mercoledì 13 aprile 2005

Rapporto AIE

Prendo direttamente il comunicato stampa.
Aumentano ancora gli internauti: quasi un italiano su due usa internet. E parliamo di qualcosa come 23milioni di italiani, il 46% della popolazione (nel 2004 era il 43%) e l’83% degli utilizzatori di PC. Non solo, sempre secondo la stima dell’ISPO di Renato Mannheimer, più di 18,6milioni di italiani hanno visitato almeno un sito a contenuto informativo negli ultimi sei mesi.
Internet boom? Forse, se si considera che questi trend si avvertono anche a scuola. Secondo la ricerca dell’Istituto Iard Franco Brambilla, gli 80 insegnanti intervistati (tra quelli più attenti alle nuove tecnologie) chiedono che su supporto digitale siano resi disponibili moltissimi contenuti differenti. In primo luogo, argomenti specialistici (74 segnalazioni), approfondimenti tematici (72), materiali per le ricerche degli studenti (68).
E’ quanto emerge dal Rapporto 2005 dell’Osservatorio AIE (Associazione Italiana Editori) sull’editoria digitale presentato oggi, che prende in esame, attraverso due indagini, i rapporti tra gli italiani e le tecnologie: da una parte sotto il profilo dell’accesso e del consumo di contenuti editoriali digitali all’interno delle famiglie (con una indagine curata dall’Istituto ISPO) e dall’altro sull’utilizzo delle tecnologie nel mondo della scuola (con una indagine curata dall’Istituto IARD Franco Brambilla).
Le famiglie italiane e i contenuti digitali: modalità di accesso e di consumo – L’indagine Ispo. Gli internauti sono cresciuti negli ultimi tre anni, passando dal 35% del 2002 all’attuale 46% della popolazione. Nonostante il 45% del campione dichiari di non utilizzare ancora il pc, fra chi lo usa viene considerato sempre più come strumento di comunicazione e non solo di lavoro: ben 8 utilizzatori di pc su 10 si collegano, infatti, ad internet. Ma per fare cosa? In base alla frequenza nell’uso, emerge che più della metà rientra nel gruppo dei “forti utilizzatori” (52%): sono quelli che oltre ad avere una buona dimestichezza con i nuovi mezzi tecnologici – il 61% di loro appartiene infatti a famiglie con un’elevata disponibilità di apparecchiature tecnologiche - nello stesso tempo ama leggere libri (61%) e quotidiani (57%).
Più in generale emerge inoltre che la stragrande maggioranza degli internauti (80%) utilizza il web anche per consultare contenuti editoriali/informativi.
I contenuti legati allo studio e all’attività professionale sono quelli per i quali gli italiani si mostrano più propensi al pagamento, in particolare se si tratta di corsi di formazione. Il 20% di coloro che nell’ultimo semestre hanno utilizzato internet per partecipare a corsi di formazione dichiarano infatti di aver pagato per accedervi e il 47% si dichiara propenso a pagare per poter usufruire di questo servizio anche in futuro.
“Il quadro che emerge – ha spiegato Renato Mannheimer dell’Ispo - lascia intuire che l’editoria elettronica on line sia arrivata a un punto di svolta e possa ragionevolmente ipotizzare un suo definitivo decollo: le famiglie italiane vantano oggi una buona attrezzatura per l’uso e il consumo di contenuti digitali e, per quanto riguarda l’ipotesi di pagamento per accedere a servizi/siti on line, il panorama si presenta complessivamente positivo”.
Prospettive di integrazione tra didattica e nuove tecnologie – L’indagine dell’Istituto Iard Franco Brambilla. Nel 2004 emergeva che gli insegnanti italiani che usano regolarmente il PC per preparare le lezioni erano una minoranza (37%) e solo uno su cinque lo impiegava nella presentazione delle lezioni stesse (20%). Nel 2005, in base a un’indagine proprio sugli 80 insegnanti più attenti alle nuove tecnologie, è emerso quali possono essere i vantaggi in sede didattica.
Secondo gli insegnanti, chi “ci guadagna” sono prima di tutto proprio gli studenti (per facilità di utilizzo, maggior partecipazione, stimolo allo studio..), seguiti dalla ricerca di materiali (più fonti, informazioni aggiornate…) e infine dalla didattica nel complesso (per impiego di strumenti più vicini ai giovani, possibilità di personalizzare i materiali…).
Insomma, le nuove tecnologie aiutano, pure a scuola: in base a una valutazione da 1 a 10, gli insegnanti ammettono che il loro uso consente una maggiore sintonia al linguaggio dei giovani (voto medio 8,4), uno stimolo maggiore nel lavoro (8,5), la possibilità di personalizzare i materiali (8,4) e una grafica accattivante (8,4).
Gli svantaggi risultano invece più controversi: la metà degli intervistati lamenta infatti la difficoltà a prenotare i laboratori e le apparecchiature informatiche. La fase di maggiore difficoltà, comunque, sembra quella iniziale, in cui l’insegnante si trova a dover cominciare a utilizzare da zero i nuovi materiali (perdendo molto tempo) e a confrontarsi con strumenti che richiedono una diversa abilità nell’esposizione della lezione in aula.
“Internet e le tecnologie però piacciono – ha sottolineato Antonio De Lillo dell’Istituto Iard Franco Brambilla – Un’ulteriore conferma è che gli insegnanti chiedono che su supporto digitale siano resi disponibili moltissimi contenuti differenti. In primo luogo, argomenti specialistici (74 segnalazioni), approfondimenti tematici (72), materiali per le ricerche degli studenti (68), ma anche materiali interattivi ed esercizi guidati”.
Secondo i docenti tecnologici il materiale ideale su supporto digitale deve prima di tutto essere utilizzabile in autonomia dagli studenti, e in modo facile.
Il commento – “Fare editoria oggi significa anche stare attenti ai media e ai linguaggi diversi in cui i contenuti possono esprimersi – ha spiegato Federico Motta, presidente dell’AIE – Abbiamo seguito questa evoluzione fin dal suo inizio con attenzione e facendo investimenti e continueremo a farlo sempre più, perché crediamo in questa scommessa: proprio per questo lo sperimenteremo anche nel settore della scolastica con l’integrazione tra libri di testo cartacei e multimediali. La speranza è però di non essere i soli a impegnarci sui contenuti: il sostegno alla diffusione dell'hardware e della connettività è un elemento importante ma non sufficiente. Solo i contenuti di qualità possono infatti garantire una crescita reale della cultura e dell'innovazione del Paese”.
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