mercoledì 8 luglio 2009

Sistemi operativi

Vuoi per esperienze passate, vuoi per studi, vuoi per curiosità, mi considero un discreto esperto in sistemi operativi, non solo per computer.
Quando sento qualcuno che parla di un sistema operativo nuovo mi si drizzano immediatamente le orecchie e alzo il livello d'attenzione.
E' capitato con Android, prima con Linux, Leopard, ma andando indietro anche AmigaOS o Minix.
Il compito di un sistema operativo, è bene ricordarlo, è fare in modo che un computer possa funzionare affinché l'utente e chi realizza le applicazioni che girano su quella piattaforma possano ottenere i migliori risultati con uno sforzo ragionevole.
Se pensiamo ai videogiochi, le difficoltà avute da Sony con la PS3 nel confronto con Xbox 360 sono dovute al ritardo di uscita, ma anche alla mancanza i tools semplici per la programmazione.
Chiusa questa parentesi, è da tempo che mi interesso di sistemi operativi che non sono dei veri sistemi operativi, ossia di sistemi web che permettono di simulare/emulare un desktop del PC.
Molti servizi di Google, di fatto, funzionano già in questo modo, e da parecchio tempo anche offline (mi riferisco principalmente a Gmail, ma le Google Apps non fanno eccezione).
Se Google quando si riferisce a un sistema operativo basato su Chrome (che guarda caso è un browser) punta a servizi fruibili da browser, avrei qualcosa da eccepire.
Nel senso che nel vissuto comune di tutti noi, il PC è fatto di alcune applicazioni che possono anche stare nella nuvola, ma di altre che stanno nel disco, penso a riproduttori multimediali, modifica delle foto e via di seguito.
Non tutti questi programmi ovviamente li deve realizzare chi fa il sistema operativo, ma è evidente che la loro integrazione è ben voluta, se non pretesa dagli utenti.
La sfida, quindi, non è solo sul far funzionare bene un computer, ma su come lo puoi migliorare, installando applicazioni che permettano all'utente di sfruttarlo secondo le proprie esigenze.
Credo che per il 99% dei casi, tutti i netbook con i vari Linux sarebbero stati più che sufficienti, sia per prestazioni sia per facilità d'uso.
Eppure Windows XP ha avuto il sopravvento.
Non basta il sistema operativo, quindi, ma un vero e proprio sistema, o come direbbe Microsoft, un ecosistema: computer+sistema operativo+applicazioni.
Ma a Google conviene combattere questa battaglia?
Apple, tanto per citare un nome che ha le spalle larghe e tanta esperienza, ha perso una guerra in passato pur avendo un vantaggio tecnologico enorme.
Vorrei precisare meglio il concetto: non sono le caratteristiche tecniche del prodotto a decretarne il successo, ma solo l'uso ripetuto e prolungato nel tempo.
Conosco, sempre per fare un esempio, tante persone entusiaste dell'iPhone, che dopo tre settimane sono tornate al vecchio cellulare...
Esempio poco calzante? Mica tanto, perché chi l'ha comprato si è divertito, si è appassionato, ma poi si è accorto che per i suoi bisogni aveva la necessità di un prodotto diverso. Ne apprezzano le caratteristiche e la visione, ma hanno bisogno di qualcos'altro, che hanno già provato e che sanno sfruttare al meglio.
Se ci sono fortissime concentrazioni di sistemi operativi un motivo, oltre il costo per la realizzazione, ci sarà, no?
Altrimenti, ci sarebbero infiniti sistemi operativi per i cellulari (parliamo in fondo di qualche Mb di Kernel o nucleo centrale che permette il funzionamento).
Se anche lì non succede, un motivo ci sarà, no?
Spero che Google abbia fatto bene i propri conti, soprattutto perché ne va della propria immagine (e non intendo quella che avrà di fronte all'Antitrust, ma quella degli utenti).
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