mercoledì 9 febbraio 2005

Internet e banda larga: situazione reale

Prendo spunto da un post di Beppe Caravita, che ha svolto il suo lavoro molto bene, ma al quale mancano dei dati.
Qui in versione integrale
Oggi ho fatto un po' di interviste. Una mi ha colpito....
4 milioni di famiglie sulla banda larga. Più correttamemte: sulla tecnologia Dsl in massima parte usata per banda minima e costosa. Per l'80% è banda da Isdn, lenta e a scatti (telefonici e tecnici..). Ovvero una presa in giro. Almeno per ora.
I power user di Internet sono centomila, ovvero quelli che usano davvero la banda.
I blogger sono meno di centomila. Ma sono nati in meno di tre anni...
I programmatori open source attivi in Italia circa 30mila.....anche questi, meno di cinque anni.....
L'area dei co-co-co è di circa 2 milioni, di cui 600 mila in condizioni di precarietà manifeste.....
Queste cifre dicono una cosa. Su 22 milioni di famiglie e oltre 50 milioni di italiani la rete innovativa e autopropulsiva è ancora molto, molto piccola e molto giovane e nuova in Italia.
E' ancora una elite (visione ottimista) o una nicchia (pessimista).
Un terzo circa delle famiglie italiane campano di industria, meno di 200mila di internet attiva.....
Meglio essere realisti, come giustamente mi ha obiettato J.Live...;-)
Ma...l'intervista alla Ngi (che forse conoscete per la sua Dsl di qualità) si concludeva con una previsione (su cifre di impresa). Al 2008 i power users potrebbero toccare il milione.
Personalmente sono per le utopie (altri direbbero illusioni) realistiche.
L'obbiettivo di un giovane precario italiano su due con fuoriuscita innovativa (quindi mutuo, quindi pensione, quindi famiglia e prevedibilità di vita...) è forse praticabile. Non ne sono certo, ovviamente. Ma preferisco questi ragionamenti al chiacchiericcio attuale.
Preferisco lavorare e sbagliare sulla nuova forza produttiva sociale.
E preferisco questo anche alle cose fin troppo concrete e pesanti dell'oggi: alle decine di migliaia di cassaintegrati Fiat che domani si discuteranno al Ministero del Lavoro....
Quali politiche per mobilitare e far fiorire questo potenziale (ripeto potenziale) di un milione di giovani cervelli italiani?
Quali? La galera Urbani? Le retate propugnate dalla Margherita forse? L'Iri travestita da Sviluppo Italia? Le nuove clientele in costruzione alla Cassa Depositi e Prestiti? Fazio governatore a vita di un sistema bancario protezionista e che nega un mutuo a un ragazzo? L'impulso sul lavoro nero?..ecc.....ecc....
Domanda a: Prodi, Maroni, Gasparri, Berlusconi, Bersani, Letta, Stanca......

Le preoccupazioni di Beppe sono certamente condivisibili. Si basa su dati reali, non su dati presunti.
Vorrei fare un passo indietro. Ha senso parlare di power user per internet?
Di persone con internet ne conosco parecchie (e devo dire che se penso a nuclei famigliari non ne conosco che non abbiano una connessione). Faccio una piccola statistica personale: ho due bimbi, in due differenti classi di un asilo comunale. I contatti con le rappresentanti di classe si tengono via email, perchè tutti hanno un indirizzo email. Quindi la disponibilità di internet. Al lavoro o a casa non conta.
Che cos'è un power user internet? Mi spiace per Luca Spada, con il quale ho condiviso gli albori del web, e anche qualcosa di precedente e di successivo, ma per la gente il power user del web non esiste e non esisterà. Chi è? Il giocatore on line? lo scaricatore folle? Io sono connesso 24 ore su 24, uso il voip, sistemi di messaggistica, gioco e via di seguito. Sono un power user. Difficilmente a casa si sarà mai dei power user. E l'Adsl è per la casa, intesa come Alice e i servizi di Ngi.
Ci sono circa tre milioni di persone su internet che sono utenti più che abituali. Partecipano alle aste, fanno acquisti, si informano, scaricano. Non sono dati miei, ma letti dalle aziende che operano sul web con servizi che richiedono assiduità di connessioni. Si presume che intorno ruotino circa altrettante persone che "sfruttano" questi utenti e la loro libertà di connessione. Certo, messenger non è un sistema che qualcun'altro può usare al posto nostro, ma le aste, gli acquisti on line, lo scaricamento, questi sì.
Allora, si parla di sei milioni di persone che fanno uso delle tecnologie internet. Le statistiche ci dicono che 16 milioni di italiani hanno la connessione internet, indipendentemente dalla velocità di banda, quindi hanno uno o più indirizzi email. Significa che il 40% degli italiani è un utente di servizi internet avanzati con una banda significativa. Non conta se al lavoro o a casa. Conosco parecchi che hanno il web al lavoro, lo usano e lo sfruttano al massimo e a casa non hanno nemmeno un PC. Se noi pensanssimo ad internet per il consumer prescindendo da questi utenti, commetteremmo un gravissimo errore. Anche perchè internet è prevalentemente consumer. Tolti i servizi verticali per le aziende, i portali aziendali protetti, le VPN e tutto ciò che ci vogliamo mettere, il web è puro consumer.
Detto ciò, ci sono almeno un milione di italiani che con internet potrebbero trovare uno sbocco, ma non ci sono più i finanziamenti. I venture capitalist sono spariti, dopo aver investito e portato avanti le più grandi cazzate possibili e immaginabili, finanziando progetti di figli, nipoti e parenti stretti (ma che venture capital è?).
Oggi, se formi un'azienda, anche una cooperativa, e vuoi buttarti nell'Open Source, ma senza andare lontano, nell'assistenza, non trovi uno straccio di banca che sia disposta a finanziarti. Perchè? perchè il business plan di un'azienda del genere non sta in piedi perchè, come è avvenuto alla fine del secolo scorso, ci sono solo aspettative di incasso, ma non un mercato reale su cui confrontarsi. E oggi le banche non danno più i soldi a chi non si presenta con business "pain" solidi.
Io non so se l'Open source possa essere una risposta alla nostra sete di occupazione. Non ne sono sicuro perchè per il momento è una risposta per poche persone. Ci si può lavorare sopra. Di certo l'open source sarà un'ottima palestra, sia lavorativa sia di vita.
Impostare i rapporti lavorativi e sociali sulla "condivisione" può essere un qualcosa di molto interessante, che mi piacerebbe che qualche sociologo studiasse. In fondo internet è la condivisione di documenti (prima di tutto) e quindi una società fondata sul web mi pare che si debba muovere in questa direzione.
Share: