mercoledì 29 marzo 2006

Grafomani disperati

La descrizione del popolo della rete migliore credo che sia di Diego Parassole.
Per il popolo della rete, ogni occasione è valida per scrivere. Ma non per scrivere a vanvera, ma per sfogarsi, criticare, massacrare, insultare. E come dice lui, sto usando degli eufemismi, perché ti prendono per le palle e te le stritolano con una schiacciassassi. Hai detto una verità: ti massacrano. Hai detto una cazzata: ti massacrano. Non hai detto niente: ti massacrano lo stesso.
Sarà che la posta elettronica non costa nulla, sarà che i blog sono messi a disposizione gratuitamente, sarà che un commento non si nega a nessuno, ma in qualsiasi caso l'italiano medio, e non solo l'italiano medio, diventa un grafomane disperato. E il bello non è tanto che ti scrivono, è che devi pure rispondere, perché altrimenti sei un "tipo altezzoso", "te la tiri", "ma chi cazzo ti credi di essere?".
Ma è possibile che se uno mi scrive devo avere, neccessariamente, qualcosa da replicare? E poi, può capitare di non avere tempo per rispondere, come per me in questo ultimo periodo. Non è che finiremo per rispondere con i messaggi automatici, come accade per gli sms a Natale (Auguri a te e a tua moglie inviato a una donna separata!)?
Devo ammettere che ci sto pensando. Qualcosa del tipo "Ciao, in questo momento non posso risponderti, ma il tuo messaggio lo leggerò sicuramente" oppure "Grazie per il prezioso apporto alla discussione" o un geniale e semplice "Ci sentiamo presto e riscrivimi!".
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