Qualche tempo fa avevo scritto un messaggio sul brevetto che farà vedere gli spot nelle TV.
Mi ha scritto il General Manager di Philips, Yves Di Benedetto, giustamente contrariato per quanto ho scritto (come al solito non ci sono andato leggero), rendendosi disponibile ad approfondire l'argomento.
A questo punto rilancio però il problema della tecnologia non al servizio dell'uomo ma al servizio dello sfruttamento commerciale. Su questo tema, infatti, ho ricevuto alcuni messaggi, due dei quali ritengo molto interessanti.
Alessandra mi ha scritto che da sempre la tecnologia viene utilizzata dall'uomo e l'uomo ne diventa schiavo, da quando l'umanità ha scoperto il fuoco e la ruota questo si ripete. Il problema è cercare delle soluzioni tecnologiche che permettano lo "sfruttamento commerciale" appositamente che è immorale e scorretto. Non è probabilmente il caso di Philips, che potrebbe abilitare un sistema ad esempio che decripta un programma se si vedono gli spot, un sistema praticamente di pay per use mascherato, ma sono milioni i casi di tecnologia che non è al servizio, non solo dell'uomo, ma anche dell'ecologia e quindi del pianeta.
Quindi, ho toccato un problema che riguarda la sfera etica dell'uomo.
Fiorello, invece, rilancia sul tema del controllo: queste tecnologie, come molte sul diritto d'autore, servono più che altro a sfruttare delle posizioni dominanti, andando a coinvolgere l'uomo nel suo "privato", per non dire nel suo intimo quando il cellulare può servire per localizzare qualcuno.
Servendoci di dispositivi digitali, lasciamo tracce che possono facilmente essere sfruttate a fini commerciali [..] Paradossalmente, la TV di Alice non richiede l'Auditel: i server non solo conoscono quanti utenti vedono un programma, ma anche chi sono e quindi possono redarre statistiche sugli usi e consumi.
Insomma, c'è qualcosa su cui riflettere.