Ricevo questa email di invito (l'ho depurata per ovvi motivi).
Fondazione IBM Italia, il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e il Politecnico di Milano invitano:
Conferenza stampa
Progetto Linux@school: parlano le scuole
Linux@School, promosso dalla Fondazione IBM Italia in collaborazione con il MIUR e il Politecnico di Milano, è un esempio significativo di come il software libero, con particolare riferimento a Linux, possa essere sperimentato ed utilizzato efficacemente a scopi didattici nella scuola. Il progetto, particolarmente innovativo e dotato di un’infrastruttura tecnologica avanzata realizzata da IBM, ha permesso a studenti e docenti dei 20 istituti superiori appartenenti all’ENIS (European Network of Innovative Schools), distribuiti su tutto il territorio nazionale, di sperimentare in modo interattivo e dinamico nuove tecnologie e nuove modalità di accesso ai sistemi informativi basati su software open source.
Durante la conferenza stampa verrà illustrato il progetto da parte degli enti promotori mentre alcune scuole presenteranno brevemente la loro esperienza attraverso la testimonianza diretta di insegnanti e studenti.
Ho qualche domanda da farmi e una provocazione.
La prima domanda è questa: ci sono due scuole lombarde, una veneta e una siciliana, che presentano i progetti. Per altro non ho dubbi sull'eccellenza. Ma a quel punto, siamo sicuri che sia un problema di software libero? O è di infrastruttura tecnologica, per cui libero o proprietario non fa grande differenza. Mi spiego meglio. In un ambiente come quello scolastico, la differenza tra Linux e Windows è marginale, dati i costi di licenza di Windows e la necessità di competenze per Linux. Il problema, sarà banale, è di formazione dei docenti. Microsoft ovviamente ci mette del bel grano, non da sola, spesso con Intel e vari partner. Forma i docenti, che non significa che poi debbano usare i suoi prodotti. Ma li abitua ad usarli. Un po' come l'edizione a basso costo di Windows per i cinesi. Inizi a usarlo, lo conosci, difficilmente lo abbandoni. E' una leva di marketing, che non voglio necessariamente criticare. Ma mi sembra il caso di mettere i puntini sulle "i" quando si parla di scuola e di software libero. Linux si sta guadagnando una forte credibilità (Italian Knoppix nell'ultima versione è stato scaricato in 12.000 copie nell'ultima settimana). Molte scuole lo usano. Molta gente a casa lo usa. Ma per diventare qualcosa di massa ce ne vuole. Forse qui sono già arrivato alla provocazione...
Quella vera è questa: se un "Vais president" deve organizzare questo "ambaradan" per far parlare, con 30 righe il giorno dopo sui quotidiani, di sè, con un discreto costo, a che punto siamo arrivati nell'ICT?