giovedì 30 giugno 2005

Intel e Amd: una storia infinita

Amd ha parlato chiaro sulle politiche commerciali di Intel. Ha cercato anche di spiegare che ha un vantaggio tecnologico notevole che il mercato non ha recepito.
Intel ha risposto in un modo, secondo me, francamente poco elegante. Non può accusare Amd di essere in sofferenza dal punto di vista tecnologico, perché se ripercorriamo la storia dei processori Intel negli ultimi due anni, si vede che si sono spostati clamorosamente su quanto Amd ha realizzato prima di loro. Questo è il compito di un leader, Amd, lo dice sempre, è un follower, quindi per vivere deve innovare e darsi da fare.
Se Centrino si è dimostrata una tecnologia vincente (fino ad un certo punto andando ad analizzare i dati di vendita dei notebook), su tutto il fronte Intel sta seguendo le tecnologie di Amd. Non esiste più la concezione di MHz, come ha detto Amd da tempo, derisa da Intel. Si sta passando ai 64 bit (prima come accesso alla memoria, poi come funzionamento dei processori). Si sta andando verso il dual core.
Sono cose che, incortovertibilmente, ha proposto commercialmente Amd.
Se poi entrassi in altri ambiti (benchmark e via di seguito), il predominio di Intel è evidente agli occhi di tutti (pensiamo a quante gare di appalto fatte con computer con processore Intel, anche di recente).
Insomma, Intel poteva, secondo me, rispondere in un modo più elegante, parlando di ricerca, di sviluppo, di connessione con le maggiori università, e di tante altre cose. Invece si è attaccata a considerazioni banali. Amd ha sferrato un attacco senza precedenti. E loro, che non possono dire di essere colti di sorpresa, visto che da mesi in Giappone c'è in ballo una causa che riguarda Intel e l'azione commerciale con alcuni brand, anno risposte varie e generiche. Neanche fossero i nostri politici.
Mah.

Sviluppare per Linux, Mac e PC

Chi realizza programmi, da sempre, ha il grosso dilemma del proting verso altre piattaforme.
Ieri Trolltech, che realizza un famoso framework per applicativi Linux, ha presentato la versione 4 delle librerie QT. Tra le tante promesse di questa versione, c'è l'integrazione con Visual Studio .Net, che significa poter creare applicativi che girano su Windows, su Linux e su Mac. Infatti, Trolltech ha realizzato delle chiamate API standard, per cui una volta reperite le risorse all'interno del sistema, gli applicativi funzionano! Kde 4, per esempio la usa.
Anzi, potenzialmente, Kde potrebbe girare tranqullamente su Windows, ammesso che ci siano le librerie QT installate!
Faccio presente anche una cosa, a chi parla di Open SOurce riempiendosi facilmente la bocca di frasi scontate. Qt è un esempio di Open Source, visto che il sorgente è disponibile. Ma per sfruttarlo commercialmente, è necessario acquistare una licenza. Per progetto GNU-GPL, la licenza è gratuita.
Un buon modo per mettere a tacere i vari parassiti dell'Open Source, quelli che ti propongono un PC con Linux e software Open Source a 1800 euro, assistenza esclusa(!).
Integrerò nei prossimi giorni QT4 e la versione di KDE 4 in Italian Knoppix.

mercoledì 29 giugno 2005

Il bug di Blogger

Chi sta utilizzando il mio Template, deve aggiornarlo, semplicemente inserendo negli stili la scritta
div { clear: none !important; },
oppure riscaricatelo (ma non conviene, perché dovrete rifare la vostra personalizzazione.
Sempre per rimanere su Blogger, hanno fatto un po' di casino con le immagini, per cui le salva in un modo assurdo e può tenersi le copie delle stesse, invece di sostituirle.
Mi è sempre caro, per le poche pagine con immagini che creo in questo blog, scrivere in html
img src="nomeimmagine.jpg" tra gli apici
Più comodo e più semplice. Anche se non automatico.

Sudoku e Riccardo

Mi fa piacere ritrovare, anche se non fisicamente (ma per pigrizia), amici di vecchia data ancora in giro a lavorare sulle idee.
Uno diquesti è Riccardo Albini, che dopo aver portato qui da noi il Fantacalcio, sta spopolando con l'unica rivista ufficiale del Sudoku (se non sapete che cos'è non vi perdete nulla, ma è il tormentone matematico del momento e che ci accompagnerà sotto l'ombrellone).
Ieri sera era intervistato al TG5, e quindi averlo rivisto mi ha dato un bel brivido.
Bravo Riccardo.
Il sito delle sue iniziative è www.nonzero.it.

iPod: uno solo

Una strana decisione da parte di Apple. Infatti, l'azienda ha deciso di riunire in una sola famiglia le due gamme iPod e iPod photo. Esiste quindi, da oggi, un solo tipo di dispositivi che può visualizzare le foto e le copertine dei Cd musicali, oltre a riprodurre musica. iPod da 20 Giga a 329 euro, il modello da 60 giga 459.
Perché la scelta è strana? Semplicemente perché mette fuori mercato gli altri modelli di iPod, che hanno fatto il successo del prodotto e di Apple, e invece di segmentare l'offerta, come farebbe qualsiasi vendor, la concentra. Un caso da studiare, sebbene chi effettua ricerche di mercato è ben conscio del fatto che iPod non ha un agrande incidenza nel mercato dei lettori MP3, sebbene abbia una enorme visibilità.

martedì 28 giugno 2005

Amd contro Intel in tribunale

Prendo dal comunicato.
AMD annuncia di aver depositato ieri un ricorso anti-trust contro Intel Corporation, presso la Corte Federale Distrettuale del Delaware negli Stati Uniti ai sensi della Sezione 2 dello Sherman Antitrust Act, Sezione 4 e 16 del Clayton Act, e del codice professionale e degli affari della California. Il ricorso di 48 pagine spiega in dettaglio come Intel abbia illegalmente mantenuto il suo monopolio sul mercato dei microprocessori x86 attraverso la coercizione dei clienti a non avere rapporti con AMD. Il ricorso identifica 38 aziende che sono state vittime di coercizione da parte di Intel, tra cui grandi produttori di computers, piccoli assemblatori, distributori all'ingrosso e rivenditori, attraverso 7 tipi di comportamenti illegali commessi su tre continenti. In allegato comunicato stampa in italiano, e breve riassunto del ricorso presentato negli Stati Uniti.Ti invito a leggere il documento integralmente, disponibile sul sito : www.amd.com\breakfree.

Il bug di Passport

Meglio di me, spiega un post di chi ha evidenziato questo bug, Salvatore Arzulla. La voce, a dire la verità girava da un po', ma Salvatore mi ha dato gli indizi per andare a cercare il modo di vedere il bug. E che bug. Non ho assistito ad una sua esibizione del bug, lo dico prima, non si sa mai.
La sicurezza non è un optional. Lo so che non ne potete più dei miei soliti consigli e “scoperte” ma dovete sopportare pure questa.
Come ben sapete, Microsoft ha creato il servizio Passport. Tale servizio è nato - almeno nell’idea originale - per far si che gli internauti si iscrivessero e potessero usare gli stessi dati (username e password) su una molteplicità di siti.
Se avete la memoria lunga ricorderete, ad esempio, che anche Ebay si appoggiava, accanto all’iscrizione “regolare” al suo portale, anche a Passport.
Oggi, Passport risulta essere usato principalmente nei siti Microsoft, che propone una “chiave unica”, vale a dire un solo username e password per accedere a tutti i suoi servizi.
Proprio l’utilizzo in vari siti fa si che la presenza di un bug di sicurezza in uno di questi comprometta la sicurezza degli altri.
Microsoft durante il log-in salva nel PC del visitatore un “cookie” che lo identifichi per le prossime entrate.
Mediante un bug da me scoperto nella versione francese (e già ho detto molto) di MSN posso facilmente, in un minuto circa, come hanno visto svariati giornalisti che mi hanno chiesto una dimostrazione pratica, rubare il cookie di un utente Passport per poi riutilizzarlo per sostituirlo al mio e, pertanto, identificarmi come il proprietario.
Se consideriamo che gli account Passport sono circa 200.000.000 (numero account Hotmail, anche se di fatto il numero è pressoché coincidente), posso affermare che 200.000.000 clienti di Microsoft sono a rischio di frode dell’account.
Purtroppo per la gravità del bug e dei possibili usi, finché la falla non viene corretta da Microsoft mi auto-censuro, non rilasciando altri dettagli, per evitare applicazioni non proprio a titolo di studio. Il bug da me scoperto è di tipo XSS.
Con questa nota premo affinché le varie testate segnalino la presenza di tale vulnerabilità, consigliando ai propri lettori di disattivare Javascript, per evitare di far incappare i propri lettori in frodi di identità.

lunedì 27 giugno 2005

Un servizio per spedire file grandi

Mi avete segnalato un servizio interessante. Permette di spedire un file di dimensioni enormi, fino a 1 Gb, senza bisogno di caricare sul proprio client e server di posta.
Ovviamente è necessario che chi riceve il messaggio possa leggere una quantità di dati enorme. Altrimenti viene "sputato via".
L'indirizzo è www.yousendit.com.

Sani utili

L'altro giorno, ad una presentazione di US Robotics, Maurizio Negri, amministratore dell'azienda e persona con i piedi ben saldi a terra, parlava di come anche in un periodo difficile come questo si possano far crescere le aziende. Non ne avrei parlato, a dire la verità, se non mi fossero arrivati i messaggi di Davide e Massimo, che mi dicono che i consumi sono in crisi, come dice l'Istat, ma la GDa e GDO, oltre alla DS sono in crescita. Negri ha parlato di sani utili, non di cercare il fatturato per le aziende ad ogni costo. Senza entrare in polemica con i concorrenti, reali e taiwanesi, ha parlato di aziende che per mantenere quote di mercato si sforzano di mantenere i fatturati, sacrificando gli utili e quindi perdendo valore. Ha dato fiducia, probabilmente senza volerlo ma conoscendolo e sapendo che fa molta formazione e cultura "a gratis" può anche essere vero il contrario, a tutti coloro che lavorano in questo settore. Che si "sbattono" a dispetto del pessimismo economico che ci circonda.
In un momento di stagnazione, chi riesce a strappare accordi commerciali a condizioni migliori è favorito, quindi qualche palyer della grande distribuzione ha avuto un bel vantaggio. Qualcuno, pur di vendere ha sbracato. Quindi ha ragione l'Istat, hanno ragione Davide e Massimo, ma soprattutto ha ragione Negri, che ci ricorda quali sono i fondamentali per far crescere l'economia e prosperare. Troppi hanno dimenticato questo, in nome di mercati e fatturati, in piena logica delle multinazionali che, per definizione, tendono a trascurare, nella strategia, i mercati locali.

venerdì 24 giugno 2005

Microsoft esce dalla preistoria

Microsoft si è accorta che nella preistoria non c'erano i dinosauri e ha cambiato il soggetto della pubblicità di Office, con un computer scolpito sulla pietra.
Mi pare una buona idea, almeno per la semantica.

PS questo blog ha dei problemi di visualizzazione che sto cercando, per lo meno, di capire.

I giornalisti e i blog

Vorrei fare un piccolo intervento sulla discussione giornalisti-blog. Il giornalista, per mestiere, prende le notizie, le verifica e scrive. Non c'è scritto da nessuna parte che deve citare la fonte, altrimenti il 90% dei pezzi di cronaca non esisterebbe, il 90% dei pezzi politici non esisterebbe, il 99% dei pezzi sportivi non esisterebbe, il 99,5% dei pezzi sull'informatica non esisterebbe. Non è che un giornalista riprende un lancio d'agenzia e deve citare la fonte. Paga per avere quel lancio (l'editore) e quindi lo riporta.
Il concetto della fonte è venuto fuori con la televisione, che deve dimostrare sempre di essere autorevole, mentre i giornali, nella stragrande maggioranza dei casi, non ne ha bisogno. Non ne ha bisogno nemmeno la Freepress, che quando copia un lancio lo firma a nome dell'agenzia, quando lo riprende e lo manipola un giornalista no.
Che sia eticamente corretto oppure no non ha senso, perchè è così che un giornalista lavora da sempre. Anche oltreoceano, dove pensiamo che risiedano i migliori giornalisti al mondo, o oltremanica dove riteniamo lavorino i migliori giornalisti europei, si lavora così.
La polemica, quindi, mi pare che interessi maggiormente, anzi, quasi esclusivamente, i blogger.

Il terrorismo e Google Maps

Quanti messaggi mi sono arrivati ieri sul servizio Maps e sulla possibilità che sveli dei segrei militari. Molti blog ne hanno parlato, mostrando con precisione i dettaglio.
Io avevo posto il dubbio già quando ho scritto il primo mio post su Google Maps (il link qui). A dire il vero, non ho idea se il servizio possa essere usato dai terroristi oppure no. Chiaramente un'immagine dall'alto permette di posizionare e puntare un mortaio, ad esempio. Devo dire che non ho idea se sia un dato sensibile oppure no. Un terrorista, non un kamikaze, prepara l'intervento nei dettagli. E spara al bersaglio grosso. Quel bersaglio si vede a occhio nudo, non serve ne una cartina e tantomeno una foto.
A Sandro che mi diceva che siamo entrati nel limite invalicabile delle caserme militari italiani, rispondo piuttosto semplicemente: con gli occhi, entramo tutti i giorni all'interno delle caserme, visto che vi si può sbirciare dentro. La differenza, è certamente sostanziale utilizzando i sistemi informatici, ma minima. Mi chiedo, infatto, se i software di cartografia che usiamo nei navigatori satellitari, non possano già essere un pericolo per attacchi terroristici. Di fatto, cun una cartina, una macchina imbottita di esplosivo può entrare in Italia e trovare Piazza San Pietro senza che questo terrorista siama mai venuto nel nostro paese. Per questo, immagino, ci sono i servizi segreti, l'intelligence e quant'altro. Almeno mi auguro che sia così. E che ci sia qualcuno che ascolti i messaggi che queste organizzazioni producono. L'undici settembre ha inseganto qualcosa.
Non cerchiamo nella tecnologia qualcosa che non esiste, e non attribuiamo alla tecnologia colpe o problemi che non ci sono.

giovedì 23 giugno 2005

Il comparto ICT in Italia

A parte il fatto che il post di ieri sulla brevettabilità del software ha aperto gli occhi a molti, mi pare interessante quanto è accaduto ieri.
prendo da AdnKnonos.
"Se raggiungessimo la media degli investimenti europei nel campo dell'Ict e dei sistemi informativi, in senso lato, gli occupati del settore, che attualmente sono circa un milione, aumenterebbero di 700-800 mila nuove unita'". Lo afferma Natale Forlani, amministratore delegato di Italia Lavoro, agenzia tecnica del ministero del Welfare per le politiche dell'occupazione, a margine del convegno organizzato a Roma su 'Innovazione tecnologica, sviluppo dell'occupazione e nuova competitivita". "Sono enormi le potenzialita' di sviluppo che l'Italia ha in questo settore -sottolinea Forlani con LABITALIA- e, soprattutto, questo sviluppo aumenterebbe la qualita' dei prodotti, dei processi e anche la produttivita' in generale. Insomma, migliorerebbe la competivita' del Paese, oltre a migliorare la qualita' dei cittadini in termini di servizi e di vita".
A fianco di queste dichiarazioni, ci sono quelle del Ministro Stanca.
"Il governo ha messo in campo 2,8 miliardi di euro per l'innovazione tecnologica, facendo uno sforzo straordinario nell'aggiungere risorse ai 400 milioni di euro realizzati con l'asta Umts, da cui siamo partiti inizialmente. Abbiamo avviato politiche per il settore e creato una strumentazione che non esisteva. Ora, si tratta di riempirla di contenuti. L'attenzione -ha avvertito Stanca, rivolto a una platea di imprenditori- deve ora concentrarsi sulla capacita' di spesa e di utilizzazione dei fondi, a partire dai progetti di e-government delle pubbliche amministrazioni che, in alcuni casi, non sono stati utilizzati e che, dunque, meriterebbero di essere riallocati".
Quindi non stiamo parlando di sciocchezze o stupidate, ma di un settore che potrebbe, potenzialmente, portare nuovi posti di lavoro. Un settore in cui vi sono interessi forti (il convegno, non nascondiamoci dietro ad un dito, era patrocinato da Microsoft) e in cui sono in atto sistemi di autodifesa molto spinti, di cui la brevettabilità del software è solo uno dei fattori.

mercoledì 22 giugno 2005

Brevetti software: qualcosa che riguarda tutti

Questo è un post che ho pensato un po' di tempo fa ma che poi non ho mai scritto. Lo faccio ora, di getto, alle 7 e mezza del mattino. Chiedo venia per imprecisioni e delitti grammaticali.
Ciò che i nostri parlamentari, i parlamentari europei e i comuni cittadini non hanno compreso fino in fondo è che il problema dei brevetti software, ma dei brevetti di idee in generale, è un qualche cosa di pericoloso.
Mettiamola così, con un caso che mi riguarda. Io ho fatto per primo un cd allegato ad una rivista (prima si facevano i floppy, ma poco conta). Se brevettavo l'idea, oggi prenderei qualche centesimo da ogni rivista in edicola. Poi sono stato il primo a fare un DVD. Stesso discorso. Poi sono stato il primo a mettere dei contenuti in PDF. Stesso discorso. Poi il primo a mettere dei corsi con filmati. Stesso discorso.
Oggi avrei potuto campare alla grande di rendita, con quattro idee nemmeno troppo originali. Se poi considero tutte le idee che mi sono venute e mi vengono in continuazione e che avrei potuto brevettare, chissà quanti soldi avrei in banca adesso.
Invece non funziona così, e per fortuna, invece di vivere di rendita, sfruttando una o più idee, mi tocca pensarne altre. E ciò, dico la verità, mi diverte.
Un conto è inventare l'Abs per le auto, un conto è brevettare un sistema di comunicazione tra software, piuttosto che un algoritmo di ricerca all'interno di un database. Se non si capisce la differenza, proverò a fare un discorso più semplice.
C'è una differenza sostanziale tra il diritto d'autore, ossia aver pensato qualcosa e realizzata, e un'opera d'ingegno. Può sembrare banale, ma sono due cose ben diverse, che invece, leggendo gli interventi al Parlamento Europeo dei nostri politici e delle categorie chiamate ad intervenire sull'argomento, nella maggior parte dei casi si fondono e si confondono.
Come ho già avuto modo di sottolineare qualche tempo fa, anche la nostra Confindustria ha fatto un discorso in cui si confondono i due diritti, d'autore e di opera d'ingegno, e questo non è assolutamente positivo. Posso capire che le aziende e le lobby premano per il diritto d'autore e facciano nascere leggi assurde come la Urbani, ma è inconcepibile che le aziende, in nome del made in italy, siano disposte a cedere la tecnologia software al nord america, dopo che, come titolava Alfa de Il Sole 24 Ore giovedì scorso, si è lasciato l'hardware agli orientali.
Qui si sta parlando di ricerca e sviluppo, non di cavolate. Se passasse una sola dell tante le disposizioni della direttiva sulla brevettabilità del software, il nostro tessuto di piccole e medie imprese del software, e di migliaia di sviluppatori indipendenti andrà a farsi benedire. Stiamo parlando di migliaia di posti di lavoro, in un settore che ovviamente è in espansione, sebbebe travolto dalla crisi economica. Stiamo parlando di un settore che è fondamentale per il nostro futuro. Lo dice il Ministro dell'Innovazione (pazienza, ne dice tante), lo dice il Governo (va bene, pazienza, ne dice tante), lo dice l'opposizione (andate a leggere che cosa dicono la Margherita o i DS).
Pensiamo ad un problema vero e reale, non a cavolate. Se si instaura un regime fatto di brevetti si avrà, come dice Eva Lichtenberger persona gradevole che ho avuto modo di conoscere tempo fa e che parla un buon italiano, membro dei Verdi austriaci e tra i pochi politici che si stanno battendo contro la normativa, un impedimento reale e sostanziale dello sviluppo, andando a favorire le grandi società soprattutto le multinazionali americane.
Non passano giorni in cui non si abbia notizia di una tentata causa di violazione di brevetto software in nord america, Linux è uno degli esempi più ecclatanti, ma ce ne sono tanti, che riguardano Microsoft o, come sta accadendo proprio ora, Apple con l'iPod. Pensate che c'è un'azienda che sostiene che buona parte delle funzionalità è copiata da un sistema di controllo di una decina d'anni fa.
A questo punto mi chiedo che ispirarsi a qualcosa di già visto non vada bene e vada contro dei brevetti o contro il diritto d'autore? Se penso alla musica, le citazioni nelle canzoni non sono considerate plagio, quindi non violano il diritto d'autore.
C'è bisogno di discorsi seri, che vadano in profondità su questo tema. Non c'è bisogno di posizioni di facciata. Se ci fosse stata già la normativa sulla brevettabilità del software, avrei potuto brevettare l'interfaccia grafica dei CD Rom, e in questo caso sarei diventato veramente ricco, facendo un lavoro con un'intuizione sfruttando altre tecnologie.
C'è un'altra cosa che vorrei dire. Le nostre imprese, piccole o grandi che siano, sono cresciute e prosperate in distretti, dove c'era un imprenditore illuminato e una serie di altri imprenditori che "copiavano" l'idea, o fuoriusciti dall'azienda madre. Di casi se ne possono citare a migliaia. Anche nel software funziona, più o meno, così. Solo che il mercato non è la provincia, gli imprenditori non frequentano gli stessi ristoranti e gli stessi bar. Cambia lo scenario, ma il principio non cambia. Internet mette in circolazione le idee ad una velocità che l'umanità non ha mai conosciuto prima. E mette in circolazione pareri e contropareri contemporaneamente, mettendo in crisi il sistema dell'informazione. Pensare di brevettare un software, o una parte di esso, ha davvero poco senso, ma soprattutto invece di favorire l'Europa, la impoverirà. In nome di interessi di parrocchia e di qualche multinazionale che sfrutta solamente i mercati europei e non svolge nessun ruolo di ricerca e sviluppo. Certo, si laveranno la coscienza creando nuovi centri, promettendo eccellenza nel design agli italiani. Ma il business e il suo controllo uscirà dall'Europa. E parliamo di un business che ha un radioso futuro davanti.

martedì 21 giugno 2005

Divulgare la tecnologia

Mi sono arrivati un po' di messaggi su di un tema: divulgare tecnologia.
Su internet e nelle riviste c'è un sacco di gente che "se la tira", ossia che la sa più lunga degli altri e lo deve dimostrare sempre e comunque. In reltà, gli italiani medi e le aziende in particolare, non hanno bisogno di queste figure, che fanno molto anni ottanta e novanta, ma qualcosa per vivere e lavorare meglio.
Quindi preferiscono qualche dritta a sproloqui, preferiscono essere guidati che presi per mano.
Se leggete le varie testate in edicola, sapete benissimo che esistono due filosofie: uno che ti dice "guarda come si fa qualcosa, te lo dico perché sono un super figo", l'altra che ti dice "ora ti insegno a fare qualcosa così che diventi un superfigo". Entrambi i casi vanno applicato se si vuole andare a risparmiare qualcosa, o peggio ancora.
Credo che soprattutto in Italia ci sia bisogno di divulgare la tecnologia, senza fare sensazionalismo. E' ovvio che un editore deve cercare di vendere più copie, ma questa corsa sta mettendo in crisi il sistema. Invece di cercare veri esperti, si cercano i superfighi su qualche argomento, e ovviamente interrogato su un campo sconosciuto fa una figuretta.
Insomma, c'è bisogno di un po' di serietà, che mi pare manchi un po' in ogni dove. Aziende d'informatica e consulenti in testa.

lunedì 20 giugno 2005

Il tempo su Internet: 33% in più del 2004

Sono usciti i dati Nielsen/Netratings. Niente di significativo. Se non il fatto che ogni utente (sono 17,1 milioni) sta in media sul web il 33% in più dello scorso anno, 11 ore e 38 minuti nel mese.
Non è poco, e significa che la banda larga sta diffondendosi realmente.

Diritto d'autore e pirateria

Sembrava un argomento che interessasse me e pochi altri in Italia, mentre negli ultimi giorni sono arrivati un po' di post.
A parte il fatto che Faletti su La Stampa è riuscito a fare più casino che altro, e che quindi commentare imprecisioni e inesattezze è un esercizio inutile, mi soffermerei su una serie di cose che stanno accadendo, non necessariamente legate all'informatica.
Alla faccia dei romanisti, la Rai manda in onda la cronaca della finale di Coppa Italia con due cronisti di fede interista. Fin qui nulla di male, se non fosse che all'intervallo si sente, non molto chiaramente ma si sente, una canzone "I Romani fanno Ahò" (non vogliatemene, ma io con il romanesco ho dei problemi!). Curioso.
Questa, ovviamente, non è una canzone "ufficiale", non è in vendita, non è di nessuna casa discografica e a guardare bene, lede il diritto d'autore di Povia (non so se l'ha scritta tutta lui, e anche in questo caso chiedo venia... lo so che basterebbe aprire una finestra in Google per avere una risposta...).
Eppure questa canzone esiste.
La mia casella di posta è piena di canzoni "Quando il Liverpool fa goal" e via di seguito. Anche qui c'è il diritto d'autore di qualcuno.
Vai in giro, e senti squillare i cellulari con le musiche più fantasiose. Qui il diritto d'autore non si sa nemmeno che cosa sia. E non stiamo parlando di centinaia di persone, e nemmeno di migliaia. Guardi la TV e ti trovi sistemi per scaricare le ultime suonerie, e anche qui scopri che si calpesta il diritto d'autore (chi versa e per che cosa i diritti tra tutti gli operatori veri e farlocchi)?
Casualmente tutte questi attori del mercato non vengono mai menzionati nelle campagne antipirateria. ma fanno pirateria.
In certi casi, abbiamo la pirateria industriale. Come mi dimostra Alberto, che mi ha scritto dicendomi che ha visto in una bancarella a Roma, oltre a GTA San Andreas, anche Tiger per Mac, e si chiedeva se anche il Mac sia sdoganato e interessante per i pirati.
Il panorama è sconcertante, siamo al degrado più totale. Nel disinteresse più totale. Il P2P è inarrestabile, tanto che anche Microsoft ne sta lanciando uno tutto suo. La legalità è un altro problema. ma anche comprendere i meccanismi delle cose è un bel problema.

venerdì 17 giugno 2005

Il DivX 6 fa rivoluzione

Molti commenti si leggono sulla nuova versione del formato DivX, la sesta.
Non mi soffermerei sulla tecnica o sulle prestazioni, ma sull'interattività del formato e quanti apparecchi DVD lo abbiano preinstallato e che cosa implica tutto ciò al mercato.
Il DivX Media File è un formato nato dall'Avi che ormai andrà a competere sui mercati contro il DVD, visto che c'è interattività e varie tracce audio. Non è solo pratico. Non è solo ideale per la pirateria video.
I lettori DVD/DivX costano, mediamente 50 dollari. I file DivX sono "facilmente" distribuibili via internet, al contrario del formato DVD.
Ebbene, credo che qualcuno, in questi giorni, sia seriamente preoccupato del formato DivX, perché rende di fatto quasi del tutto inutile un nuovo formato di DVD, più capiente, anche perché con il DivX si possono visualizzare filmati ad alta defininzione video.
Già oggi.
Invece di riunirsi in tavoli separati, cercare standard e diritti digitali, qualcuno doveva preoccuparsi di quello che sta succedendo intorno all'industria.

giovedì 16 giugno 2005

La triade per le Pmi

HP, Intel e Microsoft hanno annunciato un accordo su base europea per finanziare l'innovazione nelle Pmi. A darne notizia, ieri, i tre ammininistratori delegati della società, più il direttore marketing di Banca Intesa.
Il sito è questo qui www.microsoft.com/italy/pmi/bussolafinanziamenti, ma ci sarà anche presso gli altri partner, camere di commercio e associazioni.
La prima fase è gratuita, in cui si chiede dove è possibile reperire finanziamenti pubblici per progetti. La seconda fase di consulenza, ovviamente, è a pagamento.
L'idea, in sé è ottima, perché si tratta di privati che finanziano la crescita del paese (quante volte l'hanno ripetuto ieri).
C'è però qualcosa da dire: le nostre aziende, grandi e piccole, hanno bisogno più che di innovazione tecnologica in termini di hardware e di software, di innovazione di processi, per essere maggiormente competitivi. In questo scenario, la tecnologia delle tre aziende è un "di cui". Ma è sempre meglio di niente.
Che le aziende che volgiono innovare devono prima ripensare ai processi interni, l'hanno testimoniato i numeri presentati da Banca Intesa. Infatti, i progetti finanziati fin'ora, nel 50% dei casi riguardano la distribuzione (33%), i servizi e l'elettronica. Tre ambiti in cui la competizione è presente da tempo e il rinnovamento è già in atto da un po'.
Purtroppo, le nostre Pmi sono poco attente alle innovazioni, ma molto più attenti, come ha dichiarato sempre Banca Intesa, ad acquistare il Porsche Cayenne (turbo, perchè quello S è da barboni).

mercoledì 15 giugno 2005

Roma contro i brevetti software

L'assessore provinciale di Roma alla Cultura, Vincenzo Vita ha fatto una dichiarazione interessante. Prendo dalla AdnKronos.
"La Provincia di Roma è fortemente impegnata sul fronte della diffusione del software libero e ha costituito in Centro di competenza per la promozione del free software con il compito di elaborare le strategie piu' efficaci a tale scopo. Per questo la giunta Gasbarra rivolge un appello ai parlamentari europei, al governo e al parlamento italiano contro la proposta di direttiva europea sulla brevettabilita' del software".
Qualcosa, di fatto, si muove, sebbene anche un colosso come Sap si sia, ovviamente, pronunciata a favore.

Come si aprirà l'anno fiscale per Msn?

Voci di corridoio parlano dell'imminente lancio di MSN Desktop Search. Sarebbe pronto, in ogni lingua. Solo che per il lancio si attende il prossimo anno fiscale, ossia sarà lanciato i primi giorni di luglio.

Il Senatore Cortiana e la giustizia

Prendo direttamente dal comunicato stampa.
Pirateria, Cortiana:"Il PM di Pescara non sa la legge?"
"Hanno fatto titoloni su tutti i giornali, perche' 55 persone sono state indagate per aver violato la normativa sul diritto d'autore, scaricando canzonette e film da internet, e oggi scopriamo che le contestazioni sono sbagliate: forse il PM dovrebbe tenere conto di quanto il Parlamento legifera; infatti agli indagati sono stati contestati gli articoli 171 bis e ter, e il reato di associazione a delinquere. Ma si da' il caso che l'articolo 173 ter sia stato modificato solo pochi mesi fa, con la legge 43/2005, su mia pressione, e se prima prevedeva che fosse sanzionabile penalmente chi anche solo detenesse un file di quel tipo, oggi e' sanzionabile solo chi ne trae lucro, cioè lo vende, cosa non contestata agli indagati." Dichiara il sen. Cortiana, Presidente dell'Intergruppo Bicamerale per l'Innovazione. "Tale normativa, il cosiddetto decreto Urbani, riesce a creare danni anche dopo le modifiche, e lo specchietto per le allodole del Patto di Sanremo, sbandierato ai quattro venti dal Governo come la soluzione di tutti i mali, non ha inciso sul tessuto della norma; ora dobbiamo avviare un percorso che porti ad un nuovo patto tra produttori e utenti, che superi la bieca logica proibizionista e dia vita ad un nuovo mercato." Conclude Cortiana.

Devo commentare ulteriormente il "fattaccio Cucciolandia"?

martedì 14 giugno 2005

Smau 2005 e IBTS

La notizia è di oggi. Smau aprirà i battenti di mercoledì, chiuderà di domenica, solo gli ultimi tre giorni per il pubblico, con un terzo (circa) di spazio espositivo da visitare. Per il business, accredito con un costo di 15 euro.
Per il consumer, ingresso a 10 euro.
Per la stampa, si entra gratis, ma ci si accredita solo via fax!
A parte questo, lo spazio espositivo, sostanzialmente cambia di poco, vengono integrati webbit e IBTS (notizia di stamattina).
Mi manca un quadro generale completo, ma in qualsiasi caso "Super"Cazzola si sta muovendo almeno con un minimo di criterio.
Quale sia il criterio nella sua globalità non mi è dato sapere.

Pirateria, P2P e musica

Ieri è stato pubblicato un documento da parte dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), di oltre 100 pagine.
Qui trovate la pagina riassuntiva in inglese e qui il link al documento da scaricare in formato PDF.
Quanto emerge è qualcosa che già tutti quanti sappiamo e che in questo blog è stato rimarcato molte volte: la musica è in difficoltà per motivi interni. La pirateria "spicciola" c'entra pochino, ma ovviamente c'entra. Ma vallo a spiegare ai nostri politici.
Se puntano sulle hit che giudicano loro e non il mercato, se fanno lievitare i costi di produzione, se non promuovono i cantanti giovani, è colpa della pirateria casalinga? Ma come, scopro da questo documento che lapirateria casalinga, quella delle cassettine degli anni settanta e ottanta, c'è sempre stata?
Che la gente spende i soldi in divertimento come i DVD e i videogiochi sottraendo investimenti nella musica?
Il documento fa una cosa esemplare: dimostra, conti economici alla mano, quelli che io chiamo i conti della serva, che gli incassi possibili siano nel migliore dei casi pari alle capacità di spesa del mercato. Teoria interessante, perché ci dimostra che le major ragionano in termini di pezzi di cd da vendere, non di cantanti e cantautori.
Lodevole la citazione per cui non è possibile considerare il danno procurato da una copia pirata come un costi di un disco, perché il valore supera la capacità di spesa del mercato. Mica male. Ma è chiaro che la Fimi e compagnia cantante fanno il loro gioco.
Ovviamente, e faccio l'avvocato del diavolo, il documento ha una serie di lacune. Va segnalato assolutamente che il P2P è una forma di concorrenza sleale, sebbene lo stesso indica nella lotta alla pirateria una forma di miglior protezione, con il DRM e via di seguito.
Il problema non molto citato è relativo ai prezzi e alle imposte sul valore aggiunto: un cd, come un DVD, costa di più nel nostro mercato e in generale in Europa. Tanto che, soprattutto per i DVD delle serie televisive, conviene acquistare i prodotti all'estero, risparmiando anche oltre il 60% per avere l'audio comunque in italiano e la confezione in inglese.
Se si valutassero anche questi aspetti, l'industria del divertimento ne uscirebbe davvero malconcia.

lunedì 13 giugno 2005

Infezioni telefoniche

Apprendo da Gasperetti su Corriere Economia che ci sono i virus per cellulari (e palmari, ma non è dato sapere, visto che parla di virus per software per palmari).
Oltre a cose che ha copiato e incollato amabilmente, si scopre che per evitare i virus c'è un solo modo: il software antivirus. A parte il fatto che solo casualmente l'articolo parla di un'azienda che lo produce, e comunque, per completezza d'informazione ce ne sono altre di aziende, il metodo più semplice per non essere infettati da virus sui cellulari è fare in modo che accedino al bluetooth sono i dispositivi abilitati.
Ed è gratis, basta leggere il manuale d'istruzioni del cellulare!

Cosa pensate di Telecom

Un po' di email su Telecom e sulle tariffe di vendita all'ingrosso. Ne prendo una.
Esimio mr. Reset,
oggi mi aspettavo un commentino sulla genialata di Telecom in merito ai listini per ADSL solo dati in vigore dal 10 luglio 2005 e RETTROATTIVI sui contratti in essere. All'ingrosso, e quindi ai rivenditori, sarà applicato un canono specifico di 10,73 euro mese + IVA. D'accordo che tutto questo deve ancora essere accettato dall'Authority, ma mi sembra che questa salassata per gli operatori, che ricadrà poi sugli abbonati, sia una piccola mazzata per lo sviluppo delle aziende del settore e concorrenti tra loro.
E la paura del VOIP corre sul filo... Ma la sentenza di condanna esemplare di qualche mese fa, in merito all'abuso di posizione dominante del mercato, non è servita prorprio a nulla? Le multe milionarie in euro non incidono? Possibile che in Italia siamo obbligati a subire le angherie della ex SIP in ogni settore della telefonia? Forse che sono aumentati i costi dei materiali per le regate di Tronchetti Provera (imprenditore illuminato)? Oppure vuole anche lui entrare nel fondo Charme del polo del lusso di Montezemolo padre e figlio, e allora servono contanti (i nostri)?
Lettera firmata

Mi piaciono un paio di concetti. Tronchetto della felicità definito illuminato, come è costume negli ultimi anni definire gli imprenditori che mettono insieme business diversi (Alessandro Profumo, tra tutti, è probabilmente l'unico a meritare tale titolo e anche in questi ultimi giorni l'ha dimostrato ampiamente).
Telecom continua a fare la padrona, non mi meraviglio più di nulla. Che la banda larga sia una commoditiy ce ne passa, per cui, il concetto del lusso mi piace tantissimo. Io, onestamente, darei pochi anni a Telecom così come la conosciamo oggi, anche perché le offerte Voip sono davvero competitive. Facciamo conto poi di una cosa: un utente di Tiscali, con la nuova offerta a 20 euro al mese ha l'Adsl (con un discreto margine visto a quanto la vende Telecom). Poi quest'utente abbandona il canone Telecom a favore di Tiscali Voce. In pratica, con il costo della sola Adsl RossoAlice, ha la banda larga, il telefono e telefonate illimitate (19.95+19.95 al mese).
Mi guardo bene da fare pubblicità a Tiscali, conoscendo il call canter, ma è una realtà: con 80 euro a bimestre navighi quanto vuoi e telefono quanto vuoi. Non so che bollette telefoniche avete da pagare, ma questa mi sembra interessante.
A dire la verità, Telecom offre a 15 euro al mese le chiamate Voip. Ma oltre al canone e all'adsl.
COn un minimo di accortezza nella scelta delle tariffe, si scende ancora di qualcosina...

Acrylic: la grafica di Microsoft

Microsoft sta iniziando a fare circolare le beta dei suoi prossimi programmi.
Acrylic è uno di questi. E' un programma di grafica (77 Mb) in cui viene mostrato, più che il programma in beta in se, la tecnologia Microsoft.
Lo trovate a questo link (credo che più che una beta sia una trial beta a scadenza).
La sto provando da qualche giorno, è abbastanza solido, funziona egregiamente in forma vettoriale che bitplane, è compatibile con la piattaforma Adobe.
Il suo nome, come prodotto finale, non sarà Acrylic, ma Expression 4 o Xpression (fa parte di un'azienda acquisita ad Hong Kong (Creaturesoft).
Allora. Non si tratta di un software di disegno professionale, sebbene voglia competere contro nomi blasonati. Non esiste la separazione dei colori per la stampa, fatto determinante per andare a infastidire Photoshop (ma anche Paint Shop Pro ce l'ha).
Tecnicamente è molto valido, soprattutto sul fotoritocco con elementi vettoriali, facilmente personalizzabili. La pecca principale, secondo me, è che è ancora un software molto orientato al mondo Mac, che sta pagando in prestazioni la conversione su PC. L'interfaccia non è semplicissima da capire per un utente non esperto, mentre credo che negli intenti di Microsoft si voglia creare un prodotto per tutti. Qui non ci siamo.
L'antagonista, secondo me, è Illustrator, non Photoshop come invece leggo un po' da tutte le parti, soprattutto nei siti dei soliti saccenti. Perché è sul vettoriale che offre il meglio di se, ed era sulla grafica vettoriale che puntava Expression (3), prima che Bill ci mettesse mano.
Una nota: per scaricare il programma, è necessario avere un accesso MS Passport. Quindi la piattaforma Passport è stata estesa anche al software di Redmond. Un modo come un altro per ottenere un po' di dati degli utenti.

venerdì 10 giugno 2005

I bundle, il software e la pirateria

Ieri sera ho parlato con una persona con cui ho condiviso una parte di percorso professionale ben 12 anni fa. E tutti e due abbiamo la medesima percezione del mercato del software.
Lui lavorava in un'azienda che distribuiva videogiochi, oggi è in un'azienda che produce software multimediale. Ci sono, ovviamente delle affinità.
Ma guardando con attenzione, 12 anni fa il mercato era più piccolo, certamente, ma anche più tranquillo. Nel senso che portava i suoi margini, non si "svaccava" il prezzo, non c'erano turbative di mercato. Oggi il panorama è totalmente cambiato.
Il suo stesso software, ad esempio, è venduto a prezzo pieno, con aggiunte più versioni di schede hardware, in bundle con altri prodotti di elettronica di consumo, e l'edizione precedente dello stesso software a basso costo, con diverse confezioni, e a sua volta in bundle con schede hardware o prodotti vari.
Un macello per il mercato e per il consumatore. ma anche per l'azienda, che non ha più il controllo dei propri prodotti sul mercato. Andando in un punto vendita delle distribuzione specializzata, si ritrova lo stesso prodotto con prezzi diversi (siamo arrivati all'eccesso di vendere la suite a 9.90 e a 99.90 sullo stesso scaffale!).
E poi, a tutto questo casino, si aggiungono i software allegati alle riviste. tasto dolente. Possibile che si debba dare alla gente la percezione che il software non costi nulla? A dire il vero, meglio un software scadente venduto con una rivista ceh un software piratato, ma siamo sicuri che tutto ciò faccia bene al mercato?
La risposta, ovviamente, è no. Eppure tutti, ma proprio tutti, adottano una politica commerciale tanto scellerata. O non capisco qualcosa (ed è plausibile) o sono tutti quanti miopi.

giovedì 9 giugno 2005

Linux, scuola e IBM

Ricevo questa email di invito (l'ho depurata per ovvi motivi).
Fondazione IBM Italia, il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e il Politecnico di Milano invitano:

Conferenza stampa
Progetto Linux@school: parlano le scuole

Linux@School, promosso dalla Fondazione IBM Italia in collaborazione con il MIUR e il Politecnico di Milano, è un esempio significativo di come il software libero, con particolare riferimento a Linux, possa essere sperimentato ed utilizzato efficacemente a scopi didattici nella scuola. Il progetto, particolarmente innovativo e dotato di un’infrastruttura tecnologica avanzata realizzata da IBM, ha permesso a studenti e docenti dei 20 istituti superiori appartenenti all’ENIS (European Network of Innovative Schools), distribuiti su tutto il territorio nazionale, di sperimentare in modo interattivo e dinamico nuove tecnologie e nuove modalità di accesso ai sistemi informativi basati su software open source.
Durante la conferenza stampa verrà illustrato il progetto da parte degli enti promotori mentre alcune scuole presenteranno brevemente la loro esperienza attraverso la testimonianza diretta di insegnanti e studenti.

Ho qualche domanda da farmi e una provocazione.
La prima domanda è questa: ci sono due scuole lombarde, una veneta e una siciliana, che presentano i progetti. Per altro non ho dubbi sull'eccellenza. Ma a quel punto, siamo sicuri che sia un problema di software libero? O è di infrastruttura tecnologica, per cui libero o proprietario non fa grande differenza. Mi spiego meglio. In un ambiente come quello scolastico, la differenza tra Linux e Windows è marginale, dati i costi di licenza di Windows e la necessità di competenze per Linux. Il problema, sarà banale, è di formazione dei docenti. Microsoft ovviamente ci mette del bel grano, non da sola, spesso con Intel e vari partner. Forma i docenti, che non significa che poi debbano usare i suoi prodotti. Ma li abitua ad usarli. Un po' come l'edizione a basso costo di Windows per i cinesi. Inizi a usarlo, lo conosci, difficilmente lo abbandoni. E' una leva di marketing, che non voglio necessariamente criticare. Ma mi sembra il caso di mettere i puntini sulle "i" quando si parla di scuola e di software libero. Linux si sta guadagnando una forte credibilità (Italian Knoppix nell'ultima versione è stato scaricato in 12.000 copie nell'ultima settimana). Molte scuole lo usano. Molta gente a casa lo usa. Ma per diventare qualcosa di massa ce ne vuole. Forse qui sono già arrivato alla provocazione...
Quella vera è questa: se un "Vais president" deve organizzare questo "ambaradan" per far parlare, con 30 righe il giorno dopo sui quotidiani, di sè, con un discreto costo, a che punto siamo arrivati nell'ICT?

Webcasting con Microsoft

Oggi alle 16.30, dalla sede di Microsoft Italia sarà trasmessa in diretta l'intervista con il Cio di Microsoft Europa, Emanuele Paris.
L'iniziativa, di 01net, fa parte di un ciclo di appuntamenti online dedicati agli It manager, consentirà di sentire dalla viva voce di uno dei responsabili tecnologici più impegnati d'Europa, il racconto di complessità, investimenti, gestione dei costi, programmazione delle infrastrutture e anche di carpire aspetti legati alla quotidianità.
Buon lavoro Dario, anche se non lo vedrò on line.
Per l'iscrizione, è necessario andare a questo sito Microsoft.

ICT: situazione italiana

Ci sono in circolazione un sacco di dati sulla situazione dell'ICT, informatione e communication tecnology. Si tratta di ricerche che spesso cadono in contraddizione tra loro, come accade per l'osservatorio Smau e il rapporto Assinform.
Prendo dal sito de Il Sole 24 Ore.
A penalizzare l’informatica in Italia ci sono una serie differenti fattori, quali un tessuto economico-produttivo costituito da troppe piccole e medie imprese e il crollo dei prezzi. Quest’ultimo ha avuto un peso molto forte e si è concentrata nell’hardware, nel software e in servizi, dove negli ultimi due anni le tariffe sono calate di ben il 40 per cento
Il nostro impianto produttivo è costituito da una miriade di piccole e medie imprese con scarsa propensione ad investire in information technology, che oltretutto considerano un costo e non una leva competitiva, ma soprattutto le nostre Pmi non hanno le medesime esigenze di una società americana o tedesca da mille dipendenti e spesso qualche pc, un server, un gestionale, la posta elettronica e un pacchetto di produttività sono sufficienti a sostenere le attività, senza bisogno di impianti it moderni e sofisticati. Quando, beninteso, ne siano dotate. Infatti, secondo Capitani pero la situazione è decisamente negativa.
«Le piccole e medie imprese spendono in It - dice - solo il 18,2% del totale ma sono circa quattro milioni. Questo vuol dire che investano circa 1.500 euro l’anno ciascuna. E abbiamo rilevato che non si tratta di scarsa informatizzazione ma addirittura di assenza di strutture. Inoltre le regole di Basilea 2 avranno sulle Pmi un impatto devastante. Le aziende si devo attrezzare per offrire la trasparenza richiesta dalle norme e solo la tecnologia può garantire l’adempimento. Le aziende hanno una scarsa propensione a innovare e la spesa è stata alimentata soprattutto dal rinnovamento del parco hardware, con una forte tendenza a consolidare i server. Ma soprattutto le imprese hanno varato meno progetti e questo ha ridotto anche il mercato dei software e dei servizi, innescando una gara competitiva tra gli attori del settore che ha come conseguenza la riduzione dei prezzi e dunque del giro d’affari. Le imprese spendo poco e male e solo nei processi, considerano l’it solo una leva efficienziale, un modo per innovare e migliorare i processi e niente di più. Al contrario il segmento consumer è in forte crescita: è estremamente dinamico e la spesa delle famiglie e degli individui in tecnologia è in controtendenza rispetto al trend di riduzione dei consumi. Si sta andando verso una vera digitale home. La tecnologia per la casa sta andando molto più veloce di quella per il business».
Del resto i dati di Assinform parlano chiaro. La tecnologia digitale consumer è cresciuta del 4,4% nel 2004 rispetto al 2003 e ora il giro d’affari è il 4,3% del totale dell’It, oltre ad essere l’unica area capace di esprimere una crescita significativa. In decollo la vendita dei personal computer che segna un incremento del 16,7% a 3,620 milioni di unità. In netta affermazione il notebook, in declino i desktop. In cresciuta i sempre più potenti pc server e i personal del segmento consumer, destinati alla casa e alla multimedialità.
Dal rapporto si evidenzia che l’It in Italia è in affanno: i servizi (9.258 miliardi di fatturato) perdono l’1,2%, il software è stagnante (+0,4%), l’assistenza tecnica è in declino (-3,2%) mentre l’hardware, nonostante la picchiata subita dai listini, mette a segno un piccola crescita pari all’uno per cento.
«L’Italia spiega Capitani – è, sotto il profilo dell’Ict, un paese a più velocità, sia in relazione ai settori industriali sia in relazione al divario territoriale». Le banche si confermano con 4.393 miliardi i big spender dell’information technology. Ma è una spesa - spiega capitani - che si concentra per il 60-70% nella mani di solo pochi grandissimi gruppi. Inoltre il Paese denota grandi differenze tra nord e sud. La spesa It per occupato (805 euro la media nazionale) infatti è simili al Nord Ovest (1.054 euro) e al Centro (925 euro), cala leggermente nel nord Est (784 euro) ma precipita al sud e nelle isole a 4689 euro. La spesa pro capite in It passa dai 550 euro nel Nord Ovest a soli 154 nel Mezzogiorno.

Da un'attenta lettura, ci si rende facilmente conto di quanto ci sia da fare in questo settore, quante occasioni ci sono.
Ma qui facciamo semplicemente dei conti della serva: quattro milioni di imprese, millecinquecento euro di spesa. Poca cosa.
Ma non andiamo a vedere, nello spaccato, dove queste imprese stanno investendo, quindi non riusciamo a comprendere i meccanismi. La legge 196, per cui gli amministratori delle aziende dovranno firmare sulla sicurezza dei dati aziendali, è un ottimo motore per l'ICT. Ci mettiamo pure la crescita portentosa dello storage, delle connessioni a banda larga per le aziende? Se un'azienda ha acuistato i computer nel 2001, probabilmente, anche se lenti, possono tranquillamente funzionare ancora oggi, per cui non vi è investimento in hardware. Vi è, semmmai, un investimento in servizi, spesso a basso costo puntando a server Linux e alla consulenza rabberciata. Si è quindi, secondo me, creata un'Italia che con l'informatica va a due velocità: una che coglie le occasioni per trasformare le aziende e erenderle più competitive, e una che sfrutta l'informatica per strategie di business a breve termine. Le PMI, quasi per definizione, seguono una strategia di breve termine.
Ma mi pare che anche molte gradi aziende d'informatica hanno strategia di breve termine.
I cinesi stessi, con l'abbattimento dei costi di produzione, diciamolo pure che in molti casi, come ad esempio nelle scarpe tanto attuali in questi giorni, la politica è quella del sottocosto per strangolare i mercati mondiali: è un strategia a breve termine, che potrebbe dare risultati eccellenti in futuro. E' una scelta tattica. Nel business ci sta.

mercoledì 8 giugno 2005

Windows Update - Microsoft Update

Molti messaggi oggi di utenti che stanno scaricando l'aggiornamento di Windows Update, giunto alla versione 6: non si scarica e da un errore.
Io l'ho appena fatto. E' lento ma funziona. Di certo la lentezza è da comprendere, visto che chiisà quante macchine si stanno collegando ai server Microsoft...
Qualcuno, come Mauro e Idalgox (ma sei una medicina), mi parlano di errori di installazione, che causano il riavvio della macchina. Non so che dire.
Comunque, se avete fatto Windows Update recentemente, non vi sono nuovi aggiornamenti.

Apple: massacrato da messaggi

Se ne avevo ricevuti tanti prima del mio post, dopo il messaggio scritto ieri ne sono arrivati una valanga.
La maggior parte di essi riguarda il mio sasso lanciato nello stagno di Ibm.
Massimo scrive "[...] se Ibm ha deciso di smarcarsi dai processori lenti per i portatili, causa dell'attrito con Apple, punta a processori per prodotti specifici, che garantiscono volumi e redditività certa, si tratta di una strategia di breve termine [...]". Concordo con questa visione, ossia che Ibm, avendo ormai oltre il 60% del fatturato di servizi, tenda a concentrarsi sul core business, lasciando il core business storico. Che sia una strategia a breve termine o di medio periodo non lo so, di certo non è di lungo periodo, visto che tende a capitalizzare immediatamente gli stabilimenti e la capacità produttiva, abbassando i costi della ricerca e sviluppo.
Maria ha un altro punto di vista "[...] Ma siamo sicuri che per Ibm il contratto con Apple fosse davvero vantaggioso? In fin dei conti deve produrre processori, preoccuparsi di svilupparli, ma senza grandi prospettive di apertura del mercato (il 5% è fisso per Apple, anzi può diminuire)[...]". Anche qui mi trovo parzialmente d'accordo. Non ha molto senso, per Ibm, trovarsi di fronte un partner, detto tra virgolette, che monta i suoi processori, ha grandi richieste ed aspettative e alla fine non ha un volume esagerato. I processori per Console, alla fine, potrebbero essere molto ma molto più remunerativi.
Ma non pensiamo solo alle console. Media Center di Microsoft ha provato a portare il PC sotto la TV. Risultato deludente, probabilmente la causa è il prezzo e le prestazioni. Ma ci sono sempre più prodotti che stanno convergendo rete-TV, e questo è certamente il futuro. Produrre processori per quel mercato potrebbe essere più interessante che produrli per computer, quindi la strategia di Ibm che si sta delineando è a lungo termine.
Insomma, Apple fa i suoi interessi, magari facendo storcere il naso ai puristi, ma credo che Ibm sappia il fatto suo.
Noi, come spesso accade, non lo capiamo. Ma delineando degli scenari possibili, è facile fare delle ipotesi. Anche perché ce ne sarebbero molte altre da fare...

martedì 7 giugno 2005

Apple con Intel

Una raffica di messaggi questa mattina mi ha letteralmente travolto. Come ha correttamente titolato 01net, Apple è Intel Inside.
Lascio qui invece il link allo speech di Steve "voltafaccia" Jobs (QuickTime necessario per vederlo).
Come anticipato, nella serata di ieri, in apertura della Worldwide Developer Conference, Steve Jobs ha annunciato l'accordo che tutti aspettavano e che di fatto segna un passaggio epocale per la società.
A partire dal prossimo anno, Apple inizierà a utilizzare per le macchine di fascia più bassa processori Intel, invece dei PowerPc Ibm finora utilizzati, iniziando un processo di transizione destinato a concludersi entro la fine del 2007, data entro la quale l'intera offerta avrà cuore x86.
In occasione dell'annuncio, è stata resa nota la disponibilità di un Developer Transition Kit, che comprende un sistema di sviluppo Mac basato su Intel con versioni preview dei software Apple, che permetterà agli sviluppatori di preparare versioni delle proprie applicazioni che gireranno sia su Mac basati su PowerPC che su Intel.
Contestualmente, Microsoft e Adobe hanno confermato l'intenzione di continuare a sviluppare i loro prodotti sia per piattaforma PowerPc sia per i nuovi Macintosh a cuore Intel.
I mercati hanno accolto con un po' di scetticismo l'annuncio, tanto che entrambi i titoli hanno registrato qualche leggera flessione.
La decisione viene guardata dagli osservatori di mercato con qualche perplessità, più di ordine tecnico che di opportunità economica.
Si pensa agli inevitabili problemi di compatibilità e c'è chi mette le mani avanti: la svolta di Intel significherà la fine del mondo Mac "Classic". Tra le righe pare già chiaro che per Mac Os 8 e 9 non ci sarà più spazio.

Tra i messaggi che ho ricevuto, posso dividere gli utenti in quache categoria. I primi sono quelli contro il Mac, che adesso possono urlare la superiorità della struttura dei PC rispetto a Apple. La seconda categoria è quella dei delusi, ossia utenti Mac che sostengono la superiorità del Risc rispetto alla piattaforma Intel. La terza, ancora molto sostanziosa, è quella che avrebbe preferito Amd e la sua superiorità a 64 bit a Intel.
Cercando di analizzare a bocce ferme la situazione in casa Apple, ci si rende conto che il problema non è nei desktop, ma sui portatili, non sufficientemente potenti per competere con i PC Windows. Da qui, credo, possa essere iniziato il dialogo con Intel, e credo che il Mac, con la potenza dei processori di Intel, abbia dei vantaggi enormi, anche se a quel punto diventa un sistema operativo su di una piattaforma standard.
C'è da dire anche una cosa: passando all'architettura x86, avrà maggiori difficoltà a mantenere l'hardware proprietario, ma questo potrebbe tradursi in un enorme vantaggio per togliere quote di mercato a Windows.
In tutta questa faccenda, qeullo che mi lascia più perplesso è la strategia di Ibm. I pc venduti a Lenovo, le cpu vendute per le console di gioco (a questo punto quasi esclusivamente), fuori dal mondo Mac. Alla fine che cosa resta? Servizi e brevetti. Che lasciano il tempo che trovano. Mah.

lunedì 6 giugno 2005

Amazon venderà audio libri scaricabili

Prendo da Reuters. L'idea ovviamente è un po' quella di cavalcare il podcasting, ma può essere arrivata dai libri in formato audio disponibili nelle reti P2P.
Amazon.com Inc. sta sviluppando uno store online dove venderà audio-libri scaricabili e altri contenuti audio parlati. Una portavoce della società non ha voluto commentare la notizia né ha voluto dire come cambieranno le relazioni con la società partner Audible. "Non commentiamo se lanceremo o meno lo store ora. Parleremo solo dopo il lancio", ha detto la portavoce. Amazon.com nelle sue pagine web su e-Books & Documents ha pubblicato il seguente avviso agli editori di audio-libri. "Amazon sta sviluppando un nuovo store online in cui offrirà audio-libri scaricabili ai suoi clienti. Se sei un editore di audio-libri o altri contenuti parlati audio e desideri che i tuoi prodotti siano inclusi nello store, puoi mandare una mail a digital-audio@amazon.com", dice l'annuncio.

Non ci sarà legge Usa contro giochi violenti

Prendo da Reuters.
La legge presentata all'Assemblea della California per mettere al bando la vendita di videogiochi violenti è rimasta in stallo per mancanza di sostegno, come ha annunciato il suo autore. Il consigliere Leland Yee ha ritirato la legge dopo non esser riuscito ad ottenere abbastanza voti da portarla all'esame dell'assemblea generale, ha detto il suo assistente Adam Keigwin. "L'abbiamo messa nel file inattivo", ha detto Keigwin, rilevando che c'è la possibilità che Yee chieda ai legislatori di rilanciarla nel Senato dello stato allo scadere della sessione legislativa. In caso contrario, Yee, psicologo infantile, la riproporrà nella prossima sessione, ha aggiunto Keigwin. La commissione Arti dell'assemblea aveva fatto avanzare il provvedimento con 6 voti a favore e 4 contro, dopo che una votazione precedente non aveva ottenuto i voti necessari. I produttori di videogame e console sostengono che restrizioni nelle vendite di giochi sono superflue perchè la loro industria da 10 miliardi di dollari svolge bene il compito di impedire ai minori di acquistare giochi in vendita solo per adulti.
Mettiamola così: se in California vietano i giochi, arriveranno a vietare anche i film. Non esiste.

mercoledì 1 giugno 2005

Amd e Intel

Mi sto chiedendo una cosa, girando per i vari siti internet di informazione: ma se Amd lancia un prodotto, perché Intel deve parlare di sé con qualcos'altro.
Se ci fate caso, l'apertura di vari siti informatici, è equamente divisa tra Amd che ha immesso sul mercato l'Athlon 64 X2, un dual core potentissimo a 64 bit, mentre Intel presenta la sua segmentazione.
Capisco la Borsa, il mercato, i partner. Ma qui non si tratta forse di cortesia verso gli inserzionisti?

La Francia, la pirateria, i videogiochi

Apprendo dalla newsletter del Garante della Privacy un qualcosa di sconcertante, ma non di inaspettato. Non commento nemmeno, anche se poi bisognerebbe capire che implicazioni ha questo genere di apertura, perché in nome della protezione di qualcos'altro si potrebbe tracciare e così via, aprendo una crepa paricolosa.
Bisogna, però, riuscire a capire quali sono i casi specifici per cui le aziende produttrici di videogiochi e le aziende che sviluppano software analogo pssono registrare dei dati sensibili.
Va anche precisato che in Francia molte software house di viddeogiochi e di prodotti multimediali sono finanziati dallo stato, per cui è ovvio che hanno avuto un canale privilegiato nella discussione.
Partendo dal presupposto che la pirateria sia da combattere, continuo a non comprendere la distinzione di base: lo si fa a scopo di lucro (vendo o scambio il programma) oppure no?
Qui la parte della newsletter integrale.

La lotta alla pirateria informatica in Francia

Il Garante francese autorizza per la prima volta le aziende produttrici di videogiochi a raccogliere gli indirizzi IP degli utenti Internet
La CNIL, ossia l'autorità francese per la protezione dei dati (Commission Nationale de l'Informatique et des Libertés), ha autorizzato per la prima volta un trattamento automatizzato per l'individuazione di reati contro la proprietà intellettuale (www.cnli.fr - "Actualité"). Le aziende che producono programmi per videogiochi ed altro software analogo potranno avvertire chi scarica tali programmi senza licenza e/o li mette a disposizione altrui che sta commettendo un reato, ed in alcuni casi specifici potranno raccoglierne l'indirizzo IP (il numero assegnato al nostro computer ogni volta che ci connettiamo ad Internet e che lo identifica in modo univoco), per istruire un procedimento giudiziario.
L'autorizzazione emanata dalla CNIL è la prima nel suo genere. La legge francese di protezione dati, emendata nel 2004, prevede la possibilità di trattare dati personali relativi a reati, condanne e misure limitative della libertà personale per tutelare la proprietà intellettuale ed il copyright, previa autorizzazione della CNIL.
La possibilità di raccogliere automaticamente gli indirizzi IP è stato proposto dalla SELL, ossia l'associazione francese degli editori di programmi per giochi e intrattenimento, e riguarda soltanto i programmi inclusi nei cataloghi degli editori che sono membri della SELL.
La CNIL ha giudicato che la configurazione del trattamento proposto fosse tale da assicurare il bilanciamento fra rispetto della privacy e diritto d'autore. In particolare riguardo a due questioni.
La prima è relativa all'invio di messaggi di avvertimento, che viene previsto solo per gli utenti che scaricano o mettono a disposizione programmi di videogiochi. I messaggi avranno il solo scopo di segnalare che si sta commettendo un atto illecito per cui sono previste determinate sanzioni. Nessuna informazione relativa agli utenti sarà conservata dalla SELL. In particolare, l'indirizzo IP dei navigatori Internet, ai quali i messaggi sono inviati, non potrà essere conservato o utilizzato per redigere un verbale per il reato – ad eccezione dei casi sotto indicati.
La seconda questione è relativa proprio alla possibilità di raccogliere gli indirizzi IP di alcuni utenti per redigere un verbale per il reato. Tale possibilità sarà ammessa esclusivamente in alcuni casi limitati, caratterizzati dalla gravità del reato contestato. I verbali redatti dalla SELL saranno utilizzati per istruire un procedimento giudiziario, e soltanto in tale ambito sarà possibile associarvi altri dati identificativi (risalendo al nominativo dell'utente/abbonato che ha operato lo scaricamento).
A proposito della tutela del copyright e della lotta alla pirateria informatica, le Autorità per la protezione dei dati partecipanti alla Conferenza mondiale di Wroclaw (Polonia), nel 2004, avevano adottato una dichiarazione "sugli aggiornamenti automatici del software" (v. Newsletter 20 - 26 settembre 2004). Con questo documento le aziende produttrici di software sono state invitate a procedere all'aggiornamento on line del loro software soltanto con il consenso informato dell'utente, secondo modalità trasparenti. I Garanti hanno ricordato il principio per cui si dovrebbe chiedere agli utenti di comunicare dati personali esclusivamente quando questo risulti effettivamente necessario per effettuare l'aggiornamento on line.