a favore di una TV che si vede meglio e che potrebbe portare nelle case degli italiani più canali, alcuni dei quali fruibili solo su satellite (quindi per 3 milioni di italiani).
Non voglio sposare la causa della Fondazione Bordoni sull'uso dell'interattività, non voglio nemmeno sposare la concezione per cui la IPTV è il futuro immediato. I miei genitori credo che non gradirebbero avere la IPTV, mentre sono contenti di come vedono la TV digitale terrestre e la qualità. I servizi interattivi non li usano (non hanno mai usato nemmeno il televideo!).
Cerchiamo di essere realistici, sebbene la platea che legge questo blog ed usa internet appartiene alla categoria di chi la tecnologia la usa e la sfrutta sul serio: il broadband non potrà mai avere i livelli di penetrazione del digitale terrestre. E' altrettanto vero che il broadband offre le migliori possibilità di interazione e disponibilità di contenuti.
Ma manca la killer application per il broad band, ossia qualcosa che convinca i miei genitori che non possono farne a meno. Manca, d'altro canto, una vera interattività a banda larga sul digitale terrestre, mancano contenuti di servizio, manca il valore aggiunto, se non quello della qualità. Ma passare alla TV ad alta definizione è possibile solo con il digitale terrestre, quindi criticarlo per questo motivo è assolutamente fuori luogo.
Io, però, volevo dire una cosa sul digitale terrestre, che troppo spesso non viene dichiarata dai mezzi di comunicazione e probabilmente anch'io sono caduto nel tranello.
Il digitale terrestre è una grandissima opportunità per il nostro Paese, come lo sono stati i telefonini, ambito in cui noi siamo il paese di riferimento e il mercato più avanzato. In Europa e nel mondo.

mercoledì 23 novembre 2005

IPTV contro Digitale terrestre

Contro il digitale terrestre si stanno muovendo un insieme sparso di realtà. Tutte quante portano delle motivazioni, più o meno valide e più o meno interessate.
A prescindere da quello che il DTT è attualmente, cerchiamo di vedere degli sbocchi a questa tecnologia "standard", senza andare a tirare in ballo discorsi pretestuosi.
Parlare di successo dell IPTV, ossia della TV via internet è certamente fuori luogo. Senza contare chi guarda gli eventi sportivi a bassa qualità sul web, che è tutto tranne che TV, il Europa si contano circa un milione di utenti IPTV, di cui quasi il 20% in Italia.
Nella sola Italia, si contano oltre 2 milioni di decoder per il digitale terrestre.
Perché? Perchè basta un'antenna, non serve banda garantita, ma soprattutto la banda larga che deve essere diffusa capillarmente.
Poi stiamo parlando di un paese che per un portale per il turismo investe a fondo perduto 45 milioni di euro per non aver nessun sito on line per il semplice fatto che non si mettono d'accordo! Quella cifra, investita sul digitale terrestre, poteva portare qualche servizio decente ai cittadini. Non è l'alternativa al web, ma è qualcosa di più della TV attuale. E comunque è questa la direzione intrapresa da tutti i paesi.
La IPTV è qualcosa di splendido, ma per pochissimi.

martedì 22 novembre 2005

Bill Gates, Xbox e Windows

Parlando di Xbox 360, Bill Gates ha parlato di come la console sia il primo passo di Windows Live. Il filo conduttore è Messenger. Il secondo punto è basato sui micro pagamenti, che saranno effettuati per i contenuti di Xbox Live e verranno estesi a WIndows, se uscirà un'edizione gratuita con servizi aggiuntivi a pagamento.
Bill Gates ha insistito sul concetto di complementarietà tra Xbox 360 e il PC e che la prima è il punto di appoggio del PC nel salotto.
Per ora l'avevamo capito in pochi. Ma è solo perché gli altri si sono impegnati pochino.

Oggi è il giorno di Xbox 360

Inizia l'avventura della console ad alta definizione, connessa gratuitamente alla rete, con servizi e con la possibilità di riprodurre contenuti multimediali dalla rete, sia domestica che internet: legge le foto attraverso la porta Usb, la musica (si dice che interpreti anche l'iPod) e dati su chiavette.
Inoltre serve per giocare!
Per questo motivo trovate, in alto alla pagina, il mio tag su Xbox Live.

lunedì 21 novembre 2005

Google Down?

Molti messaggi su Google che è andato giù, compresi i servizi.
Non ho le prove certe, ma a me la posta (gmail) è andata tutto il giorno, nel senso che non ho avuto buchi di servizio.
Non ho onestamente provato il motore di ricerca, blogger o altri servizi, per cui non faccio testo e mi fido dei messaggi che ho ricevuto.
La cosa che mi lascia perplesso è accorgersi, dai messaggi, che siamo davvero molto dipendenti da Google.
Pensavo alla mia situazione, per cui per le email dipendo al 100% da BigG...
Può un'azienda che vale 400 dollari a Wall Street, cadere in questo modo? E che ripercussioni avrà il titolo? Conoscendo un po' la Borsa poche. E poi bisognerà capire che cosa è successo...

La nuova strada di Google

Google ha da poco avviato la home page personalizzabile.
La trovate a questo Link.
Ci sono da fare un paio di osservazioni al volo.
La pagina è facilmente personalizzabile.
La pagina ha almeno due pubblicità che non sono indicate come tali.
Se questa è la strada intrapresa da Google, temo che andremo a finire piuttosto male.
Mi fa piacere, però, notare che l'era della personalizzazione sta continuando, anche se, secondo me, la personalizzazione non significa solamente sceglere contenuti, ma potermeli scegliere.
Questo servizio di Google va in questa direzione, visto che si possono aggiungere i feed rss.

venerdì 18 novembre 2005

Dopo il messaggio sul bollino Siae per le fotocopie, ricevuto attraverso un post di Mantellini (qui ho inserito il link che ieri ho scordato!), ho ricevuto un po' di posta. Qui un messaggio di Claudio, giustamente provocatorio.
Un'idea per il governo futuro:
a quando la tassa su fotocopiatrici (potenziali riproduttori di soggetti protetti da diritto di autore) e carta da stampanti/fotocopie (potenziale supporto)?
Il paragone con HD, masterizzatori e CD/DVD vergini regge fin troppo. E come vediamo gli scanner? Anzichè fare una fotocopia, scannerizzo e passo un libro in pdf devo pagare? Oppure se lo fotografo? Come se ne esce da questa situazione? Se la fruizione è personale e legata al possesso di un'opera, se recito a memoria una poesia devo pagare la SIAE? E se canticchio una canzone con la chitarra o al piano e non posseggo nè il cd nè lo spartito, vìolo la legge? Potremmo andare avanti a lungo con i paradossi, ma credo che in nome del Diritto d'Autore (volutamente con le maiuscole e mi sono alzato con reverenza mentre lo scrivevo), si stiano violando le leggi del buon senso.
Quelle sì, non scritte e che non sono contenute in nessun Codice ma che sembrano essere sistematicaente calpestate quotidianamente da chi dovrebbe, in primo luogo, tenerne conto.

Altri messaggi sono di diverso tenore. Uno di questi parla di diritto di chi scrive libri di testo scolastici, finalmente riconosciuto. Faccio presente che, per legge, non si può fotocopiare oltre il 15% di un libro. Quindi, o la legge non funzionava prima o mi sfugge come possa essere riconosciuto il diritto di questi autori attraverso la nuova tassa. Perché, lo dico sempre ma è da un po' che non lo ripeto da questo blog, la ripartizione del diritto d'autore non è assolutamente a vantaggio degli autori. Non so quanti abbiano ancora voglia di discutere e cercare informazioni sull'argomento, ma google vi può dare una mano. Alla fine quel bollino non risarcisce l'autore dell'originale, ma una pletora di nomi noti e famosi. i pesci piccoli, con la Siae, non riescono a campare.

giovedì 17 novembre 2005

Siamo caduti veramente in basso.

Grazie ad una segnalazione di Mantellini, sono giunto a questa notizia. Che non commento perché non merita! Dal sito del Corriere.
Una norma che farà discutere. E che rischia fortemente di essere inapplicata prima di nascere. La Siae, l'Aie (Associazione Italiana Editori), le associazioni degli scrittori (SNS, il Sindacato Nazionale Scrittori, Slsi, il Sindacato Libero Scrittori Italiani, Uil-Unsa, l'Unione Nazionale Scrittori e Artisti) hanno firmato un nuovo accordo con le Associazioni di categoria CNA, Confartigianato, Casartigiani, C.l.a.a.i. e Legacoop, per i diritti d'autore sulle fotocopie di opere protette.
L'ACCORDO - L'intesa, che è valida dal primo gennaio 2006 al 31 dicembre 2007, prevede un nuovo sistema di determinazione dei compensi agli autori e agli editori basato sull'acquisto - da parte dei vari punti di riproduzione - di «contromarche» fornite dalla Siae. Le copisterie e ogni altro esercizio dove vengono effettuate fotocopie applicheranno le «contromarche» - di vario taglio e colore - sulle pagine riprodotte, prima di consegnarle ai clienti. La «contromarca», precisa la Siae in una nota, sarà l'unica prova dell'avvenuto pagamento dei diritti. Le fotocopie che ne fossero sprovviste provocheranno a carico dei responsabili le sanzioni previste per la violazione del diritto d'autore. La normativa sul diritto d'autore (art. 68 L. 633/1941) prevede, infatti, la possibilità di riprodurre - per uso personale - il 15% di opere protette, purchè siano riconosciuti i diritti ai rispettivi autori ed editori.

A pranzo con un leader

Ieri sono stato a pranzo con un leader, di quelli veri, non a parole. Uno dei pochi che guida un'azienda a livello mondiale con il piglio giusto.
Un bell'incontro, dal quale emergono tre cosette.
La prima è che la supply chain è fondamentale per essere competitivi su tutti i mercati.
La seconda è che l'infrastruttura IT deve essere davvero orientata ai risultati, per cui, spesso, conviene farsela.
La terza è che gli italiani hanno una mente più aperta di altri europei. Per questo, se si guardano le multinazionali USA, si trovano molti italiani. Di seconda generazione, ma con una forte componente italiana.

mercoledì 16 novembre 2005

Su aziende e scuola ...

Sulla lettera ricevuto l'altro giorno sono arrivati alcuni messaggi. La lettera era provocatoria, nel senso che poneva in evidenza un modo di pensare la lavoro e alla formazione che sta spuntando in vari convegni.
Dario, che per altro è autore dell'ultimo messaggio arrivato, allarga la riflessione guardando il passato di questo paese.
La provocazione (accettabile) riguardante l'assegnare direttamente alle aziende il ruolo di formatori sul campo delle competenze necessarie per poi lavorarci non è nemmeno poi così provocatoria. Nella misura in cui può essere provocatorio un salto nel passato.
Nell'immediato dopoguerra, con un sistema formativo da ricreare, l'industria italiana, all'epoca il terziario non si sapeva cosa fosse faceva proprio cosi'. Patrocinava scuole professionali e faceva apprendere agli studenti il lavoro vero sin dal primo giorno.
Con eccesso di personalismo, posso testimoniare che mio padre, alla Borletti, storica industria milanese poi finita nella galassia Fiat, ha fatto proprio cosi': ha imparato un lavoro, che poi è stato il suo per 40 anni, andando alla scuola dell'azienda che lo ha assunto.
Se vogliamo tornare indietro nel tempo, va benissimo, purché si sia consapevoli di farlo.

Ma siamo sicuri che vogliamo delegare alle aziende la formazione? che il sistema universitario statunitense funzioni davvero? Che si studia per avere un lavoro e una professione garantita?

Browser: il segno dei tempi

Ieri per la prima volta, gli utenti che hanno visitato questo blog che hanno come browser Internet Explorer sono sono stati meno del 50% (somma delle versioni).
47.92% MSIE 6.0
29.20% Firefox 1.0.7
8.38% Opera 8.5
6.26% Firefox 1.5
2.09% Firefox 1.0.6
2.08% Opera 8.50
2.04% MSIE 5.5
2.03% Safari 1.2

Google base è live

Prendo la segnalazione.
Google Base è entrato in funzione.
Fa molto meno di quello che si pensava, ma credo che passerà alla storia per la possibilità di cercare ... persone.

Amazon nella S&P 500

Prendo spunto dalla notizia di Amazon che entrerà venerdì, alla chiusura di Wall Street, nella S&P 500, per fare qualche considerazione.
Prima di tutto, l'indice più importante si apre a una internet company, anzi a un internet retailer. Il fatto è importante perchè sancisce la fine della paura verso i titoli di aziende che operano su internet e solo su internet dopo l'esplosione della bolla speculativa.
Ma significa anche che il web, come canale di vendita, è un canale affidabile e credibile, sebbene dietro una struttura solida come quella di Amazon.
Perché l'Europa se ne sta ancora alla finestra?
Per non parlare dell'Italia?

martedì 15 novembre 2005

Jobs e il sistema operativo gratuito

Jobs è da sempre un genio del marketing. L'ultima sua proposta è solo una semplice conseguenza. Pare infatti che abbia deciso di donare gratuitamente il sistema operativo al PC da 100 dollari di Negroponte. Alla faccia di Microsoft e della comunità Linux.
Un bel business. Gratuito.

Aziende e professionisti come scuole?

Ricevo questo messaggio, che giro dritto al blog.
Da tempo assistiamo a un curioso fenomeno. Da un lato il fiorire di master post laurea. Dall'altro una sempre maggior richiesta da parte delle aziende di personale preparato, pronto cioè a essere inmmesso a vari livelli negli ingranaggi produttivi. C'è però un problema. Assodato che la scuola, così comè, non risponde in alcun modo alle necessità del mondo produttivo e si limita a sfornare "soggetti possessori di pezzo di carta variamente inutile"; e gli stessi master, per quanto accreditati e costosi, quasi mai riescono a formare soggetti idonei per il mondo lavorativo; si pone quindi un questito: sono le aziende a chiedere professionalità "spaziali" oppure è il sistema formativo italiano che è sballato? POssibile che domanda e offerta parlino lingue così diverse?
Faccio una proposta anzi, una provocazione. In mancanza di una seria politica di fiscalizzazione della formazione, perchè le aziende non si mettono sul mercato come formatrici? Spiego meglio: quanto valgono gli insegnamenti che le aziende devono impartire a un neoassunto prima che questo diventi in qualche modo produttivo? E non parliamo della farsa degli stage, buoni per sostituzione di maternità o al massimo per coprire le carenze dei servizi interni (segretariato, centralinisti, assistenti ecc.).
Parliamo di una formazione vera, sul campo, in cui l'azienda investe tempo, denaro e altre risorse da cui vorrebbe in qualche modo trarne vantaggio in futuro, O almeno non perderci. La formazione del personale (a qualsiasi livello) non può prescindere da un importante allocazione di tempo e quattrini. Perchè quindi non farsela remunerare? Io azienda o professionista ti formo al lavoro (in modo serio) e tu futuro lavoratore investi nella tua stessa formazione, che non è affatto scritto in nessun manuale o Bibbia che deve necessariamente essere a carico del sistema scolastico. Alzi la mono chi è riuscito a trovare un lavoro che corrispondeva in toto alla laurea che ha conseguito.... Da questo mutuo scambio (anche di denaro) le aziende troveranno in tempoi ragionevioli molto più personale preparato e pronto (salvo pochi aggiustamenti) a entrare nel ciclo produttivo, e i lavoratori avranno maggiori possibilità di trovare impiego qualificato e addirittura di riqualificarsi. Senza lacci e lacciuoli burocratici. Si potrebbe anche pensare a un certificazione.
Il discorso è stato fatto volutamente senza affrontare i diversi comparti, senza declinarlo. Ma, se si valuta nello specifico, applicandolo a settori reali, si può vedere che modifica non solo le dinamiche del mercato del lavoro, ma aprirebbe orizzonti fino a qui ben nascosti. Se poi a livello governativo si studiasse un piano di fiscalizzazione adeguato.

lunedì 14 novembre 2005

Il periodo degli ebook

GLi ebook, ossia i libri in formato elettronico non sono mai stati un successo commerciale. Io comunque li uso e li acquisto e mi trovo bene.
Tanto che spesso metto sul cellulare i testi per rileggermeli in libertà.
Sono però un caso.
Oggi, gli ebbok iniziano a spuntare per i prodotti più strani.
Due esempi: iPod e PSP.
Finora nessuno ha messo in piedi un modello di business decente, ma il mercato c'è.

Ne avevamo bisogno?

Mi chiedo se, come comunità "tecnologica" avevamo bisogno di questa "entità".
Prendo dal comunicato ufficiale.
Nasce AITECH – ASSINFORM
LA GRANDE ASSOCIAZIONE ITALIANA DELL’INFORMATION TECHNOLOGY
Più mercato e concorrenza nell’IT, più competitività per il Sistema Paese: è questo lo slogan sotto cui nasce la nuova associazione guidata da Ennio Lucarelli
Milano, 14 novembre 2005 – Si rafforza la rappresentanza dell’informatica italiana. E’ di oggi la fusione fra le due principali associazioni del settore (Aitech e Assinform), aderenti entrambe a Confindustria e Federcomin, e la costituzione di un’unica entità associativa, denominata Aitech-Assinform e presieduta da Ennio Lucarelli. Con associate tutte le principali imprese a rappresentare l’offerta italiana di informatica, costituita da oltre 370.000 addetti e da oltre 25.000 società di capitali, la nuova associazione diviene così il riferimento per le aziende di ogni dimensione e attività: dai produttori di software, sistemi e apparecchiature, ai fornitori di soluzioni applicative, di reti e servizi, fino ai fornitori di servizi a valore aggiunto e contenuti, connessi all’uso dell’informatica.
La fusione, frutto dell’impegno congiunto di Ennio Lucarelli e del Presidente di Assinform, Pierfilippo Roggero, è stata fortemente sostenuta dal Presidente di Federcomin Alberto Tripi che ha dichiarato: "Il progetto di compattamento delle rappresentanze dell’Information Technology italiana è un passo fondamentale per far fronte alla necessità di avere un’autorevole politica industriale per la IT, capace di valorizzare il contributo che il settore può offrire allo sviluppo del Paese".
Ennio Lucarelli si pone alla guida della nuova associazione in un momento di particolare difficoltà per il mercato dell’IT, in cui si registrano il calo degli investimenti in innovazione e delle commesse pubbliche (diminuzione del 12% in due anni) e un trend occupazionale che ha invertito il decennale andamento positivo. Ma per il neo presidente è il momento di guardare avanti e aprire nuove prospettive: "L’IT può diventare protagonista del grande sforzo che deve compiere il Paese per aumentare la competitività delle imprese e l’efficienza dell’apparato pubblico – ha sostenuto Lucarelli precisando che - i servizi informatici dovranno costituire l’infrastruttura su cui sviluppare innovazione, conoscenza, creatività". L’informatica italiana dovrà fare la sua parte migliorando la propria offerta di sistemi, soluzioni e modelli gestionali e assicurare un ottimale, rapporto fra prezzi richiesti e benefici offerti: "Per cogliere questa grande opportunità - ha concluso il neopresidente di Aitech-Assinform - occorre puntare sempre di più sulla concorrenza nell’offerta di servizi IT, liberalizzando il settore, affrontando i mercati internazionali e ponendo un freno agli affidamenti "in house" da parte della Pa, che provocano distorsioni nei prezzi dei servizi, a tutto svantaggio in particolare del bilancio dello Stato e delle piccole e medie imprese".

Ma guarda cun po' in che direzione devono andare le aziende e il comparto...

venerdì 11 novembre 2005

L'involontaria comicità sul web

Davvero spassosa, preso da Dagospia. Mi spiace non averla scritta...
Caro Dago, senti questa.
Sito Trenitalia.com Sezione Viaggi internazionali, definizione flash di una particolare formula di biglietto (cliccando si ha poi ovviamente la necessaria spiegazione dell'arcano..): "Biglietti punto a punto. I biglietti punto a punto sono utili essenzialmente per chi deve recarsi in una località ben precisa."
Giusto, meglio specificare, visto che il 99,5% dei viaggiatori sale su un treno a caso. Secondo te, Dago, quanto li pagano, a Trenitalia, i copywriters?
Ediscola

L'offerta è questa.

iPod Linux

Un progetto interessante. Qui il Link.
Si tratta di infilare Linux nell'iPod e così inserirci un po' di applicazioni.
Questa qui è piuttosto forte.

Ma c'è anche un Game Boy emulator o un editor di testi.

giovedì 10 novembre 2005

La musica, la pirateria e la privacy

Ricevo e immediatamente pubblico.
Nei giorni scorsi è stata riportata la notizia secondo la quale Sony ha inserito tool di hacking nei propri CD audio. Computer Associates ha rilevato che la situazione risulta essere ancora più critica di quanto riferito.
Il media player che Sony distribuisce con i CD, infatti, spia l’attività dell'utente e invia a Sony - e potenzialmente anche ai suoi partner - l'indirizzo IP e le informazioni relative alle abitudini di ascolto dell'utente senza alcun avvertimento, consenso o possibilità di scelta.
Inoltre, se un utente va sul sito Web Sony per chiedere il download di un uninstaller (disinstallatore) per le applicazioni Sony, è obbligato a fornire dati identificativi, titolo del CD, indirizzo email e altre informazioni sensibili a First4Internet, ma quest’ultima dopo aver registrato dati non procura alcun uninstaller.
Dopo aver svolto una serie di prove approfondite, i nostri ricercatori hanno stabilito che i seguenti elementi sono da classificare incontestabilmente come spyware:
1. L'applicazione Sony XCP, che installa un rootkit sul PC quando viene inserito un CD nel drive, non ha superato il test CA eTrust PestPatrol Spyware Scorecard (http://www3.ca.com/securityadvisor/pest/content.aspx?q=67989), un elenco di criteri comportamentali che definisce le caratteristiche rilevate dai prodotti eTrust PestPatrol AntiSpyware, fallendo 8 delle 22 verifiche effettuate.
2. Un rootkit è una tecnologia che tenta di celare la propria presenza e quella di altri componenti all'interno di un sistema.
3. Sony ha distribuito una "patch", un download da 3 MB che include una buona parte di software nuovo. La patch rimuove effettivamente il rootkit, ma non ha egualmente superato lo Scorecard CA poiché si installa senza alcun avvertimento o consenso da parte dell'utente e non può essere rimossa. La patch è caratterizzata, inoltre, da una procedura di uninstall contenente errori la quale rimuove il rootkit in un modo che può provocare il crash di Windows.
4. Il Music Player in dotazione, utilizzabile direttamente da CD, invia a Sony senza alcun permesso da parte dell'utente i titoli dei CD, l'indirizzo IP e le abitudini di ascolto dell'utente stesso e non vi è modo per l'utente di disabilitare questa funzione di notifica automatica.
CA è impegnata in ulteriori analisi della procedura utilizzata da Sony per consentire agli utenti di ricevere un uninstaller dal suo sito Web; tale sito, infatti, tenta di installare un controllo ActiveX, un'azione considerata generalmente foriera di problemi per la sicurezza.
Il processo per rimuovere le applicazioni XCP richiede all'utente di fornire dati identificativi, indirizzo email, titoli degli album e luogo di acquisto e prevede l'uso del controllo ActiveX per trasmettere dati sconosciuti a First4Internet, l'autore del rootkit e di prodotti spyware per Sony.
Sony non fornisce direttamente né dà accesso ad alcun uninstaller.
Il team di ricercatori di CA sta ancora aspettando di ricevere l'uninstaller richiesto quattro giorni fa attraverso il sito di Sony.
La gravità della situazione è evidente se si considera che gli utenti sono soliti portare sul luogo di lavoro i loro CD per ascoltare musica in ufficio; un PC aziendale potrebbe avere nascosto al proprio interno questo rootkit infettando l'intero ambiente informatico aziendale ed esponendo all'esterno le informazioni residenti. Poiché sia il rootkit che la tecnologie di notifica automatica rimangono attive sul PC, esse possono rappresentare una minaccia tanto per le aziende quanto per i singoli utenti.
Un’azione immediata per disabilitare la funzione di avvio automatico del CD-ROM è seguire le istruzioni pubblicate all'indirizzo: ca.com/securityadvisor/. Questo sito fornisce anche ulteriori dettagli, comprese le istruzioni per utilizzare lo scanner online CA eTrust PestPatrol, che dal 12 novembre offrirà la capacità di rilevare questo problema. I clienti eTrust PestPatrol potranno aggiornare i loro file DAT a partire da venerdì 11 novembre.
Computer Associates ha condotto la propria ricerca a partire da giovedì 3 novembre e ha proseguito l’attività di analisi nel fine settimana; i risultati iniziali sono stati pubblicati il 4 novembre sull’indirizzo: http://www3.ca.com/securityadvisor/pest/search.aspx?mode=tmc&pst=XCP

Per inciso, l'ultimo disco di Jackson Browne, Solo Acoustic n.1, mi mette fuori un bel messaggino: IL PC DEVE ESSERE AGGIORNATO. Faccio presente che nemmeno Microsoft si permette di far uscire un simile messaggio. Per ascoltarlo, ho preso le tracce e le ho convertite in MP3 (pensa che protezione hanno!). Di fatto, la copia privata è consentita e quindi non ho violato la legge.
Poi metto il CD nel lettore stereo Philips CD723 (che non è un lettore portatile ma inserito in un rack Hi-Fi) e non lo si riesce ad ascoltare.
Complimenti.

Il milardario che vuol fare il missionario

Leggo su Specchio de La Stampa un bellissimo editoriale di Mario Fortini su Bill Gates e su come destini parte dei suoi proventi per beneficenza (a onor del vero, c'è la copertina e un articolone interno: che sia marketing?).
Mi piace una frase, soprattutto:
[..] Se Gates è un imprenditore sleale se la veda con i tribunali, punto e basta. Sarò troppo pragmatico, ma credo che alla fine quel che conta è il risultato. Per ogni bambino salvato continuerò a ripetere: grazie, mister Gates.

mercoledì 9 novembre 2005

La follia dei videogiochi di prossima generazione

Pare che Sony stia pensando per PS3 ad una soluzione di questo tipo: il gioco funziona solo sulla prima console su cui è stato infilato il disco.
Per paradossale che possa essere, la scelta mi pare davvero di difficile comprensione. Se da un lato comprendo le difficoltà di Sony di fronte al crescente mercato del noleggio e dei giochi usati, mi pare demenziale non poter prestare un gioco ad un amico, piuttosto che non poter giocare con una mia nuova console.
Il sogno di Sony è evitarsi il problema della retro compatibiltà, che non è ancora chiarito sia presente in PS3. Ma è necessaria la connessione ad internet, data base, assistenza. Insomma, dei costi.

Digitale terrestre: troppo rumore

Non capisco come mai si stiano levando gli scudi contro il digitale terrestre in questo modo esagerato. Non so se ci sia l'esigenza del digitale terrestre, ma non sapevo se c'era quella della TV quando è nata o della radio, del telefonino o di internet. Solo per citare qualcosina.
Non conosco nessuno che si sia dotato di decoder che non sia soddisfatto della proposta televisiva!
Basta pensare ai gol di Controcampo senza sorbirsi le chiacchiere, il Maurizio Costanzo Show al posto di Matrix, i canali intererattivi. Inoltre, la qualità dei canali è notvevole. Quella visiva, perché il bouquet non è minimamente paragonabile a Sky, ma anche qui il rapporto qualità prezzo è infinite volte a vantaggio del DT.
Quel che manca, in realtà, è un'offerta di servizi al cittadino, tanto strombazzati.
Ma se andiamo ad analizzare bene tutto quanto, ci sono difficoltà oggettive. La prima è che i decoder sono pensati per l'uso con la rete telefonica. Qui, e Tele+ ha insegnato a tutti qualcosa, ci si accorge che la TV è lontana dalla presa telefonica e nessuno si mette in casa un filo lungo lungo per usarlo una volta ogni tanto per "qualche cosa da fare con la TV".
L'italiano usa già poco il telefono per dialogare con gli uffici pubblici, figuriamoco un televisore e un telecomando.
Il secondo problema è che nel decoder non è mai presente una scheda di rete, che avrebbe potuto consentire un collegamento ad internet e quindi fruire di servizi avanzati (non venitemi a parlare di Media Center, perché sfido chiunque a passare da un Media World e acquistare, prima, un Media Center, e poi, con il digitale terrestre).
Il terzo punto è che gli uffici pubblici non hanno investito sul digitale terrestre e non sono fioriti servizi. Parliamoci chiaro: il digitale terrestre esiste realmente da un annetto, prima erano chiacchiere. Secondo voi, esiste qualcuno che, statale o parastatale, riesca a produrre qualcosa di sensato, in termini di servizi, in questo lasso di tempo? Solo per avere le autorizzazioni ci vuole di più!
Quindi, tutto questo rumore è piuttosto strumentale: mi fa specie leggere che Soru è contro il digitale terrestre, è come se Bill Gates, nel 1995, fosse stato contro internet (lasciamo stare che era contro internet...). Se il legislatore fosse stato contro Internet per tutti, che fine faceva Tiscali? E proprio lui è contro le innovazioni tecnologiche?
Parlare di una tecnologia che diventa presto obsoleta mi pare sinceramente ridicolo: in assenza di standard, ogni tecnologia viene superata in pochi mesi, e la potenza raddoppia ogni diciotto!
E' come se la sua Tiscali, sempre per fare un esempio, non avesse voluto cogliere l'occasione dell'Adsl e fosse rimasta al doppino. Tiscali, di fatto, offre ancora oggi connessioni con il doppino, ma anche l'Adsl.
Mi viene un lecito dubbio: se Soru spinge affinchè il digitale terrestre si connetta all'Adsl, non è che per caso ci sia un interesse sotto? In nome dei cittadini, s'intende...
Adesso, pensiamo ad un altro fatto interessante, da aggiungere a questa diatriba. Circola da tempo la voce che vede Berlusconi vendere Mediaset per prendersi Telecom. Se passasse un concetto per cui la TV si connette ad internet, e all'adsl nella fattispecie, come si potrebbe considerare il Legislatore (attuale) che propone questa sterzata?
La politica è una cosa, la tecnologia è un'altra. La prima si deve occupare e regolamentare la seconda. Ma la seconda cammina, avanza e supera le barriere nonostante la prima.
Detto questo, Soru ha tutte le ragioni del mondo per tutelare i suoi cittadini. Devo anche dire che è impossibile che gente di Mediaset o della RAi spengano il segnale analogico se non c'è la copertura. In fondo, oltre al canone, c'è la pubblicità!