giovedì 30 dicembre 2010

I regali di Apple sono curiosi

Apple, per i possessori di iPad, iPhone e iPod touch ha messo a
disposizione un'applicazione per questi giorni di feste con un regalo
al giorno.
Era andato tutto bene, aprivi l'applicazione e si connetteva ad iTunes
per il regalo.
Oggi, però, il regalo è un libro.
Il problema è che i libri non sono scaricabili in Italia.
Ovviamente avrò ricevuto una cinquantina di messaggi di gente
incavolata, chiedendosi che razza di regalo sia uno che non puoi
usare, e nemmeno riciclare ( tema caldo nel dopo Natale ).
Presumo, ma solo presumo, che Apple abbia realizzato questa campagna a
livello mondiale e non abbiamo prestato molta attenzione agli utenti
extra USA.
Mi auguro che Apple sappia rimediare alla figuretta.
Per farlo ha due possibilità: un altro regalo (ovvio), oppure aprire
lo "store" dei libri anche da noi... Mi auguro che vinca la seconda
ipotesi.

mercoledì 29 dicembre 2010

Giornali, iPad e gli utenti

Mesi fa mi sono beccato del visionario negativo, del bastian contrario
e via dicendo perché sostenevo che i giornali su iPad erano un fuoco
di paglia, un effimero elemento nell'inesorabile declino dei giornali.
Siccome so riconoscere quando sbaglio, so anche capire quando ho
ragione a priori.
La chimera dei giornali su iPad è stata sbandierata in lungo e in
largo, ma se leggiamo i dati dei giornali venduti, ci accorgiamo che
il gran successo non c'è mai stato.
Wired, mica pizza e fichi, da 100.000 lettori si è attestato a 31.000
di media, con settembre a 23.000!
Vanity Fair, sempre per rimanere in CN, ha venduto meno di 9.000 copie
della versione iPad a novembre. Espresso, Panorama e Novella, tanto
per fare nomi nostrani, navigano nelle stesse acque.
Copie scarse per i quotidiani, non solo New York Time ma anche per gli
itakiani Repubblica, Corriere, Gazza e Sole.
Numeri che non giustificano gli investimenti e che non attirano
pubblicità (certo, la connivenza con i Centri Media aiuta a gonfiare
un po', ma le over commission sono più alte quindi è un affare per
tutti).
Esistono progetti interessanti, R7 o la Vita Nòva, ma la gratuità
risulta truccare i conti.
A Natale la base installata di iPad è aumentata, per cui ci sarà linfa
per un po', ma è ormai evidente che serve altro.
Apple, che lo ha capito, punta sulla propria piattaforma: costi bassi,
massima diffusione.
Ultima chance, oppure la partenza si un mercato vero e proprio?
Le variabili sono molte, ma forse, se la multimedialità sarà buona, ci
sono delle chance di successo.
Sebbene non tantissime.
Flipboard, nel frattempo, si sta proponendo agli editori come
piattaforma, raccogliendo anche la pubblicità.
Insomma, la battaglia, probabilmente, non è nemmeno iniziata!

martedì 28 dicembre 2010

Fallimenti televisivi

Se ascoltate le comunicazioni sulle TV, vi accorgerete che il digitale terrestre ha portato con se una serie di problemi non trascurabili.
A Milano, moltissimi non vedono più i programmi di La7, molti i canali RAI (e figuriamoci la ricaduta sul canone a gennaio), molti non vedono Iriis e Boing, ma non è che ci si stracci le vesti (il mio video ha raggiunto 1.6 milioni di visualizzazioni e un motivo ci sarà).
La TV ormai la vedi in 100 modi diversi e un canale in più o in meno non fa differnza (oddio detto da uno che con la TV ha a che fare ...).
A fianco dell'offerta, che per ora non vede coinvolto il 100% della popolazione italiana, si sta sviluppando una rete di TV via web. Si sta sviluppando si fa per dire.
Il fallimento di Alice Home TV è sotto gli occhi di tutti, ora spostano l'attenzione sui contenuti puntando su CuboVision, prodotto che nasce con un anno di ritardo e già abbondantemente vecchio.
Poi ci sono i tentativi di rendere le TV interattive collegandole a internet e infine Google TV.
Ci fosse, tra tutti gli esempi, non dico una storia di successo, ma almeno un sistema o un servizio promettente.
Siamo lontani dalla convergenza, o meglio, solo il computer (e qualche tablet), ci sta provando, con risultati decenti.
Il resto del mercato dell'elettronica di consumo si sta muovendo, ma non ha ancora una direzione precisa.
Questa è una prateria da conquistare, ma servono investimenti, come sempre, ma soprattutto idee.
In questo momento, queste mancano quasi del tutto.
Su mobile qualcosa si muove... Ma Android, per esempio, pare non essere adatto.
Anche per i sistemi operativi, quindi, ci sarà ancora spazio?

giovedì 23 dicembre 2010

Skype e gli utenti

Skype è approdato da qualche tempo su iPhone, iPod e iPad. Era presente già in tanti altri prodotti, non solo su computer.
Ebbene, in questi giorni Skype scricchiola, fatica a chiamare e trovare i contatti.
Il motivo: c'è stato un boom di utenti connessi che ha messo in seria crisi il sistema.
Se Skype troverà un rimedio in tempi certamente brevi, il problema per gli utenti è notevole.
Infatti, mettiamo sempre più nelle mani di servizi tecnologici le nostre attività e rischiamo di restare senza connessione.
Quando stipuliamo un accordo con un provider telefonico, il contratto prevvederebbe una serie di clausule per tutelare dai problemi. Ho usato il condizionale perché nessuno legge quelle clausole e di solito le aziende telefoniche non li rispettano.
Quando ci iscriviamo ad un servizio web, non solo non leggiamo le clausole che però "spuntiamo" regolarmente nel form di iscrizione, ma nessuno parla di garanzie d'utilizzo.
Può capitare con Skype, può capitare con Messenger, può capitare con Gmail, e con tutti gli altri, nessuno escluso.
C'è un rimedio per noi utenti?
No, nel senso che non esistono regolamenti, soprattutto se i servizi sono gratuiti.
Il miglior consiglio, per non essere "disconnessi dal mondo" è quello di avere un servizio di backup.
E se ci pensate, ce l'abbiamo già: mail e telefono... aggiungiamo la chat di Facebook, Messenger, ...
Non possiamo risolvere i problemi, ma almeno arginarli.

lunedì 20 dicembre 2010

Una sorpresa di Natale: no gadget, sì ai computer

Siamo quasi a Natale e i gadget tecnologici sembra non funzionino più come regalo. Cose come casse per iPod, custodie e via di seguito sono oggetti non più desiderati, a favore della concretezza di un nuovo computer o smartphone.
Se sui secondo non ci sono grandi dubbi, ci sarebbe da far riflettere sui costi di connessione, perché spesso sono nascosti e gli acquirenti non hanno piena coscienza delle spese.
Sui computer, invece, ho notato un ritorno di fiamma.
Molti hanno colto l'occasione del Natale per cambiare il computer di casa e non si stanno rivolgendo ai netbook, come qualcuno vuol farci credere, bensì a quella fascia di prodotti tra i 500 e i 600 euro, possibilmente inseriti nelle offerte volantino delle grandi catene.
Un fatto nuovo, perché l'italiano sta riscoprendo il computer nella sua veste più potente, con maggiori capacità rielaborative e multimediali.
Tutto ciò non migliorerà sensibilmente il digital divide, ma aiuterà a progredire e a far progredire le aziende perché, con computer più potenti, si possono fare più cose e più velocemente, quindi si richiederanno le medesime prestazioni al lavoro.
Una sorpresa sotto l'albero di Natale per l'Italia, con gli italiani che spendono con maggior attenzione nella tecnologia.
 

venerdì 17 dicembre 2010

Flipboard non si arresta più

L'avevo indicata come miglior applicazione per iPad, ora è stata celebrata da Apple come applicazione dell'anno.
Ma Flipboard, invece di crogiolarsi dei successi, continua ad aggiungere funzionalità.
Ora sono visibili i contatti di facebook, ossia la nostra bacheca, ma anche i contenuti del nostro account di Google Reader, ma anche Flickr.
Un prodotto di successo, quindi, che continua a stupire gli utenti.
Il suo svantaggio, però, è che un utente disattento non riesce a coglierne le potenzialità, perché appena scaricato il programma sembra di avere di fronte una demo, non un prodotto completo.
Aggiungendo i contenuti dai propri feed rss, convertire le liste di twitter e ora con google reader, si ha un vero e proprio giornale veramente aggiornato e basato sui miei interessi.
Ma per configurarlo "a modo" serve diverso tempo. 
Forse è il suo limite.

martedì 14 dicembre 2010

E il black friday?

Chi mi segue da tempo sa che a me piace parlare del black friday.
Si tratta del primo vero giorno di acquisti natalizi per gli
americani, il venerdì dopo il giorno del ringraziamento, in cui la
maggior parte è a casa e inizia lo shopping.
Quest'anno non ho scritto come al solito quali sono le tendenze perché
le idee, o meglio, i resoconti raccolti, sono discordanti.
Certamente il marketing delle aziende si sta organizzando per
informare e disinformare gli acquirenti, per cui districarsi tra ciò
che è vero e ciò che non lo è diventa difficile.
Due vincitori su tutti: Kinect e Android.
Kinect ha colpito l'attenzione degli americani, ma visto l'andamento
anche in Europa, dei consumatori in generale. Un modo di giocare
diverso, non saprei ancora dire con certezza se sarà una rivoluzione
per sempre, ma è evidente che Kinect avrà implicazioni importanti nel
modo con cui ci rapporteremo con i video (non ho parlato volutamente
di computer) nei prossimi anni. I giochi, per il momento, non sono
strabilianti, anche perché i tools di sviluppo veramente efficaci ci
sono da pochissimi mesi.
L'altro vincitore indiscusso è Android, che ha decisamente preso
l'abbrivio nel mondo degli smartphone.
Sistema operativo stabile e sufficientemente potente da far girare
prodotti sotto i 100 euro e prodotti sopra i 500 più o meno allo
stesso modo.
Apple ha intuito il pericolo e, da quanto si evince dalle gare di
appalto asiatiche, si sta attrezzando per una serie di risposte.
In tanti mi chiedono di parlare dei tablet: ebbene, questo non è
ancora il natale dell'iPad o del GalaxyTab o dei vari cloni con
Android.
Il mercato sembrerebbe pronto, ma le limitazioni tecnologiche da una
parte e i prezzi certamente non accessibili dall'altra frenano ancora
questa trasformazione.
Per le fotocamere, ormai si tratta di un mercato di sostituzione e
vengono premiati i brand in grado di innovare, o nelle tecnologie o
nel design.
I computer sono sempre un regalo importante, i netbook di nuova
generazione, sufficientemente potenti per poterci fare quasi tutto,
stanno ancora dominando la scena.
Mac sembra essere in costante ascesa, sebbene non riesca a sfuggire
dalla propria nicchia di mercato.
Per le TV, sembra che il 3D non si stia per niente affermando, mentre
i lettori Blue-Ray (e quindi anche la PS3) stanno avendo un momento
d'oro (i titoli un po' meno).
Insomma, sebbene con molto ritardo, ho cercato di riassumere i principali trend.

venerdì 10 dicembre 2010

Google Docs sbarca su iPad (come MS Office web apps)

Sembrava un paradosso che l'iPad, con tanto di browser Safari
compatibile HTML5, non potesse sfruttare la suite di produttività di
Google.
Finalmente la lacuna è stata colmata, proprio nel momento in cui
Microsoft lanciava le Office Web Apps in italiano.
Parentesi su Office: funziona solo se si configura l'accesso cliccando
in fondo alla prima pagina "sito per PC", a quel punto si abilita
"modifica in browser".
Google, che ha dormito un po' sopra Docs per iPad (pensando di
agevolare così i tablet Android), si trova così il competitor
veramente pronto a sferrare l'attacco, con la potenza della conoscenza
degli utenti dei vari Word, Excel e PowerPoint.
La scelta di Google, per altro, è simile a quella Microsoft: devi
passare alla versione computer, non mobile.
L'idea, mi pare di capire, è dettata dalla volontà di non
sovraccaricare di traffico la rete.
Di colpo, le applicazioni su Desktop non sono diventate vecchie o
obsolete, ma certamente hanno perso buona parte dell'appeal per i
computer...
Per ora, sia Google sia Microsoft richiedono la connessione sempre
attiva, in pieno stile nuvola, ma le cose stanno cambiando e
cambieranno in fretta.

giovedì 9 dicembre 2010

Vita da hacker

Wikileaks è l'argomento del periodo.
Soprattutto, Wikileaks è l'argomento informatico del periodo.
Infatti, oltre ai problemi con Amazon, il sito ha dovuto cambiare
dominio e ora viene boicottato da molti gestori di DNS (instradatori
di traffico internet)... Se non bastasse, Visa e Mastercard hanno
deciso di bloccare le donazioni verso Wikileaks.
A questo punto, gli hacker hanno risposto, quasi spontaneamente,
andando ad attaccare i siti delle due principali carte di credito.
Se dal punto di vista tecnico non c'è nulla di nuovo, sarebbe bene
iniziare a pensare a questo genere di cose in modo più completo.
I siti sono vulnerabili per definizione, essendo fatti da codice
sorgente e dati, protetti da password, quindi niente è inaccessibile.
E' altrettanto evidente che per far incavolare qualche migliaio di
persone oggi serve, francamente, molto poco.
Il coltello dalla parte del manico chi ce l'ha?
Pensate se domani, oltre ad avere gli hacker che cercano di
paralizzare le attività di un istituto di credito, gli utenti
scrivessero ovunque che l'azienda X sta facendo qualcosa di negativo e
tutti quanti chiudessero i rapporti?
Non si tratta di uno sciopero o di un semplice boicottaggio: qui si
metterebbe in crisi un sistema.
Quanto esposto non ha nulla di informatico o di tecnico, ma è un
problema reale, che deve essere affrontato in modo serio.

venerdì 3 dicembre 2010

Wikileaks, i server e il Guardian


Wikileaks è l'argomento del momento, oscurando tematiche, spesso, più serie e che toccano la nostra vita di tutti i giorni.
Ieri parlavo di come la libertà di espressione dipenda dai server e dai provider e oggi il sito ha traslocato un'altra volta.
Non entro nel merito delle puerili motivazioni date a Wikileaks.
Il Guardian ha chiamato Assange a chattare con i lettori: ma tecnicamente lo fa nei commenti della pagina.
Guardian
Il sistema, ovviamente, non ha retto l'impatto e il sito è caduto, per poi riprendersi.
Ma era ovvio: se ogni volta ricarichi tutta la pagina per avere un aggiornamento, soprattutto se stai generando traffico, crei un attacco Denial of services in automatico, sebbene involontaio.
Probabilmente la banda ai signori del Guardian non costa, ma è certamente un problema di banda!
Wikileaks, insomma, è l'emblema dei dilettanti allo sbaraglio del XXI secolo.

giovedì 2 dicembre 2010

Cosa abbiamo imparato da Amazon e Wikileaks

Ecco alcuni tweet di Wikileaks:

If Amazon are so uncomfortable with the first amendment, they should get out of the business of selling books.

WikiLeaks servers at Amazon ousted. Free speech the land of the free--fine our $ are now spent to employ people in Europe.

Ieri Amazon, per un attimo, ha bloccato Wikileaks.
Nella rete è montata immediatamente una protesta, con maledizioni verso Amazon e congetture verso gli USA.
La solita tempesta in un bicchier d'acqua.
Però, il fatto potrebbe insegnarci qualcosa.
Per esempio, che la rete è libera, ma fino a un certo punto, perché il provider del servizio o il gestore dei server possono togliere la spina.
La neutralità della rete, quindi, non è un paradosso, ma qualcosa di fondamentale.
Ma, come utenti, stiamo sempre più prendendo coscienza del fatto che la rete stia diventando una necessità di base, vuoi per comunicare, vuoi per informarti, vuoi per divertirti.
Si parla tanto di cloud: ebbene, prima di mettere tutto sulla nuvola, sarebbe il caso di fare quattro regolette per vivere tranquilli.
Chi segue questi argomenti, li troverà banalizzati in questo post, ma è importante che ci sia una presa di coscenza che vada al di là della semplice apertura del wi-fi.
I tempi stanno maturando.
Ma non sono ancora maturi.

mercoledì 1 dicembre 2010

SDK su SDK e più che 70-30

La parola d'ordine, in questo periodo, è SDK.
Non esiste azienda ICT che abbia qualche consumatore che non tenti di aprirsi un proprio store online e che non cerchi di far sviluppare applicazioni.
Per i programmatori la maggior parte dell'intelligenza delle applicazioni è la medesima, mentre va cambiata l'interfaccia d'uso.
Il valore aggiunto è pressoché nullo, mentre il modello di business è sempre il medesimo: 70-30.
Infatti, tutti propongono agli sviluppatori il 70% degli introiti, quasi non vi fosse alternativa.
Cos'é, un cartello? Si sono tutti automaticamente adeguati a questo mercato creato da Apple?
Per gli utenti ci potrebbe essere il vantaggio di avere oggetti elettronici con funzionalità di base crescente grazie ad applicazioni che diventano standard. Pensiamo, per esempio, a Facebook, presente sugli iPhone, sugli Android, sui Blackberry, sui Windows Phone, ma anche nei cellulari di basso costo, nell'Xbox, nelle TV con internet, ...
La fetta di torta più grossa, è bene ricordarlo, è nascosta nella pubblicità, che potrà seguire l'utente indipendentemente dall'oggetto utilizzato per connettersi.
Quindi, altro che 70-30!

martedì 30 novembre 2010

Diplomazie digitali

Wikileaks è sulla bocca di tutti, sia nel bene, sia nel male.
Premesso che le prime anticipazioni rappresentano più che altro un
gossip, bisogna inquadrare il contesto e poi, volendo, esprimere dei
giudizi.
La diplomazia è un'arte antica, invito coloro che ne hanno
possibilità, a visitare l'Archivio di Stato presso i Frari a Venezia,
giusto per capire di che cosa stiamo parlando.
Leggiamo di ritratti psicologici e di abitudini dei potenti, fatti che
servono poi nelle varie trattative.
Dimentichiamo che i servi, proprio per la diplomazia, diventano
utilissimi per risolvere le contingenze.
Il fatto più grave, a mio avviso, è che erano stati secretate cose che
sono reperibili nei motori di ricerca, informazioni che sono scritte
sui giornali e questo, nel 2010, mi fa sorridere.
Quando ci si presenta ad un colloquio di lavoro, oggi si è già stati
perlustrati nella vita professionale e privata, grazie a "Google" e a
ciò che si scrive nei social network.
Che differenza c'è con i potenti?
La differenza c'è, eccome: hanno vissuto come dei re, tra corte e
privilegi che non andavano messi in piazza, e oggi si scoprono nudi e
vulnerabili.
Wikileaks si fa "pubblicità" proponendoci la sagra dell'ovvio e del
sentito dire, il problema vero è che i documenti veramente segreti e
che riguardano alcune nazioni non sono previsti.
Ecco, questa trasparenza non è da web.
E non è da 2010.

PS I giornalisti sarebbero messi sotto accusa da Wikileaks? Ma
Wikileaks, secondo voi, fa giornalismo d'inchiesta? Se è così, i
colleghi di Report cosa fanno?

martedì 23 novembre 2010

Europa e il bengodi degli americani

Non si è mai capito fino in fondo perché gli americani amino così tanto alzare i prezzi in Europa.
A partire da Apple, che applica un cambio dollaro-euro 1:1 fino a giungere ad Amazon, che ha aperto Amazon.it ma che pratica una politica di prezzo che è del 20-30% più alta di quella, per esempio, di UK.
Non si è mai capito perché gli inglesi abbiano sempre dei prezzi più bassi degli altri paesi (per Apple, non sempre), e non crediamo solo per la lingua.
Mi viene un sospetto: o non sanno fare le proporzioni, oppure ci considerano proprio dei poveretti da spremere, tanto non capiscono.
Amazon.it, tanto atteso, si sta trasformando in un incubo per chi credeva che potesse aprire la strada al rilancio del commercio elettronico.
Io dico che i prezzi di Amazon.it fanno decollare i concorrenti.
Decollare, però, è un termine un po' forte.
La traduzione, poi, sembra degli anni 90: compra in tutti i dipartimenti...
Tanti anni d'attesa buttati al vento, un'occasione davvero sprecata.

Multitasking sull'iPad

Non avrei mai pensato di trovare il multitasking così fondamentale
sull'iPad, eppure, dopo aver installato il 4.2.1 mi sono accorto che
c'è un vantaggio enorme nell'uso.
Non parlo solo di ascoltare Pandora mentre navigo, ma di stoppare un
video per leggere la mail e poi riprendere al volo.
Un passo in avanti concreto per un oggetto che, per definizione ha
fatto una cosa alla volta, un passo in avanti verso le esigenze degli
utenti.
AirPlay, che funziona anche con una AppleTV (che sto provando in
questi giorni) è qualcosa di interessante. Mandare i video o l'audio a
un altro dispositivo veramente al volo e via etere è semplice e
funzionale, sebbene non saprei se questo genere di funzione la si
possa utilizzare molto, visto che l'iPad non produce contenuti (video
e photo), di certo più utile per l'iPhone.
La funzione AirPrint, per stampare dall'iPad non l'ho potuta provare,
visto che funziona solo sulle ultime stampanti HP e questa, comunque,
rimane una limitazione esagerata.
Francamente, in questi mesi non ho mai avuto l'esigenza di dover
stampare dall'iPad, nel caso facevo una foto allo schermo e me la
inviavo via mail... Sarà capitato in tutto tre o quattro volte e
basta.
Ne facevo a meno prima, lo farò tutt'ora!
Inutile dire che la visione dello schermo dell'iPad migliora, nel
senso che è possibile organizzare in cartelle le applicazioni e quindi
tutto diventa più semplice e naturale.
Sul GameCenter non mi sono fatto ancora un'idea precisa dei limiti e
dei vantaggi, mentre di certo la ricerca del testo nella pagina
navigata è un passo in avanti concreto per l'usabilità.

giovedì 18 novembre 2010

MySpace e Facebook: prove tecniche di amicizia

Una conferenza stampa congiunta tra MySpace e Facebook è un evento inatteso.
Sulla rete, non c'è molto su questo genere di iniziativa ma, probabilmente, ci sarebbe su cui riflettere.
I due social network, infatti, per la prima volta depongono le armi per comunicare qualcosa insieme.
Al di là di quello che andranno a dire, è un chiaro esempio di co-ompetition, ossia di cooperazione per competere.
Cose che succedono molto negli USA, non solo nel campo della rete, ma che raramente si vedono in Europa o in Asia.
La Co-ompetizione, infatti, è volta a creare nuove opportunità di mercato, allargare la torta con decisioni prese insieme, poi il più bravo e comunque il mercato deciderà chi è vincente e chi no.
Questo genere di attività, inoltre, segnano spesso un punto di rottura con il passato, per cui sono sostanzialemtne sempre ben viste dai clienti.
Sperando di non aver creato aspettative eccessive, rimaniamo in attesa dell'annuncio.
 
PS magari una compra l'altra, ma visto che c'è un CEO e un VP non darei credibilità alla voce.

martedì 16 novembre 2010

La mail è morta?

Il fatto che Facebook abbia annunciato servizi di messaggistica avanzati ha fatto dire a molti osservatori che la mail è morta.
Siccome sull'offerta di Facebook è piena la rete, non ha molto senso spiegare il tipo di servizio offerto, ma fare qualche considerazione su come si sta evolvendo il mondo della comunicazione.
Non si può prescindere dalla mail, anche quelli di Facebook se ne sono accorti, tanto che permettono di seguire le conversazioni degli stati attraverso la posta elettronica, senza nemmeno entrare nel servizio o su internet.
La posta elettronica si è evoluta, tanto che oggi è normale avere allegati e, a vederci meglio, allegati di grandi dimensioni.
Il bello della posta elettronica è la privacy dei messaggi, ma anche la possibilità di inoltrarli, di inviarli a più utenti e magari farlo in modalità nascosta.
La posta, quindi, è il vero hub delle informazioni personali di ciascuno di noi, lo testimonia il fatto che è l'applicazione per eccellenza sui cellulari.
Poi ci sono i messaggi, siano essi sms, siano essi postati all'interno di servizi vari.
Questi messaggi stanno diventando sempre più importanti e, nel tempo, non si sono mai evoluti particolarmente.
Se ci facciamo caso, Facebook da sempre è attenta a questo meccanismo, in parte portando gli stati degli utenti quasi a SMS evoluti, in parte spostando l'attenzione dalla chat alla messaggistica interna e viceversa a seconda dei bisogni del momento.
Stiamo attraversando, quindi, una fase di cambiamento, nella quale gli SMS non ci bastano più ma al tempo stesso abbiamo bisogno di qualcosa che non sia complicato come la mail.
Ci stanno provando in tanti, FB è solo uno di questi.
Ma lo fa con raziocinio e la forza del marchio e del numero di utenti.
Raziocinio perché non impone un servizio di posta elettronica (anche se fornirà una casella @facebook.com), ma piuttosto pensa a trovare un posto che raccolga i messaggi.
In questo ambito, abbiamo visto come si sono mossi molti client di posta e servizi come Messenger: hub di comunicazione.
Lo fa con i muscoli perché se lo può permettere, ma credo che ci sia anche la consapevolezza di sapere di essere in un terreno minato.
Google, nel frattempo, che aveva avvertito il pericolo, ha iniziato a chiudere i rubineti verso FB, ma è chiaro che le aziende condividono molti clienti.
Una guerra gioverebbe a una delle due?
Comunque la mail è morta, sentivo dire ad un convegno poco tempo fa, spiegando che anche l'email marketing deve cambiare.
Se è morta così, siamo a posto.

lunedì 15 novembre 2010

Paola Caruso e il giornalismo

L'attività del giornalista sta cambiando e Paola, con la sua protesta, ha aperto un dibattito da sempre sepolto.
Sepolto da editori, ma anche dai giornalisti nelle redazioni.
C'è un elemento in questa fase di crisi di questa professione: i giornali non li fanno solo i professionisti e non li fanno solo i collaboratori.
Se non si trova il mix, il prodotto è scadente, in tutti i sensi.
Ma soprattutto senza i collaboratori, che sono precari per definizione, non ci sarebbero i giornali e quindi anche i professionisti assunti diventano precari.
Il discorso di Paola, quindi, è certamente importante ma deve essere ampliato.
E le redazioni devono cambiare per avere un futuro. Nella testa, non solo nel modo di operare.
Il precariato, comunque è fastidioso, le ingiustizie, poi, vanno sempre combattute.
E' un problema di diritti negati, o meglio, di assenza di diritti.
E di tanta, tantissima ipocrisia che circonda la professione.

martedì 9 novembre 2010

Google Search sui Windows Phone 7... e Facebook

Google in questi giorni ha iniziato una discreta campagna contro la concorrenza.
E' partita con la chiusura della lettura dei dati dalle API di Gmail (ma non solo) per Facebook, ossia non è possibile per Facebook leggere i dati "sensibili" delle amicizie e dei contatti di Gmail, come invece è avvenuto in passato.
La scelta è stata motivata dal fatto che Facebook sciacalla i dati di Google ma non è minimamennte disposto a cedere i propri.
Quindi Google ha chiuso i rubinetti.
Sul lato client, invece, ha debuttato ieri il search nel market place di Windows Phone 7, con tutti i vantaggi dell'instant search.
Ovviamente la cosa non è passata inosservata e gli utenti di cellulare, che hanno certamente difficoltà a scrivere le parole da cercare, ne giovano particolarmente delle funzione.
Questo pare essere un primo passo per inserire all'interno di Windows Phone 7 la suite per l'ufficio di Google.
D'altro canto, l'invasione verso l'iPhone sta avvenendo progressivamente, ma non così rapidamente come ci si poteva attendere.
Google, quindi, per la prima volta mostra i muscoli verso la concorrenza con decisione.
Segnale che qualcosa, sul web, sta cambiando.

giovedì 4 novembre 2010

Chris, hai perso la coda allo #iabforum

Ieri c'è stato l'intervento di Chris Anderson allo Iab Forum.
I "sentimenti" raccolti sono contrastanti: da un lato chi adora il personaggio e prende per oro colato ciò che ha detto e dall'altra chi lo ha trovato sopra le righe.
Lo conosco da un po', lo leggo da molto più tempo e devo ammettere che ieri mi ha spiazzato.
Io sono un fan dell'iPad, credo di averne fatti vendere un discreto numero, lo porto sempre con me e difficilmente me ne potrei separare.
Ma non capisco come si possa collegare l'iPad e i servizi Freemium (figurati se non ci metteva la parola free) e la coda lunga dei contenuti.
Cercherò di spiegarmi.
L'idea che l'iPad sia un buon veicolo di contenuti è inequivocabilmente vero, che sia personale, semplice, acceso in un secondo, connesso e versatile, altrettanto.
Detto questo pare altrettanto evidente che le applicazioni non sono la panacea di tutti i contenuti, soprattutto non lo sono assolutamente per la coda lunga.
Senza entrare nel merito del numero certamente finito e limitato di applicazioni che possiamo mettere sull'iPad (diciamo 100?), vengono premiati i contenuti di qualità, certamente, ma è evidentissimo il fatto che contenuti di nicchia faticano ad emergere e trovare posto in una delle pagine dell'interfaccia dell'iPad.
Il web, invece, è molto più semplice, si è guidati dai motori di ricerca nel reperire le informazioni e possiamo utilizzare i pratici bookmark.
Chris probabilmente pensava all'Italia come una nazione in cui internet non è sempre disponibile, soprattutto in mobilità, come qualcuno ci vuol far credere, ma non è così, sebbene tanto ci sia da fare.
La coda lunga dei contenuti su iPad avrebbe senso se mi scarico da casa o in ufficio i contenuti e poi li vedo in giro, sul treno, in tram, al parco.
Ma se ho internet, che me ne faccio di un'applicazione che un'esperienza che è quasi sempre più povera di quella del web?
La tanto osannata Vita Nòva, applicazione legata a Nòva del Sole 24Ore, è un raro esempio di come i contenuti possano essere realmente premium, sebbene ancora free. Non parlo di tecnologia applicata, non parlo della realizzazione, parlo di esperienza d'uso (migliorabile alla stragrande nella tecnica, scimiottatura di cose già viste, ma almeno hanno colto il meglio).
Ma la maggior parte di applicazioni sui contenuti o sono la versione digitale del cartaceo o leggono dei feed rss di informazioni, quindi hanno bisogno del web.
Le applicazioni, nel 90% dei casi quando parliamo di contenuti, perché di quello parlava Anderson, sono ridondanti variazioni di qualcosa che potrebbe prendere maglior vita sul web.
Poi c'è un problema che, parlando ad una platea di pubblicitari e investitori, non andava trascurato: i contenuti freemium si ripagano con la pubblicità, ma oltre al problema degli spazi, vediamo che chi investe oggi nei giornali online (tanto per fare un esempio) sono solo pochi brand, per altro veramente grandi e che sono già big spender.
L'onda lunga si dovrebbe vedere anche nell'advertising, l'onda lunga catturata da Google Adsense e ora da Facebook, invece non se ne parla a sufficienza di come i microinvestimenti possano aiutare i contenuti.
Il fatto è certamente curioso, ma sotto l'occhio di tutti.
Senza essere un guru.
D'altronde, segnali che vanno in un'altra direzione ce ne sono molti e sotto gli occhi di tutti: Adobe che infila Flash sull'iPad e iPhone facendo cambiare idea a Apple (nel senso che Apple si è trovata costretta se non vuole restare in un angolo e venire superata dai Pad Android) oppure lo stato della blogosfera di Technorati.
Il web è morto, recitavano ad agosto. A me sembra più vivo che mai.
Se avessero detto morirà lo potevo capire, anche perché prima o poi capita.
Ma il web mi pare molto in salute.
Tanto che, ma non scriverò per farvi riflettere, qual era il tema di questo Iab Forum? 

martedì 2 novembre 2010

Il fisco e Facebook

Tempo fa, in un convegno, avevo parlato di come le informazioni che lasciamo nei social network stiano diventando una base importante per le indagini tributarie.
Non ci credeva nessuno nonostanti portassi casi ecclatanti.
Oggi i giornali parlano tutti di come l'Agenzia delle Entrate visioni anche i social network per carpire informazioni su possibili "contributi" nascosti o non versati.
Il meccanismo è talmente semplice che non merita nemmeno una riga di spiegazione.
Mi meraviglio che i colleghi ci siano arrivato solo ora, se ne parlava oltre un anno fa, ora gli addetti ai lavori lo danno per scontato.
Meno scontata, invece, è la decisione di Facebook di condividere i dati con la Polizia Postale italiana, per il momento unico caso al mondo (o poco più).
La scusa è intervenire celermente nel caso di imbecilli di aprono gruppi o pagine su argomenti o fatti scabrosi.
La paura che siano le prime manovre di censura o comunque di una nuova inquisizione.
Speriamo di sbagliarci, anche perché conoscendo da vicino il lavoro svolto dalla Polizia Postale, l'inquisizione non è nelle possibilità pratiche, viste le magre risorse a disposizione.

venerdì 29 ottobre 2010

Windows Phone 7 preso a calci

Non si può certo dire che il mercato delle telefonia non sia in grande fermento. Arrivano i Windows Phone 7 e arriva il nuovo Torch di Blackberry e la gente si interroga su cosa si possa fare davvero con uno smartphone.
Chiaramente Vodafone ha intenzione di sfruttare il proprio testimonial per i telefoni, ma vedere Totti prendere a calci un nuovo modello non è una gran pubblicità.
A parte la facile battuta, è chiaro che internet mobile sta cambiando le regole del gioco per gli operatori, meno soldi facili da SMS e più lavoro per tenerli agganciati attraverso internet.
Un'evoluzione della domanda o un'evoluzione dell'offerta è la domanda che mi sento ripetere più spesso.
La risposta è duplice: gli operatori spingono da una parte, ma gli utenti si sono evoluti moltissimo e Facebook e Twitter, ma anche Foursquare vanno in direzione mobile, le ricerche in tasca sono una comodità e le mappe nel cellulare connesso ad internet fanno risparmiare un gadget.
Insomma, si parlava di convergenza tanto tempo fa, oggi che se ne vedono i frutti ci si sta dimenticando dell'ABC.
Curioso.
Lascio il video di Totti che palleggia con un Windows Phone 7.
Poteva sembrare verosimile, se non componesse il numero...

martedì 26 ottobre 2010

Windows Phone, Apple e ...

All'uscita di Windows Phone 7 molti critici notavano l'assenza di una connessione ai Mac e la cosa, francamente, ha fatto rumore.
Ma l'unico cellulare con dentro Microsoft è in vendita nei negozi (ma trovarlo non è così semplice) solo dalla fine della scorsa settimana.
Nel frattempo Microsoft ha fatto uscire in beta il software per connettere i cellulari ai Mac.
Quindi, le chiacchiere starebbero a zero, se nonché c'è una differenza rispetto all'uscita dell'iPhone.
Infatti, Apple aveva bisogno della versione di iTunes per diffondere il "verbo" nel mondo degli utenti PC, mentre difficilmente Windows Phone 7 può sfondare nel mondo Apple.
Di certo i primi acquirenti Windows Phone verranno dal mondo PC, questo è poco ma è sicuro.
C'è un'altra differenza: Apple il cellulare lo costruiva, Microsoft non li fabbrica...
Sembra quasi che la richiesta di connessione ai Mac sia un'esigenza di chi crea i prodotti, non tanto di Microsoft.
L'iPhone 4, per altro, sta attraversando una fase travagliata e per il momento i prodotti che montano Android ne stanno aprofittando, mentre Microsoft si prepara per una gara di mezzofondo.
I prezzi dei terminali, diciamo la verità, stanno aiutanto Android, mentre il "market delle applicazioni" è tutto a favore di Apple.
Nel frattempo arriva anche un outsider nel segmento degli smartphone costosi e promettenti: BlackBerry Torch.
Non so perché, ma la sensazione è che tutti stiano cercando di accapparrarsi la fetta interessante degli smartphone aziendali. E la sicurezza, inutile dirlo, in quel segmento la fa da padrona.
Non mi pare un caso la scoperta di una falla nell'iPhone proprio questa settimana... ma magari mi sto sbagliando.

lunedì 25 ottobre 2010

Murdock si crede superman

C'è una serie di cose che nel mondo dell'editoria e del giornalismo mi lasciano molto perplesso in questo momento, e non sono in questo momento.
Siccome si crede che siamo di fronte a una rivoluzione, quando su 6 miliardi di esseri umani ci sono meno di 5 milioni dotati di iPad, le idee bizzarre sono talmente tante che è difficile persino tenerne il conto.
Ogni giornale che va su iPad si autodefinisce super innovativo e il migliore mai presentato, con tanto di coro al seguito.
Va bene, ci siamo abituati (e ormai sorridiamo!).
Ma la palma di cazzata della settimana va assegnata a quel genio di Murdock che voleva chiamare il proprio quotidiano online Daily Planet.
Vi dice niente questo nome?
Non vi ricorda Superman?
Allora lo chiamerà The Daily.
Quando si ha una visione e si ha l'originalità si può essere la guida dell'editoria, il faro illumunante.

venerdì 22 ottobre 2010

Confusi e felici

C'è tutta una pletora di espertoni tecnologici che vive in un mondo tutto loro. Di solito non mi soffermo a commentare questi fantastici guru perché non vale la pena, in genere, e perché mi rendo conto che una cantonata o una giornata storta può capitare a chiunque (a me capita).
Capisco anche che per tirare a campare devono inventarsi qualcosa, per cui non infierisco.
Non lo farò nemmeno questa volta, ma credo che ci sia bisogno di mettere qualche puntino sulle i.
La presentazione del nuovo MacBook Air (incredibile,non si chiama Mac Air, e qui si poteva fare un taglia e incolla senza introdurre errori) ha scatenato sul web una serie di considerazioni davvero divertenti, che meritano la mia attenzione per cercare di evitare che ci sia una disinformazione organizzata.
MacBook Air, nella versione più piccola, può aver tratto in inganno i meno attenti, di certo non i meno esperti. Infatti, assomiglia a un netbook nelle dimensioni, ma nnon ha nient'altro di un netbook.
Potenza di calcolo, sistema operativo certamente non in versione ridotta, memoria e via di seguito non lo rendono un netbook. Inoltre, se a tutto ciò non bastasse, ci sarebbe il prezzo a dire che non è un netbook!
MacBook Air, quindi, non è un netbook: chiaro?
Possiamo disquisire su cosa si possa fare con un MacBook Air o perché preferirlo a un MacBook tradizionale, ma non confrontiamolo con prodotti di un'altro genere, non solo per sistema operativo.
Ebbene, ieri sul web cosa avete letto del MacBook Air? vi lascio la pagina ufficiale del sito Apple, così da farvi un'idea da soli.
 

mercoledì 20 ottobre 2010

Microsoft e l'all-in

Ieri Microsoft ha presentato la sua offerta sulla nuvola. Al di là dei prezzi e dell'offerta, che è tutta da discutere per il semplice fatto che i prezzi annunciati si incastreranno in una scala sconti, che ci saranno offerte PMI comprendenti connettività da parte degli operatori (Telecom Italia è stata annunciata negli USA ma non era nelle slide italiane) e per altri motivi, mi preme sottolineare un punto fondamentale.
Microsoft con Office365 punta tutto sulla nuvola, nel senso che le aziende che oggi hanno le versioni di Exchange e Sharepoint nei propri server, oltre a Office installato nei computer, potranno optare per portarlo nella nuvola (ovvio), ma anche di pagare la stessa cifra per la situazione esattamente come quella attuale. Quindi, da una spesa per licenza a una spesa per utilizzo, con tanto di canone mensile.
Una rivoluzione per altro già in atto con BPOS, che altro non era che la versione attuale di Office365, ma che cambierà il rapporto con le applicazioni sui computer per sempre. Da un costo di possesso a un costo per utilizzo, con tutto ciò che riguarda anche dal punto di vista economico-finanziario un ammortamento o un noleggio di un servizio.
Microsoft crede così tanto in questo progetto che ha investito oltre due miliardi di dollari per i data center e ora deve convincere i propri partner che il modello di business deve cambiare.
Infatti, pagare la licenza è fastidioso, pagare per l'utilizzo può essere conveniente.
Non stento a credere che le grandi imprese ne possano beneficiare istantaneamente, ma credo che questo genere di offerta sia particolarmente gradita alle PMI, che possono crescere senza preoccuparsi troppo dell'IT se non dell'hardware.
Mettere in piedi, per esempio, una catena di negozi tutti connessi online prevede costi ridotti e certi, nel senso che se il negozio non funziona si chiude il contratto e fine della trasmissione.
Ovviamente questi servizi vanno testati (c'è una trial di 30 giorni all'indirizzo http://office365.com), ma il vantaggio per le imprese è evidente, basta in sostanza un browser o uno smartphone per avere tutto (posta, sito web, calendario, condivisione dei documenti, sistemi per crearli e modificarli, non ultima la unified communication) a portata di mano.
Le aziende sono pronte a questa sfida? 

martedì 19 ottobre 2010

Qualche considerazione sui dati di Apple

Mi è stato chiesto più volte questa mattina di parlare di Apple, sia
come conoscitore del mercato in cui opera, sia come "esperto"
economico.
A tutti ho risposto più o meno la stessa cosa.
I dati sono interessanti, la trimestrale è stata eccezionale, effetto
iPhone 4 nonostante tutti i i problemi che ha avuto!
Se guardiamo il fatturato, parliamo di 20 miliardi di dollari contro
12 dello stesso trimestre di un anno fa.
Ma se l'iPhone vola, l'iPad arranca paurosamente, tanto da lasciar
scappare una frase sibillina di Steve Jobs sul modello a 7 pollici che
non ci sarà mai. Prima di fare come molti che hanno parlato di
insuccesso, è bene chiarire che l'iPad in questo trimestre ha
fatturato 4,2 miliardi di dollari, nello scorso 3,3.
Se questo è un insuccesso, ditemelo che auguro insuccessi simili a tutti!
Detto questo, il flop di iPad si chiama iBooks, prima di ogni altra
cosa, dopo di che il numero di abbonati ai giornali elettronici che
non ha mantenuto le aspettative.
Quindi, paradossalmente, ha margini di crescita nei servizi ancora enormi!
Qualcuno scrive in chiaroscuro, più che altro perché il dividendo
atteso per azione sarà inferiore ai 5 dollari, ma, lo ripeto, se
questo è un insuccesso cosa dovremmo dire guardando i risultati di
altre aziende ICT?

venerdì 15 ottobre 2010

Windows 7? no, 1!

Non so quanti se lo ricordino. All'epoca non era nato ancora PC Windows, mi occupavo principalmente di Amiga, ma l'informatica moderna e l'uso dei computer in modo pervasivo è partito davvero da qui.
Lo dico perché è quasi un anno che ufficialmente c'è Windows 7 e mi pareva carino, invece di tirare le somme sul sistema operativo che è stato capace di "uccidere" Windows XP, dare uno sguardo al passato.
Trovo che vi siano grandi analogie con gli smarphone di oggi, non trovate?


PS Ma perché Microsoft organizza serate in concomitanza di Real-Milan?, ma soprattutto, perché Real-Milan si gioca sempre sotto Smau? Mistero!!!

giovedì 14 ottobre 2010

I computer americani

Leggendo dell'annuncio del nuovo sistema operativo di Apple, mi sono incuriosito e sono andato a vedere i dati relativi ai computer venduti negli USA.
Ebbene, oltre al sorpasso di HP nei confronti di Dell, c'è da sottolineare il fatto che il terzo posto è ora occupato da Apple, che ha superato Acer.
Se i primi due si contendono il 50% del mercato, i terzi e quarti lottano per una quota di poco superiore al 10% ciascuno.
Apple in crescita con i Mac, quindi, ha intenzione di cavalcare l'onda proponendo un ulteriore "balzo da leone" nell'usabilità.
Ovviamente, Microsoft ottiene poco meno del 90% del mercato, ma è da sottolineare che non troppo tempo fa era quasi il 95%: Apple ha raddoppiato la quota di mercato con i Mac.
Nonostante Windows 7.
 
PS i computer venduti oggi con XP fanno tenerezza!

mercoledì 13 ottobre 2010

Telefonismi nordici

Mentre Microsoft presentava ufficialmente Windows Phone 7, sul quale mi pronuncerò solo dopo una accurata prova, Nokia pare essere in caduta libera nelle quote di mercato in India.
Lo dice IDC e lo riporta The Economic Times e francamente non stento a crederlo.
A meno che non si usi un 3110 e solo per telefonare e messaggiare, Nokia è fuori da qualsiasi mercato di cellulari di pregio.
Ha il vantaggio di avere un menu molto riconoscibile da parte degli utenti, ma ormai quando si prende in mano un cellulare Nokia si ha la sensazione di usare un telefono a gettoni.
Anche N8, per esempio, pur avendo design e qualche eccellenza, sembra troppo antico paragonato a smartphone di pari categoria, persino con i "Bada" di Samsung il confronto è avvincente.
N97, poi, è stato un flop, pur avendo tutte le carte in regola per competere, perché tecnologicamente dietro agli altri smartphone. Con N8 non hanno voluto correre il rischio, ma l'adeguamento di Symbian non è sufficiente a supportare le richieste degli utenti smartphone, oggi molto sofisticati.
Da quanto tempo Nokia non produce un entry level significativo?
Probabilmente C7, oltre a qualche modello E, potrebbe invertire la rotta, ma non è un caso se i produttori domestici indiani stanno prendendo il sopravvento su Nokia,perché nella fascia bassa l'appeal è ormai pari a zero!
E ho detto indiani, non coreani, americani o giapponesi. Prodotti che qui nemmeno vediamo!
Ad onore del vero, la market share mondiale di Nokia è aumentata nel corso del secondo trimestre del 2010, con una crescita in percentuale a due cifre, dell'11.6%.
Nel frattempo Apple è calata del 4% (13.9% sul totale). Per intenderci, Nokia ha venduto 24mio di unità, Apple 8.4mio nel secondo trimestre, RIM, il secondo player mondiale, 11.2 mio.
Nokia cede qualcosa, ma vende sempre per oltre un terzo del mercato mondiale e, come detto, cresce.

lunedì 11 ottobre 2010

Appunti sparsi

Non avendo molto tempo a disposizione per questo blog, vorrei lasciare alcuni appunti su ciò che accade nel mondo della tecnologia.
Prima di tutto, oggi è il giorno di Windows Phone 7, che sta destando curiosità e interesse.
Google ha mostrato le prime auto che si guidano da sole in modo automatico, dichiarando che per un progetto vero serviranno ancora 7 anni ma che i prototipi funzionano già bene. Non solo ricerca e non solo informazioni dai cellulari sui clienti, ma una frossa diversificazione del business, verso la robotica che è un'industria sempre interessante e dal futuro ancora roseo.
Facebook, con i nuovi gruppi, ha capito che deve fare qualcosa per cercare di mettere dei paletti alle informazioni degli utenti sul web. Dimostra dinamicità ma soprattutto grande capacità di ascoltare i bisogni dei suoi amici.
L'editoria ha visto nascere il progetto di Paolo Madron in rete: sembra quasi che la montagna abbia partorito un topolino, visti gli investimenti dichiarati, ma auguriamo al progetto Lettera 43 ogni bene, anche se ricorda vagamente, ma forse troppo, il Post di Luca Sofri.
Ultimo appunto. Mi chiedono sempre più spesso di parlare di quanti pochi utenti abbia Twitter in Italia: come si fa a commentare una cosa del genere in modo serio se l'argomento della domanda è pretestuoso e difficilmente chi pone la domanda ha un'intuizione durante la risposta?

mercoledì 6 ottobre 2010

Windows Phone 7 è alle porte

L'argomento del periodo è Windows Phone 7, non c'è che dire.
Nelle mie rare apparizioni in giro, vengo sommerso da domande sul sistema operativo o da qualcuno che mi vuole mostrare l'applicazione che ha realizzato.
Premesso che Microsoft non mi ha ancora fatto provare il prodotto (!), tutto quello che dirò è frutto di piccoli test effettuati con i cellulari di partner vari, quindi lo strafalcione e soprattutto il cambiamento d'opinione è possibile.
Premesso anche che alcuni modelli di cellulari coreani non li ho mai ufficialmente visti e dei quali non si può fare menzione, l'hardware mi pare estremamente carrozzato.
La prima considerazione, quindi, riguarda il posizionamento di partenza: smartphone di fascia alta, quindi prezzo sopra i 500 euro.
La seconda considerazione riguarda la navigazione web: è come un computer, apre si siti anche complessi e li mostra a schermo intero. E' un vantaggio? Non ho testato a fondo flash e silverlight per cui non mi pronuncio.
La terza è la navigazione tra i menu e all'interno dell'applicazione. Aver pensato a interfacce che scorrono in senso orizzontale e verticale permette di non perdersi nei meandri delle informazioni ed è piacevole muoversi.
Il menu principale, poi, non ha nulla a che vedere con le versioni passate, veloce e molto intuitivo, un passo in avanti per l'intera industry. Va messo alla prova nel caso un utente si scarichi tante applicazioni.
Ultima considerazione: programmare apps. Credo che Microsoft abbia puntato su due aspetti: da una parte l'integrazione con il proprio passato e con i propri sviluppatori e partner, l'altra strizzando l'occhio ai delusi da Symbian, perché molti sono passati a Nokia QT e ne sono rimasti scottati e cercavano qualcosa di meglio. In fondo, sviluppare per Windows Phone non è più complicato che per Android o per iOS.
Chiudo qui, per il momento, in attesa di toccare con mano il prodotto (chi ha orecchie per intendere intenda).

martedì 5 ottobre 2010


Se Surface è stato un buon progetto ma per pochi, c'è da riconoscere che ha dimostrato che l'interattività con gli schermi può spingersi molto in là senza sfondare verso un'interazione alla Minority Report.
I laboratorindinricerca Microsoft si sono spinti ancora più in là utilizzando la proiezione al posto di uno schermo touch. In questa maniera l'interazione risulta essere più completa e coinvolge le tre dimensioni.
Per ora si sono dedicati alla didattica, ma il futuro appartiene a questa tecnologia, non c'è che dire.

lunedì 4 ottobre 2010

Windows Live: applicazioni tutte nuove

In molti mi avete scritto per avere un parere sulle nuove applicazioni
Windows Live, a partire da Messenger e Hotmail.
Le ho scaricate giovedì sera e le ho testate.
Parto da Messenger. Il fatto che sia diventato di fatto un connettore
unico per parlare con gli amici, sia su Messenger sia, per esempio,
nella chat di Facebook mi pare una buona idea.
E' possibile tenere traccia di quello che accade nei social network e
al tempo stesso continuare a restare in contatto con i propri amici.
Mi piace molto l'idea che Messenger resti un sistema di comunicazione
personale, ma che sia integrato con tutti gli altri, perché di solito
su Messenger si chatta con un gruppo ristretto di amici, mentre magari
su FB il numero è più allargato. Ottima la possibilità di parlarsi in
alta definizione video, pare funzionare.
Hotmail, dal canto suo, ha subito l'ennesima sterzata violenta,
diventando anch'esso un servizio hub per i social network.
Veloce e perfettamente integrato con la suite Office "sulla nuvola",
Hotmail continua la sua corsa per essere il servizio di posta più
completo, per ora è certamente il più utilizzato al mondo.
L'impegno da parte della divisione online di Microsoft mi pare
premiato dal risultato di aver creato prodotti puliti e semplici. A
questi aggiungerei Xbox Live, che è un successo indiscusso in termini
di servizi per i giocatori.
Non è un caso che questi siano i pilastri per il rilancio di Windows
Phone 7 (a proposito, una settimana al lancio ufficiale), ma non sono
convinto possano essere sufficienti per trovare il successo.
Aziende come Samsung, per esempio, hanno abbandonato Symbian, perchè
obsoleto. Oggi i costruttori di oggetti tecnologici non guardano in
faccia a nessuno e Microsoft è avvertita.

venerdì 1 ottobre 2010

Luoghi e impressioni

La moda del momento è dire ai propri amici dove ci si trova.
Premesso che l'interesse restringe enormente il campo dell'amicizia,
altrimenti si entra in quello della professione, l'interesse personale
per questo genere di cose è pari allo zero.
Il che non significa che non vi sia valore o non possa essere generato
valore dal conoscere la posizione di un amico. Mi pare evidente che ci
sia una forte contrapposizione tra lavoro e vita privata e non sono
così certo che siamo tutti così disposti a dire dove siamo (che è un
po' dire cosa facciamo): voglio dire al mio capo che oggi sono ad un
concerto a Verona e domattina ho la riunione con l'AD alle 9? OK,
togli il capo dagli amici (!), come se non ci fosse nessuna serpe in
ufficio che glielo va a riferire! Coperta corta con i social network!
Faccio un paio di considerazioni superficiali sui servizi.
L'approccio 4square mi piace, sebbene un po' invasivo, perchè mosso
dalla voglia, ma anche dal gioco, di conoscere meglio un luogo, che
sia un ufficio o un'attività commerciale.
L'approccio di Facebook Luoghi mi pare, per il momento, senza vantaggi
per l'utente. L'unico che vedo è ricevere pubblicità mirata e locale,
ma non so se sia un vantaggio vero per l'utente, di certo enorme per
l'inserzionista.
Per ora 4square sta vincendo 4 a zero. La partita sarà lunga, ma il
gap da colmare è ampio.
Ma io continuo a non usarli, nemmeno per vezzo per dire sono stato qui
e tu no: se lo devo fare, pubblico uno stato o una foto. E' lo stesso,
ma non spremono centesimi dall'informazione.

martedì 28 settembre 2010

Wordpress sui blog di Microsoft

Forse è la partnership più interessante per chi pubblica contenuti personali.
Windows Live Spaces, piattaforma online di Microsoft utilizzata da 30 milioni di utenti al mondo, potrà utilizzare la piattaforma WordPress, la più dinamica in ambito di pubblicazione dei blog (26 milioni sul web).
Una mossa importante, che avrà implicazioni significative per tutti coloro che creano contenuti ma anche sul grado di personalizzazione degli stessi e sull'integrazione delle piattaforme.
Da tenere sotto osservazione.

Blackberry punta sul PlayBook

Svelato il tablet di Rim: BlackBerry PlayBook.
Sono rimasto sorpreso dalla scelta dell'azienda nota per fornire soluzioni di mobilità per le imprese e incentrata sui servizi mail perché, in occasione del lancio di un prodotto, è riuscita a mettere a segno obiettivi di marketing strategici.
Il primo è il riposizionamento: chiamandosi con il verbo Play, l'azienda punta decisamente al mercato consumer, oggi ad appannaggio di altri brand.
Inoltre ha strizzato l'occhio ai giovani, presentando un prodotto innovativo. Utilizzando Book, invece, cerca di strizzare l'occhio a chi cerca qualcosa di più di un e-reader.
Allo stesso tempo, però, si è dimostrata attenta al proprio parco clienti: ha creato un professional tablet, multitasking, in cui è stata promessa un'esperienza di navigazione senza limiti, intendendo che supporta flash.
Il processore è un dual core da 1 GHz, ha una ram da 1GB ed è completo di tutte le uscite standard, mini USB, HDMI per il video (!), wi-fi, ...
Come il Galaxy Tab, ha uno schermo da 7 pollici e le misure sono leggermente più grandi, quindi meno "tascabile", anche se in tasca non ci sta, e rispetto all'iPad è un punto di debolezza. Come lo è il sistema operativo proprietario, che ha l'handicap di partire con poche applicazioni, anche se Adobe Mobile Air potrebbe fare da volano per il porting. Su Adobe, a questo punto, sarà utile tornarci in un post nei prossimi giorni.
Per ora non è previsto un modulo 3G, quindi di certo non telefona.
Punti di forza: compatibilità con Acrobat Reader e Acrobat Flash native e un browser basato su Webkit, quindi pronto per l'HTML5 e per i futuri sviluppi di internet.
Non si conosce il prezzo, ma del resto non si conosce nemmeno la data di uscita, annunciata nei primi mesi del 2011.

venerdì 24 settembre 2010

Questione di pollici

Ieri presentazione del Galaxy Tab di Samsung, in pompa magna e ne hanno ben donde.
C'è chi ha presentato padlet a gennaio e non è stato capace di farli, mentre Samsung si propone come il primo competitor credibile per Apple.
Detto questo, è evidente che i 7 pollici sono tanti per essere un cellulare e pochi per un tablet, tanto che Samsung si è lasciata sfuggire che ci saranno versioni con schermo più generose (non in Italia, ma sui blog).
Interesse da parte degli operatori presenti in sala, che giudicano il prodotto interessante, mentre l'idea di trasformarlo in in prodotto business mi pare, per il momento, un po' campata per aria.
Utilizzando Android, infatti, si ha il vantaggio di personalizzare facilmente l'ambiente, ma anche di poter trasportare le applicazioni su altri dispositivi... Quindi quando sento che il software per la lettura dei giornali è esclusivo penso subito ai sistemi di backup e alla condivisione internet e sorrido.
Non esiste, in Android, qualcosa che possa essere esclusivo, proprio perché è una piattaforma aperta.
In questo ambito, Samsung ha ancora della strada da fare, ma quella che ha percorso con il galaxy Tab non è per niente sbagliata.
In fondo, si tratta di affinare il prodotto e la strategia.
Magari, dato che ci siamo, anche il prezzo.

martedì 21 settembre 2010

Arriva Zune e i servizi

Zune è stato un prodotto praticamente esclusivo del mercato americano. Si tratta della risposta di Microsoft all'iPod, ma quello che a me interessa, in questo momento è parlare della risposta ad iTunes per la musica e i video.
Infatti, Microsoft sta aprendo Zune Service a livello internazionale, coinvolgendo anche il nostro paese.
Ovviamente sta preparandosi per il lancio di Windows Phone 7, che si integra perfettamente con Zune, ma anche per il futuro di Xbox 360.
Il servizio di ascolto illimitato della musica in streaming dovrebbe aggirarsi sui 10 euro (9.90), mentre per l'acquisto dei brani e il noleggio dei video le cifre dovrebbero essere quelle di mercato.
Per gli utenti la maggiore offerta sul mercato significa, solitamente, concorrenza e quindi prezzi più interessanti, ma in questo caso credo che sia tutto molto allineato.
Non c'è quindi, innovazione di prodotto, si punterà almeno sull'evoluzione dei servizi?
Ci auguriamo di sì.
Microsoft affila le armi, puntando sulle poche cose che sono rimaste: fedeltà dei programmatori e servizi rodati (posta e appunto Zune): la battaglia sarà rapida se il mercato non li premierà, lunghissima se Windows Phone 7 saprà ritagliarsi uno spazio.
 

lunedì 20 settembre 2010

La puntata di ieri sera di NetCafé

Ieri sera non ho visto la puntata di Netcafé (Telelombardia e T-Sat), ma vedendo la casella di mail deve essere andata particolarmente bene!
Infatti, ho una quantità di mail esagerata (e non sono le otto di lunedì mattina) e una richiesta fuori dall'ordinario di amicizie su Facebook (supererei il limite se accettassi tutti, ma, senza offesa, non lo farò).
Facebook con richieste simili va un po' in tilt, oppure mi segnalano come "spammatore", comunque arranca anche da mobile.
Tornando alla puntata, devo ammettere che parlare di argomenti come Apple iPhone 4 Vs Samsung Galaxy S, Smasung Galaxy Pad Vs Apple iPad, utilizzare l'iPad a scuola con il caso del liceo bergamasco, nonché di un navigatore Navigon che si utilizza con la sola voce o parlare del mercato de videogames, SuperMario e Mafia II, si attira l'attenzione anche del telespettatore occasionale.
Scommetto che ci sarà stata qualche imprecisione, ma è evidente che l'interesse verso la tecnologia è sempre molto alto nel nostro paese.
Non abbiamo parlato di gadget, ma di oggetti anche costosi, per cui non esattamente alla portata di tutti.
Eppure l'interesse c'è ed è crescente.
Interesse che non trova riscontro nei telegiornali e nei programmi classici di intrattenimento.
Il gossip farà anche audience, ma la tecnologia non solo tira, ma va fortissimo.
 
PS Mi sono preso insulti, per quel poco che ho letto, da utenti PC che mi danno del venduto ad Apple, di utenti Apple che mi danno del venduto ad Android, utenti Android che mi danno del dannato vecchio utente Windows. Tutto molto ecumenico!

venerdì 17 settembre 2010

Giornali, tecnologia e lettori

C'è molta agitazione da parte degli editori per la proposta di Apple di fornire i giornali online attraverso un abbonamento mensile e condivisione delle entrate pubblicitarie.
La corsa al primo posto virtuale è iniziata, creando apps ad hoc.
Mi mancano dei concetti: il primo è il modello di business che si scontra con quello attuale e le regole delle concessionarie sono destinate a cambiare (probabilmente in peggio per i lettori).
Il secondo concetto è altrettanto semplice: il lettore, in tutto questo, come viene considerato?
Anzi, viene preso minimamente in considerazione?

giovedì 16 settembre 2010

Questione di stile

La battaglia nell'elettronica di consumo è sempre aspra, oggi più che mai.
Ci siamo abituati alle pubblicità comparative, ma ora credo che si stia raggiungendo il fondo.
Mi riferisco precisamente a due fatti avvenuti nel mondo della telefonia cellulare negli ultimi giorni.
Prima alcuni dipendenti Microsoft celebrano "un funerale" ai concorrenti in concomitanza del rilascio della versione finale di Windows Phone 7.
Il secondo riguarda Nokia che a Londra ha mandato un kit di sopravvivenza ai giornalisti che si recavano ad un evento di HTC.
Premesso che la goliardia e il non prendersi troppo sul serio sono qualità che apprezzo, mi pare evidente che si sia passato il segno.
Non tanto per i gesti, innocenti e divertenti, quanto per lo scoprirsi nudi di fronte ai concorrenti.
Infatti, HTC e gli altri produttori si possono sentire onorati di tanta attenzione da parte dei concorrenti.
Perché chi compie tali gesti si pone, automaticamente, in una posizione di debolezza sul mercato nei confronti degli "avversari" che teme a tal punto da disturbarsi di occuparsene pubblicamente.
Passi per Microsoft che deve recuperate uno spazio, ma Nokia deve dire al mondo intero che ha paura di HTC?

martedì 14 settembre 2010

Tablet e sistemi operativi

Google ha affermato, qualche giorno fa, che Android non è la piattaforma ideale per i tablet e soprattutto il market place delle applicazioni non è appropriato.
Questa dichiarazione non credo abbia fatto piacere a chi sta realizzatto dei competitor di iPad muniti di Android, ma soprattutto, si sta creando un po' di confusione verso i consumatori.
Se l'iPad è un oggetto splendido ma imperfetto, nel senso che manca flash e il multitasking, c'è da riconoscere che Apple lo ha posizionato correttamente non come un netbook o un sostituto dei notebook (MacBook), quanto come un oggetto differente, a metà strada con l'iPod.
Il posizionamento dei "cloni" con Android mi pare semplicemente quello di andare a coprire un possibile mercato, non crearsene uno.
Anche Asus, che punterà anche su Windows 7 starter, non offre un vero netbook, sebbene ne abbia le potenzialità.
Al di là delle considerazioni di prezzo del prodotto finale (sul quale il sistema operativo incide), le aziende "PC" si sentono vulnerabili perché
Android è "povero" e Windows è troppo "ricco".
Molti chiedono che esca sul mercato una via di mezzo (Google ovviamente in testa, ma è parte interessata con il Chrome OS), ma forse, e interpreto una mia sensazione, gli utenti no.
Gli utenti vogliono il massimo, senza compromessi.

giovedì 9 settembre 2010

Instant answers

Non capisco come mai l'abbiano chiamato instant search, visto che fornisce risposte istantaneamente...
A parte il nome, sorprende la velocità con cui il motore di ricerca funziona (per il momento solo nella versione google.com).
Ora si scatenerà un'incredibile rincorsa ad accapparrarsi le parole chiave più corte per attirare il traffico, e questa è già una prima considerazione di come potrebbe cambiare il web.
In seconda battuta, le risposte automatiche diventano un formidabile strumento per distrarre gli utenti, quindi da una parte velocizzerebbero le ricerche, dall'altro finirebbero, a mio parere, per creare disturbo all'utente.
Ci si abituerà, è ovvio, ma questa di Google è un'innovazione di prodotto che è destinata a cambiare l'uso del web.

mercoledì 8 settembre 2010

Uno, 3D e centomila

3D è la parola d'ordine nell'elettronica di consumo.
Il cinema si è già accorto che siamo lontani da una qualità accettabile per produzioni non faraoniche.
Eppure non manca offerta sul volantino delle catene di elettronica che non "spara" una TV 3D, "svenduta" con un riproduttore blu-ray altrettanto 3D (se volete, parlerò anche del flop blu-ray).
Adesso ci mancavano i telefonini 3D, da usare possibilmente senza occhialini (altrimenti sarebbe una scemata: già perdo i telefoni, figuriamoci gli occhiali) per vedere filmati e giochi.
Ma stiamo parlando di schermi sotto i 4 pollici: ha un senso il 3D su video così piccoli?
Ci si interroga molto sul tema, ma è chiaro che sarà necessario trovare delle strade diverse.
Ultima considerazione sulle TV. Se un amico comprava un plasma e gli altri non ce l'avevano, invitava tutti a vedere un film. Lui se la tirava, ma godevano tutti di uno spettacolo.
Se un amico compra una TV 3D, non invita a casa nessuno.
Il motivo è semplice: non ha occhialini per tutti.
Se consideriamo che le innovazioni più significative per l'uomo riguardano la sfera sociale, la TV 3D come la collochiamo?

martedì 7 settembre 2010

Applichiamoci

Le applicazioni sono l'elemento nuovo nel panorama del web e dei contenuti.
La novità, chiaramente, è relativa.
Pare che tutto debba passare da un'applicazione apposita.
Vale per gli smartphone, ma pare valga anche per i computer futuri.
Non si deve fare un ragionamento di tanto al chilo, ossia tante applicazioni quindi piattaforma valida.
Per un momento, escludiamo dalla discussione Apple, perché ha un'applicazione per qualsiasi cosa e ha spostato la battaglia degli sviluppatori sulla qualità.
Ecco il punto, la qualità.
Ha senso avere applicazioni scadenti pur di avere massa critica?
Avere applicazioni scadenti avvantaggia o no la piattaforma?
Un fornitore di servizi ha dei vantaggi a creare un'applicazione scadente in termini di esperienza d'uso?
Risposte facili a domande apparentemente guidate. In realtà non prenderei in esame le applicazioni sconosciute, ma piuttosto versioni apps di servizi web abbondantemente affermati per fare qualche considerazione.
Cosa ci vuole a realizzare una versione customizzata di Twitter per iPhone o Android?
Eppure le versioni ufficiali sono uscite tardi, in fondo bastavano pochi giorni per mettere in piedi qualcosa, tanto è gratis.
Ecco, il tanto è gratis è il vero problema.
Se un'applicazione è gratuita (magari con la pubblicità) non significa scadente e non significa prendere in giro gli utenti.
Twitter, come Facebook, hanno atteso nel promuovere le proprie applicazioni per telefoni proprio perché pretendevano di fornire agli utenti degli strumenti potenti e utili.
Hanno puntato sulla qualità e sul design e non hanno buttato dentro cose a caso tanto per riempire lo spazio.
I vantaggi sono stati parecchi: altri sviluppatori si sono occupati di creare applicazioni basic, dalle quali hanno imparato molto, poi hanno avuto modo di concentrarsi sulle interfacce e, non ultimo, hanno avuto modo di testare i prodotti per il tempo necessario.
Un'applicazione clone del sito web, quindi, non ha senso.
Non ha senso, soprattutto, se è facile memorizzare i dati dei siti offline.
Quante sono le applicazioni su iTunes? Ma in realtà, quali sono quelle redditizie?
Il mercato comunque selezione in maniera naturale, e anche Apple sa che non è sul tanto al chilo che si vince la battaglia di una piattaforma.
La cosa divertente, poi, è che Apple adesso punta molto sui giochi, terreno su cui doveva trionfare n-gage di Nokia...
Forse non conta solo avere un'idea e una strategia: bisogna rimboccarsi le maniche e darci dentro.
Ora le apps arriveranno sui netbook: ma ne sentivamo la mancanza noi utenti?
Per chi ha vissuto l'epoca d'oro del freeware o dello shareware sembrerà di essere tornati all'età della pietra.
Ma soprattutto, siamo sicuri che gli utenti abbiano qualche vantaggio?
Non bastavano i programmi?

venerdì 3 settembre 2010

Il web è morto, e la carta pure?

C'è una nuova moda su internet: dare tutto per morto o comunque vecchio.
L'esperienza di un magazine atipico come Business Community mi ha portato a scontrarmi con tutti i malcostumi di internet.
Il sito ha una grafica vecchia, lo sfondo è vecchio, la ricerca e il SEO sono vecchi, non avere link è vecchio, non hai "tuitter" e sei morto (lo cito testuale come me lo hanno scritto!), non hai l'applicazione Facebook allora non ti vede nessuno, i video su YouTube sono vecchi, ma come, hai un blog!, ...
La più divertente è: non hai l'applicazione iPad, allora non sei un giornale!
Su quest'ultima mi soffermerò a breve, ma farei un discorso generale.
Nessuno, in un mondo che cambia rapidamente e repentinamente come internet, ha delle ricette in tasca che può cucinare all'infinito.
C'è chi si è specializzato in un campo, chi nell'altro e in fondo confeziona fette di una grande torta a cui si aggiungono costantemente delle altre fette.
Ma nessuna fetta mangia le altre, si affiancano, allungano le dimensioni per fare in modo che il volume possa variare, ma non ho ancora visto fette sparire (non è esatta come affermazione ma sorvolo per semplificare).
La comunicazione, soprattutto, deve tenere conto di un mix di "processi" che possano fare in modo di colpire il target lasciando i contenuti il più possibile disponibili, modificabili, importabili, ...
Se si perde di vista l'ABC si tende a farsi prendere la mano da tutto ciò che è nuovo, per altro destinando risorse onerose per essere per forza i primi.
La ricerca della next thing su internet è qualcosa di pazzesco e vorrei citare qualche caso: dalla mail al web, dal web al blog e a Second Life, da YouTube a Facebook, da Facebook a Twitter, da Twitter a FourSquare, da FourSquare a ..., dal web alle applicazioni, ...
Una ricorsa costante che dura da anni e che risulta essere onerosa se non pensata a tavolino.
Ha senso correre a seguire il trend quando è facilmente ipotizzabile di assecondarlo?
Non ha senso ignorarlo, ma nemmeno abbandonare tutto per salire sul carro nuovo.
Se si ha presente un progetto di comunicazione preciso, sia esso di brand o di prodotto (la differenza dov'è?), si tratta solo di cavalcare delle opportunità che oggi la rete ci mette a disposizione.
Ma la rete, altro malcostume, non è il mondo e non è il Media: si deve inserire in un contesto più ampio che va dalla carta stampata alle radio e alle TV.
Oggi c'è una grande corsa verso le applicazioni che riguarda la carta stampata ma anche radio e TV.
A parte il vantaggio limitato che ha nell'immediato (per altro se fornisco gratuitamente qualcosa che faccio pagare in altro modo non compio un'iniziativa lodevole verso i miei affezionati fruitori), l'operazione tende a fornire un enorme vantaggio ai concorrenti che possono avere le informazioni in tempo reale, quindi reagire di conseguenza molto rapidamente e limitare il vantaggio che può avere un determinato scoop.
Se nei quotidiani la cosa si avverte in maniera limitata, nel senso che la scansione delle notizie è dettata dai lanci d'agenzia e dal sommario del TG delle venti, nei periodici si crea un meccanismo di copia che diventa quasi omologazione (come quella dei quotidiani), in cui si finisce per parlarsi addosso.
In questo meccanismo, per fortuna non ancora sviluppato nel nostro paese, ma ci arriveremo in fretta, si finisce per omologare l'offerta delle varie aziende.
Ce ne accorgiamo già che la comunicazione delle imprese, senza prendere i grandi nomi, è volta a rispondere in maniera tattica all'offerta dei concorrenti, tanto che si rischia che la tattica prenda il sopravvento e trasformi la strategia complessiva: se un concorrente comunica un taglio di prezzi sulla passata verace, i concorrenti reagiscono, se fanno cartelloni tendono a copiarli, se vanno in TV ci vanno anche a loro.
Oggi le aziende, quando trattano la pubblicità, cercano di utilizzare tutti i media. La cosa spiazza le concessionarie che, sebbene abbiano da tempo al loro interno una divisione dedicata, non sono in grado di offrire un pacchetto credibile.
Il risultato: all'interno si spartiscono in modo diverso i budget strappati al cliente, finendo con faticare a far quadrare i conti.
La carta è morta, vanno ripetendo.
Ma allora non è un'abitudine del web, è diventato un trend!
Video killed the radio star, non vi dice niente?
Forse bisogna tornare, ogni tanto, a guardare la torta.
Se non la vediamo, riprendiamo in mano le regole base.
Aiuta molto a capire l'oggi e intravedere qualcosa domani.
Giungo, dopo questo sermone, al punto iPad: Business Community non solo è ottimizzato per la fruizione su iPad anche offline (ammesso che si sia aperto il sito), ma essendo gratuito non ha bisogno di un'applicazione altrettanto gratuita.
Infatti, basta aggiungere il bookmark sulla home: comparirà un'icona del sito ottimizzata per iPad o iPhone... quando lo mostri si stupiscono tutti!
Ma allora non morirai!
Tié!!!!!

giovedì 2 settembre 2010

Di tablet - pad e prezzi dei netbook

Se ieri avevo dedicato i pensieri ad Apple, dopo l'annuncio non vorrei tornare sull'argomento, ma Apple TV potrebbe fare la differenza negli USA.
Mi soffermerei invece su un altro tema caldo di questa fine estate: i tablet - pad.
L'iPad ha riscosso tanto successo ma, come direbbe Jobs, non è una hit, nel senso che non c'è una produzione tale da permettersi centinaia di migliaia di prodotti venduti ogni settimana.
Mi viene poi il sospetto che non vi sia realmente un mercato disposto ad acquistare i prodotti perché il prezzo è, oggettivamente alto.
All'Ifa di Berlino verranno presentati molti modelli di simil iPad, quasi tutti dotati di sistema operativo Android.
La potenza di calcolo, dei nuovi Atom (anche multi processore) e di Tegra 2 di nVidia, permette di iniziare a pensare a qualcosa di più impegnativo.
Il problema è il peso degli oggetti, che se si volessero sfruttare le potenzialità al massimo della tecnologia, supererebbe il chilogrammo.
Quindi, un po' tutti i costruttori sono scesi a compromessi e scegliere Android al posto di Windows 7 starter è già un esempio.
I netbook, così come li abbiamo conosciuti finora, tenderanno a sparire per lasciare il posto a computer più performanti, sempre in dimensioni compatte.
Il motivo, come per i tablet - pad, è il prezzo di vendita. Ma a differenza dei pad per cui si scelgono tecnologia per abbassare i prezzi, nei netbook si punta a sostenere i prezzi di 299 - 399 euro.
Realizzare un netbook a 99 euro o 149 euro è troppo brutto e non garantirebbe margini per produttore, distribuzione e rivenditore finale?
Sarebbe una manna per lo sviluppo di internet, a parte il fatto che è il sogno di Negroponte.
Oggi si può, o meglio si potrebbe.
 
PS A dire la verità c'è un'azienda italiana che vende un "netbook" con Windows CE per navigare su internet a 99 euro, solo che non l'ho mai visto nei negozi! 

mercoledì 1 settembre 2010

Dopo la pausa estiva... Apple

Quest'estate la connettività che avevo a disposizione mi ha permesso di latitare da questo blog ma, al tempo stesso, di rimanere informato.
Oggi inizierei a parlare dell'argomento del giorno, ossia della presunta novità Apple per la TV, probabilmente con un nome nuovo per Apple TV che non è mai piaciuto.
OK, ci sarà anche il nuovo iPod Touch, ma è sulla TV che mi interessa soffermarmi.
iTunes ha rivoluzionato il mondo della distribuzione musicale, Apple sta tentando di aprirsi una strada verso i libri elettronici ed è evidente l'interesse verso i film, ma soprattutto, le serie TV.
Tentare la scalata dei contenuti senza disporre di contenuti pare essere la chiave di Jobs, lavorando a tutto tondo.
La criticità dei contenuti digitali, ovviamente, è la pirateria, che permette di vedere un film o un telefilm praticamente in tempo reale rispetto all'uscita, con addirittura un proliferare di servizi di sottotitolazione per i contenuti non ancora presenti sul mercato locale.
Tentare di avvicinare quel business che vale svariati miliardi di dollari e comunque molto più dell'industria discografica, non è una cosa semplice.
Prima di tutto c'è la diffidenza, poi gli investimenti che tutto ciò richiede.
Il cinema sembrava aver trovato nuova linfa con il 3D, ma l'interesse degli spettatori si sta sopendo a causa di produzioni non certamente all'altezza del sovrapprezzo del biglietto.
Le TV via cavo, negli USA, sono giunte a saturazione e il noleggio sta sparendo.
Chi ha tentato la strada dell'online ha avuto successi a singhiozzo, tanto che Hulu e Netflix si trovano a rivedere costantemente il business model.
Internet nella TV, ultima frontiera dell'elettronica di consumo, non ha ancora raggiunto dati significativi e si tratta, in buona sostanza, della duplicazione di applicazioni che si trovano nei vari cellulari che abbiamo sempre con noi, quindi il valore aggiunto è limitato.
I media center non hanno mai riscosso successo e, soprattutto, interesse da parte degli utenti, nonostante oggi un computer si colleghi in modo semplice alla TV.
Apple TV, nella prima edizione, non ha ricevuto consensi da parte della critica e da parte degli utenti, quindi è ovvio che ci sia grande interesse per un annuncio che possa rilanciare un prodotto e un'idea.
Il problema principale è che sarà un prodotto destinato solo al mercato americano.
Insomma, tanto rumore per nulla?
Non credo: se la nuova strada aperta da Apple avrà le gambe, è pensabile che possano esserci cambiamenti anche presso i concorrenti, nonché la discesa in campo più ampia di Apple (difficile per l'Italia in tempi brevi).
Nell'elettronica di consumo si avverte il bisogno di nuove soluzioni: non ha senso inserire la internet TV nei riproduttori blu-Ray, aveva senso metterci un browser solido, per esempio.
E quanto la Apple TV potrà disturbare la diffusione delle console di giochi, già presenti nei salotti e già abilitate al consumo di contenuti digitali?
La vera sfida per Apple è proprio vincere nei confronti delle console, mentre Sony e Microsoft (ma anche Nintendo) dovranno vincere la sfida con i nuovi prodotti.
Insomma, l'annuncio di Apple oggi potrebbe non riguardarci, ma influenzerà il salotto dei prossimi anni.
In qualsiasi caso.

giovedì 12 agosto 2010

Sulla neutralità

Vasta eco sta ricevendo sul web la discussione innescata sulla
neutralità della rete da Google e compagni.
In realtà, la neutralità della rete è da anni una frase roboante ma
non una realtà.
Senza spingerci su lidi stranieri, basta guardare nel nostro orticello
per accorgerci che da parecchio tempo chi porta la banda agli italiani
non è per niente neutrale.
Provider che favoriscono un certo tipo di traffico e ne rallentano
altri, soprattutto se si pensa ad aprire rubinetti p2p nelle ore
notturne per chiuderli di giorno, favorire il passaggio dello
streaming dei programmi televisivi sulla propria piattaforma contro lo
scambio di file di grandi dimensioni.
Per non parlare dei provider mobili, che offrono da sempre strade
differenti per le tipologie di utenti e per fruizione di contenuti.
Insomma, una pratica consolidata all'insaputa degli utenti. Ma si sa,
noi ci siamo abituati: ci vendono una connessione con una velocità di
punta dichiarata e mai raggiungibile e finora non ho visto insorgere
nessuno, nonostante vi siano tutte le premesse per una class action
con i fiocchi.
Mentre si parla di tutto questo in tutto il mondo, Telecom Italia apre
all 4G con una sperimentazione su scala territoriale.
La banda è quella che è, ho amici che si connettono ad internet dalle
località di villeggiatura solo grazie ad Eolo del mio amico Luca
Spada, chi non vede che connessioni 2G, chi si trova fuori copertura
con 3 e quindi spende spropositi per leggere, molto lentamente, almeno
le email più interessanti.
Vodafone e Repubblica, nel frattempo, aprono la strada del pagamento
attraverso operatore: sì, ma se ho una connessione 2G ci impiego un
giorno a scaricarmi il giornale che pagherei (i primi 15 giorni sono
gratis): come la mettiamo?
La rete non è neutrale da noi, e le tariffe non sono di certo vantaggiose.
Possibile che non si possa mettere mano in nessun modo al digital divide?
La risposta è semplice: per ovviare al problema offriamo internet a
velocità diverse in base a quello che si vuole da internet.
Ecco fatto, la neutralità per la connettività.
Diritti calpestati e utenti frustrati.

domenica 8 agosto 2010

Giornali e confusione

Mi arrivano molti messaggi relativi al numero di Business Community
dedicato ai giornali digitali, e ringrazio (www.businesscommunity.it).
I pareri sono discordanti, come deve essere, ma colgo dei segnali
precisi dai giornali che stanno andando online in questi giorni.
Senza svelare quanto scritto da chi si è visto negare la pubblicazione
dal proprio editore all'interno di un giornale "concorrente", la corsa
alle applicazioni è sbagliata, sia per tecnicalità, sia per la
difficoltà di gestione.
Adobe, che a breve offrirà una soluzione soddisfacente, tira l'acqua
al proprio mulino, ma ha il vantaggio indiscutibile di avere in case
le tecnologie per cavalcare l'onda.
Ma gli editori che sono ricorsi a contratti esterni per creare le
applicazioni, potranno avvantaggiarsi?
In fondo, Adobe promette che dall'impaginato al giornale elettronico
si passa con un paio di click, perchè ricorrere a terze parti?
Quando mi riferivo agli ultimi nati per iPad, mi riferivo all'Espresso.
Lo si svoglia comodamente, ma quando nel giornale si accenna a
contenuti online, si ricorre al QRCode.
Cosa faccio? Fotografo il codice con il cellulare e navigo da lì i contenuti?
Non bastava un link?
Giornali online significano tecnologia, ma anche progettualità.
Ma soprattutto, buon senso derivato dall'aver usato l'applicazione
prima di darla in pasto agli utenti.

venerdì 6 agosto 2010

Dove wave ha fallito

Google Wave è un progetto chiuso da Big G.
In molti mi hanno scritto chiedendomi i motivi oer cui non ha avuto
successo, our essendo una beta.
Li riassumo brevemente qui.
1. Tutti i prodotti di Google sono in beta da sempre, ma il concetto
di beta è cambiato e si pretende qualcosa di estremamente funzionante.
2. non si è mai capito cosa fosse Wave, nel senso che anche il claim
che diceva che era un'onda di informazioni non è risultato vincente.
Se è vero che gli utenti poi determinano lo sviluppo di un prodotto,
la scarsa chiarezza non aiuta a trovare gli utenti.
3. A cosa serve un servizio sul web? Questa è la chiave! Il servizio
potrebbe, al limite, essere carente e limitato, ma se la funzione è
chiara, le possibilitá di successo ci sono. Apri il sito e capisci
cosa puoi farci: Wave era troppo intricata per capirne le potenzialitá
( che c'erano sicuramente).
4. Google ha impostato un marketing sbagliato, comunque con strategie
diverse dal solito. Ha imposto un velo di mistero, lasciando quasi
un'esclusiva agli utenti e facendogli scoprire da soli a cosa
servisse. Francamente di un hub da inventare non c'era il bisogno: gli
utenti vogliono la pappa pronta!
5. Sulla stessa frequenza, la fase di start up è stata farraginosa,
nel senso che non si avevano inviti e non si avevano amici con cui
provare la potenza del servizio. Questo ha intiepidito l'attesa per il
servizio, finendo per non accende mai l'entusiasmo dei soliti
personaggi straparlano dei servizi sul web nei loro blog. Risultato:
conosciuto solo da pochi "malati di web", nessun effetto virale.
6. Ma Google credeva nel progetto? Lo ha mai rilanciato? Se aprite il
browser fanno pubblicità di Chrome, e via di seguito. Avete mai visto
pubblicizzare Wave?
7. La sensazione oersonale è che anche Buzz sia sulla stessa strada.
Forse Google è diventata troppo grande per lanciare prodotti in stile
"cantina"?

giovedì 5 agosto 2010

Un saluto a Google Wave

Le premesse c'erano tutte: i creatori di gmail, funzionalità avanzate,
interazione spinta.
Ma nonostante tutto non ho mai pensato che Google Wave potesse prendere piede.
Ricordo ancora l'affollata presentazione allo Iab Forum, ma anche lì
non sono riusciti a convincermi.
D'altronde, se sul fronte integrazione mail e streaming faticano non
poco (per dire che non riescono nell'intento) nemmeno dei client sui
computer, un motivo ci sarà.
Google ha deciso di chiudere il progetto.
Siccome non capita spesso di vedere sbagliare qualcosa a Big G, è bene dirlo.

martedì 3 agosto 2010

Pad e tablet: il futuro può attendere

I tablet rappresentano il futuro prossimo del computing.
Era una mia frase di un editoriale del 2004.
Son passati sei anni e forse, i tablet o pad, si diffonderanno con
decisione, forse, solo dalla fine di quest'anno... Quasi 4 milioni di
iPad sono invisibili nel mercato dei computer!
Ma un punto deve essere centrale: accesso al web.
Comunque, con 200 dollari si possono comprare dei computerini da 5
pollici con Android...
7 pollici potrebbe rappresentare un buon compromesso e Microsoft ha
deciso di premere sull'acceleratore.
Una nota: sui giornali su iPad sono stato travolto da domande grazie
al fatto che il mio video su youtube ha spopolato.
Pressreader, a mio avviso, offre un servizio splendido: tanti giornali
e prezzi abbordabili.
Perché se di pdf si parla, tanto vale avere un unico interlocutore,
che passa dritto da iTunes.

lunedì 2 agosto 2010

Tempo di tavolette

Andare in giro con un iPad è certamente un'esperienza, perché vedi da parte di tutti, indipendentemente dall'età, l'effetto Wow sul viso.
Premesso che l'iPad è un prodotto che c'è da un po', probabilmente non è stato sufficientemente "spinto", nel senso che è veramente tanta la gente che incontro che non l'ha mai visto o provato.
La cosa, di fatto, è curiosa, perché se leggiamo i giornali, l'iPad è un prodotto consolidato!
Il passaggio a pagamento di Corriere-Gazzetta-Repubblica su iPad ha creato, almeno leggendo i messaggi che mi arrivano, una sorta di spostamento verso altri giornali.
Anche PressReader ha adeguato il prezzo delle copie a 0.79.
Spostamento verso altri giornali, dicevo, ma anche consapevolezza che questo genere di prodotti diventerà parte integrante del futuro.
Facendo un rapido giro su internet, ormai i prodotti con Andeoid sono pronti (Dell Streak e Samsung), ma stanno rombando i motori anche i tablet con Windows 7.
Iniziano ad emergere interfacce a "sfogliamento" che sembrano certamente accattivanti, puntando proprio a stupire.
Chi però aveva visto l'interfaccia Origami sui primissimi UMPC, non vedrà molte differenze.
La differenza non la fa l'interfaccia (iPad ha un'interfaccia estremamente spartana fatta ad icone sullo schermo), ma i contenuti.
E i giornali devono essere fruibili su più piattaforme per massimizzare i guadagni.
Quindi devono utilizzare gli standard.
Come le applicazioni, a meno che non si creino giochi, infatti, il costo di sviluppo incide fortemente se si vogliono più piattaforme...
Ultima parola su iPhone 4: passato il delirio di massa e la penuria di pezzi, l'agosto italiani calmerà le acque. Ma Apple questa volta non ha più il vantaggio tecnologico del passato.

mercoledì 21 luglio 2010

Apple: un'azienda locale

Si fa presto a dire che Apple presidia relativamente il mondo.
Leggendo i dati finanziari ci si accorge che il oltre il 50% del fatturato è avvenuto nel mercato domestico.
Una crescita portentosa, quella di Apple, ma è innegabile che cura con maniacale attenzione gli USA, lasciando le briciole al resto del mondo.
Una strategia che ha prodotto 15,7 miliardi di dollari...
Da studiare con attenzione.

lunedì 19 luglio 2010

Apple e Windows Phone 7

Avrei voluto parlare di Apple, delle uscite spassosissime di Steve Jobs sul fatto che amano i clienti e li amano a tal punto da cancellare messaggi scomodi.
Chiudo la questione con un solo fatto: 18 ingegneri con Ph. D. si sono impegnati per fare un'antenna che un passante qualsiasi poteva vedere che non funzionava. Oddio, quelli di Engadget hanno avuto in mano il prodotto e non se ne sono accorti...
Ma non è il punto: chi non fa non sbaglia.
Il punto è aver cercato di far passare il concetto per cui anche prodotti "concorrenti" hanno i medesimi problemi! A parte la caduta di stile, Apple si prepara a nuove cause insieme alla class action che pare non essere rientrata perché non c'è stata la minima smentita al fatto che all'inizio Apple ha minimizzato il problema.
Veniamo a Microsoft.
A Redmond sono convinti di aver un sistema operativo per cellulari estremamente potente e performante.
In realtà, anche Windows Phone 6.5 sembrava promettere bene, ma alla luce dei fatti si è dimostrato un bluff...
In qualsiasi caso, ormai Windows Phone 7 è praticamente pronto per il mercato e gli sviluppatori iniziano ad avere strumenti per creare applicazioni.
Tecnicamente sembra essere molto più stabile e performante di Android, ma per ora viene mostrato sempre su telefonini ultrapotenti.
Un filmato interessante lo trovate, casualmente, sempre su Engadget.
Lascio il video, per chi non volesse perdere tempo nel leggere la recensione in inglese.

Apple è avvertita: i due big fanno sul serio.

giovedì 15 luglio 2010

Infastidito dal Corriere

Ci sono poche cose che mi infastidiscono navigando in internet.
Solitamente i "fumetti" che spuntano sopra i link hanno la capacità di innervosirmi.
Il sito del Corriere ha piazzato il dizionario e quindi, se fai un click su una parola, spunta una nuvoletta con il punto interrogativo.
Niente di male.
Se clicchi ti spara sul dizionario.
Funzione utilissima per l'italiano medio che navigando su internet dispone di un minimo di cultura di base.
Cosa non si fa per un click in più (per altro la pagina del dizionario contiene solo una pubblicità di prodotti per iphone...).

mercoledì 14 luglio 2010

Messico e Nuvole

Ho preso in prestito da Jannacci una canzone che contenesse la parola nuvole.
Il cloud computing sta realmente entrando nella fase 3, quella dello sviluppo?
Se ci fermassimo a guardare i dati, il cloud non è un'esigenza nemmeno per Microsoft, perché le aziende che hanno sposato la nuvola sono solo dieci mila.
Eppure sono evidenti alcuni vantaggi intrinsechi della tecnologia e il risparmio di costi.
Ma è una panacea per l'informatica o un'evoluzione?
Partiamo da un presupposto: perché avere in casa server e applicazioni, con conseguenti costi di manutenzione e gestione, oltre che di acquisto, quando si può disporre della migliore tecnologia, le stesse applicazioni disponibili ovunque, assistenza 24/7 e si trasforma il costo in un canone, con tanto di vantaggio fiscale?
Sarebbe già sufficiente questo per spiegare cosa sta accadendo.
Ma a mio avviso c'è di più.
Il cloud permette alle aziende, soprattutto le medio piccole, di concentrarsi sul core business senza dover preoccuparsi dell'infrastruttura informatica, se non per l'accesso.
La posta elettronica "in casa" non ha senso oggi, non ne aveva già qualche anno fa e io, per esempio, utilizzo un'unica a casella "sulla nuvola" da sempre: accedo da qualsiasi computer, cellulare, smartphone, sono sempre in contatto, non mi costa quasi niente (ricordate che i servizi gratuiti sottintendono la possibilità di interpretare i messaggi, quindi vendete i vostri "interessi" agli sponsor).
Ma ha senso acquistare Word per una postazione nel 2010, quando per altro i concorrenti di Word sono gratuiti?
Ha senso avere un CRM o un ERP in casa, soprattutto se si è una piccola impresa e le funzioni da adottare sono pochine?
Concentratevi su quello che dovete fare, il come farlo è un problema relativo oggi come oggi.
Quel che conta è poter scegliere una strada tecnologia che permetta di intraprendere altri percorsi, tornare indietro, espandersi, riutilizzare i dati e passare a una soluzione concorrente.
Questo è quello di cui ha bisogno un'impresa nel 2010: esistono miriadi di soluzioni, ma queste non sono tutte uguali se fate quelle poche domande.
Non legatevi mani e piedi per i prossimi anni.
E, soprattutto, cercate il meglio per voi, non per chi deve costruire la soluzione!