giovedì 4 marzo 2004

Ancora sul P2P

In questi giorni o si parla di Microsoft, o di Sco, o di virus o di P2P. Preferisco l'ultimo argomento. Il motivo è semplice: è l'unico interessante anche per il futuro.
Tra i vari messaggi di ieri, ce ne sono alcuni che meritano una citazione. Uno è di un dirigente di una notissima azienda, che si chiede perchè ci sia tanto interesse per il cinema su internet e non per la musica. Si dà anche una risposta: il cinema genera più quattrini e, non da poco, quello italiano è finanziato in parte o in toto dallo Stato.
Altri messaggi se la prendono con chi si fa collezioni pazzesche di film in DivX e le scera (italianizzato da to share, significa che le rende disponibili), chiedendosi quando mai riuscirà a vedere tutti quei film e soprattutto se non vale la pena averli piuttosto su cassetta, visto lo spazio che occupano su disco.
Ma il più bello è questo.
Caro MrReset, ho letto il tuo messaggio di oggi che mi è giunto come segnalazione da un amico. [...] Il problema dei film è del tutto falso e pretestuoso. Viviamo in un paese in cui Telepiù ha dovuto cambiare il sistema digitale per la pirateria così diffusa da essere smerciata dai fruttivendoli. Ma un conto è la pirateria intes come trarre profitto da un prodotto, una cosa è il mancato realizzo per scambio di file tra utenti, dove per scambio non si intende il baratto ma la libera possibilità di accedere ad un qualcosa che in questo momento è posseduto da un altro. Se non sbaglio, esiste una legge che prevede, proprio per il diffondersi di questo fenomeno, un contributo agli autori, pagato sui supporti di memorizzazione (cassette, dvd, cd, memorie, hard disk, ...). In realtà, quel contributo a chi va non si sa, nel senso che la Siae non ha mai dichiarato niente a riguardo. Ora, se si vuole fare un giro di vite sullo scambio di file è una cosa giusta e probabilmente sensata, ma forse sarebbe meglio concentrare le forze sul racket che diffonde dvd contraffatti e videogiochi agli angoli delle strade. E poi, un altro fatto mi ha colpito. C'è un accanimento verso l'uso dell'informatica e di internet, per la maggior parte in mano ad aziende straniere, quando invece c'è del lassismo sul lato della contraffazione della moda, prodotto tipico italiano e che porta il Made in Italy in tutto il mondo. [...]
Le parole di Ciampi di ieri a Como mi hanno dato una speranza. E credo che Ciampi si cambi spesso di giacca, visto quanti la tirano a proposito e a sproposito quotidianamente per esporre il loro problemi. Mi pare che ci siano problemi ben più gravi e ben più seri che il P2P, che va regolamentato e tenuto a freno, ma non represso. Altrimenti, se adottassimo questo sistema alle banche, oggi quante ne rimarrebbero aperte?
Una considerazione su questo argomento.
Pensate di andare in un negozio e acquistare della merce. Si scopre che questa merce è avariata, marcia, provoca danni. Ma l'avete presa perché vi hanno detto che è una buona occasione. Poi state male. Il negozio che vi ha venduto la merce passa dei gran brutti momenti, chiude per un certo periodo o per sempre e viene processato.
Mi pare che sia corretto.
Ma se il negozio è una banca e la merce sono dei titoli, non accade niente. Al massimo viene rimborsata una parte del prezzo d'acquisto.
Non mi pare che sia corretto.
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