Processori: e se Ibm e Amd si alleassero?
I processori per PC sono in una fase delicata. Novità poche (Pentium 4 HT per pochi e Athlon 64 per pochissimi fino a che non esce il sistema operativo e applicativi), un blocco tecnologico per cui la barriera dei 3200 MHz non si sposta, avanzamento dei processori più lenti e abbassamento dei costi. Per noi utenti e per chi teorizza come me un minimo di standard per i PC che sia stabile, è un momento d'oro. In realtà, per il sistema informatico è un momento di grande crisi e riflessione. La strada dei 64 bit rappresenta il futuro prossimo (lo testimonia Intel che ha accelerato i processi, nonostante in azienda dicano che loro il processore a 64 bit ce l'hanno), ma non è il presente. Bisogna raggiungere nuove prestazioni e quindi costruire o aggiornare le fabbiche. Miliardi di dollari di investimento che, in un momento come questo, sono difficili da trovare. Amd si è detta pronta a costruire una nuova fabbica a Dresda, ma è stata tentata da Ibm per costruirne una, o meglio partecipare alla produzione, negli Usa. Questa seconda scelta permetterebbe a Amd di spalmare i costi e rischiare un po' meno, ma non avrebbe il controllo e quindi anche i margini di una fabbrica totalmente sua. Insomma, un dilemma interessante, che mette in evidenza come la strategia di Ibm possa dimostrarsi vincente in una fase in cui investire è molto più che un rischio, ma non investire significa morire. Intanto tutte le aziende puntano sui processori per i portatili, sempre più potenti e con un consumo dellel batterie più basso, e tutti si crogiolano del fatto che c'è stato il sorpasso tra portatili e desktop (non è che sono tutti contenti per i margini che offrono quest'ultimi?), sebbene i portatili siano prodotti molto più delicati e non espandibili rispetto ai desktop. E l'utente medio che fine sta facendo? E' vero che i prezzi sono in calo alla produzione, ma questo calo massiccio dei processori sui PC in negozio non si vede mica tanto. O sbaglio.