mercoledì 15 luglio 2009

Pirlate giovanili

Pirlare, in milanese, significa girare intorno.
Morgan Stanley, mica la pizzeria "da Tony la margherita costa la metà", ha fatto redigere una relazione a un teenager di 15 anni che faceva lo stage in azienda.
Avete letto bene, probabilmente anche dai giornali, che una delle maggiori aziende fa scrivere a un quindicenne (per l'esattezza 15 anni e sette mesi) una relazione sulle abitudini dei consumi dei coetanei in tema di media e web.
E pensate un po' che sconcertanti notizie sono saltate fuori.
I ragazzini (perché a differenza della Serracchiani e mia, questi sono ragazzini) non leggono i quotidiani: nooo, non ci credo, vedo sempre sul tram e nelle scuole ragazzi che estraggono dallo zaino una copia del Sole 24 Ore.
I ragazzini leggono i titoli delle notizie, quando va bene online e leggono i magazine, più pratici: nooo, non dirmelo, non immaginavo che gli utenti unici dei siti web fossero superiori alle copie vendute!
I ragazzini usano Facebook e non sono su Twitter: nooo, non dirmi che preferiscono raggrupparsi e condividere le esperienze in privato invece che sbandierarle a tutti senza filtro e controllo!
I ragazzini non ascoltano la radio abitualmente: nooo, non dirmi che nell'epoca dell'iPod e del podcast, se non sali in macchina per spostarti non si ascolta la radio!
I ragazzini la pubblicità non la vedno nemmeno, la saltano a pié pari: nooo, non può essere vero che la generazione nata con i banner e le paginate di pubblicità sui giornali si sia così assuefatta da bypassarla con lo sguardo!
I ragazzini ascoltano la musica e la pretendono gratis, i ricchi con l'iPod, i poveri dai cellulari: nooo, non ditemi che ogni ragazzino non ha in tasca una cinquantina di euro al mese da spendere per tre CD!
I ragazzini vogliono prodotti senza fili e con batterie che durano: nooo, non è possibile che vogliano connessioni wi-fi e libertà quando sono così belli da vedere tutti quei cavi di rete, cuffie, ...
I ragazzini preferiscono la Wii, poi l'Xbox 360 e per ultima la PS3: nooo, non fatemi sentire che preferiscono la console con cui si può giocare di più insieme ad altri e ci si possa muovere davanti rispetto a quella che permette di vedere persino i film in BlueRay!
 
Io ho scherzato, ma faccio due domande: a chi serve una ricerca del genere? La seconda: ma se uno racconta le proprie esperienze e ottiene una vasta eco, in che posto siamo finiti?
Mi riallaccio al post precedente e la crisi economica: ma ci rendiamo conto di dove cavolo vivono questi signori a cui affidiamo i nostri soldi e che costruiscono sistemi per investirceli?
Vergogna per chi pubblica e per chi riprende acriticamente quanto pubblicato da Morgan Stanley da un quindicenne (da noi se va bene, sarebbe andato a fare le fotocopie... ma questo è un altro discorso).
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