A parte il fatto che la pagina pubblicitaria di Lenovo su La Stampa di oggi ha visto Ronaldinho che reinventa il calcio, tingendolo di nero, c'è del non sense in un articolo che parla dell'azienda in toni negativi, con però la pubblicità a fianco.
(A proposito, anche il quotidiano torinese ha deciso di fare una sezione decente di informatica business to business.)
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Qui il testo.
USA: Lenovo è un rischio per la sicurezza nazionale?
di Tommaso Lombardi
Il Dipartimento di Stato americano ha probito l'uso dei computer Lenovo per il trattamento di dati sensibili e "classificati": in breve, Washington teme che i PC prodotti dal colosso cinese dell'hardware non siano idonei all'uso in ambito diplomatico o governativo. "Abbiamo ricevuto direttive dall'alto, da fonti diplomatiche", spiega un rappresentante del governo statunitense intervistato da La Stampa, "e pensiamo che l'uso di computer Lenovo per la gestione d'informazioni riservate possa costituire un serio problema per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti".
Gli USA hanno così bloccato l'uso di alcuni computer acquistati dal produttore cinese e destinati agli uffici pubblici della capitale. Lenovo aveva infatti stipulato un contratto con l'amministrazione degli Stati Uniti per fornire circa 16000 computer al Dipartimento di Stato: un accordo del valore di 13 milioni di dollari. "I computer sospetti che abbiamo bloccato per ora sono 937", dice il portavoce degli USA, "non erano compatibili con le nostre richieste di sicurezza informatica: abbiamo semplicemente applicato le procedure indicateci, non possiamo fornire altri dettagli", conclude.
Il timore più diffuso negli ambienti diplomatici ed amministrativi degli Stati Uniti è che i computer Lenovo siano il cavallo di Troia dello spionaggio cinese: Pechino potrebbero aver dato ordini precisi per disseminare i computer Lenovo di "cimici informatiche" ed altre apparecchiature elettroniche per scoprire cosa succede nei palazzi del potere degli Stati Uniti. un ritorno di fiamma maccartista?
Michael Wessel, parlamentare e membro della commissione federale sul commercio USA-Cina, ha recentemente bacchettato i colleghi ricordando che "il governo di Pechino ha un peso assai rilevante all'interno di Lenovo, alla quale abbiamo affidato la nostra dotazione informatica per il Dipartimento di Stato". Lenovo, che nel 2005 ha acquisito la divisone di IBM specializzata nella produzione di computer, è controllata al 27% dall'Accademia Nazionale delle Scienze, alle dipendenze dirette del governo cinese. Questo dettaglio, secondo molti legislatori americani, giustificherebbe le paure del Dipartimento di Stato. Paradossalmente, il 18,9% di Lenovo è ancora nelle mani di investitori statunitensi.
La decisione del Dipartimento di Stato americano è stata una vera e propria doccia fredda per Lenovo. "Noi sappiamo di essere in regola, i nostri PC sono apposto", dice Renata Zambelli, portavoce del distaccamento italiano di Lenovo: i 16000 computer acquistati dagli Stati Uniti non conterrebbero alcun dispositivo o sistema di spionaggio.
La risposta della Repubblica Popolare Cinese, sferzante, arriva dalle colonne del Quotidiano del Popolo. Sulla testata ufficiale del Partito Comunista si legge che "i computer acquistati da Washington non sono stati assemblati in Cina ma, come riferiscono gli stessi responsabili di Lenovo, interamente costruiti presso stabilimenti messicani e statunitensi utilizzando componenti prodotti a Taiwan". Al giorno d'oggi, quasi il 70% dei componenti elettronici utilizzati dall'industria globale dell'informatica vengono assemblati presso stabilimenti cinesi o taiwanesi.
"La cosa ancora più insolita di tutta la faccenda è che i laptop ed i computer Lenovo", aggiunge Renata Zambelli, "fino ad appena un anno fa si chiamavano ThinkPad ed erano marchiati IBM: molti dei computer venduti al governo degli Stati Uniti sono esattamente i soliti computer che poco fa venivano prodotti da IBM".
In Italia, malgrado i numerosi contratti stipulati tra Lenovo e molti paesi occidentali, i computer dell'azienda cinese non vengono utilizzati da nessuna istituzione amministrativa. L'Australia, in seguito ai sospetti sollevati dagli Stati Uniti, ha interrotto i rapporti commerciali con Lenovo ed ha eliminato l'azienda dalla lista dei fornitori informatici per il governo.