lunedì 16 maggio 2005

Sull'OpenSource e dintorni

Ho ricevuto una selva di messaggi relativi al post sull'OpenSource.
C'è chi dice che "programmare non è un lavoro per hobbisti, quindi OpenSource va bene per farsi le ossa, ma poi non ci si cava denaro per vivere", piuttosto che commenti del tipo "io lavoro mesi ad un progetto e un'altro prende il progetto e vende il prodotto".
Mi pare evidente che ci sia una confusione di merito:
OpenSource non significa, intrinsecamente, GRATIS.
Ci sono comunque delle licenze. GPL è quella licenza che permette anche lo sfruttamento commerciale di un software opensource. Ma esistono altri tipi di licenza, come potete vedere su Wikipedia
.
Ma poi c'è chi si è preso la briga di scrivere una lettera a Giacomo.
Silvano, infatti, mi ha scritto e poi ha aperto la discussione anche sul suo blog.
A me l'OpenSource è servito, e molto. Ma non rientro nelle categorie che hai indicato:
1)Non sono una grossa azienda
2)Non faccio installazioni (anche se a volte capita, in mezzo a tutto il resto)
3)Non sono un programmatore di ottimo livello, ma me la cavo.
4)Non sono ricercatore o professore (anche se mi capita di insegnare a volte)
5)Non sono un grosso cliente
Sono in un'altra categoria: quella di chi nel software OpenSource (e suoi derivati a codice aperto anche non gratuiti) ha trovato una possibilità in più. Nè più, nè meno: solo una possibilità in più. Nel mazzo di carte da giocare con i clienti c'è anche quella.
L'uso più grande che ho fatto finora di strumenti OpenSource, comunque, è ben diverso da quello che tu descrivi: a pensarci non ho mai adattato software già fatto (ho sviluppato plugin, questo sì, ma l'avrei fatto anche per software commerciale). Finora dal software OpenSource ho più che altro imparato: più di quanto una scuola potrà mai insegnarmi.
Non mi definirei "patito" dell'OpenSurce, ma lo trovo un'opportunità interessante e, in certi aspetti, mi appassiona. Ma non mi sembra di lasciarmi sfruttare dalle grosse ditte. E condivido la tua opinione sul fatto che l'uso di OpenSource in grandi aziende non ha ragioni morali, ma di vantaggio.
Aggiungo solo un quasi sempre, per non sembrare troppo pessimista.
Io ti auguro una vita serena, ma mi spieghi che c'entra con i contratti a progetto? Credo che si possa vivere serenamente anche lavorando con contratti a breve termine. Il modo di lavorare è cambiato negli ultimi anni e non c'è storia: non credo che si possa tornare indietro. Non vedo futuro per il lavoro fisso: gli spazi disponibili sono quelli che sono e bisogna ritagliarsi zone al contorno. Ma non ho autorità per affermazioni del genere, prendile come semplici opinioni personali.
Ti auguro una vita serena, di guadagnare quanto desideri e ti ringrazio per avermi fatto riflettere.

Poco da aggiungere a questa email. A queste si potrebbero collegare molte alte, che parlano di assistenza tecnica, del costo insostenibile dell'assistenza, delle vulnerabilità di Linux che visto che non sono certificate rendono i sistemi instabili e via di seguito. Insomma, ogni volta che si parla di OpenSource in modo un po' diverso, perché è quello che bisogna fare, saltano fuori dei grafomani che scrivono messaggi su messaggi. A cui, come sempre, rispondo.
La posizione di Silvano mi pare matura, per questo ho riportato l'intero messaggio.
C'è un discorso a monte da fare. In Italia si è, sostanzialmente, dei girascatole, con poche software house che creano direttamente il software. E' sempre stato così, ed è sempre stato vero che ci sono dei grandi centri di competenza e delle software house che hanno investito tantissimo in ricerca e sviluppo, soprattutto nell'Erp.
Se pensiamo alla situazione italiana normale, possiamo dire con tranquillità che la maggior parte delle soluzioni vendute alle aziende è di "customizzazione" di un prodotto, che è la fortuna non solo dei partner Microsoft, ma anche Sap, Oracle e via di seguito. Una volta compreso questo, ben vengano progetti alternativi, basati su OpenSource e sul lavoro non di un solo programmatore, ma di un team di programmatori, probabilmente conosciuti via web e via email, a cui non riesce a dare un viso, ma con cui si condividono ore e ore di progetti anche sofisticati.
Questa è la rivoluzione OpenSource. Il resto mi pare che sia sostanzialmente chiacchera.
Share: