mercoledì 23 marzo 2005

Siae replica a Asmi

Non ho finito di postare il messaggio sulle rivendicazioni Asmi, che mi scrivete mandandomi la replica della Siae.
Per comodità uso Asca. Non commento perché è inutile.
La Societa' Italiana Autori e Editori, in una nora, replica a quanto sostenuto dall'ASMI circa il compenso per copia privata. Scrive la Siae: ''1) Il compenso per copia privata che non e' una tassa, non e' fissato dalla Siae ma dalla legge operante in Italia fin dal 1992. La Siae si limita a riversare tale compenso agli aventi diritto: autori, produttori, interpreti, per rifonderli in parte dal mancato acquisto dei prodotti originali. La royalty sui supporti vergini e' presente in quasi tutti i paesi europei e in gran parte dei paesi del mondo. 2)Questo compenso esiste in Italia da 15 anni e, nel recepimento della Direttiva Europea 2001/29/CE, e' stato semplicemente adeguato alla media dei paesi europei. 3)Una vasta giurisprudenza ha legittimato da tempo il compenso per copia privata, i cui principi sono stati confermati dall'UE. D'altra parte, dove la copia privata non e' ammessa (vedi Gran Bretagna) le registrazioni personali di opere tutelate sono sanzionate anche penalmente. 4)Per oltre dieci anni gli autori e l'industria culturale italiana (da quella musicale a quella cinematografica) sono stati penalizzati rispetto ai mercati esteri, in cui il compenso per copia privata e' 30/50 volte superiore a quello italiano. Basti dire che attualmente l'ammontare degli incassi per copia privata e', solo in Francia e in Germania, piu' del doppio di quello italiano''.
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