Prendo spunto da una lettera di Enrico, mio vecchio compagno dell'Università, oggi responsabile di un'azienda che opera in ambiente Ibm, che parla di OpenSource come risorsa nuova.
Se pensiamo al software OpenSource, cambiamo prospettiva. Usciamo dalla logica della compravendita, che ha caratterizzato l'esistenza dell'uomo da sempre, per passare ad un concetto più alto, che è presente nella società e si chiama solidarietà. L'OpenSource è prima di tutto dono. In secondo luogo è condivisione del dono stesso.
Senza cadere nella retorica cattolica, questo punto di vista è facilmente comprensibile a tutti. Chi fa l'OpenSource svolge un compito di volontariato, tecnologico e un po' diverso dal volontariato come lo intendiamo noi.
Ma è così.
Si scarica un programma OpenSource perchè ritiene che possa servire ad un suo scopo (creare un sito web, un programma di contabilità, messaggistica, e via di seguito). Già quindi è necessario del tempo per cercarlo, installarlo, provarlo, vedere se risponde alle esigenzse e risolve un problema.
Poi inizia ad usarlo e che fa, partecipa ad un forum in cui spiega quello che fa, condivide con gli altri le sue esigenze e aspettattive. Potrebbe fermarsi qui, suggerendo. Il suo contributo è vantaggioso per la comunità e lui stesso trae vantaggio (economico nel caso in cui sostituisca un software a pagamento con uno gratuito), altrimenti è un vantaggio operativo. Di certo lavora, per cui un vantaggio economico è intrinseco.
Poi c'è chi invece decide di mettere mano al codice, decide di programmare. Una volta realizzate le modifiche, le rende disponibili agli altri, ma le ha create secondo le proprie esigenze e quindi ha certamente tratto un profitto.
Se il web è pieno di siti ospitati da piattaforma Linux, programmati in Php, con database MySql, è chiaro che gli attori, le software house intese alla Microsoft, sono poche e non diventano certo ricche. Ma quante piccole aziende, sviluppatori interni e via di seguito ci sono e ci campano con queste soluzioni? Si tratta di un fiume di gente, silenzioso, non organizzato. Ma esistente.
I brevetti software, pensati dalle grandi aziende, tenderanno a spazzare queste piccole realtà. Questa economia del tutto nuova, che viene dal basso e che si sviluppa grazie all'impegno personale, all'ingegno e alla cooperazione con gli altri.
Secondo me è necessaria una riflessione su questo tema. Piuttosto profonda.
Non so se si tratti di una forma di economia nuova. Ma è un modello di economia. Che funziona ma del quale non si può parlare.