mercoledì 16 novembre 2005

Su aziende e scuola ...

Sulla lettera ricevuto l'altro giorno sono arrivati alcuni messaggi. La lettera era provocatoria, nel senso che poneva in evidenza un modo di pensare la lavoro e alla formazione che sta spuntando in vari convegni.
Dario, che per altro è autore dell'ultimo messaggio arrivato, allarga la riflessione guardando il passato di questo paese.
La provocazione (accettabile) riguardante l'assegnare direttamente alle aziende il ruolo di formatori sul campo delle competenze necessarie per poi lavorarci non è nemmeno poi così provocatoria. Nella misura in cui può essere provocatorio un salto nel passato.
Nell'immediato dopoguerra, con un sistema formativo da ricreare, l'industria italiana, all'epoca il terziario non si sapeva cosa fosse faceva proprio cosi'. Patrocinava scuole professionali e faceva apprendere agli studenti il lavoro vero sin dal primo giorno.
Con eccesso di personalismo, posso testimoniare che mio padre, alla Borletti, storica industria milanese poi finita nella galassia Fiat, ha fatto proprio cosi': ha imparato un lavoro, che poi è stato il suo per 40 anni, andando alla scuola dell'azienda che lo ha assunto.
Se vogliamo tornare indietro nel tempo, va benissimo, purché si sia consapevoli di farlo.

Ma siamo sicuri che vogliamo delegare alle aziende la formazione? che il sistema universitario statunitense funzioni davvero? Che si studia per avere un lavoro e una professione garantita?
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