Scopro su Mark Up di settembre, precisamente a pagina 91, che non esiste solo il diritto Siae, ma anche il diritto della SCF. Patrick Fontana ci spiega che non ci resta che fischiettare. Pensavo fosse un'esagerazione.
Cos'è Scf. E' la società Consortile Fonografici che in Italia gestisce la raccolta e la distribuzione dei diritti connessi al diritto d’autore per conto dei produttori fonografici e degli artisti interpreti esecutori, presso tutti coloro che utilizzano musica registrata in pubblico. SCF è cioè una collecting society (informazioni prese dal sito ufficiale).
Si fa scudo di una legge del 1941, ma nasce solo nel 2000. Curioso.
La composizione e la registrazione sono due diritti differenti. Quindi, usufruendo di musica, si è costretti a pagare.
Il tribunale di Treviso ha dato ragione alla Scf contro un gruppetto da poco: Benetton! Infatti, Scf ha citato Benetton Retail per non aver corrisposto i compensi derivanti dalla trasmissione di musica registrata nei propri punti vendita.
A parte il fatto che abbiamo finito di andare nei negozi e ascoltare musica (a meno che non la suonino i dipendenti, che può essere una strada percorribile, pensiamo ad esempio per Radio McDonald's che invece di suonare musica dai dischi, la fa suonare dai dipendenti), non basta aver pagato il canono Rai per la radio (anche se poi ascolti 105 o Deejay).
La Cei, la Federalberghi e la federazione Moda Italiana hanno siglato accordi con la Scf, dando credibilità alla cosa.
Capisco che oramai si stia raschiando il fondo del barile per la musica, ma a noi utenti è possibile che non pensi mai nessuno.
Ma proprio nessuno.
Non mi aspetto, a dire la verità che la cosa esca fuori su qualche media di rispetto (giornali, radio, TV). Ma si tratta, secondo me, di una di quelle notizie, purtroppo vere e non inventate come invece ci stiamo abituando, che tutti quanti dovrebbero conoscere.
Soprattutto ora che la musica la si porta sempre più in giro, si apre al Podcasting e alle mini radio private via web.