venerdì 31 marzo 2006

Ciao Michele

Oggi vado a dare l'ultimo saluto a una persona che ha fatto la storia del giornalismo informatico in Italia. Spero che saremo in tanti.
Di Michele Maggi porterò per sempre con me un ricordo, che non è legato al lavoro: Los Angels 1995, dopo il Comdex Fall. Aeroporto internazionale. Ispezione dei bagagli. Di fronte a lui una poliziotta. Una bella poliziotta bionda e procace. Che tira fuori delle manette foderate da pelo rosa e lo guarda schiafata, tenendole in mano con due dita. Prima Michele fa una faccia perplessa. Poi parte la sua travolgente risata.
Ciao Michele.

giovedì 30 marzo 2006

Il volume degli iPod

Dinanzi alle lamentele e alle cause sui rischi provocati all'udito dall'utilizzo dell'iPod, la Apple ha deciso di introdurre nel software dei lettori di musica portatili un sistema per controllarne il livello sonoro.

Il rossetto cancerogeno è una bufala

Gli esperti dei SophosLabs tranquillizzano: il rossetto cangerogeno, una delle tante email che girano in questo periodo, è solo l’ultimo falso allarme che viaggia su Internet. Lo conferma anche l’Istituto di Ricerca contro il Cancro del Regno Unito: è solo una bufala, assolutamente infondata. Sophos, poi, consiglia di spezzare questa catena di Sant’Antonio che porta via solo tempo e spazio di rete e di evitare di inoltrarla a fidanzate e conoscenti.

mercoledì 29 marzo 2006

Grafomani disperati

La descrizione del popolo della rete migliore credo che sia di Diego Parassole.
Per il popolo della rete, ogni occasione è valida per scrivere. Ma non per scrivere a vanvera, ma per sfogarsi, criticare, massacrare, insultare. E come dice lui, sto usando degli eufemismi, perché ti prendono per le palle e te le stritolano con una schiacciassassi. Hai detto una verità: ti massacrano. Hai detto una cazzata: ti massacrano. Non hai detto niente: ti massacrano lo stesso.
Sarà che la posta elettronica non costa nulla, sarà che i blog sono messi a disposizione gratuitamente, sarà che un commento non si nega a nessuno, ma in qualsiasi caso l'italiano medio, e non solo l'italiano medio, diventa un grafomane disperato. E il bello non è tanto che ti scrivono, è che devi pure rispondere, perché altrimenti sei un "tipo altezzoso", "te la tiri", "ma chi cazzo ti credi di essere?".
Ma è possibile che se uno mi scrive devo avere, neccessariamente, qualcosa da replicare? E poi, può capitare di non avere tempo per rispondere, come per me in questo ultimo periodo. Non è che finiremo per rispondere con i messaggi automatici, come accade per gli sms a Natale (Auguri a te e a tua moglie inviato a una donna separata!)?
Devo ammettere che ci sto pensando. Qualcosa del tipo "Ciao, in questo momento non posso risponderti, ma il tuo messaggio lo leggerò sicuramente" oppure "Grazie per il prezioso apporto alla discussione" o un geniale e semplice "Ci sentiamo presto e riscrivimi!".

martedì 28 marzo 2006

La germania

La Stampa di oggi ha un articolo, a pagina 16, firmato da Anna Masera, in cui si parla bene e con i toni giusti di quanto ha legiferato il parlamento tedesco in tema di pirateria di contenuti digitali. Lo riporto integralmente.
La Germania ha decretato che chi scarica da Internet per uso privato musica e film coperti da diritti d’autore rischia due anni di carcere, mentre chi lo fa a fini di lucro ne rischia ben cinque. La nuova legge antipirateria approvata ieri dal Parlamento tedesco entrerà in vigore dal primo gennaio del 2007, ma è già polemica: perchè oltre a essere la più severa d'Europa, introduce il reato di furto digitale equiparandolo a quello tradizionale. Cioè ogni «download» abusivo di contenuti protetti da copyright verrà punito come il furto di un dvd in un negozio.
Ormai tutti i Paesi europei stanno mettendo a punto le loro versioni della direttiva «Eucd» (European Union Copyright Directive), a sua volta ispirata dalla legge americana «Dmca» (Digital Millenium Copyright Act). Resta controversa e tutta da rivedere secondo l’opposizione la legge «Urbani» approvata l’anno scorso in Italia dal governo Berlusconi. E solo qualche giorno fa la Francia ha detto sì alla legge «Dadvsi» (Droits d'Auteurs et Droits Voisins dans la Société de l'Information): i navigatori francesi che scaricano illegalmente la musica o i film dal Web dovranno pagare una multa di 38 euro, mentre la multa è più salata - 150 euro - per chi mette questi brani a disposizione di altri internauti. Le multe aumentano fino a 300 mila euro e tre anni di prigione per gli editori di programmi per lo scaricamento illegale di musica e video. La nuova legge in Germania, il Paese con il più grande mercato economico nell’eurozona e la più alta percentuale di cosiddetti «letterati del computer», è il frutto di un’aggressiva campagna antipirateria condotta non solo dall’industria discografica, ma anche da quella cinematografica: infatti i tedeschi scaricano più di 20 milioni di film all'anno. I discografici tedeschi lamentano che a causa della pirateria il giro di affari nel 2005 è calato per il settimo anno di fila a 1.7 miliardi di euro, con vendite scese quasi del 45 per cento dal 1998. Secondo l’Ifpi (la Federazione dei produttori di dischi), il mercato tedesco della musica «rischia di non potersi riprendere» dai danni causati dalla pirateria.
Sul piede di guerra le associazioni per la difesa degli utenti, secondo cui la normativa li trasformerebbe in criminali e metterebbe in serio pericolo l'iniziativa del governo di creare un’economia «basata sulla conoscenza»: «Si invia così un segnale completamente sbagliato alla società. La legge criminalizza i consumatori e ostacolerà l'uso di Internet» dichiara Patrick von Braunmühl, portavoce della federazione tedesca delle organizzazioni dei consumatori. «Non è accettabile che ci si debba preoccupare di vedere la polizia bussare alla propria porta e sequestrare il computer di famiglia perchè un ragazzino di 16 anni ha scaricato qualche brano musicale». Brigitte Zypries, ministro della Giustizia tedesco, ribatte: «L'obiettivo non è quello di mettere le manette ai downloader nei cortili delle scuole», ma «se qualcuno scarica un film prima che questo sia uscito nei cinema ha accettato un’offerta illegale e ha lui stesso commesso un reato».
E’ qui che il meccanismo legale mostra il suo lato debole: perchè l'applicazione della legge, che sarà lasciata all’organo che promuove l’azione penale, appare alquanto difficile. Come avviene negli Usa, gli enti preposti a ricercare i pirati online potranno passare i dettagli ai produttori discografici e cinematografici che a loro volta potranno informare gli organi di polizia, che a loro volta potranno emettere gli ordini di cattura. Ma quanti poliziotti ci vorranno per stanare tutti coloro che, grazie alla diffusione della banda larga, si collegano a Internet da casa o dall’ufficio per scaricarsi la musica e i film? In Italia lo scorso gennaio il Gip di Treviso ha condannato un trentenne veneto che ha violato il copyright a 3660 euro di multa al posto della reclusione, ma i casi di applicazione effettiva della legge si contano sulle dite di una mano: la repressione non può colpire tutti i cittadini coinvolti, i tribunali si intaserebbero di procedimenti. E’ la fine dell’industria dell’intrattenimento? No: forse è la fine del un vecchio modello di business. La repressione non è una soluzione vantaggiosa per nessuno.

Nella stessa pagina, c'è un articolo a firma di Marco Zatterin in cui si parla di come potrebbe essere diverso il modello di business per la musica.



L'anteprima allegati e antivirus di Gmail

Goggle continua a introdurre novità in Gmail. L'ultima, in ordine di tempo, riguarda l'anteprima degli allegati, che coivolge i formati di Microsoft Office e i PDF (le immagini avevano già l'anteprima e addirittura la miniatura).
Questo è un buon passo verso una email più sicura, visto che spesso vengono inviati virus negli allegati.
A proposito di virus, ora tutti i messaggi vengono filtrati da un antivirus, cosa non da poco.
Insomma, il servizio è gratuito, ma iniziano a fiorire, insieme alla pubblicità a fianco dei messaggi, una serie di servizi. Mi pare evidente che Google sfrutti la "lettura" dei messaggi per "mirare" la pubblicità. Purché si tratti si sistemi automatici potrebbe essere un qualcosa di accettabile. Se non fosse così per l'azienda sarebbe un disastro. Quindi non ho nessun dubbio al riguardo.

lunedì 27 marzo 2006

Lo sdoganamento dei videogames

Ebbene, i videogiochi sono stati confinati nel corso degli anni 90 in un ghetto. Ma come, giochi ai giochini? era una frase tipica.
Per chi si è occupato di videogiochi da tanti anni, questo millennio è estremamente interessante, perché finalmente si arriva a capire che i videogiochi sono per tutti, sono quasi, se non certamente, una forma d'arte.
In questi giorni, Wired ha fatto dei videogiochi l'argomento portante, mentre newsweek ha puntato sul Web 2.0.
Qui riporto integralmente, in inglese, un articolo di Will Wright, geniale creatore di videogiochi, che ho intervistato la prima volta nel 1991 in quel di Londra, unico italiano interessato a conoscere il creatore di SimCity, un gioco che una responsabile marketing del distributore italiano non esitò a bollarmi come il gioco più noioso dopo Flight Simulator!
Insomma, non mi dilungo in chiarcchiere, ma questo tizio ha scritto qualche pagina della storia dei videogame, insieme a molti altri. La sua peculiarità, però, è la concretezza: i suoi giochi sono concreti, non visionari, sono verosimili e non realistici o fantastici. Insomma, il creatore di The Sims ha le idee chiare.
Dream Machines
The human imagination is an amazing thing. As children, we spend much of our time in imaginary worlds, substituting toys and make-believe for the real surroundings that we are just beginning to explore and understand. As we play, we learn. And as we grow, our play gets more complicated. We add rules and goals. The result is something we call games.
Now an entire generation has grown up with a different set of games than any before it - and it plays these games in different ways. Just watch a kid with a new videogame. The last thing they do is read the manual. Instead, they pick up the controller and start mashing buttons to see what happens. This isn't a random process; it's the essence of the scientific method. Through trial and error, players build a model of the underlying game based on empirical evidence collected through play. As the players refine this model, they begin to master the game world. It's a rapid cycle of hypothesis, experiment, and analysis. And it's a fundamentally different take on problem-solving than the linear, read-the-manual-first approach of their parents.
In an era of structured education and standardized testing, this generational difference might not yet be evident. But the gamers' mindset - the fact that they are learning in a totally new way - means they'll treat the world as a place for creation, not consumption. This is the true impact videogames will have on our culture.
Society, however, notices only the negative. Most people on the far side of the generational divide - elders - look at games and see a list of ills (they're violent, addictive, childish, worthless). Some of these labels may be deserved. But the positive aspects of gaming - creativity, community, self-esteem, problem-solving - are somehow less visible to nongamers.
I think part of this stems from the fact that watching someone play a game is a different experience than actually holding the controller and playing it yourself. Vastly different. Imagine that all you knew about movies was gleaned through observing the audience in a theater - but that you had never watched a film. You would conclude that movies induce lethargy and junk-food binges. That may be true, but you're missing the big picture.
So it's time to reconsider games, to recognize what's different about them and how they benefit - not denigrate - culture. Consider, for instance, their "possibility space": Games usually start at a well-defined state (the setup in chess, for instance) and end when a specific state is reached (the king is checkmated). Players navigate this possibility space by their choices and actions; every player's path is unique.
Games cultivate - and exploit - possibility space better than any other medium. In linear storytelling, we can only imagine the possibility space that surrounds the narrative: What if Luke had joined the Dark Side? What if Neo isn't the One? In interactive media, we can explore it.
Like the toys of our youth, modern videogames rely on the player's active involvement. We're invited to create and interact with elaborately simulated worlds, characters, and story lines. Games aren't just fantasy worlds to explore; they actually amplify our powers of imagination.
Think of it this way: Most technologies can be seen as an enhancement of some part of our bodies (car/legs, house/skin, TV/senses). From the start, computers have been understood as an extension of the human brain; the first computers were referred to as mechanical brains and analytical engines. We saw their primary value as automated number crunchers that far exceeded our own meager abilities.
But the Internet has morphed what we used to think of as a fancy calculator into a fancy telephone with email, chat groups, IM, and blogs. It turns out that we don't use computers to enhance our math skills - we use them to expand our people skills.
The same transformation is happening in games. Early computer games were little toy worlds with primitive graphics and simple problems. It was up to the player's imagination to turn the tiny blobs on the screen into, say, people or tanks. As computer graphics advanced, game designers showed some Hollywood envy: They added elaborate cutscenes, epic plots, and, of course, increasingly detailed graphics. They bought into the idea that world building and storytelling are best left to professionals, and they pushed out the player. But in their rapture over computer processing, games designers forgot that there's a second processor at work: the player's imagination.
Now, rather than go Hollywood, some game designers are deploying that second processor to break down the wall between producers and consumers. By moving away from the idea that media is something devel­oped by the few (movie and TV studios, book publishers, game companies) and consumed in a one-size-fits-all form, we open up a world of possibilities. Instead of leaving player creativity at the door, we are inviting it back to help build, design, and populate our digital worlds.
More games now include features that let players invent some aspect of their virtual world, from characters to cars. And more games entice players to become creative partners in world building, letting them mod its overall look and feel. The online communities that form around these imaginative activities are some of the most vibrant on the Web. For these players, games are not just entertainment but a vehicle for self-expression.
Games have the potential to subsume almost all other forms of entertainment media. They can tell us stories, offer us music, give us challenges, allow us to communicate and interact with others, encourage us to make things, connect us to new communities, and let us play. Unlike most other forms of media, games are inherently malleable. Player mods are just the first step down this path.
Soon games will start to build simple models of us, the players. They will learn what we like to do, what we're good at, what interests and challenges us. They will observe us. They will record the decisions we make, consider how we solve problems, and evaluate how skilled we are in various circumstances. Over time, these games will become able to modify themselves to better "fit" each individual. They will adjust their difficulty on the fly, bring in new content, and create story lines. Much of this original material will be created by other players, and the system will move it to those it determines will enjoy it most.
Games are evolving to entertain, educate, and engage us individually. These personalized games will reflect who we are and what we enjoy, much as our choice of books and music does now. They will allow us to express ourselves, meet others, and create things that we can only dimly imagine. They will enable us to share and combine these creations, to build vast playgrounds. And more than ever, games will be a visible, external amplification of the human imagination.

sabato 25 marzo 2006

Microsoft Office 2007

Prendo il comunicato ufficiale.
Microsoft Corp conferma i tempi di rilascio e la disponibilità della versione 2007 di Office system. La società completerà la nuova versione del software a ottobre di quest'anno, mettendo il prodotto a disposizione delle imprese attraverso contratti di volume licensing. La disponibilità della versione 2007 di Office system per gli OEM e i rivenditori coinciderà con la disponibilità del nuovo sistema operativo Windows Vista (per OEM e rivenditori) prevista per gennaio 2007.
Cosa si capisce? Che è pronto per ottobre, ma resta in naftalina, a meno che non si tratti di grandi clienti, fino a gennaio 2007. In attesa di Vista.

giovedì 23 marzo 2006

Canone Telecome Giudici di Pace

Prima di fare quello che stanno facendo in molti, ossia esultare per la sentenza di un giudice di pace che ha dichiarato il canone Telecom illeggittimo, è bene dire una cosa: i Giudici di Pace non fanno giurisprudenza.
Quindi armiamoci di prudenza nei giudizi e nei proclami.
Al pagamento del canone - spiega il Codacons - non corrisponde nessun servizio erogato da Telecom, giungendo all’assurdo pagamento del canone anche in un bimestre nel quale non vi sia stato alcun traffico telefonico è quanto si legge.
E' un dazio, come lo è lo scatto alla risposta.

iPod, iTunes e la Francia

Ne ha parlato già Luca De Biase qui. Ne riporto una parte.
[..]In pratica l'Assemblea nazionale ha deciso che la musica scaricata da iTunes deve essere leggibile da tutti i lettori di mp3 e non solo dall'iPod.
Sembra giusto perché aumenta la libertà dei consumatori. Ma non è giusto del tutto. E forse in fondo è sbagliato.
In realtà, l'Assemblea ha stabilito che non esistono prodotti-servizio, ma solo prodotti o servizi. [..]

Come spiega De Biase, l'ecosistema messo in piedi da Apple forniva un giusto compenso all'azienda stessa e alle case discografiche. Ma al contempo, gli utenti erano mediamente soddisfatti (e lo sono) di acquistare musica a basso costo.
Mi pare difficile dire che non possano esistere prodotti-servizio, come vorrebbero i francesi, perché non è pensabile qualcosa di simile. L'esempio facile mi viene da iTunes, che uso su PC ma che ascolto oltre che sull'iPod anche su Motorola Rokr, che è un cellulare. Ma è quanto avviene con i CD, che sono un prodotto servizio, piuttosto con i DVD. vado avanti? c'e n'è bisogno?
La piattaforma è il prodotto servizio. Banale, ma se non ho un lettore di CD, non sento il disco. Devo comprare la cassetta, ma devo avere un lettore di cassette. Che differenza ci può essere? Per ascoltare un MP3 non devo avere un riproduttore MP3? E anche in questo caso c'è una licenza da pagare. Per giocare con un gioco della Playstation devo possederne una. Il disco con il gioco altrimenti non ha alcun valore per l'acquirente.
Il prodotto-servizio che non esiste per i francesi è la piattaforma, lo standard.
Quindi, è come se obbligassero tutte le software house a produrre i programmi per PC, ma anche per Mac, per Linux, per i palmari e per i cellulari.
A questo punto, quindi, vediamo che con la tecnologia la legge e la percezione degli utenti fa sempre dei particolarismi pericolosi: se Apple fa una cosa, è negativa o positiva a seconda del pensiero, così come accade per Microsoft. In compenso, Google vanta ancora molti crediti presso il grande pubblico e i legislatori, anche se sta calpestando molte delle leggi e delle consuetudini nel mondo. Senza scomodare i fattacci cinesi, pensiamo al diritto d'autore nei libri (e qualcuno dice dei contenuti del web), lo sconfinamento nella privacy con lapubblicità, ...
Insomma, internet sta cambiando un po' il mondo. E il mondo non si sta adeguando e guarda il web con occhi ancora troppo incantati. Le aziende nascono per fare profitti. Altrimenti chiudono. E' inutile cercare di non comprendere questo fatto per ora incontrovertibile dal punto di vista economico.
Per cui ogni azienda, ogni tecnologia, ogni prodotto, ogni servizio, ogni piattaforma e ogni standard sono fatti per avere dei profitti. Che poi magari rappresentano anche un vantaggio per i consumatori. Dipende se questi accettano o no la cosa. Ma è un fatto che riguarda il mercato.
Una cosa sulla Francia, poi va detta, con una certa forza: si oppone al P2P ma si oppone anche ai servizi a basso costo come iTunes. Senza proporre una strada percorribile. E' troppo facile distruggere (oggi si direbbe demonizzare) senza costruire niente. Costruire costa fatica, soprattutto se ci sono interessi economici forti alle spalle. E la musica è una potenza.

mercoledì 22 marzo 2006

Vista come PS3: 2007

Rinviato il lancio del nuovo sistema operativo Microsoft. Il motivo del contendere è il prossimo natale, perché uscendo alla fine di novembre, qualcuno non avrebbe avuto le macchine con Vista preinstallato a scaffale.
Ovviamente c'è malcontento tra le catene distributive, ma Microsoft ha preferito lanciare Vista al prossimo Ces.
Tutto ciò avrà ripercussioni negative sui mercati mondiali per l'IT in generale, viste le due velocità con cui stanno andando le cose tra paesi in via di sviluppo e paesi sviluppati. Il rapporto Assinform ieri ha messo in mostra dati non troppo rosei, in apparenza, dell'IT in Italia e in Europa. In realtà, non si tiene conto di un fattore che più che mai si è messo in mostra nel corso del 2005: l'erosione dei prezzi. Quindi, se il fatturato è aumentato di poco, meno dell'1%, i volumi sono cresciuti molto, moltissimo. Un altro aspetto che Assinform non ha preso, a mio avviso, in dovuta considerazione è quanto hanno dichiarato i principali produttori di hardware e di software in Italia, che hanno tutti dichiarato crescite e fatturati record. Ne cito un po' a caso: HP, Toshiba, Fujitsu Siemens Computer, Elettrodata, ecc.
Detto da questo blog fa ridere, ma si può dire di tutto contro questo governo, ma che ha fatto poco per l'innovazione è ingeneroso, soprattutto per la PA, che non era informatizzata a dovere e che inizia finalmente a muoversi. Non per questo non si deve dire che c'è ancora moltissimo da fare. Ma non che non si è fatto nulla. Qui ho attaccato Stanca in vari modi, ma almeno devo riconoscere il merito di averci provato, ovviamente a modo suo.
Non mi piace un Paese in cui quello che ha fatto un altro è considerato una schifezza da buttare. Dalla politica, questo modo di ragionare sta arrivando alle aziende, per cui i nuovi manager riorganizzano l'azienda da cima a fondo. E' un peccato di presunzione pericoloso perché disperde energie che, proprio nei momenti di crisi, sono necessarie.

martedì 21 marzo 2006

I blog aziendali interessano molto

Dato il numero di messaggi riguardanti il post di ieri sui blog aziendali, mi son fatto l'idea che le aziende italiane si stanno fortemente interessando ai blog.
Il fenomeno, quindi, viene sminuzzato e cercato di comprendere con delle logiche che non sono quelle dei blog, ma con quelle del marketing e si finisce con avere le idee confuse.
Infatti, non conta la notorietà di un blogger, quanto la sua capacità di influenzare e provocare i discorsi. Quindi non conta quanto scrive, con quale cadenza scrive, ma quello che dice. Faccio sempre l'esempio, in questi casi, del blog di Mauro Lupi, che non ha una cadenza regolare, ma che non dice mai cose banali. Quindi è autorevole perché capace di creare spunti di discussione.
Il resto, quindi, è pura chiacchiera da cortile.

lunedì 20 marzo 2006

A che punto sono i blog in azienda

Interessante punto di vista di ".ICT & tech solutions", supplemento de IlSole 24 ore di oggi, sui blog delle aziende. Che rilancia il discorso e lo amplia ai blog più in generale.
I blog continuano a diffondersi, e non sono certamente una moda passeggera del Web. Anche in Italia il fenomeno ha preso decisamente piede, con oltre 300 mila blog aperti. Il dato, però, non fornisce l’esatto contorno del fenomeno: Eurisko ne stimava poco più di 170 mila solo sei mesi fa. Oggi, sempre secondo l’Istituto di Ricerca, il 2% della popolazione Internet italiana possiede un blog.
Quello che piace ai bloggers non è tanto poter dare un parere personale su un tema qualsiasi, quanto le discussioni che si propagano di blog in blog, diventando un fenomeno sociale del tutto nuovo e inaspettato. Esistono veri e propri blog di tendenza, quelli che “lanciano il sasso”, e che poi vedono rimbalzare i temi su altri blog, all’interno dei commenti, uniti magari ad altre idee. C’è quindi una ridefinizione continua dei concetti secondo una modalità che non si era mai verificata in passato.
Qualcuno scrive qualcosa, qualcun altro lo legge, risponde, rielabora, riargomenta, e così via. I blog sono nati come diari personali, ma si sono evoluti come appunti online.
Ce ne sono di specializzati, di politici, di tecnologia, ecc.
Ma le aziende, come stanno interpretando questo fenomeno? Nella maggior parte dei casi c’è molta paura ad aprirsi al pubblico in modo così diretto, come con un blog. Infatti, più che con la testa, i blog sono scritti con il cuore, o in altri casi, “di pancia”. E poi, ci sono i commenti dei visitatori, vero boomerang, dove fomentatori professionisti, guastatori e rompiscatole hanno la stessa cassa di risonanza dei visitatori tranquilli. Quindi, oltre al problema dei contenuti, c’è il problema della gestione dei commenti.
Troppo per un’azienda, ma soprattutto troppo per l’ufficio marketing. Alcune imprese hanno iniziato a percorrere questa strada, ma gli esempi in Rete riverberano molta timidezza e scarso coraggio.
Eppure le possibilità per le aziende sono enormi. Pensiamo, per esempio, al blog dell’Amministratore Delegato, che può spiegare le ragioni delle scelte, le linee guida dell’azienda, le decisioni che si trova a prendere ogni giorno. I dipendenti potrebbero commentare, ma soprattutto sarebbero partecipi di quanto accade intorno a loro. I clienti e i partner potrebbero interagire in modo informale, e proprio con chi guida l’azienda.
Si tratta di un fenomeno che rivoluzionerebbe la comunicazione, ma soprattutto modificherebbe radicalmente il modo di relazionarsi all’interno dell’azienda: una vera e propria rivoluzione, appunto, che nel giornalismo sta già dando i suoi frutti, ma che potrebbe essere estesa alle imprese, e non solo a quelle più grandi.
I blog aziendali, dunque, non devono essere cosmetici, come abbiamo visto in passato anche in Italia, ma devono avere un significato.
Quindi, a differenza dei blog personali, questi devono avere un obbiettivo preciso e una finalità ben delineata. Il curatore del blog non deve essere una persona facente parte dello staff, ma una figura che prende le decisioni e ha il polso della situazione, affinché i messaggi non risultino “sfumati”.
Quindi si deve aver cura di alcuni aspetti fondamentali: sapere che cosa dire e che cosa non dire, usare un tono adeguato, aggiornare le pagine con una certa frequenza.
I vantaggi di un blog aziendale, visti dall’ufficio marketing, (l’esperienza insegna che è bene che resti il più possibile escluso dalla creazione dei contenuti), sono una visione dell’azienda più diretta, meno sofisticata e molto meno sintetica di quanto traspare da un sito ufficiale.
Grazie alla tecnologia Rss, i contenuti del blog possono essere letti anche in modi diversi, oltre che visitando il blog, quindi integrandoli in altri blog, piuttosto che con software appositi. La visibilità dell’azienda cambia e si viene maggiormente visitati dai motori di ricerca: di conseguenza aumenta l’indice di popolarità. Il fattore determinante, per un blog, è quello di non essere un sistema alternativo di comunicazione pubblicitaria, perché i veri blog, quelli di successo, hanno caratteristiche uniche: dimostrano passione per gli argomenti trattati, competenza, sono scritti di getto (per questo talvolta sono sgrammaticati e pieni di refusi) e cercano di portare idee e spunti di riflessioni ai lettori.
Le aziende sono disposte a percorrere questa strada? Soprattutto in Italia?

domenica 19 marzo 2006

venerdì 17 marzo 2006

Incontro con Massimo Gotti

Una piacevole chiacchierata con Massimo Gotti, nuovo Amministratore Delegato di Motorola. Si è parlato di sicurezza e di sistemi davvero avanzati che l'azienda sta portando avanti, creandoli nella vecchia Europa, anzi nel feudo svizzero.
Le frontiere della sicurezza, intesa come riconoscimento delle persone, stanno producendo risultati incredibili, e con velocità di riconoscimento impressionanti.
A proposito dell'incontro, parlo un secondo del nuovo polo fieristico di Milano. Dico solo questo: andateci in metrò e preparatevi a scarpinare. In macchina, oltre che un incubo di code, è un salasso di parcheggio.

Mac con Windows XP

La parte più divertente del problema dei nuovi Mac che fanno girare XP non è tanto aver conquistato, per Microsoft, un territorio "nemico". Non credo che esistano realmente molti pazzi che siano realmente interessati a montare su una macchina costosissima e relativamente potente un sistema operativo Microsoft.
La vicenda, invece, dimostra come ormai, andando verso gli standard, sia più facile l'omologazione dei sistemi, quindi, contrariamente a quanto ho letto in giro qua e là, non è che si tratti semplicemente di un vantaggio per Microsoft che potrà andare su più macchine, ma un vantaggio per gli utenti.
Infatti, su di un hardware sarà sempre di più possibile inserire sistemi operativi diversi, uscire dai monopoli, e quindi avere più opportunità.
Tutto ciò è valido, validissimo, fino al momento in cui Intel non blinderà i sistemi, mettendo chiavi e via di seguito. Sempre e comunque aggirabili, come sempre, ma con grandi difficoltà. In fondo, si tratta sempre di un problema di costi / benefici: come nel caso di Sky, che è craccabile anche ora, ma non lo è più per l'utente normale, che ha poche competenze, quindi il rapporto costi benefici è stato vantaggioso per Sky. Ogni soluzione in cui è previsto hardware e software è craccabile. Bisogna vedere poi se è alla portata di tutti. Il Mac per ora no, come non lo è la PSP aggiornata con il sistema 2.01 (in poi). Ma è una quesitone di tempo. Il fatto è che poi, a un certo punto, non sarà più possibile fare qualcosa alla portata di tutti, con costi bassi. E quindi il fenomeno si arresta da solo.

giovedì 16 marzo 2006

PSP Flash Player download

Mancava solo il player Flash per PSP. Adesso il dado è tratto e PSP è la piattaforma multimediale perfetta. O quasi.
Link qui.
A giorni quello ufficiale Sony/Macromedia.

Striscie a fumetti on line

Da due giorni ricevo messaggi di amici che mi parlano del servizio on line per creare strisce di fumetti.
Il tool è davvero semplice e si fa un fumetto in pochi secondi.
divertente.
Link qui. Si chiama QuickToons.

mercoledì 15 marzo 2006

Distributed computing projects

Quando quasi un mese fa si ".ICT & tech solutions", supplemento de Il Sole 24 Ore System, si parlò in modo diffuso delle opportunità di sfruttare la potenza inespressa dei PC per fare altre cose, l'argomento era a molti sconosciuto.
Ora l'argomento è diventato di attualità, tanto che ormai si fa fatica a distinguere il distributed computing e il grid computing. Ciò è certamente positivo, nel senso che gli utenti si stanno rendendo conto che possono condividere parte della propria potenza di calcolo per progetti seri, non vorrei usare il termine "nobili". Ma soprattutto gli utenti non devono comprendere i meccanismi nascosti nei software, ma devono solo usarli, comprendendo facilmente i vantaggi per l'umanità e gli svantaggi minimi (ma ce ne sono realmente) per loro stessi.
Fioriscono, così, progetti che cercano l'aiuto degli utenti per effettuare ricerche, come ad esempio quello della BBC che vuole andare a monitorare il tempo atmosferico, andando ad attingere dati vecchi di oltre 100 anni per comprendere le variazioni climatiche. Ma soprattutto per fare previsioni per il futuro.
Il concetto del distributed computing fa parte di quel modo nuovo di vedere la tecnologia: collaborando.
Vediamo progetti sorgere continuamente, e non solo per il calcolo computazionale, ma anche per condividere file, idee, connessioni, chiamate telefoniche, ecc..
Il link al progetto è qui.

Blog e calcio

Ieri sera presentazione del blog di Buffon. Sebbene l'iniziativa sia spiccatamente commerciale, poteva essere lodevole: un calciatore che esterna le sue sensazioni.
Ebbene, manca la cosa più bella del concetto di blog: l'immediatezza. Infatti, i post sono "in differita". Se passate dal sito, si vede che c'è un post del 13 marzo che parla della prossima partita con il Milan, giocata il giorno prima! Per non parlare delle edizioni nelle altre lingue del blog, a cui al ritardo viene aggiunto il tempo di traduzione del post (un'altra giornata).
Un vero peccato. Mi auguro che per i mondiali i commenti del giocatori siano on line in tempo reale, altrimenti sarebbe un boomerang per Msn.

martedì 14 marzo 2006

Mac con XP: terrei gli occhi aperti

Non per dire, ma nei prossimi giorni sarà interessante passare da questo sito e vedere se qualcuno ha preso gli oltre 12000 dollari di premio. Infatti, è la cifra che verrà corrisposta a chi fare un boot Windows XP su di un Mac dotato di processore Intel.
Secondo me manca pochino... viste anche le dichiarazioni di Red Hat.

venerdì 10 marzo 2006

Il word processor di Google

Non se ne poteva scrivere. Ma lo si sapeva. Google ha preso Writely. Quindi ha un word processor via web nel suo portafoglio.
Lo dicono tutti, ma si poteva dire solo da lunedì prossimo. Che strano.

giovedì 9 marzo 2006

Nokia LifeBlog 2.0


Nokia ha potenziato la sua piattaforma di blog mobile. La compatibilità con Typepad è stata migliorata.
Scaricabile gratuitamente da qui.

Su Open-nòva

Siccome in questo periodo scrivo un po' a singhiozzo per problemi vari, mi trovo anche un po' in debito con le risposte alle email. Prima di tutto una cosa: questo bog non sta chiudendo, e non capisco gli oltre 900 visitatori unici di ieri: non è il feed che non funziona, non sto scrivendo perché non posso.
Detto questo, parlerò di Nòva, e soprattutto dell'operazione che apre le pagine del giornale agli studenti.
Del blog non parlo perché è ancora allo stato embrionale e deve ancora trovare il suo spazio, quindi qualsiasi commento avrebbe poco senso, se non per bollarlo in qualche modo, e la cosa non mi piace. L'iniziativa è certamente positiva, purché non sia un ritrovo di blogger, perché avrebbe poco senso. Ma proprio sul blog di nòva si legge che chiunque potrà inviare articoli e riuscire a vederli pubblicati su Nòva24, il supplemento di scienza e tecnologia che esce ogni giovedì con il Sole-24 Ore.
L'iniziativa, rivolta agli studenti, è certamente meritoria e significativa. Ma soprattutto inedita nel panorama italiano, anzi, diciamo internazionale.
Staremo a vedere quello che accadrà, ma non potevo non segnalare l'idea.
Ora torno nel mio "letargo".

martedì 7 marzo 2006

UMPC - Ultra Mobile PC

Nasce una nuova categoria di prodotti. Intel e Microsoft hanno deciso di creare un qualche cosa più potente di un palmare e meno potente di un PC. Maneggevole ma non tascabile, agile ed efficiente. Ma soprattutto senza fili.

Giovedì l'annuncio ufficiale. E video su Channel 9.

mercoledì 1 marzo 2006

Messaggio

Questo blog, nei prossimi giorni, subirà un rallentamento nell'inserimento dei post. Riprenderà non appena possibile. Grazie.