giovedì 4 novembre 2010

Chris, hai perso la coda allo #iabforum

Ieri c'è stato l'intervento di Chris Anderson allo Iab Forum.
I "sentimenti" raccolti sono contrastanti: da un lato chi adora il personaggio e prende per oro colato ciò che ha detto e dall'altra chi lo ha trovato sopra le righe.
Lo conosco da un po', lo leggo da molto più tempo e devo ammettere che ieri mi ha spiazzato.
Io sono un fan dell'iPad, credo di averne fatti vendere un discreto numero, lo porto sempre con me e difficilmente me ne potrei separare.
Ma non capisco come si possa collegare l'iPad e i servizi Freemium (figurati se non ci metteva la parola free) e la coda lunga dei contenuti.
Cercherò di spiegarmi.
L'idea che l'iPad sia un buon veicolo di contenuti è inequivocabilmente vero, che sia personale, semplice, acceso in un secondo, connesso e versatile, altrettanto.
Detto questo pare altrettanto evidente che le applicazioni non sono la panacea di tutti i contenuti, soprattutto non lo sono assolutamente per la coda lunga.
Senza entrare nel merito del numero certamente finito e limitato di applicazioni che possiamo mettere sull'iPad (diciamo 100?), vengono premiati i contenuti di qualità, certamente, ma è evidentissimo il fatto che contenuti di nicchia faticano ad emergere e trovare posto in una delle pagine dell'interfaccia dell'iPad.
Il web, invece, è molto più semplice, si è guidati dai motori di ricerca nel reperire le informazioni e possiamo utilizzare i pratici bookmark.
Chris probabilmente pensava all'Italia come una nazione in cui internet non è sempre disponibile, soprattutto in mobilità, come qualcuno ci vuol far credere, ma non è così, sebbene tanto ci sia da fare.
La coda lunga dei contenuti su iPad avrebbe senso se mi scarico da casa o in ufficio i contenuti e poi li vedo in giro, sul treno, in tram, al parco.
Ma se ho internet, che me ne faccio di un'applicazione che un'esperienza che è quasi sempre più povera di quella del web?
La tanto osannata Vita Nòva, applicazione legata a Nòva del Sole 24Ore, è un raro esempio di come i contenuti possano essere realmente premium, sebbene ancora free. Non parlo di tecnologia applicata, non parlo della realizzazione, parlo di esperienza d'uso (migliorabile alla stragrande nella tecnica, scimiottatura di cose già viste, ma almeno hanno colto il meglio).
Ma la maggior parte di applicazioni sui contenuti o sono la versione digitale del cartaceo o leggono dei feed rss di informazioni, quindi hanno bisogno del web.
Le applicazioni, nel 90% dei casi quando parliamo di contenuti, perché di quello parlava Anderson, sono ridondanti variazioni di qualcosa che potrebbe prendere maglior vita sul web.
Poi c'è un problema che, parlando ad una platea di pubblicitari e investitori, non andava trascurato: i contenuti freemium si ripagano con la pubblicità, ma oltre al problema degli spazi, vediamo che chi investe oggi nei giornali online (tanto per fare un esempio) sono solo pochi brand, per altro veramente grandi e che sono già big spender.
L'onda lunga si dovrebbe vedere anche nell'advertising, l'onda lunga catturata da Google Adsense e ora da Facebook, invece non se ne parla a sufficienza di come i microinvestimenti possano aiutare i contenuti.
Il fatto è certamente curioso, ma sotto l'occhio di tutti.
Senza essere un guru.
D'altronde, segnali che vanno in un'altra direzione ce ne sono molti e sotto gli occhi di tutti: Adobe che infila Flash sull'iPad e iPhone facendo cambiare idea a Apple (nel senso che Apple si è trovata costretta se non vuole restare in un angolo e venire superata dai Pad Android) oppure lo stato della blogosfera di Technorati.
Il web è morto, recitavano ad agosto. A me sembra più vivo che mai.
Se avessero detto morirà lo potevo capire, anche perché prima o poi capita.
Ma il web mi pare molto in salute.
Tanto che, ma non scriverò per farvi riflettere, qual era il tema di questo Iab Forum? 
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