martedì 30 marzo 2004

La criminalizzazione del P2P

Il diritto d'autore è sacro, lo dico sempre. Ma il diritto alla distribuzione, al subappalto, agli aiuti di stato come si collocano?
Che il P2P sia un sistema intelligente per trasferire file e programmi, ma anche musica e film, in modo semplice e veloce non lo può negare nessuno. Si tratta di un passo in avanti per l'umanità? Non lo so e devo ammettere che non mi interessa.
Il fatto a cui tengo è che dire che scambiarsi i file con diritto d'autore era reato prima, lo è tutt'ora, ma si può finire in galera per aver scambiato il film di Verdone o Natale in India? Quale giudice sarebbe disposto, se l'azione è stata svolta senza fini di lucro, a internare per un simile reato?
Eppure il terrorismo psicologico che stanno compiendo è proprio questo. D'altronde, la stessa arma l'ha usata in qualche campagna la Bsa (l'allenza per il software originale) per convincere le aziende a non copiarsi i programma che usa ma a comprarli originali. Ma poi viviamo in un paese in cui un Tribunale della Repubblica giudica legittime le manipolazioni della PlayStation 2, fatto che va ad infrangere non solo diritti d'autore e d'ingegno, ma anche diritti internazionali sulle componenti. E a fini di lucro. Poi giro su Wired e trovo questo articolo su come gli Usa combatteranno il P2P (qui il link).
Insomma, il problema è generale. Solo che anche in questo caso ci sono interessi di parte, e non degli autori. Infatti, tutto ciò che è coperto da diritto d'autore genera, per gli Usa, un po' più del 5% del PIL. Mi sembra una buona ragione per proteggere gli interessi delle major cinematografiche e della musica. Ma anche le case editrici. In fondo, la moralità dietro al diritto d'autore nasconde la vil pecunia di qualche papavero. Come mai non c'è un movimento per il diritto d'autore degli autori, che si pronunciano sempre più spesso a favore del libero scambio? Un consiglio, tanto per restare in tema: andate su questo blog, leggete, scaricandolo il libro di Lessig (è gratuito, distribuibile purché non a fini di lucro e citando l'autore). Un buon esempio di come la cultura, in rete, può cambiare. In concreto e in astratto.
Ne vale la pena.
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