mercoledì 22 giugno 2005

Brevetti software: qualcosa che riguarda tutti

Questo è un post che ho pensato un po' di tempo fa ma che poi non ho mai scritto. Lo faccio ora, di getto, alle 7 e mezza del mattino. Chiedo venia per imprecisioni e delitti grammaticali.
Ciò che i nostri parlamentari, i parlamentari europei e i comuni cittadini non hanno compreso fino in fondo è che il problema dei brevetti software, ma dei brevetti di idee in generale, è un qualche cosa di pericoloso.
Mettiamola così, con un caso che mi riguarda. Io ho fatto per primo un cd allegato ad una rivista (prima si facevano i floppy, ma poco conta). Se brevettavo l'idea, oggi prenderei qualche centesimo da ogni rivista in edicola. Poi sono stato il primo a fare un DVD. Stesso discorso. Poi sono stato il primo a mettere dei contenuti in PDF. Stesso discorso. Poi il primo a mettere dei corsi con filmati. Stesso discorso.
Oggi avrei potuto campare alla grande di rendita, con quattro idee nemmeno troppo originali. Se poi considero tutte le idee che mi sono venute e mi vengono in continuazione e che avrei potuto brevettare, chissà quanti soldi avrei in banca adesso.
Invece non funziona così, e per fortuna, invece di vivere di rendita, sfruttando una o più idee, mi tocca pensarne altre. E ciò, dico la verità, mi diverte.
Un conto è inventare l'Abs per le auto, un conto è brevettare un sistema di comunicazione tra software, piuttosto che un algoritmo di ricerca all'interno di un database. Se non si capisce la differenza, proverò a fare un discorso più semplice.
C'è una differenza sostanziale tra il diritto d'autore, ossia aver pensato qualcosa e realizzata, e un'opera d'ingegno. Può sembrare banale, ma sono due cose ben diverse, che invece, leggendo gli interventi al Parlamento Europeo dei nostri politici e delle categorie chiamate ad intervenire sull'argomento, nella maggior parte dei casi si fondono e si confondono.
Come ho già avuto modo di sottolineare qualche tempo fa, anche la nostra Confindustria ha fatto un discorso in cui si confondono i due diritti, d'autore e di opera d'ingegno, e questo non è assolutamente positivo. Posso capire che le aziende e le lobby premano per il diritto d'autore e facciano nascere leggi assurde come la Urbani, ma è inconcepibile che le aziende, in nome del made in italy, siano disposte a cedere la tecnologia software al nord america, dopo che, come titolava Alfa de Il Sole 24 Ore giovedì scorso, si è lasciato l'hardware agli orientali.
Qui si sta parlando di ricerca e sviluppo, non di cavolate. Se passasse una sola dell tante le disposizioni della direttiva sulla brevettabilità del software, il nostro tessuto di piccole e medie imprese del software, e di migliaia di sviluppatori indipendenti andrà a farsi benedire. Stiamo parlando di migliaia di posti di lavoro, in un settore che ovviamente è in espansione, sebbebe travolto dalla crisi economica. Stiamo parlando di un settore che è fondamentale per il nostro futuro. Lo dice il Ministro dell'Innovazione (pazienza, ne dice tante), lo dice il Governo (va bene, pazienza, ne dice tante), lo dice l'opposizione (andate a leggere che cosa dicono la Margherita o i DS).
Pensiamo ad un problema vero e reale, non a cavolate. Se si instaura un regime fatto di brevetti si avrà, come dice Eva Lichtenberger persona gradevole che ho avuto modo di conoscere tempo fa e che parla un buon italiano, membro dei Verdi austriaci e tra i pochi politici che si stanno battendo contro la normativa, un impedimento reale e sostanziale dello sviluppo, andando a favorire le grandi società soprattutto le multinazionali americane.
Non passano giorni in cui non si abbia notizia di una tentata causa di violazione di brevetto software in nord america, Linux è uno degli esempi più ecclatanti, ma ce ne sono tanti, che riguardano Microsoft o, come sta accadendo proprio ora, Apple con l'iPod. Pensate che c'è un'azienda che sostiene che buona parte delle funzionalità è copiata da un sistema di controllo di una decina d'anni fa.
A questo punto mi chiedo che ispirarsi a qualcosa di già visto non vada bene e vada contro dei brevetti o contro il diritto d'autore? Se penso alla musica, le citazioni nelle canzoni non sono considerate plagio, quindi non violano il diritto d'autore.
C'è bisogno di discorsi seri, che vadano in profondità su questo tema. Non c'è bisogno di posizioni di facciata. Se ci fosse stata già la normativa sulla brevettabilità del software, avrei potuto brevettare l'interfaccia grafica dei CD Rom, e in questo caso sarei diventato veramente ricco, facendo un lavoro con un'intuizione sfruttando altre tecnologie.
C'è un'altra cosa che vorrei dire. Le nostre imprese, piccole o grandi che siano, sono cresciute e prosperate in distretti, dove c'era un imprenditore illuminato e una serie di altri imprenditori che "copiavano" l'idea, o fuoriusciti dall'azienda madre. Di casi se ne possono citare a migliaia. Anche nel software funziona, più o meno, così. Solo che il mercato non è la provincia, gli imprenditori non frequentano gli stessi ristoranti e gli stessi bar. Cambia lo scenario, ma il principio non cambia. Internet mette in circolazione le idee ad una velocità che l'umanità non ha mai conosciuto prima. E mette in circolazione pareri e contropareri contemporaneamente, mettendo in crisi il sistema dell'informazione. Pensare di brevettare un software, o una parte di esso, ha davvero poco senso, ma soprattutto invece di favorire l'Europa, la impoverirà. In nome di interessi di parrocchia e di qualche multinazionale che sfrutta solamente i mercati europei e non svolge nessun ruolo di ricerca e sviluppo. Certo, si laveranno la coscienza creando nuovi centri, promettendo eccellenza nel design agli italiani. Ma il business e il suo controllo uscirà dall'Europa. E parliamo di un business che ha un radioso futuro davanti.
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