Prendo dalla "querelle" tra Liguori e Grasso per capire un po' che cosa significa il web in Italia oggi.
Ipotesi di Grasso
Ieri, non appena sono stati resi noti i dati Auditel su Sky, il Tgcom diretto da Paolo Liguori (è il giornale Mediaset online) ha sparato a zero: "Il velo si è sollevato e il re è nudo... Così il colosso di Murdoch, alla fine della fiera, se non nudo si trova almeno scoperto davanti ai freddi numeri che collocano tutto il suo profumato e ricco bouquet alla stregua di un network analogico oppure ai piedi di una qualsiasi delle sei reti più seguite". Legittima soddisfazione da parte della concorrenza (anche se agli addetti ai lavori i numeri erano noti da tempo) ma errore metodologico di valutazione.
Perché non si può paragonare Sky alle tv analogiche? La prima ragione consiste nell'universo di riferimento. La tv generalista che ha più di 50 anni di vita, si rivolge alla totalità della popolazione, al 100% delle famiglie italiane. Sky, invece, per ora si rivolge soltanto al 20% della popolazione e gode però di un'audience molto qualificata (si tratta perciò di capire se il pubblico, per la pubblicità, va solo contato o anche pesato).
La seconda è che i criteri di programmazione di Sky sono necessariamente diversi da quelli delle tv generaliste, dove i grandi numeri si fanno anche in virtù della controprogrammazione. Sky, invece, ha un'offerta tematizzata e fa della varietà dell'offerta la sua varietà rispetto alla tv tradizionale. La terza e ultima ragione è che la vera concorrente della tv satellitare non è la tv generalista ma sono il digitale terrestre (che in Italia avanza con fatica) e l'Iptv, cioè la tv che corre sulla banda larga della rete Internet.
E' lì che si gioca il futuro della tv, non certo sui numeri del pubblico che segue Ilaria D'Amico.
Risposta di Liguori
Ha ragione Aldo Grasso nel fissare le regole del confronto tra i dati (finalmente in chiaro) dei canali Sky e altre fonti di comunicazione. Sono d’accordo con lui. La tv generalista si rivolge alla totalità della popolazione. Sky ha un'audience qualificata e va paragonata piuttosto ad Internet. Bene, confermo che, anche paragonati a quelli di Internet i dati della tv satellitare sono molto poveri. Per quantità e qualità. Tgcom, nel suo piccolo, mette assieme 430mila visitatori unici, che sono molto di più dei 9mila ascoltatori medi di Skytg24 ed anche dei suoi 16mila nella fascia di punta tra le 7 e le 9.
I 600mila contatti quotidiani della stessa rete sono dieci volte inferiori ai 6 milioni di pagine di Tgcom e perfino i 120mila video scaricati dal nostro nuovo aggregatore soltanto ieri nel giorno di prova sono praticamente pari ai 153mila spettatori medi del totale Sky e superiori ai 115mila del totale delle reti Fox. Poiché Grasso invita a non contare, ma a pesare gli ascolti, non mi dilungo nella citazione dei dati degli altri grandi siti Internet (Repubblica.it e Corriere.it intervengano, se vogliono) ma vado al sodo. Il pubblico internet pesa molto di più, è ancora più “pregiato” di quello Sky, poiché in massima parte interagisce direttamente dai luoghi di lavoro e di studio, nella parte attiva della giornata, mentre quello della televisione satellitare è presente davanti al teleschermo nei momenti di riposo. Basti pensare che per Visitatore Unico si intende un indirizzo IP che spesso accomuna decine di computer aziendali.
Dunque, il pubblico Sky pesa molto meno di quanto si pensasse ed ancor meno in prospettiva. Aldo Grasso ci tira le orecchie perché abbiamo “sparato a zero”, ma sbaglia. Abbiamo solo constatato che è stata finora cattiva abitudine di Sky e di tanti giornali (anche l’articolo a fianco del commento di Grasso, per esempio) misurare, cioè contare tutto l’ascolto assieme delle reti satellitare e riferirlo ad un’unica emittente, qualche volta ad un unico evento. Si è detto spesso, per sottrazione: “quell’evento sportivo ha fatto il 9 o il 10 per cento”. Balle. Nel 9,5 per cento c’è Sky, più Fox, più le altre satellitari, a cominciare da quei canali di carton animati(esempio Disney) che fanno più ascolti di tutti. Questo non è pesare, soltanto contare male, secondo i propri comodi.
Ma il punto chiave che il nostro amico sembra dimenticare sta nella pubblicità. Giusto finchè si vuole pesare secondo qualità, a patto di non scendere sullo stesso terreno della vecchia obsoleta televisione generalista. Se si coccolano i propri abbonati, tutto bene. Ognuno è libero di coltivare la propria comunità, il proprio piccolo paradiso. Ma, quando si chiede pubblicità per un singolo programma, le regole del mercato sono chiare e uguali per tutti, a prescindere da Grasso: lì conta sempre il costo-contatto, ovvero le teste. Un uomo, un voto è la democrazia moderna. Un Grp*, un costo è la democrazia pubblicitaria. Il resto è gioco delle tre carte.
E' una questione di "celodurismo" o il web inizia a picchiare duro sulla TV?
Penso a SkySport e penso a Gazzetta.it, per restare in tema.
E come contiamo gli utenti di skylife.it?
Ne vedremo delle belle.