martedì 6 giugno 2006

Musica on line

Basta la lettera di un provider per alzare una polvere pazzesca sulla musica on line.
Non si capisce, davvero, perché ci debba essere differenza tra Europa e Usa, mentre la Fimi dichiara candidamente che i maggiori proventi arrivano dalle suonerie dei cellulari, cosa che farà scoppiare di gioia gli artisti.
Il paladino della battaglia in Parlamento contro la Urbani è fuori non solo dal Senato, ma anche da Comune di Milano.
Sono segnali evidenti di una volontà politica di non occuparsi di questi problemi e di una volontà popolare di non schierarsi.
Peccato (non tanto per Cortiana, che si rifarà).
La rete ha bisogno di nuove regole. Di fatto ha creato una nuova economia che prima non c'era. Ora deve cambiare delle regole che hanno un sapore feudale, di novità che vengono travolte dalla "restaurazione".
Ci si domanda come mai non sia possibile trovare un modello di business che sia soddisfacente per tutti. La risposta è semplice: i clienti/utenti sono da sempre abituati a subire, quindi non propongono. Le Major sono da sempre attente a raggiungere il massimo risultato (economico) con il minimo sforzo.
Quindi, gli unici attori di questo cambiamento devono essere gli artisti: una rivolta non dal basso, non dall'alto, ma dal cuore del business.
Qualcosa si muove. Poco, ma si muove.
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