lunedì 20 marzo 2006

A che punto sono i blog in azienda

Interessante punto di vista di ".ICT & tech solutions", supplemento de IlSole 24 ore di oggi, sui blog delle aziende. Che rilancia il discorso e lo amplia ai blog più in generale.
I blog continuano a diffondersi, e non sono certamente una moda passeggera del Web. Anche in Italia il fenomeno ha preso decisamente piede, con oltre 300 mila blog aperti. Il dato, però, non fornisce l’esatto contorno del fenomeno: Eurisko ne stimava poco più di 170 mila solo sei mesi fa. Oggi, sempre secondo l’Istituto di Ricerca, il 2% della popolazione Internet italiana possiede un blog.
Quello che piace ai bloggers non è tanto poter dare un parere personale su un tema qualsiasi, quanto le discussioni che si propagano di blog in blog, diventando un fenomeno sociale del tutto nuovo e inaspettato. Esistono veri e propri blog di tendenza, quelli che “lanciano il sasso”, e che poi vedono rimbalzare i temi su altri blog, all’interno dei commenti, uniti magari ad altre idee. C’è quindi una ridefinizione continua dei concetti secondo una modalità che non si era mai verificata in passato.
Qualcuno scrive qualcosa, qualcun altro lo legge, risponde, rielabora, riargomenta, e così via. I blog sono nati come diari personali, ma si sono evoluti come appunti online.
Ce ne sono di specializzati, di politici, di tecnologia, ecc.
Ma le aziende, come stanno interpretando questo fenomeno? Nella maggior parte dei casi c’è molta paura ad aprirsi al pubblico in modo così diretto, come con un blog. Infatti, più che con la testa, i blog sono scritti con il cuore, o in altri casi, “di pancia”. E poi, ci sono i commenti dei visitatori, vero boomerang, dove fomentatori professionisti, guastatori e rompiscatole hanno la stessa cassa di risonanza dei visitatori tranquilli. Quindi, oltre al problema dei contenuti, c’è il problema della gestione dei commenti.
Troppo per un’azienda, ma soprattutto troppo per l’ufficio marketing. Alcune imprese hanno iniziato a percorrere questa strada, ma gli esempi in Rete riverberano molta timidezza e scarso coraggio.
Eppure le possibilità per le aziende sono enormi. Pensiamo, per esempio, al blog dell’Amministratore Delegato, che può spiegare le ragioni delle scelte, le linee guida dell’azienda, le decisioni che si trova a prendere ogni giorno. I dipendenti potrebbero commentare, ma soprattutto sarebbero partecipi di quanto accade intorno a loro. I clienti e i partner potrebbero interagire in modo informale, e proprio con chi guida l’azienda.
Si tratta di un fenomeno che rivoluzionerebbe la comunicazione, ma soprattutto modificherebbe radicalmente il modo di relazionarsi all’interno dell’azienda: una vera e propria rivoluzione, appunto, che nel giornalismo sta già dando i suoi frutti, ma che potrebbe essere estesa alle imprese, e non solo a quelle più grandi.
I blog aziendali, dunque, non devono essere cosmetici, come abbiamo visto in passato anche in Italia, ma devono avere un significato.
Quindi, a differenza dei blog personali, questi devono avere un obbiettivo preciso e una finalità ben delineata. Il curatore del blog non deve essere una persona facente parte dello staff, ma una figura che prende le decisioni e ha il polso della situazione, affinché i messaggi non risultino “sfumati”.
Quindi si deve aver cura di alcuni aspetti fondamentali: sapere che cosa dire e che cosa non dire, usare un tono adeguato, aggiornare le pagine con una certa frequenza.
I vantaggi di un blog aziendale, visti dall’ufficio marketing, (l’esperienza insegna che è bene che resti il più possibile escluso dalla creazione dei contenuti), sono una visione dell’azienda più diretta, meno sofisticata e molto meno sintetica di quanto traspare da un sito ufficiale.
Grazie alla tecnologia Rss, i contenuti del blog possono essere letti anche in modi diversi, oltre che visitando il blog, quindi integrandoli in altri blog, piuttosto che con software appositi. La visibilità dell’azienda cambia e si viene maggiormente visitati dai motori di ricerca: di conseguenza aumenta l’indice di popolarità. Il fattore determinante, per un blog, è quello di non essere un sistema alternativo di comunicazione pubblicitaria, perché i veri blog, quelli di successo, hanno caratteristiche uniche: dimostrano passione per gli argomenti trattati, competenza, sono scritti di getto (per questo talvolta sono sgrammaticati e pieni di refusi) e cercano di portare idee e spunti di riflessioni ai lettori.
Le aziende sono disposte a percorrere questa strada? Soprattutto in Italia?
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