Le email ai politici sulla Urbani con proposte
Il mio post su come rispondere alla Urbani, partendo dal basso, sembra fare proseliti.
Ci sono politici che hanno la casella email piena di messaggi sul decreto Urbani e sulla sua approvazione alla Camera.
Ho ricevuto una miriade di messaggi sul tema, sia sulla casella nuova che su quella vecchia (su GMail e quindi senza limiti di spazio) che ovviamente non ho avuto ancora il tempo di leggere tutti, ma lo farò.
Di certo, non è solo l'opposizione a mugugnare sulla Urbani, ma anche una discreta parte della maggioranza. Il problema del fine di lucro è piuttosto relativo. Nel senso che non è sufficiente inserire la frase per fare in modo che l'uso personale sia garantito e sancito da altre leggi. Il problema è non lasciare dubbi di interpretazione, tanto cari a chi stende i disegni di legge. I motivi sono presto esposti.
L'Europa ci dice che l'uso personale, senza scopo di lucro, di file coperti dal diritto d'autore o comunque come opera di ingegno è possibile. Una legge voluta dalla Major e addirittura caldeggiata da una presidente di commissione moglie di un amministratore delegato di una Major.
Non vorrei entrare ancora nella polemica della sacrosanta battaglia per preservare il Diritto d'autore, ma vorrei solo dire che intorno alle università ci sono posti che fotocopiano i libri, che tutti noi abbiamo copiato le cassettine musicali, che molti di noi usano la rete per vedere se acquistare o no un prodoto e quindi cosa ci può essere di meglio che preascoltare un disco.
Il legislatore non mi può dire che per scaricare il brano di Zucchero in anteprima su Alice a poco più di un euro sia più dignitoso che ascoltarlo alla radio gratis. Il legislatore non mi può dire che avendo un masterizzatore allora sono un potenziale pirata e tu azienda che produci il masterizzatore devi farlo pagare di più perché serve a piratare.
Il processo alle intenzioni è qualcosa che non va bene, mai.
Parliamo di uno Stato in cui ci sono state delle sentenze a favore della modifica della Playstation2, dove si cambiano non dei parametri ma si manomette, dove la protezione dell'opera d'ingegno è protetta da brevetti.
E tutto per che cosa? Per i film che circolano in rete, di qualità vergognosa.
Vorrei dire un paio di cose anche su questo: i film che circolano maggiormente sulla rete, quelli più amati dal popolo di internet sono le saghe di Matrix e del Signore degli anelli. Quanto hanno incassato al botteghino?
Quanto hanno incassato in DVD e videocassetta?
Lo stesso discorso vale per la musica: quelli che circolano di più sono anche quelli più amati e più venduti.
C'è da dire una cosa sulla musica: i cantanti sono sempre più in rivolta contro le case discografiche, ma c'è un motivo: oltre ai dischi, guadagnano anche sui concerti. Gruppi come le Vibrazioni, con un successo travolgente cgrazie al passa parola (Elio e le storie tese ne sono un altro esempio in un'epoca senza internet ma con cassette che si duplicavano a scuola) dimostrano come la musica stia affrontando la pirateria in modo diverso. E senza una Legge dello Stato.
La mia proposta per il cinema italiano, scarso, non è quella di finanziare le riprese, ma impostare prezzi politici ai film (8 euro a testa per un film oggettivamente brutto, una famiglia non se li può permettere) e pretendere il passaggio in sala prolungato.
Questo farebbe bene al cinema, non certo vedere un film sparire dalle sale dopo tre giorni, quando ancora nessuno ne è venuto a conoscenza. Bisogna smetterla con quel meccanismo perverso del marketing che costringe a promuovere un film ad oltranza in tutte le trasmissioni possibili per tenerlo nelle sale. Bisogna trovare altri sistemi.
Ma io questi discorsi non li ho sentiti fare da nessuno.
Proviamo a dirlo nelle email ai politici, dai comuni alle camere, e vediamo cosa salta fuori.
In fondo, stanno approvando un decreto in campagna elettorale, se vedono che siamo in tanti cavalcheranno le nostre posizioni.
Almeno proviamoci.