Vista, ancora Vista. Secondo Engadget, Vista Ultimate costerà intorno ai 450 dollari. La altre versioni, per ovvi motivi, costeranno molto meno.
mercoledì 31 maggio 2006
Ancora su Windows e WGA
Ieri sera alla presentazione alla stampa di Vista, il nuovo sistema operativo di Windows, che sarà disponibile per le grandi aziende da novembre e per il consumatore da gennaio 2007, è stata presentata la nuova versione di WGA, (Windows Genuine Advantage). Che cos'è? si tratta di un programmino che si scarica attraverso Windows update che ricerca e certifica che il sistema operativo installato sul PC sia originale e che quindi sia meritevole di aggiornamenti. Nel caso che non lo sia, compare un pop up sulla barra inferiore e una iconcina in basso a destra. Ora sorge una domanda: ma che differenza c'è con il programmino che da circa un anno ha la stessa funzione? Il pop up, appunto. A che cosa servisse rifare questo "giochino", Microsoft ha risposto che è stata una richiesta da parte delle aziende. Infatti, molte realtà imprenditoriali chiedevano a Microsoft come facessero ad essere sicuri di avere acquistato (e pagato) copie e licenze originali del sistema operativo. Sempre secondo Microsoft l'Italia è nei bassifondi della classifica europea in relazione alla pirateria (58%). Tra i principali responsabili, con circa il 50% delle violazioni, ci sarebbe proprio il canale di vendita, che froderebbe gli acquirenti vendendo per copie originali copie taroccate, con un notevole abbattimento dei (Propri) costi e riuscendo così a mantenere alta la concorrenza e quote di mercato.
Per l'azienda di Redmond la WGA, sarebbe quindi una richiesta delle aziende per tutelarsi dalle truffe. OK, ci crediamo. Facendo il download, ci si accorge però che il WGA va a verificare anche Office... e qui cascano gli asini...
Per l'azienda di Redmond la WGA, sarebbe quindi una richiesta delle aziende per tutelarsi dalle truffe. OK, ci crediamo. Facendo il download, ci si accorge però che il WGA va a verificare anche Office... e qui cascano gli asini...
Vista e Windows XP update
Ieri sera Microsoft ha presentato alla stampa Vista, cercando di scioglere un po' di questioni aperte, un po' di perplessità.
Trattandosi di un evento serale, con aperitivo annesso, lo spazio per le domande è stato molto limitato e questo, secondo me, ha un po' vanificato lo sforzo dell'azienda.
Il motivo? Come può un giornalista spiegare che Vista non è l'ennesima versione di Windows ma qualcosa di compoletamente nuovo, a livello di sistema operativo e non solo grafico/funzionale?
Non sarà facile trasferire questi concetti, e non mi ci metto ora a farlo, visto che per l'uscita ci vogliono ancora un po' di mesi.
A proposito: confermata la data di novembre per le grandi aziende e gennaio 2007 per tutti, nonostante le voci insistenti che vorrebbero ritardi.
La versione a 32 bit della beta è davvero molto stabile, tanto che questo PC che utilizzo per scrivere non lo sto spegnendo da domenica (lo metto nel nuovo stand by di Vista, con boot in circa 6 secondi). La versione a 64 bit è ancora un po' giovane, nel senso che mancano driver e via di seguito. Ma le beta servono a questo.
Ora arriviamo al punto che più mi interessa: il Tablet PC.
Sebbene il mio Tablet non supporti Vista (si blocca nell'installazione), ieri ho potuto provare i vantaggi della nuova versione (integrata in Vista e non separata) del sistema operativo. Un fatto su tutti: con la penna, finalmente, si possono selezionare cartelle e file sullo schermo, grazie al "check point" sopra le icone (prima si poteva fare solo selezionando cartelle contigue).
Poi ci sono i movimenti della penna rapidi che permettono di automatizzare alcune operazioni, come taglia e incolla, cancella e via di seguito. Gli effetti grafici della penna sullo schermo sono stati migliorati e quindi è davvero possibile fare in modo che sia più semplice usare la penna al posto del mouse. Ma soprattutto, il riconoscimento del testo: funziona, impara la scrittura, si possono impostare e correggere gli errori e quindi diventa, finalmente, qualcosa di funzionale.
Attendo di provarlo con OneNote 2007, che installerò appena ne avrò il tempo...
Windows Update, oggi, o meglio ieri, è stato aggiornato, per cui ora, se si proverà ad aggiornare un sistema non originale, comparirà un pop up che dirà che la copia non è originale, fino a giungere ad un banner bello evidente che comparirà all'avvio di Windows.
In compenso, Microsoft ha messo a disposizione gratuitamente un tools che permette di crare delle versioni di windows per internet cafè e via di seguito, dove, dopo ogni sessione, il sistema viene azzerato e riportato alla versione voluta dall'amministratore. Devo ammettere che la cosa interessa anche a me, soprattutto per il fatto che mio figlio inizia a usare internet e non voglio che installi o salvi dati sul PC (ha una chiavetta apposta, che usa anche a scuola).
Credo che proverò tale funzione e farò conoscere il risultato.
Trattandosi di un evento serale, con aperitivo annesso, lo spazio per le domande è stato molto limitato e questo, secondo me, ha un po' vanificato lo sforzo dell'azienda.
Il motivo? Come può un giornalista spiegare che Vista non è l'ennesima versione di Windows ma qualcosa di compoletamente nuovo, a livello di sistema operativo e non solo grafico/funzionale?
Non sarà facile trasferire questi concetti, e non mi ci metto ora a farlo, visto che per l'uscita ci vogliono ancora un po' di mesi.
A proposito: confermata la data di novembre per le grandi aziende e gennaio 2007 per tutti, nonostante le voci insistenti che vorrebbero ritardi.
La versione a 32 bit della beta è davvero molto stabile, tanto che questo PC che utilizzo per scrivere non lo sto spegnendo da domenica (lo metto nel nuovo stand by di Vista, con boot in circa 6 secondi). La versione a 64 bit è ancora un po' giovane, nel senso che mancano driver e via di seguito. Ma le beta servono a questo.
Ora arriviamo al punto che più mi interessa: il Tablet PC.
Sebbene il mio Tablet non supporti Vista (si blocca nell'installazione), ieri ho potuto provare i vantaggi della nuova versione (integrata in Vista e non separata) del sistema operativo. Un fatto su tutti: con la penna, finalmente, si possono selezionare cartelle e file sullo schermo, grazie al "check point" sopra le icone (prima si poteva fare solo selezionando cartelle contigue).
Poi ci sono i movimenti della penna rapidi che permettono di automatizzare alcune operazioni, come taglia e incolla, cancella e via di seguito. Gli effetti grafici della penna sullo schermo sono stati migliorati e quindi è davvero possibile fare in modo che sia più semplice usare la penna al posto del mouse. Ma soprattutto, il riconoscimento del testo: funziona, impara la scrittura, si possono impostare e correggere gli errori e quindi diventa, finalmente, qualcosa di funzionale.
Attendo di provarlo con OneNote 2007, che installerò appena ne avrò il tempo...
Windows Update, oggi, o meglio ieri, è stato aggiornato, per cui ora, se si proverà ad aggiornare un sistema non originale, comparirà un pop up che dirà che la copia non è originale, fino a giungere ad un banner bello evidente che comparirà all'avvio di Windows.
In compenso, Microsoft ha messo a disposizione gratuitamente un tools che permette di crare delle versioni di windows per internet cafè e via di seguito, dove, dopo ogni sessione, il sistema viene azzerato e riportato alla versione voluta dall'amministratore. Devo ammettere che la cosa interessa anche a me, soprattutto per il fatto che mio figlio inizia a usare internet e non voglio che installi o salvi dati sul PC (ha una chiavetta apposta, che usa anche a scuola).
Credo che proverò tale funzione e farò conoscere il risultato.
martedì 30 maggio 2006
Vista Beta 2
Ho fatto un nuovo filmato sulla Beta 2 di Windows Vista.
Il link è qui.
Le novità sono molte, quasi totalmente scenografiche. Per altro, alcuni particolari grafici, come i gadget, non si possono visualizzare nel filmato perché sfruttano delle caratteristiche delle schede grafiche particolari.
Buona visione.
Il link è qui.
Le novità sono molte, quasi totalmente scenografiche. Per altro, alcuni particolari grafici, come i gadget, non si possono visualizzare nel filmato perché sfruttano delle caratteristiche delle schede grafiche particolari.
Buona visione.
lunedì 29 maggio 2006
Unico: software on line
Il sito dell'agenzia delle entrate ha predisposto il software per compilare il modello Unico 2006.
Scaricare da qui per la versione Windows.
Scaricare da qui per la versione MAC.
Scaricare da qui per la versione Windows.
Scaricare da qui per la versione MAC.
La pubblicità sul web cresce
E' inarrestabile l'ascesa della pubblicità on line.
Sembra che gli investimenti tra gennaio e marzo abbiano registrato una crescita di poco inferiore al 50%. Mica male, sebbene gli investimenti, rispetto ad altri media, restano molto modesti. Ma il futuro è lì!
Sembra che gli investimenti tra gennaio e marzo abbiano registrato una crescita di poco inferiore al 50%. Mica male, sebbene gli investimenti, rispetto ad altri media, restano molto modesti. Ma il futuro è lì!
venerdì 26 maggio 2006
Aero e notebook
Tempi duri per i possessori di notebook. Infatti, sarà quasi certo che la maggior parte di utenti che hanno acquistato un portatile anche nell'ultimo periodo, anche quelli che hanno il furbo loghino Vista Capable, non potranno fruire delle novità grafiche di Vista.
Il motivo è semplice: per Aero, che è proprio l'interfaccia grafica, sono necessari 128 Mb di memoria video e il supporto Pixel Shader 2.0. Facciamo presente che tutti i centrino duo venduti su scheda madre Intel, non dispongono di una scheda grafica di questo tipo! Fate i vostri conti.
Notevole, invece, Vista per i Tablet (non è più una versione diversa, ma integrata dalla pro in poi), dove il riconoscimento della scrittura finalmente inizia a funzionare a dovere.
Il motivo è semplice: per Aero, che è proprio l'interfaccia grafica, sono necessari 128 Mb di memoria video e il supporto Pixel Shader 2.0. Facciamo presente che tutti i centrino duo venduti su scheda madre Intel, non dispongono di una scheda grafica di questo tipo! Fate i vostri conti.
Notevole, invece, Vista per i Tablet (non è più una versione diversa, ma integrata dalla pro in poi), dove il riconoscimento della scrittura finalmente inizia a funzionare a dovere.
Brevetti SW: No in Europa
L'Europa si è sentita in dovere di confermare nuovamente la vecchia decisione di non consentire il brevetto del software. Non si capisce perché si debba ribadire una posizione già presa, visto che nulla aggiunge e nulla toglie.
Che sia un segnale per qualcuno?
Che sia un segnale per qualcuno?
giovedì 25 maggio 2006
Dada: a tempo di record
Ricevo e volentieri pubblico.
Gli utenti, al fine di registrarsi, devono necessariamente connettersi ad una pagina wep, altrimenti non ha alcun valore la registrazione. E' una tutela nei confronti dei nostri iscritti.
Grazie per la prima risposta, visto che probabilmente non sarà l'unica.
Gli utenti, al fine di registrarsi, devono necessariamente connettersi ad una pagina wep, altrimenti non ha alcun valore la registrazione. E' una tutela nei confronti dei nostri iscritti.
Grazie per la prima risposta, visto che probabilmente non sarà l'unica.
Non sarà mica una truffa?
Dada Mobile, gruppo RCS, è in campagna on line con un messaggio: Le figurine dei tuoi campioni gratis sul cellulare per te.
Fin qui niente di trascendentale, se non scoprire che essersi scaricati la figurina significa essersi abbonati ad un servizio setimanale del costo di 3 euro, ma la prima settimana è realmente gratis.
A parte il fatto che ormai gli operatori mobili hanno svilito il significato meravisglioso della parola gratis, è possibile che si possa fare un'affermazione di questo tipo e scoprire solo alla terza pagina web, in piccolo e per di più non usando il colore nero, come accade invece per il messaggio di conferma, che ci si è abbonati a un servizio che diverrà a pagamento?
Per fortuna ti regalano una figurina Panini della Juve, campione d'Italia. Non saranno in tanti a volerla!
Qui le foto.
Fin qui niente di trascendentale, se non scoprire che essersi scaricati la figurina significa essersi abbonati ad un servizio setimanale del costo di 3 euro, ma la prima settimana è realmente gratis.
A parte il fatto che ormai gli operatori mobili hanno svilito il significato meravisglioso della parola gratis, è possibile che si possa fare un'affermazione di questo tipo e scoprire solo alla terza pagina web, in piccolo e per di più non usando il colore nero, come accade invece per il messaggio di conferma, che ci si è abbonati a un servizio che diverrà a pagamento?
Per fortuna ti regalano una figurina Panini della Juve, campione d'Italia. Non saranno in tanti a volerla!
Qui le foto.
La politica del web: Cortiana o Pillitteri?
Per chi voterà a Milano, ho una proposta da fare: una per la destra, una per la sinistra.
Votate uno dei due candidati che ha promesso di battersi per la rete, per la diffusione della stessa.
I candidati sono Stefano Pillitteri, per Forza Italia, e Fiorello Cortiana per i Verdi.
E' del tutto inutile che io esprima il mio parere sulla mia personale preferenza (chi segue questo blog da tempo lo sa), ma mi sembra corretto che i milanesi abbiano la possibilità di decidere.
Ricordo anche che si può esprimere, senza invalidare il voto, il candidato sindaco di uno schieramento e la preferenza per un altro.
Non lo dice mai nessuno, chissà perché?
Votate uno dei due candidati che ha promesso di battersi per la rete, per la diffusione della stessa.
I candidati sono Stefano Pillitteri, per Forza Italia, e Fiorello Cortiana per i Verdi.
E' del tutto inutile che io esprima il mio parere sulla mia personale preferenza (chi segue questo blog da tempo lo sa), ma mi sembra corretto che i milanesi abbiano la possibilità di decidere.
Ricordo anche che si può esprimere, senza invalidare il voto, il candidato sindaco di uno schieramento e la preferenza per un altro.
Non lo dice mai nessuno, chissà perché?
mercoledì 24 maggio 2006
Le tre beta di Microsoft
Bill Gates ha annunciato che per la prima volta nella storia dell'azienda, tre prodotti fondamentali entreranno contemporaneamente in produzione. Vista, Longhorn server e Office sono infatti in fase di beta avanzata, rilasciate tutte e tre ieri in occasione del WinHec.
Vista, già nella versione precedente, si poteva considerare stabile, visto che non ha grossi problemi se non quelli di Explorer 7 che è ancora un po' "baggoso".
Per gli altri, probabilmente ci sono ancora dei ritocchi da fare al codice.
Per il customer preview program, una sorta di versione beta2 di Vista liberamente scaricabile, non dovrebbe essere disponibile in italiano. Ma il condizionale è d'obbligo. Lo sapremo probabilmente entro la prima settimana dei mondiali!
Vista, già nella versione precedente, si poteva considerare stabile, visto che non ha grossi problemi se non quelli di Explorer 7 che è ancora un po' "baggoso".
Per gli altri, probabilmente ci sono ancora dei ritocchi da fare al codice.
Per il customer preview program, una sorta di versione beta2 di Vista liberamente scaricabile, non dovrebbe essere disponibile in italiano. Ma il condizionale è d'obbligo. Lo sapremo probabilmente entro la prima settimana dei mondiali!
martedì 23 maggio 2006
Lenovo e La Stampa
A parte il fatto che la pagina pubblicitaria di Lenovo su La Stampa di oggi ha visto Ronaldinho che reinventa il calcio, tingendolo di nero, c'è del non sense in un articolo che parla dell'azienda in toni negativi, con però la pubblicità a fianco.
(A proposito, anche il quotidiano torinese ha deciso di fare una sezione decente di informatica business to business.)
Il link al sito è qui.
Qui il testo.
USA: Lenovo è un rischio per la sicurezza nazionale?
di Tommaso Lombardi
Il Dipartimento di Stato americano ha probito l'uso dei computer Lenovo per il trattamento di dati sensibili e "classificati": in breve, Washington teme che i PC prodotti dal colosso cinese dell'hardware non siano idonei all'uso in ambito diplomatico o governativo. "Abbiamo ricevuto direttive dall'alto, da fonti diplomatiche", spiega un rappresentante del governo statunitense intervistato da La Stampa, "e pensiamo che l'uso di computer Lenovo per la gestione d'informazioni riservate possa costituire un serio problema per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti".
Gli USA hanno così bloccato l'uso di alcuni computer acquistati dal produttore cinese e destinati agli uffici pubblici della capitale. Lenovo aveva infatti stipulato un contratto con l'amministrazione degli Stati Uniti per fornire circa 16000 computer al Dipartimento di Stato: un accordo del valore di 13 milioni di dollari. "I computer sospetti che abbiamo bloccato per ora sono 937", dice il portavoce degli USA, "non erano compatibili con le nostre richieste di sicurezza informatica: abbiamo semplicemente applicato le procedure indicateci, non possiamo fornire altri dettagli", conclude.
Il timore più diffuso negli ambienti diplomatici ed amministrativi degli Stati Uniti è che i computer Lenovo siano il cavallo di Troia dello spionaggio cinese: Pechino potrebbero aver dato ordini precisi per disseminare i computer Lenovo di "cimici informatiche" ed altre apparecchiature elettroniche per scoprire cosa succede nei palazzi del potere degli Stati Uniti. un ritorno di fiamma maccartista?
Michael Wessel, parlamentare e membro della commissione federale sul commercio USA-Cina, ha recentemente bacchettato i colleghi ricordando che "il governo di Pechino ha un peso assai rilevante all'interno di Lenovo, alla quale abbiamo affidato la nostra dotazione informatica per il Dipartimento di Stato". Lenovo, che nel 2005 ha acquisito la divisone di IBM specializzata nella produzione di computer, è controllata al 27% dall'Accademia Nazionale delle Scienze, alle dipendenze dirette del governo cinese. Questo dettaglio, secondo molti legislatori americani, giustificherebbe le paure del Dipartimento di Stato. Paradossalmente, il 18,9% di Lenovo è ancora nelle mani di investitori statunitensi.
La decisione del Dipartimento di Stato americano è stata una vera e propria doccia fredda per Lenovo. "Noi sappiamo di essere in regola, i nostri PC sono apposto", dice Renata Zambelli, portavoce del distaccamento italiano di Lenovo: i 16000 computer acquistati dagli Stati Uniti non conterrebbero alcun dispositivo o sistema di spionaggio.
La risposta della Repubblica Popolare Cinese, sferzante, arriva dalle colonne del Quotidiano del Popolo. Sulla testata ufficiale del Partito Comunista si legge che "i computer acquistati da Washington non sono stati assemblati in Cina ma, come riferiscono gli stessi responsabili di Lenovo, interamente costruiti presso stabilimenti messicani e statunitensi utilizzando componenti prodotti a Taiwan". Al giorno d'oggi, quasi il 70% dei componenti elettronici utilizzati dall'industria globale dell'informatica vengono assemblati presso stabilimenti cinesi o taiwanesi.
"La cosa ancora più insolita di tutta la faccenda è che i laptop ed i computer Lenovo", aggiunge Renata Zambelli, "fino ad appena un anno fa si chiamavano ThinkPad ed erano marchiati IBM: molti dei computer venduti al governo degli Stati Uniti sono esattamente i soliti computer che poco fa venivano prodotti da IBM".
In Italia, malgrado i numerosi contratti stipulati tra Lenovo e molti paesi occidentali, i computer dell'azienda cinese non vengono utilizzati da nessuna istituzione amministrativa. L'Australia, in seguito ai sospetti sollevati dagli Stati Uniti, ha interrotto i rapporti commerciali con Lenovo ed ha eliminato l'azienda dalla lista dei fornitori informatici per il governo.
(A proposito, anche il quotidiano torinese ha deciso di fare una sezione decente di informatica business to business.)
Il link al sito è qui.
Qui il testo.
USA: Lenovo è un rischio per la sicurezza nazionale?
di Tommaso Lombardi
Il Dipartimento di Stato americano ha probito l'uso dei computer Lenovo per il trattamento di dati sensibili e "classificati": in breve, Washington teme che i PC prodotti dal colosso cinese dell'hardware non siano idonei all'uso in ambito diplomatico o governativo. "Abbiamo ricevuto direttive dall'alto, da fonti diplomatiche", spiega un rappresentante del governo statunitense intervistato da La Stampa, "e pensiamo che l'uso di computer Lenovo per la gestione d'informazioni riservate possa costituire un serio problema per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti".
Gli USA hanno così bloccato l'uso di alcuni computer acquistati dal produttore cinese e destinati agli uffici pubblici della capitale. Lenovo aveva infatti stipulato un contratto con l'amministrazione degli Stati Uniti per fornire circa 16000 computer al Dipartimento di Stato: un accordo del valore di 13 milioni di dollari. "I computer sospetti che abbiamo bloccato per ora sono 937", dice il portavoce degli USA, "non erano compatibili con le nostre richieste di sicurezza informatica: abbiamo semplicemente applicato le procedure indicateci, non possiamo fornire altri dettagli", conclude.
Il timore più diffuso negli ambienti diplomatici ed amministrativi degli Stati Uniti è che i computer Lenovo siano il cavallo di Troia dello spionaggio cinese: Pechino potrebbero aver dato ordini precisi per disseminare i computer Lenovo di "cimici informatiche" ed altre apparecchiature elettroniche per scoprire cosa succede nei palazzi del potere degli Stati Uniti. un ritorno di fiamma maccartista?
Michael Wessel, parlamentare e membro della commissione federale sul commercio USA-Cina, ha recentemente bacchettato i colleghi ricordando che "il governo di Pechino ha un peso assai rilevante all'interno di Lenovo, alla quale abbiamo affidato la nostra dotazione informatica per il Dipartimento di Stato". Lenovo, che nel 2005 ha acquisito la divisone di IBM specializzata nella produzione di computer, è controllata al 27% dall'Accademia Nazionale delle Scienze, alle dipendenze dirette del governo cinese. Questo dettaglio, secondo molti legislatori americani, giustificherebbe le paure del Dipartimento di Stato. Paradossalmente, il 18,9% di Lenovo è ancora nelle mani di investitori statunitensi.
La decisione del Dipartimento di Stato americano è stata una vera e propria doccia fredda per Lenovo. "Noi sappiamo di essere in regola, i nostri PC sono apposto", dice Renata Zambelli, portavoce del distaccamento italiano di Lenovo: i 16000 computer acquistati dagli Stati Uniti non conterrebbero alcun dispositivo o sistema di spionaggio.
La risposta della Repubblica Popolare Cinese, sferzante, arriva dalle colonne del Quotidiano del Popolo. Sulla testata ufficiale del Partito Comunista si legge che "i computer acquistati da Washington non sono stati assemblati in Cina ma, come riferiscono gli stessi responsabili di Lenovo, interamente costruiti presso stabilimenti messicani e statunitensi utilizzando componenti prodotti a Taiwan". Al giorno d'oggi, quasi il 70% dei componenti elettronici utilizzati dall'industria globale dell'informatica vengono assemblati presso stabilimenti cinesi o taiwanesi.
"La cosa ancora più insolita di tutta la faccenda è che i laptop ed i computer Lenovo", aggiunge Renata Zambelli, "fino ad appena un anno fa si chiamavano ThinkPad ed erano marchiati IBM: molti dei computer venduti al governo degli Stati Uniti sono esattamente i soliti computer che poco fa venivano prodotti da IBM".
In Italia, malgrado i numerosi contratti stipulati tra Lenovo e molti paesi occidentali, i computer dell'azienda cinese non vengono utilizzati da nessuna istituzione amministrativa. L'Australia, in seguito ai sospetti sollevati dagli Stati Uniti, ha interrotto i rapporti commerciali con Lenovo ed ha eliminato l'azienda dalla lista dei fornitori informatici per il governo.
lunedì 22 maggio 2006
Trasformare XP in Vista (graficamente)
Non potevo permettermi di perdermi l'opportunità di segnalare il lavoro pazzesco di trasformazione grafica di XP nella nuova versione di Vista.
Un lavoro maniacale.
Il link per scaricarlo è questo qui.
Un lavoro maniacale.
Il link per scaricarlo è questo qui.
Una definizione che mi calza a pennello
Ho trovato una definizione di blog di Derrick De Kerckhove che è ritagliata precisamente sui miei panni.
I blog sono una forma espressiva del pensiero connettivo di rete e sono portati a sviluppare una critica dell’esistente. Il blogger è lo studente ipercritico che si siede in fondo all’aula, e passa il tempo a mettere a nudo gli errori del professore, criticarli, ma in quanto al modello di ciò che fa tende ad essere un columnist o un “agenda setter” per i media. Il blogger vive in “modo columnist”.
Mi piace l'idea di "critica esistente" da sviluppare, ma soprattutto il ritratto dello studente rompicoglioni.
Per quanto riguarda il rapporto con i media, mi sembra sempre un'esagerazione del ruolo dei blog.
I blog sono una forma espressiva del pensiero connettivo di rete e sono portati a sviluppare una critica dell’esistente. Il blogger è lo studente ipercritico che si siede in fondo all’aula, e passa il tempo a mettere a nudo gli errori del professore, criticarli, ma in quanto al modello di ciò che fa tende ad essere un columnist o un “agenda setter” per i media. Il blogger vive in “modo columnist”.
Mi piace l'idea di "critica esistente" da sviluppare, ma soprattutto il ritratto dello studente rompicoglioni.
Per quanto riguarda il rapporto con i media, mi sembra sempre un'esagerazione del ruolo dei blog.
Sui Blog
Ricevo un'email da Fabio Metitieri, a cui rispondo anche pubblicamente.
Ciao Fabio.
Caro anomino,
Oh, accusi me di "pressopochevole capacità di argomentare", o anche
di "superficailita' delle affermazioni", ma hai un blog che non consente
commenti.
Grazie, ti pare corretto?
Primo. non ti ho insultato e nemmeno accusa: ha fatto delle considerazioni assolutamente generalistiche.
La pressapochezza è una caratteristica del giornalismo!
Non prendo i commenti: da sempre, ho già argomentato a sufficienza. Questo cosa c'entra con la superficialità delle affermazioni, di fare di tutta un'erba un fascio. E' corretto? non lo so, io non ti ho insultato e non ti ho nemmeno citato. Se a qualcuno interessava, passava per il link.
Se queste cose le avesse scritte una testata, avrei protestato ufficialmente,
ottenenendo forse risultati minimi, ma lo avrei fatto. Anyway, una testata
seria e professionale non si permetterebbe mai commenti a ruota libera
e senza possibilita' di risposta come i tuoi.
Con il tuo blog, non si puo' rispondere, insulti e non si sa chi sei, non c'e'
diritto di replica. E' questo il grande progresso che i blog come i tuoi
stanno portando nel panorama dell'informazione?
Sei due spanne piu' sotto delle lettere al direttore sui grandi quotidiani.
Erano considerazioni generiche, che mi sembravano interessanti da riprendere.
Sapessi quanti insulti mi son preso per aver detto su di un blog che son d'accordo con te, e per due volte!
Il fatto di essere due spanne sotto le lettere al direttore mi pare già qualcosa, perché stai paragonando le mele con le pere e quindi finisci per contraddire te stesso e le tue affermazioni. Se credi davvero alla favola dei blog che sostituiranno i quotidiani, dimmelo, perché cambio immediatamente la mia considerazione su di te.
E, ripeto ancora, non c'e' mezza riga per spiegare chi siete, sul tuo o
vostro blog. Fantasmi. Dan Gillmor vi sputerebbe in un occhio.
Io sono sul web da un po' di tempo, chi deve sapere chi sono lo sa, per gli altri: pazienza!
Potrei risponderti provocatoriamente con e tu chi sei? ma io rispetto le opinioni e soprattutto i lettori.
La mia personale opinione e': state facendo un brutto lavoro, molto
brutto, veramente.
Qualcuno ha detto il contrario? E poi, è un lavoro? Allora se è un lavoro, ebbene non passare a leggere questo blog, perché non è un lavoro!
Ma, se vuoi, pubblica come post sul tuo blog questa mia, metti on line i
curriculum dei redattori, se non altro per rispetto verso chi vi legge, dai ai
lettori serio un canale di ritorno, e poi ne riparliamo.
Io non sono anonimo. Per altro ci conosciamo!
Il curruculum non serve: ti assicuro che il curriculum non serve.
Perché conosci tutti i redattori dei giornali che leggi, ti serve il curriculum di ogni giornalista televisivo?
Ma per favore, non cerchiamo di legittimare qualcosa che non ha bisogno di essere legittimato. Si cade, e ci sei caduto anche tu, nella trappola dell'autoreferenziazione dei blog. E quindi, di conseguenza, anche dei commentatori dei blog.
Ciao.
PS Comunque continua così, che va bene.
Ciao Fabio.
Caro anomino,
Oh, accusi me di "pressopochevole capacità di argomentare", o anche
di "superficailita' delle affermazioni", ma hai un blog che non consente
commenti.
Grazie, ti pare corretto?
Primo. non ti ho insultato e nemmeno accusa: ha fatto delle considerazioni assolutamente generalistiche.
La pressapochezza è una caratteristica del giornalismo!
Non prendo i commenti: da sempre, ho già argomentato a sufficienza. Questo cosa c'entra con la superficialità delle affermazioni, di fare di tutta un'erba un fascio. E' corretto? non lo so, io non ti ho insultato e non ti ho nemmeno citato. Se a qualcuno interessava, passava per il link.
Se queste cose le avesse scritte una testata, avrei protestato ufficialmente,
ottenenendo forse risultati minimi, ma lo avrei fatto. Anyway, una testata
seria e professionale non si permetterebbe mai commenti a ruota libera
e senza possibilita' di risposta come i tuoi.
Con il tuo blog, non si puo' rispondere, insulti e non si sa chi sei, non c'e'
diritto di replica. E' questo il grande progresso che i blog come i tuoi
stanno portando nel panorama dell'informazione?
Sei due spanne piu' sotto delle lettere al direttore sui grandi quotidiani.
Erano considerazioni generiche, che mi sembravano interessanti da riprendere.
Sapessi quanti insulti mi son preso per aver detto su di un blog che son d'accordo con te, e per due volte!
Il fatto di essere due spanne sotto le lettere al direttore mi pare già qualcosa, perché stai paragonando le mele con le pere e quindi finisci per contraddire te stesso e le tue affermazioni. Se credi davvero alla favola dei blog che sostituiranno i quotidiani, dimmelo, perché cambio immediatamente la mia considerazione su di te.
E, ripeto ancora, non c'e' mezza riga per spiegare chi siete, sul tuo o
vostro blog. Fantasmi. Dan Gillmor vi sputerebbe in un occhio.
Io sono sul web da un po' di tempo, chi deve sapere chi sono lo sa, per gli altri: pazienza!
Potrei risponderti provocatoriamente con e tu chi sei? ma io rispetto le opinioni e soprattutto i lettori.
La mia personale opinione e': state facendo un brutto lavoro, molto
brutto, veramente.
Qualcuno ha detto il contrario? E poi, è un lavoro? Allora se è un lavoro, ebbene non passare a leggere questo blog, perché non è un lavoro!
Ma, se vuoi, pubblica come post sul tuo blog questa mia, metti on line i
curriculum dei redattori, se non altro per rispetto verso chi vi legge, dai ai
lettori serio un canale di ritorno, e poi ne riparliamo.
Io non sono anonimo. Per altro ci conosciamo!
Il curruculum non serve: ti assicuro che il curriculum non serve.
Perché conosci tutti i redattori dei giornali che leggi, ti serve il curriculum di ogni giornalista televisivo?
Ma per favore, non cerchiamo di legittimare qualcosa che non ha bisogno di essere legittimato. Si cade, e ci sei caduto anche tu, nella trappola dell'autoreferenziazione dei blog. E quindi, di conseguenza, anche dei commentatori dei blog.
Ciao.
PS Comunque continua così, che va bene.
venerdì 19 maggio 2006
Dell aprirà a AMD
Un duro colpo per Intel è l'annuncio di Dell di utilizzare gli Opteron su alcuni server.
Conoscendo Dell, devono aver preso questa decisione parecchio tempo fa, visti i grandi test che l'azienda compie per accertarsi che i propri prodotti siano "standard" e replicabili. Sui server, poi, significa che hanno condotto test con le configurazioni Sap, Oracle e via di seguito.
Non crediamo che si tratti semplicemente di un fattore economico-competitivo, quanto di aver ascoltato "la voce dei clienti" e iniziato a muoversi in questa direzione.
Alla Intel qualcuno non ha passato dei bei momenti.
Come sempre faranno spallucce, dicendo che si tratta di percentuali irrisorie.
Che però prima erano loro...
Conoscendo Dell, devono aver preso questa decisione parecchio tempo fa, visti i grandi test che l'azienda compie per accertarsi che i propri prodotti siano "standard" e replicabili. Sui server, poi, significa che hanno condotto test con le configurazioni Sap, Oracle e via di seguito.
Non crediamo che si tratti semplicemente di un fattore economico-competitivo, quanto di aver ascoltato "la voce dei clienti" e iniziato a muoversi in questa direzione.
Alla Intel qualcuno non ha passato dei bei momenti.
Come sempre faranno spallucce, dicendo che si tratta di percentuali irrisorie.
Che però prima erano loro...
Di blog ...
Ho trovato un post di intervista ad un noto commentatore di blog che recitava: Il must per un blogger e’ avere un numero sempre maggiore di lettori. Per raggiungere questo obiettivo, una delle caratteristiche essenziali e’ che il blog venga scritto con regolarita’ e preferibilmente con almeno un post al giorno. Tanto e’ vero che chi parte per un viaggio, o ha un periodo particolarmente impegnato, o si fidanza con una top model, si sente subito obbligato ad avvertire i propri lettori che per qualche giorno smettera’ di scrivere.
Capisco perfettamente la pressopochevole capacità di argomentare, ma il blog, per me, è un posto dove posso dire quel che penso su di un argomento di cui mi ritengo esperto, nel momento in cui materialmente ci riesco. Quindi, per quanto mi riguarda, al mattina, tra un'email e un'altra e prima di preparare la colazione ai miei figli.
La cadenza, quindi vien da sé, ma è insita nelle cose, come per lavorare si occupa la stessa fascia della giornata, piuttosto che cenare, stare con gli amici e via di seguito.
E poi trovo: Se si guarda al panorama italiano, di fatto anche i blog che pretendono di fare informazione vengono quasi sempre usati per scrivere di tutto e senza alcun criterio. Su una testata, al contrario, si devono scrivere solo informazioni documentate e si viene bloccati dalla redazione quando si tenta di usare il medium come una tribuna personale. Gli spazi sono limitati, il che obbliga alla sintesi, e, cosa piu’ importante, si deve scrivere pensando a un pubblico ben preciso, non soltanto per i propri soliti quattro amici.
Mi spiace non essere d'accordo ancora una volta, per superficialità delle affermazioni. E' vero che il desiderio di molti blogger è quello di essere considerati come opinion leader, ma non è un argomento valido per tutti genericamente. Anzi, è una ristretta cerchia di persone che persegue quest'obiettivo. Per quanto riguarda i giornali, ovviamente non si può fare del personalismo, ma passano delle nefandezze immonde, per cui parlare di documentarsi, informarsi e applicarsi è quantomeno ridicolo. Anche nelle testate specializzate.
E ancora: e’ sulla minoranza dei Vib, invece, che si centrano i discorsi ideologici, le teorie sui lettori che sono diventati produttori di contenuti, o la certezza che il citizen journalism mettera’ in crisi il giornalismo tradizionale e fatto con professionalita’. E, nota bene: ho scritto "fatto con professionalita’", e non "scritto da professionisti".
Qui sono sostanzialmente d'accordo, e anche qui: i bloggher ultimamente sono assillati dall’ansia di trarre qualche "guadagno", diretto o indiretto, dal loro faticoso lavoro, al limite anche un panino, fino a essere colpiti da quella che scherzosamente ho definito "La Sindrome del Tramezzino". L’ho chiamata cosi’ perche’ scrivere “desiderio compulsivo e irrazionale di svendere le chiappe” mi sarebbe parso eccessivo e troppo volgare. Naturalmente, emergere nella blogosfera, in qualsiasi pezzetto di blogosfera, riuscendo a essere notati al di fuori del proprio microvillaggio di appartenenza, e’ molto difficile e lo sara’ sempre di piu’, via via che il numero dei blog crescera’ da 50 a 100 milioni, o forse anche oltre.
Il Link è qui.
Capisco perfettamente la pressopochevole capacità di argomentare, ma il blog, per me, è un posto dove posso dire quel che penso su di un argomento di cui mi ritengo esperto, nel momento in cui materialmente ci riesco. Quindi, per quanto mi riguarda, al mattina, tra un'email e un'altra e prima di preparare la colazione ai miei figli.
La cadenza, quindi vien da sé, ma è insita nelle cose, come per lavorare si occupa la stessa fascia della giornata, piuttosto che cenare, stare con gli amici e via di seguito.
E poi trovo: Se si guarda al panorama italiano, di fatto anche i blog che pretendono di fare informazione vengono quasi sempre usati per scrivere di tutto e senza alcun criterio. Su una testata, al contrario, si devono scrivere solo informazioni documentate e si viene bloccati dalla redazione quando si tenta di usare il medium come una tribuna personale. Gli spazi sono limitati, il che obbliga alla sintesi, e, cosa piu’ importante, si deve scrivere pensando a un pubblico ben preciso, non soltanto per i propri soliti quattro amici.
Mi spiace non essere d'accordo ancora una volta, per superficialità delle affermazioni. E' vero che il desiderio di molti blogger è quello di essere considerati come opinion leader, ma non è un argomento valido per tutti genericamente. Anzi, è una ristretta cerchia di persone che persegue quest'obiettivo. Per quanto riguarda i giornali, ovviamente non si può fare del personalismo, ma passano delle nefandezze immonde, per cui parlare di documentarsi, informarsi e applicarsi è quantomeno ridicolo. Anche nelle testate specializzate.
E ancora: e’ sulla minoranza dei Vib, invece, che si centrano i discorsi ideologici, le teorie sui lettori che sono diventati produttori di contenuti, o la certezza che il citizen journalism mettera’ in crisi il giornalismo tradizionale e fatto con professionalita’. E, nota bene: ho scritto "fatto con professionalita’", e non "scritto da professionisti".
Qui sono sostanzialmente d'accordo, e anche qui: i bloggher ultimamente sono assillati dall’ansia di trarre qualche "guadagno", diretto o indiretto, dal loro faticoso lavoro, al limite anche un panino, fino a essere colpiti da quella che scherzosamente ho definito "La Sindrome del Tramezzino". L’ho chiamata cosi’ perche’ scrivere “desiderio compulsivo e irrazionale di svendere le chiappe” mi sarebbe parso eccessivo e troppo volgare. Naturalmente, emergere nella blogosfera, in qualsiasi pezzetto di blogosfera, riuscendo a essere notati al di fuori del proprio microvillaggio di appartenenza, e’ molto difficile e lo sara’ sempre di piu’, via via che il numero dei blog crescera’ da 50 a 100 milioni, o forse anche oltre.
Il Link è qui.
Buffon e il blog
In questo periodo è destino che faccia irritare le aziende.
L'ultimo caso è Microsoft, anzi Msn. Il link è questo.
Mi hanno spiegato che il blog è fermo per il silenzio stampa della Juve, quindi indipendente dalla volontà del giocatore e di Msn.
Poi il silenzio stampa è stato sospeso, ma il giocatore, implicato in un vicenda tutta da chiarire, probabilmente preferisce mantenere un profilo basso.
Mi sembrava doveroso rendere pubblica questa spiegazione.
L'ultimo caso è Microsoft, anzi Msn. Il link è questo.
Mi hanno spiegato che il blog è fermo per il silenzio stampa della Juve, quindi indipendente dalla volontà del giocatore e di Msn.
Poi il silenzio stampa è stato sospeso, ma il giocatore, implicato in un vicenda tutta da chiarire, probabilmente preferisce mantenere un profilo basso.
Mi sembrava doveroso rendere pubblica questa spiegazione.
mercoledì 17 maggio 2006
Microsoft e Open Source
Qui trovate un link a news.com di Cnet che parla della visione di Microsoft sull'Open Source. Ne parla anche 01net.
La preoccupazione di Microsoft è l'interoperabilità del codice, fatto certamente rilevante per fare il porting delle applicazioni.
Ci si chiede se i bug saranno fortemente dipendendi dal compilatore/sistema operativo, visto che la certezza di far girare perfettamente i software non esiste.
Il progetto è interessante, ma probabilmente fa sempre molto gioco a Microsoft, più che ad altri.
Magari mi sbaglio, ma c'è tempo per correggere il tiro, almeno fino all'annuncio ufficiale, verso giugno.
La preoccupazione di Microsoft è l'interoperabilità del codice, fatto certamente rilevante per fare il porting delle applicazioni.
Ci si chiede se i bug saranno fortemente dipendendi dal compilatore/sistema operativo, visto che la certezza di far girare perfettamente i software non esiste.
Il progetto è interessante, ma probabilmente fa sempre molto gioco a Microsoft, più che ad altri.
Magari mi sbaglio, ma c'è tempo per correggere il tiro, almeno fino all'annuncio ufficiale, verso giugno.
Qualche tempo fa avevo scritto un messaggio sul brevetto che farà vedere gli spot nelle TV.
Mi ha scritto il General Manager di Philips, Yves Di Benedetto, giustamente contrariato per quanto ho scritto (come al solito non ci sono andato leggero), rendendosi disponibile ad approfondire l'argomento.
A questo punto rilancio però il problema della tecnologia non al servizio dell'uomo ma al servizio dello sfruttamento commerciale. Su questo tema, infatti, ho ricevuto alcuni messaggi, due dei quali ritengo molto interessanti.
Alessandra mi ha scritto che da sempre la tecnologia viene utilizzata dall'uomo e l'uomo ne diventa schiavo, da quando l'umanità ha scoperto il fuoco e la ruota questo si ripete. Il problema è cercare delle soluzioni tecnologiche che permettano lo "sfruttamento commerciale" appositamente che è immorale e scorretto. Non è probabilmente il caso di Philips, che potrebbe abilitare un sistema ad esempio che decripta un programma se si vedono gli spot, un sistema praticamente di pay per use mascherato, ma sono milioni i casi di tecnologia che non è al servizio, non solo dell'uomo, ma anche dell'ecologia e quindi del pianeta.
Quindi, ho toccato un problema che riguarda la sfera etica dell'uomo.
Fiorello, invece, rilancia sul tema del controllo: queste tecnologie, come molte sul diritto d'autore, servono più che altro a sfruttare delle posizioni dominanti, andando a coinvolgere l'uomo nel suo "privato", per non dire nel suo intimo quando il cellulare può servire per localizzare qualcuno.
Servendoci di dispositivi digitali, lasciamo tracce che possono facilmente essere sfruttate a fini commerciali [..] Paradossalmente, la TV di Alice non richiede l'Auditel: i server non solo conoscono quanti utenti vedono un programma, ma anche chi sono e quindi possono redarre statistiche sugli usi e consumi.
Insomma, c'è qualcosa su cui riflettere.
Mi ha scritto il General Manager di Philips, Yves Di Benedetto, giustamente contrariato per quanto ho scritto (come al solito non ci sono andato leggero), rendendosi disponibile ad approfondire l'argomento.
A questo punto rilancio però il problema della tecnologia non al servizio dell'uomo ma al servizio dello sfruttamento commerciale. Su questo tema, infatti, ho ricevuto alcuni messaggi, due dei quali ritengo molto interessanti.
Alessandra mi ha scritto che da sempre la tecnologia viene utilizzata dall'uomo e l'uomo ne diventa schiavo, da quando l'umanità ha scoperto il fuoco e la ruota questo si ripete. Il problema è cercare delle soluzioni tecnologiche che permettano lo "sfruttamento commerciale" appositamente che è immorale e scorretto. Non è probabilmente il caso di Philips, che potrebbe abilitare un sistema ad esempio che decripta un programma se si vedono gli spot, un sistema praticamente di pay per use mascherato, ma sono milioni i casi di tecnologia che non è al servizio, non solo dell'uomo, ma anche dell'ecologia e quindi del pianeta.
Quindi, ho toccato un problema che riguarda la sfera etica dell'uomo.
Fiorello, invece, rilancia sul tema del controllo: queste tecnologie, come molte sul diritto d'autore, servono più che altro a sfruttare delle posizioni dominanti, andando a coinvolgere l'uomo nel suo "privato", per non dire nel suo intimo quando il cellulare può servire per localizzare qualcuno.
Servendoci di dispositivi digitali, lasciamo tracce che possono facilmente essere sfruttate a fini commerciali [..] Paradossalmente, la TV di Alice non richiede l'Auditel: i server non solo conoscono quanti utenti vedono un programma, ma anche chi sono e quindi possono redarre statistiche sugli usi e consumi.
Insomma, c'è qualcosa su cui riflettere.
martedì 16 maggio 2006
L'interesse su Linux
Partiamo da un punto importante: Linux è diventato un sistema operativo affidabile.
Il secondo punto è: ha acquistato un suo spazio nel mondo dei servizi web.
Il terzo: non ha sufficiente penetrazione sul mercato PC, per cui resta una nicchia.
Detto questo, molte delle cose che si sono sentite al convegno IDC LinuxWorld sono state chiacchiere (continuano anche oggi). Le solite chiacchiere.
Ma c'è anche qualche novità.
Servono eventi di questo tipo per parlare di cosa è stato fatto, quali sono le nuove nicchie che sta conquistando Linux e di come l'archittura aperta può essere importante. In questo contesto, si inserisce l'intervento di Microsoft (a proposito, perché non c'era il Logo nel cartellone?) e la sua presenza, istituzionale ma comunque importante.
Se a Redmond e a Segrate iniziano a monitorare Linux da vicino, qualche ragione ci dovrà pur essere. O no?
Il secondo punto è: ha acquistato un suo spazio nel mondo dei servizi web.
Il terzo: non ha sufficiente penetrazione sul mercato PC, per cui resta una nicchia.
Detto questo, molte delle cose che si sono sentite al convegno IDC LinuxWorld sono state chiacchiere (continuano anche oggi). Le solite chiacchiere.
Ma c'è anche qualche novità.
Servono eventi di questo tipo per parlare di cosa è stato fatto, quali sono le nuove nicchie che sta conquistando Linux e di come l'archittura aperta può essere importante. In questo contesto, si inserisce l'intervento di Microsoft (a proposito, perché non c'era il Logo nel cartellone?) e la sua presenza, istituzionale ma comunque importante.
Se a Redmond e a Segrate iniziano a monitorare Linux da vicino, qualche ragione ci dovrà pur essere. O no?
lunedì 15 maggio 2006
Idc, Linux e gli operatori
Torno ora dal convegno Idc su Linux, dove ho visto una platea gremita e interessata. Entrando, mi sono intrattenuto con Microsoft, presente con una mia certa sorpresa insieme a ILS e Ubuntu.
venerdì 12 maggio 2006
Il blog di Buffon
Msn ha messo insieme un po' di calciatori per fare i blog dei mondiali, e ovviamente, farsi pubblicità. Ci sta.
Avevo già criticato la "differita" dei messaggi, in più lingue, ma stamattina volevo leggere qualcosa che riguardasse la vicenda Buffon-scommesse.
Il blog è fermo al 3 aprile. Quindi è stato aperto solo per fare un po' di articoli sui giornali?
Qui il link.
Caro Stefano, che cosa mi combini? Ma soprattutto, cara Microsoft, che cosa sta succedendo?
Meno male che non ha dichiarato che parlava con Moggi usando Messenger!
Avevo già criticato la "differita" dei messaggi, in più lingue, ma stamattina volevo leggere qualcosa che riguardasse la vicenda Buffon-scommesse.
Il blog è fermo al 3 aprile. Quindi è stato aperto solo per fare un po' di articoli sui giornali?
Qui il link.
Caro Stefano, che cosa mi combini? Ma soprattutto, cara Microsoft, che cosa sta succedendo?
Meno male che non ha dichiarato che parlava con Moggi usando Messenger!
giovedì 11 maggio 2006
No al dominio XXX
Non è stato accettato il dominio .XXX. Una doccia fredda per il web.
Diciamolo apertamente, avrebbe salvato la coscienza di qualcuno, non avrebbe risolto il problema. Ma aiutava.
Diciamolo apertamente, avrebbe salvato la coscienza di qualcuno, non avrebbe risolto il problema. Ma aiutava.
mercoledì 10 maggio 2006
N-Gage è vivo
Pare incredibile, ma Nokia ci crede davvero. In bocca lupo Marco!
PS2 e Xbox 360: la guerra è sui DVD
Ieri è stata annunciata PS3. Dalle caratterstiche si legge che è dotata di un lettore DVD Blu-ray, mentre Xbox360 monterà il DVD HD, di cui Microsoft è sponsor ufficiale.
L'interesse, quindi, si sposta drammaticamente da quello dei videogiochi, dai titoli per le console, ai film da fruire con le stesse.
Ebbene, io non so che uso ne facciate voi i PS2 e Xbox, ma credo che non siano molti gli utenti che le usino per vedere i film, visto che l'acquisto è stato dettato principalmente dalla volontà di giocare.
Certo, diventare dei Media Center può servire, ma non credo che si possa arrivare al grande pubblico con questa feature, visto anche il fiorire di videogiochi su piattaforma DVD video che stanno uscendo.
Paradossalmente, utilizzando sistemi di memoria più grandi, favorisce proprio la produzione di giochi su formato DVD standard e non proprietari, quindi sia Sony sia Microsoft finirebbero con il perdere i diritti (molto interessanti) di ogni DVD venduto.
Un modello di business quanto mai azzardato.
PS Era da un po' che mi chiedevate di parlare di videogiochi, me non avendo granché da dire, ho preferito tacere. E qui non ho parlato, comunque, di videogiochi.
L'interesse, quindi, si sposta drammaticamente da quello dei videogiochi, dai titoli per le console, ai film da fruire con le stesse.
Ebbene, io non so che uso ne facciate voi i PS2 e Xbox, ma credo che non siano molti gli utenti che le usino per vedere i film, visto che l'acquisto è stato dettato principalmente dalla volontà di giocare.
Certo, diventare dei Media Center può servire, ma non credo che si possa arrivare al grande pubblico con questa feature, visto anche il fiorire di videogiochi su piattaforma DVD video che stanno uscendo.
Paradossalmente, utilizzando sistemi di memoria più grandi, favorisce proprio la produzione di giochi su formato DVD standard e non proprietari, quindi sia Sony sia Microsoft finirebbero con il perdere i diritti (molto interessanti) di ogni DVD venduto.
Un modello di business quanto mai azzardato.
PS Era da un po' che mi chiedevate di parlare di videogiochi, me non avendo granché da dire, ho preferito tacere. E qui non ho parlato, comunque, di videogiochi.
martedì 9 maggio 2006
AITech-Assinform e il Forum PA
Diciamocelo chiaramente: AITech-Assinform ha dato una vera e propria mazzata alla PA italiana nel convegno di apertura del Forum PA.
Dati preoccupanti, sconcertanti, snocciolati dalla costola di Confindustria, con un crollo degli investimenti di poco sotto al 40%(!).
Dati elencati sotto gli occhi della PA italiana, ex e futuri ministri. Il dito è puntato sulle società pubbliche di servizi IT, che sono cresciute nonostante tutto. Il fatto grave è che ogni addetto guadagna, mediamente, oltre 70mila euro, contro gli oltre 40mila di media del settore informatico. Una distorsione del sistema evidente, mentre si chiede più concorrenza e liberalizzazioni per il mercato dei servizi innovativi, ma soprattutto di ricentrare l’attività della Pa sulla Governance.
Il problema è la domanda pubblica di servizi, non perfettamente allineata.
A questo punto, avrei un'osservazione da fare. Ci diciamo spesso, in vari convegni, che l'Italia importa troppa tecnologia. Quando le nostre aziende, locali o comunque dipendenti dalla PA si mettono sul mercato (parola usata non correttamente visto che hanno un orticello che si coltivano molto bene) non lo fanno seguendo le regole, piuttosto seguendo le logiche della politica. Se si riuscisse a sanare questa distorsione del sistema non sarebbe male. Ma sarebbe anche preferibile che tutto ciò avvenisse in seno ad aziende con spiccata presenza "italiana". Qualche multinazionale ha già colto il segnale.
E queste stanno sul mercato, mi pare, con i piedi ben saldi e con un fortissimo senso degli affari.
Dati preoccupanti, sconcertanti, snocciolati dalla costola di Confindustria, con un crollo degli investimenti di poco sotto al 40%(!).
Dati elencati sotto gli occhi della PA italiana, ex e futuri ministri. Il dito è puntato sulle società pubbliche di servizi IT, che sono cresciute nonostante tutto. Il fatto grave è che ogni addetto guadagna, mediamente, oltre 70mila euro, contro gli oltre 40mila di media del settore informatico. Una distorsione del sistema evidente, mentre si chiede più concorrenza e liberalizzazioni per il mercato dei servizi innovativi, ma soprattutto di ricentrare l’attività della Pa sulla Governance.
Il problema è la domanda pubblica di servizi, non perfettamente allineata.
A questo punto, avrei un'osservazione da fare. Ci diciamo spesso, in vari convegni, che l'Italia importa troppa tecnologia. Quando le nostre aziende, locali o comunque dipendenti dalla PA si mettono sul mercato (parola usata non correttamente visto che hanno un orticello che si coltivano molto bene) non lo fanno seguendo le regole, piuttosto seguendo le logiche della politica. Se si riuscisse a sanare questa distorsione del sistema non sarebbe male. Ma sarebbe anche preferibile che tutto ciò avvenisse in seno ad aziende con spiccata presenza "italiana". Qualche multinazionale ha già colto il segnale.
E queste stanno sul mercato, mi pare, con i piedi ben saldi e con un fortissimo senso degli affari.
lunedì 8 maggio 2006
Vodafone, la casa e le telefonate gratis
Ogni volta che vedo la pubblicità di Vodafone mi prende un certo nervosismo. Perché parla di gratis, quando gratis non è. Telecoeye pubblica qualche dato interessante, giusto per far capire quanto costa staccarsi dal telefono fisso...
[..] Con Casa Zero si pagano 9,99 euro di canone al mese e la telefonata costa 15 cent, quindi chiamando un fisso una volta al giorno per un minuto, alla fine del mese si spendono 0,15×30+9,99 = 14,49 euro. Se si chiama per 8 volte al giorno (chiamate da 1 minuto ciascuna per un totale di 240 minuti al mese) 8×0.15×30+9.99=45,99 euro.
Con Casa Infinity si pagano 3 euro di canone al mese e la telefonata costa 34 cent (15 + 19 cent il primo minuto) quindi chiamando un fisso una volta al giorno per un minuto, alla fine del mese si spendono 0.34×30+3=13,20 euro, chiamando 8 volte al giorno (per un totale di 240 minuti al mese) 8×0.34×30+3=84.60 euro [..].
[..] Con Casa Zero si pagano 9,99 euro di canone al mese e la telefonata costa 15 cent, quindi chiamando un fisso una volta al giorno per un minuto, alla fine del mese si spendono 0,15×30+9,99 = 14,49 euro. Se si chiama per 8 volte al giorno (chiamate da 1 minuto ciascuna per un totale di 240 minuti al mese) 8×0.15×30+9.99=45,99 euro.
Con Casa Infinity si pagano 3 euro di canone al mese e la telefonata costa 34 cent (15 + 19 cent il primo minuto) quindi chiamando un fisso una volta al giorno per un minuto, alla fine del mese si spendono 0.34×30+3=13,20 euro, chiamando 8 volte al giorno (per un totale di 240 minuti al mese) 8×0.34×30+3=84.60 euro [..].
venerdì 5 maggio 2006
Microsoft e le aziende
Avrei voluto parlare di Smau, visto che ieri c'è stata la presentazione, ma non me la sento.
Davvero.
Parlo invece di Microsoft, che ha organizzato mercoledì scorso un evento a Milano per parlare della sua offerta CRM e ERP. C'erano 1000 aziende, un fiume di persone.
Partendo dal presupposto che un ERP, il cosiddetto gestionale, è presente in ogni azienda, cieé si tratta di un prodotto maturo e conosciuto, mi ha fatto molto riflettere la presenza in massa.
Le aziende chiedono dal software soluzioni semplici, efficienti ed efficaci. La domanda è sempre più evidente e sotto gli occhi di tutti, non solo degli analisti. Tanto che, chi si propone sul mercato con una ricetta semplice, flessibile ma tecnologicamente avanzata riesce a riscuotere interesse, nonostante ormai tutti abbiano partner, e relazioni con altri vendor e "consulenti", consolidati da anni.
Adesso non è il caso di spingersi all'interno dei meandri delle offerte e delle specificità delle soluzioni, ma il dato che a me personalmente interessa di più è che ci sia un'offerta che finalmente ha voglia di incontrare la domanda, non un'offerta che poi va a sollecitare una domanda tanto da forzarla. Se facessimo un sondaggio sul grado di soddisfazione delle soluzioni software installate in azienda, a cui potessero rispondere chi le utilizza e non chi ne ha deciso l'acquisto, ne vedremmo delle belle. Ma purtroppo, l'utente finale delle soluzioni subisce, non è in nessun modo ascoltato. E se lo ascoltassero...
Davvero.
Parlo invece di Microsoft, che ha organizzato mercoledì scorso un evento a Milano per parlare della sua offerta CRM e ERP. C'erano 1000 aziende, un fiume di persone.
Partendo dal presupposto che un ERP, il cosiddetto gestionale, è presente in ogni azienda, cieé si tratta di un prodotto maturo e conosciuto, mi ha fatto molto riflettere la presenza in massa.
Le aziende chiedono dal software soluzioni semplici, efficienti ed efficaci. La domanda è sempre più evidente e sotto gli occhi di tutti, non solo degli analisti. Tanto che, chi si propone sul mercato con una ricetta semplice, flessibile ma tecnologicamente avanzata riesce a riscuotere interesse, nonostante ormai tutti abbiano partner, e relazioni con altri vendor e "consulenti", consolidati da anni.
Adesso non è il caso di spingersi all'interno dei meandri delle offerte e delle specificità delle soluzioni, ma il dato che a me personalmente interessa di più è che ci sia un'offerta che finalmente ha voglia di incontrare la domanda, non un'offerta che poi va a sollecitare una domanda tanto da forzarla. Se facessimo un sondaggio sul grado di soddisfazione delle soluzioni software installate in azienda, a cui potessero rispondere chi le utilizza e non chi ne ha deciso l'acquisto, ne vedremmo delle belle. Ma purtroppo, l'utente finale delle soluzioni subisce, non è in nessun modo ascoltato. E se lo ascoltassero...
giovedì 4 maggio 2006
ODF è lo standard ISO/IEC 26300
Ripropongo, integralmente, il comunicato stampa.
PLIO, 3 maggio 2006 - Ieri sera a mezzanotte, a Ginevra, i membri dell'ISO
hanno approvato l'Open Document Format (ODF) - il formato standard, aperto e
libero da royalty utilizzato da OpenOffice.org - con una larga maggioranza,
e senza nessun voto contrario. Potete trovare maggiori dettagli sul blog di
Andy Updegrove, avvocato statunitense esperto di standard, a questo
indirizzo:
http://www.consortiuminfo.org/standardsblog/article.php?story=20060503080915835
Come scrive Andy, prima che il testo dello standard venga formalizzato e
pubblicato sono necessari alcuni passi formali, per cui l'annuncio ufficiale
avverrà nel mese di settembre.
Per il momento, la ODF Alliance - il consorzio che raccoglie gli oltre 150
organismi che sostengono l'Open Document Format - ha emesso un comunicato
stampa (http://www.odfalliance.org/press/AllianceRelease3May06.pdf) in cui
si complimenta con l'ISO per la velocità con cui ha approvato lo standard,
solamente due giorni dopo la conclusione del periodo di votazione.
Il fatto che L'ISO, l'ente leader mondiale che sviluppa standard
internazionali, abbia preso una così importante decisione e che grossi
player del calibro di IBM, Sun, Novell, Adobe e che numerose suite di office
automation supportino ODF, ci fa auspicare, con grande ottimismo, che la
comunità europea, già seriamente impegnata nella sua promozione attraverso
l'IDABC (http://europa.eu.int/idabc/en/document/3428), adotti tale standard
come formato ufficiale per lo scambio di documenti tra i paesi membri.
PLIO, Progetto Linguistico Italiano OpenOffice.org: http://it.openoffice.org
Vola e fai volare con i gabbiani di OpenOffice.org: usalo, copialo e
regalalo, è legale!
Ricordo che allo standard ODF partecipa anche Microsoft, rendendolo compatibile con la prossima versione di Office.
PLIO, 3 maggio 2006 - Ieri sera a mezzanotte, a Ginevra, i membri dell'ISO
hanno approvato l'Open Document Format (ODF) - il formato standard, aperto e
libero da royalty utilizzato da OpenOffice.org - con una larga maggioranza,
e senza nessun voto contrario. Potete trovare maggiori dettagli sul blog di
Andy Updegrove, avvocato statunitense esperto di standard, a questo
indirizzo:
http://www.consortiuminfo.org/standardsblog/article.php?story=20060503080915835
Come scrive Andy, prima che il testo dello standard venga formalizzato e
pubblicato sono necessari alcuni passi formali, per cui l'annuncio ufficiale
avverrà nel mese di settembre.
Per il momento, la ODF Alliance - il consorzio che raccoglie gli oltre 150
organismi che sostengono l'Open Document Format - ha emesso un comunicato
stampa (http://www.odfalliance.org/press/AllianceRelease3May06.pdf) in cui
si complimenta con l'ISO per la velocità con cui ha approvato lo standard,
solamente due giorni dopo la conclusione del periodo di votazione.
Il fatto che L'ISO, l'ente leader mondiale che sviluppa standard
internazionali, abbia preso una così importante decisione e che grossi
player del calibro di IBM, Sun, Novell, Adobe e che numerose suite di office
automation supportino ODF, ci fa auspicare, con grande ottimismo, che la
comunità europea, già seriamente impegnata nella sua promozione attraverso
l'IDABC (http://europa.eu.int/idabc/en/document/3428), adotti tale standard
come formato ufficiale per lo scambio di documenti tra i paesi membri.
PLIO, Progetto Linguistico Italiano OpenOffice.org: http://it.openoffice.org
Vola e fai volare con i gabbiani di OpenOffice.org: usalo, copialo e
regalalo, è legale!
Ricordo che allo standard ODF partecipa anche Microsoft, rendendolo compatibile con la prossima versione di Office.
Il nuovo PressDisplay
Ha deciso di fare concorrenza a GoogleNews. Ok, è solo in inglese, con quattro giornali italiani consultabili, ma credo che avere i giornali veri, da sfogliare, possa fare la differenza. E poi, leggerli immediatamente, in formato elettronico, è un bel vantaggio.
La sorpresa di stamattina, infatti, è la home page nuova, con i lanci alle notizie più importanti. Davvero un bel lavoro.
Questo è un tipo di servizio che si può pagare per avere, anche perché i giornali internazionali, in modo tradizionale, arrivano molto più tardi.
La sorpresa di stamattina, infatti, è la home page nuova, con i lanci alle notizie più importanti. Davvero un bel lavoro.
Questo è un tipo di servizio che si può pagare per avere, anche perché i giornali internazionali, in modo tradizionale, arrivano molto più tardi.
Apple e informazione
Devo ammettere che non sarei stato capace di fare di meglio! Qui, in versione integrale, un post di Roberto Dadda, preso dal Blog di PC Magazine (pensieri contromano). La potenza del marketing spiegata senza troppa fatica.
Il commento di Paola al mio pezzo di ieri sulla mia scelta tra iPod e Creative mi ha fatto pensare un po' alla Apple, alla sua storia e a come sia stata sempre bravissima nel suo marketing.
Paola dice:
"sono completamente daccordo anche io avevo in mente un iPOd ma quando ho visto le caratteristiche ho preferito un lettore della creative comodo con funzioni più semplici e una batteria veloce e ricaricabile quando voglio, di certo la Apple creerà cose molto belle ma dal mio punto di vista (ho potuto verificare anche i pc)create solo per un'elite che non vuole creare nulla ma solo essere, io preferisco manipolare e creare ciò che più si adatta alla mia persona."
Il principale artefice dei successi di Apple è da sempre Steve Jobs l'ex ragazzo che nel solito garage nella Sylicon Valley ha messo insieme, con l'amico Wozniak, il capostipide della famiglia Apple, un calcolatore basato sul micro 6502 distribuito senza scatola e senza monitor. Il successo venne quando nel 1977 al sistema venne venduto con il nome di Apple II.
Se fate un giro tra cento persone prese a caso almeno 95 si dichiareranno convinte che Apple fu il primo personal computer.
NON E' VERO!
Fin dal 1971, ben prima della apparizione della mela morsicata, qualcuno aveva avuto l'idea di realizzare computer personali e li aveva anche venduti con un successo che, riportato a quegli anni, può essere considerato più che soddisfacente. Su Internet si possono trovare decine di timeline della storia del personal come questa e qui potete trovare una esauriente storia del personal pre-Apple.
Nel 1977 Apple era in buona compagnia: molto successo ebbe anche il mitico Pet di Commodore (lo vedete quidi fianco), macchina allora decisamente superiore rispetto a quella proposta da Apple.
Un altro giro di interviste e scoprite che la stragrande maggioranza dell'umanità ritiene che Mac sia stato il primo PC con una interfaccia grafica drag&drop.
NON E' VERO!
Mac non è la prima macchina nel genere nemmeno in casa Apple perchè è stato preceduto dallo sfortunato Lisa, ma l'idea della interfaccia grafica è stata copiata da una macchina nata nei laboratori della Xerox: si chiamava Alto ed è stata per esempio la prima macchina ad utilizzare una interfaccia dove gli oggetti venivano manipolati con un mouse (le vedete qui di fianco). Era il 1974, Mac vede la luce solo dieci anni dopo! Tra parentesi l'annuncio di Microsoft Windows, anche lui ampiamente ispirato a Xerox Alto, avvenne il 10 novembre 1983 mentre per vedere il primo Mac dovremo aspettare fino al 24 gennaio 1984.
Un'ultima intervista vi farà incontrare un sacco di gente convinta che iPod sia stato il primo player MP3 portatile e che gli altri non sono che delle imitazioni.
NON E' VERO!
Il primo lettore MP3 venne realizzato dal Fraunhofer Institut tedesco nei primi anni 90 (ne vedete uno di quelperiodo qui accanto), anche qui per vedere il primo iPod dobbiamo aspettare altri 10 anni e vedere passare un sacco di altri lettori.
Intendiamoci alla Apple hanno realizzato cose assolutamente egregie contribuendo in modo sostanziale alla storia della informatica professionale, quello che cerco di osservare qui è il fatto che grazie ad operazioni di marketing azzeccatissime, grazie ad un design sempre eccezionale e grazie alla personalità geniale di Steve sono riusciti a fare credere alla grande maggioranza degli utenti di detenere primati che non sono loro.
Il commento di Paola al mio pezzo di ieri sulla mia scelta tra iPod e Creative mi ha fatto pensare un po' alla Apple, alla sua storia e a come sia stata sempre bravissima nel suo marketing.
Paola dice:
"sono completamente daccordo anche io avevo in mente un iPOd ma quando ho visto le caratteristiche ho preferito un lettore della creative comodo con funzioni più semplici e una batteria veloce e ricaricabile quando voglio, di certo la Apple creerà cose molto belle ma dal mio punto di vista (ho potuto verificare anche i pc)create solo per un'elite che non vuole creare nulla ma solo essere, io preferisco manipolare e creare ciò che più si adatta alla mia persona."
Il principale artefice dei successi di Apple è da sempre Steve Jobs l'ex ragazzo che nel solito garage nella Sylicon Valley ha messo insieme, con l'amico Wozniak, il capostipide della famiglia Apple, un calcolatore basato sul micro 6502 distribuito senza scatola e senza monitor. Il successo venne quando nel 1977 al sistema venne venduto con il nome di Apple II.
Se fate un giro tra cento persone prese a caso almeno 95 si dichiareranno convinte che Apple fu il primo personal computer.
NON E' VERO!
Fin dal 1971, ben prima della apparizione della mela morsicata, qualcuno aveva avuto l'idea di realizzare computer personali e li aveva anche venduti con un successo che, riportato a quegli anni, può essere considerato più che soddisfacente. Su Internet si possono trovare decine di timeline della storia del personal come questa e qui potete trovare una esauriente storia del personal pre-Apple.
Nel 1977 Apple era in buona compagnia: molto successo ebbe anche il mitico Pet di Commodore (lo vedete quidi fianco), macchina allora decisamente superiore rispetto a quella proposta da Apple.
Un altro giro di interviste e scoprite che la stragrande maggioranza dell'umanità ritiene che Mac sia stato il primo PC con una interfaccia grafica drag&drop.
NON E' VERO!
Mac non è la prima macchina nel genere nemmeno in casa Apple perchè è stato preceduto dallo sfortunato Lisa, ma l'idea della interfaccia grafica è stata copiata da una macchina nata nei laboratori della Xerox: si chiamava Alto ed è stata per esempio la prima macchina ad utilizzare una interfaccia dove gli oggetti venivano manipolati con un mouse (le vedete qui di fianco). Era il 1974, Mac vede la luce solo dieci anni dopo! Tra parentesi l'annuncio di Microsoft Windows, anche lui ampiamente ispirato a Xerox Alto, avvenne il 10 novembre 1983 mentre per vedere il primo Mac dovremo aspettare fino al 24 gennaio 1984.
Un'ultima intervista vi farà incontrare un sacco di gente convinta che iPod sia stato il primo player MP3 portatile e che gli altri non sono che delle imitazioni.
NON E' VERO!
Il primo lettore MP3 venne realizzato dal Fraunhofer Institut tedesco nei primi anni 90 (ne vedete uno di quelperiodo qui accanto), anche qui per vedere il primo iPod dobbiamo aspettare altri 10 anni e vedere passare un sacco di altri lettori.
Intendiamoci alla Apple hanno realizzato cose assolutamente egregie contribuendo in modo sostanziale alla storia della informatica professionale, quello che cerco di osservare qui è il fatto che grazie ad operazioni di marketing azzeccatissime, grazie ad un design sempre eccezionale e grazie alla personalità geniale di Steve sono riusciti a fare credere alla grande maggioranza degli utenti di detenere primati che non sono loro.
mercoledì 3 maggio 2006
La musica e i lettori
Ho preso l'ultimo DVD di Springsteen. Non è pubblicità e non parlerò del disco, We Shall Overcome: The Seeger Sessions, 21esimo disco del Boss.
Il suddetto CD è da una parte CD musicale, dall'altra DVD video. Tutto perfetto. Si sente nel lettore di casa, si vede nel lettore DVD (tutti).
Ma c'è un ma: non entra nel lettore CD della macchina, semplicemente perché è più spesso del normale. Per cui mi sono fatto gli Mp3 e creato un CD. Copia personale, anche se il CD è protetto. Ma mi chiedo perché devo spendere 0,50 euro più il tempo più il PC che lavora, quando ho acquistato regolarmente il disco?
Ringrazio le major e la tecnologia usata per essere di supporto agli utenti.
Il suddetto CD è da una parte CD musicale, dall'altra DVD video. Tutto perfetto. Si sente nel lettore di casa, si vede nel lettore DVD (tutti).
Ma c'è un ma: non entra nel lettore CD della macchina, semplicemente perché è più spesso del normale. Per cui mi sono fatto gli Mp3 e creato un CD. Copia personale, anche se il CD è protetto. Ma mi chiedo perché devo spendere 0,50 euro più il tempo più il PC che lavora, quando ho acquistato regolarmente il disco?
Ringrazio le major e la tecnologia usata per essere di supporto agli utenti.
martedì 2 maggio 2006
Blog e CorriereEconomia
COme molti lettori di questo blog sanno, il CorriereEconomia è una delle mie fissazioni più grandi.
Prima di parlare del numero in edicola ieri, mi soffermo sull'assurdo link alla data di pubblicazione che compare sul sito. Provare per credere. (non distribuibile ...).
A parte questo è l'ennesimo esempio filologico di Gasperetti (link qui), c'è un pezzo di Edoardo Segantini sui blog (qui il link).
Si parla molto dei blog, i siti-diario in cui i lettori diventano protagonisti e la differenza tra chi scrive e chi legge tende ad annullarsi. Nel mondo esistono esempi formidabili, come l'americano MySpace, di cui parla Maria Teresa Cometto a pagina 25, o il coreano Ohmy News. O il sito di Beppe Grillo, tra i più frequentati del mondo. I blog sono un fenomeno economico e culturale interessante, per la sfida che lanciano ai media tradizionali. Possono riportare testimonianze in diretta, com'è accaduto nei casi dell'uragano Katrina e degli attentati di Londra, così come possono mettere a confronto le testimonianze dei consumatori o animare il dibattito politico in forme completamente nuove. Però bisogna evitare di farne un mito. Una tentazione a cui si è, almeno in parte, lasciato elegantemente andare anche l'Economist , che sull'argomento ha pubblicato un'ampia ricognizione. Non è chic dirlo ma la verità è che, insieme al bambino, sano e bello, c'è un bel po’ di acqua sporca da gettare. I blog sono luoghi dell'informazione in cui spesso è molto difficile distinguere la fonte buona da quella cattiva. La competenza vera dalla cialtroneria. Non è soltanto per difendere il nostro modello di business (e un metodo di lavoro che ha il pregio di essere verificabile) se diciamo che bisogna saper scegliere. E l'esperienza induce a credere che, anche tra i blog, i lettori sapranno distinguere quelli buoni, come già fanno premiando i siti Internet dei maggiori giornali del mondo. Disertando gli altri.
Prima di parlare del numero in edicola ieri, mi soffermo sull'assurdo link alla data di pubblicazione che compare sul sito. Provare per credere. (non distribuibile ...).
A parte questo è l'ennesimo esempio filologico di Gasperetti (link qui), c'è un pezzo di Edoardo Segantini sui blog (qui il link).
Si parla molto dei blog, i siti-diario in cui i lettori diventano protagonisti e la differenza tra chi scrive e chi legge tende ad annullarsi. Nel mondo esistono esempi formidabili, come l'americano MySpace, di cui parla Maria Teresa Cometto a pagina 25, o il coreano Ohmy News. O il sito di Beppe Grillo, tra i più frequentati del mondo. I blog sono un fenomeno economico e culturale interessante, per la sfida che lanciano ai media tradizionali. Possono riportare testimonianze in diretta, com'è accaduto nei casi dell'uragano Katrina e degli attentati di Londra, così come possono mettere a confronto le testimonianze dei consumatori o animare il dibattito politico in forme completamente nuove. Però bisogna evitare di farne un mito. Una tentazione a cui si è, almeno in parte, lasciato elegantemente andare anche l'Economist , che sull'argomento ha pubblicato un'ampia ricognizione. Non è chic dirlo ma la verità è che, insieme al bambino, sano e bello, c'è un bel po’ di acqua sporca da gettare. I blog sono luoghi dell'informazione in cui spesso è molto difficile distinguere la fonte buona da quella cattiva. La competenza vera dalla cialtroneria. Non è soltanto per difendere il nostro modello di business (e un metodo di lavoro che ha il pregio di essere verificabile) se diciamo che bisogna saper scegliere. E l'esperienza induce a credere che, anche tra i blog, i lettori sapranno distinguere quelli buoni, come già fanno premiando i siti Internet dei maggiori giornali del mondo. Disertando gli altri.