giovedì 7 luglio 2005

Brevetti software: destra o sinistra

Devo ammettere che la battaglia contro la direttiva sui brevetti l'hanno guidata i Verdi. Negare questa evidenza è rendersi ridicoli. Detto ciò, non si è trattata, all'interno del parlamento europeo, di una guerra tra schieramenti, perché non è una scelta della sinistra di non approvare e di destra di approvarla. Infatti, si è trattato di un voto trasversale e non omogeneo negli schieramenti: Le Pen o la nostra AN non mi paiono di sinistra. Come molti partiti a sinistra hanno votato a favore.
Adesso bisogna prendere le distanze, però, non solo dalle posizioni politiche, ma anche dalle posizioni dei nuovi paladini, come il polacco Jozef Halbersztadt, che fanno dell'OpenSource una forma di attivismo politico.
OpenSource contro software proprietario non è una partita sempre di tipo win-win, ci sono ancora troppi aspetti da risolvere e da comprendere. In certi casi, l'OpenSource, soprattutto nella pubblica amministrazione, è un bene, è un vantaggio. In altri casi no. Monaco di Baviera ha fatto scuola perché era già avanzata dal punto di vista di informatizzazione di base. La scelta di questi giorni di Vienna la vedo già un po' più complicata.
Un conto è adeguare i client, e in questo caso la differenza tra Windows, Mac e Linux è assolutamente limitata, visto che la consultazione dei dati avviene con un browser e si compongono documenti in formati standard (pdf e Office) indipendenti dalle piattaforme.
Un conto è ripensare ad un'infrastruttura nel suo insieme. Questo richiede risorse che vanno ben al di là delle semplici licenze dei programmi, e impattano anche sui tempi di implementazione. Si finirà, quindi, con il migrare a Linux per lasciare in mano il mercato a qualche grande nome (Ibm o Novell) e non aprendo realmente il mercato stesso a nuovi player, che però hanno l'opportunità di crescere. Sarebbe il caso, quindi, di cercare soluzioni che aprano nuove prospettive alle aziende che operano nel mondo IT, non pensando semplicemente si spostare i budget da una piattaforma ad un'altra.
Questo è un concetto, a mio parere, molto importante, perché cambia davvero un mercato in cui la tecnologia è sempre più una commodity e la consulenza diventa il fattore determinante.
L'informatica si è spostata da programmazione a modulazione di soluzioni differenti. Le piattaforme sono quasi del tutto ininfluenti.
Le idee, il saper mettere insieme progetti e soluzioni, fare comunicare tra loro i software è la sfida di questi e dei prossimi anni. Non è una questione di facciata o di tipologia di software.
L'OpenSource liberato dal peso dei brevetti può giovarsi di crescite vertiginose, ma probabilmente non tanto a discapito del software proprietario, quanto sulla distribuzione della conoscenza. Non a caso, ogni azienda seria che produce soluzioni informatiche, spende denaro in formazione e certificazione dei partner. Nell'OpenSource la formazione è permanente e ha uno scopo divulgativo forte, che abbatte le barriere tra stati ricchi e stati poveri.
Un fatto rivoluzionario, ma non per questo porterà necessariamente ad una rivoluzione.
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