Quando non ci pensa Gasperetti (comunque ha colpito anche lunedì scorso) ci pensano da soli.
Leggo testualmente che, secondo il dorso economico del Corriere della Sera (mica panzane), Microsoft vale 275 milioni di dollari.
Quasi quasi mi faccio portavoce di un fondo tra utenti e con 1000 euro ciascuno ce la portiamo via!
Ma il bello è questo: nel 2000 l'azienda di Bill Gates, secondo il ben informato Corriere Economia, valeva 475 milioni!
Il pezzo lo trovate qui, ma per completezza d'informazione, lo trascrivo qui sotto.
Bill Gates era primo. E oggi, cinque anni dopo lo scoppio della bolla, la sua Microsoft ha perso solo una posizione tra le 500 azioni che formano l’indice S&P. La cura dimagrante della capitalizzazione però è stata notevole: nel febbraio 2000 Microsoft valeva in Borsa 465 milioni di dollari. Oggi, seconda dopo il colosso old economy General Electric, è scesa a 275,7 milioni. Pur rimanendo regina, insomma, si è sgonfiata. Proprio come la bolla. Ma, a conti fatti, non tutte le star di cinque anni fa se la sono cavata così bene. Gli analisti di S&P hanno messo in fila le dieci dive di allora (in termini di capitalizzazione) per vedere che fine hanno fatto oggi. Gli scivoloni più lunghi sono quelli di Cisco, Oracle e Lucent. La prima era seconda nel febbraio 2000 (452 milioni di dollari), oggi è solo diciottesima. E ne vale 115,5. Oracle era settima, con un valore di Borsa pari a 203 milioni di dollari: oggi ne vale 43 ed è cinquantesima. Drammatica la fine di Lucent: da ottava, con 189 milioni di dollari, si ritrova 132esima, con 16.
Fin qui i declassamenti. Poi ci sono anche le promozioni. Dovute a crescite di valore, anche se non sono mai così spettacolari quanto le perdite. E’ in ascesa Citigroup: valeva 174 milioni in decima posizione. Oggi è quinta con 222 milioni. E anche i super mercati di Wal Mart crescono: erano sesti con 217, ora sono quarti con 240. Piccolo miglioramento pure per Exxon Mobile: era quinta con 260 milioni, oggi è terza, subito dopo Microsoft con 270,8.
Ma com è la Wall Street del dopo bolla? In generale, scrivono gli analisti di S&P, 304 delle 404 azioni non tecnologiche che fanno parte dell’indice più rappresentativo della Borsa americana quotano oggi a livelli più alti di quelli raggiunti il 24 marzo del 2000, quando l’S&P 500 arrivò al suo massimo storico di 1527 punti.
I titoli tecnologici, invece rimangono ben al di sotto delle quotazioni raggiunte in quella data e solo 11 delle 78 ex stelle hi tech hanno guadagnato negli ultimi cinque anni.
I titoli tecnologici del grande paniere sono più che triplicati di valore tra il 1998 e il 1999, ma hanno perso nei due anni successivi l’82%. «Il risultato netto, dopo il successivo rimbalzo, è che queste azioni perdono ancora in media il 68% rispetto ai massimi del marzo 2000. Il che significa che devono recuperare il 209% per tornare dove erano cinque anni fa», spiega lo studio di S&P.
I veri vincitori del quinquennio sono, alla fine, i grandi pagatori di dividendo. I titoli con la cedola, in media, hanno avuto una performance annualizzata del 19,8%, con 307 azioni rivalutate anche in conto capitale su 359.
Mentre i titoli senza dividendi hanno reso in media il 3,4% l’anno. E solo 39 su 113 hanno all’attivo una crescita delle quotazioni.
Io capisco che per fretta uno scriva un bestiata. Capita, ci mancherebbe altro. Ma questo pezzo è spettacolare, perché non solo prende lucciole per lanterne, ma non tiene assolutamente in considerazione la bolla speculativa di internet, anzi la ignora, e non si rende conto che avere una quotazione di un quinto rispetto ai massimi storici è un risultato clamoroso.
Mi chiedo se in Via Solferino qualcuno legga, prenda minimamente in considerazione, quel dorso spassoso. Ma ovviamente qualcuno che lo tiene in considerazione c'è: Rcs Pubblicità.
PS Mi ha chiamato Caprotti: Esselunga vorrebbe allungare le mani su Wal-Mart. Anche Bernasconi di MediaWorld ci sta facendo un pensierino. Io punterei a Exxon, e punterei tutto sull'olio di colza!