Dopo essermi meritato (!) una copertina di Time, da aggiungere al curriculum che non fa mai male (!), devo ammettere che prendere in mano il giornale e leggere gli articoli e le motivazioni ha un suo perché.
Prima di tutto mi ha dimostrato, se ancora ce ne fosse stato il bisogno, che i blog e i giornali parlano tanto per parlare, parlandosi troppo spesso addosso e riportando più i comunicati stampa e i lanci di agenzia che i fatti reali e concreti.
Time ha fatto una serie di articoli incentrati sull'uso personale di internet, senza andare nei dettagli del "questo servizio sì e questo servizio no", ma disponendo in maniera equanime le varie anime di quello che è il Web 2.0 (lo so, non è possibile, ma apprezzo il tentativo).
Un articolo importante è stato dedicato a YouTube e un altro articolo, che potremmo definire di costume, è stato dedicato a Second Life, a chiusura delle pagine "a me" dedicate.
Premesso che negli Usa i videogiochi sono stati sdognati da un bel pezzo, una cosa del genere avrebbe avuto le sue belle difficoltà anche in un paese come la Gran Bretagna.
Ebbene, la maturità di un mezzo lo si evince anche da queste piccole cose. Tima ha tenuto in considerazione il modo di presentare la nuova stagione di internet partendo da presupposti economici e sociali, anche se poi, come sempre in questi casi, la parola passa al marketing e all'astuzia di piazzare in copertina e vendere una notizia che è quel che è.
Nella blogosfera sono iniziate varie discussioni intorno al tema, alcune profonde, altre superficiali, ma che non aggiungono o tolgono niente a quanto ha fatto Time.
Perché Time ha di fatto aperto orizzonti nuovi a chi realizza contenuti internet, che piaccia o no. Quella copertina sposterà, magari di poco, ma sposterà budget di grandi aziende verso investimenti sul web, che possono significare advertising, creazione di nuovi siti, nascita di nuovi servizi e, comunque, permetterà di allargare la base di utenti in modo significativo.
Questo ha fatto Time.
Senza fare vincitori e vinti (oddio, Bill Gates non ne esce benissimo).