venerdì 9 giugno 2006

I giochi e i giornali

I quotidiani, di solito, quando parlano di videogiochi o fanno sensazionalismo facile, o dicono cose insensate.
Questa settimana, prima su La Stampa e poi su Nòva, sono comparsi articoli di gaming non solo sensati, ma che fanno un po' di chiarezza.
Mi soffermo su quanto ha scritto Giuseppe Granieri (sì è quello lì) su WoW (World of Warcraft) e similanza.
Parlare di giochi on line persistenti non è facile: o si utilizza un linguaggio da addetti ai lavori, quelli che si leggevano The Games Machine o PC Game Parade, oppure si usa un linguaggio troppo scadente per essere interessante.
Quella generazione di giocatori, diciamo di 12-15 anni fa, sta raggiungendo la quarantina, o comunque ha di gran lunga superato la trentina, per cui si tratta di persone mature, che cercano giochi interessanti, intelligenti, ma che soprattutto svaghino.
WoW fonda il proprio successo proprio in qui: target, giocabilità, intrigo, ma anche facilità e un po' di sana spensieratezza.
Come mai nessun sociologo serio studia approfonditamente questi giochi on line, che, lo ribadisco, non sono ad appannaggio dei ragazzini?
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