Avevo promesso che avrei parlato della nuova sede di Microsoft Italia, ma ho anche detto che ne volevo parlare in modo differente da quanto ho letto.
Non mi interessa approfondire il concetto per cui non ci sono uffici chiusi e postazioni fisse, esistono "alcove per i partner" e che è green e sostenibile: si entra nella sagra dell'ovvio, del già letto, del già sentito.
Mi interessa parlare, brevemente perché in questo periodo non riesco a trovare il tempo per tutto, di alcuni aspetti.
Il primo è il nome: Innovation Campus.
Innovazione, quindi, termine che in Microsoft sembrava essere smarrito. Eppure, se guardo la Microsoft di quest'ultimo anno, di innovazione ne vedo eccome. Ma, se penso a chi innova, Microsoft non è tra i primi nomi che mi vengono in mente.
Forse l'azienda ha fatto bene a chiamare così la sede, perché il concetto di innovazione non deve mai mancare. Non so se sia merito di Pietro Scott Jovane, dello staff o della corporation, ma il nome mi piace, riporta a quel ruolo che aveva la prima Microsoft e che ha smarrito per inseguire i lidi delle grandi aziende, della PA, dell'estabilishment. Se 9 computer su 10 e una console di giochi su due mostrano il marchio Microsoft a milioni di utenti significherà che l'hanno scelta per qualcosa, no?
Microsoft ha abbandonato il termine innovazione perché ha puntato sulla rassicurazione: sistemi sicuri, partner che costruiscono applicazioni per qualsiasi cosa, prodotti funzionali, prodotti pratici, prodotti che fanno risparmiare tempo e denaro. Un'azienda che ha abbandonato la maglietta e che indossa la giacca e la cravatta.
Poi c'è la parola Campus che mi piace molto: moderna, decisa, che riguarda un modo di vivere.
Al contrario di social, Campus indica anch'essa un modo di stare insieme, di entrare in contatto, di dialogare, ma di farlo in modo fisico, non virtuale.
Quindi Campus, nella mia visione, vuole indicare un modo di apertura di quest'azienda, un percorso sommerso che ha iniziato qualche anno fa abbracciando l'interoperabilità e oggi, con l'adozione sempre più convinta di standard, porta questi concetti anche ai partner e a coloro che vogliono entrare in contatto con Microsoft.
Sono promesse importanti, quelle del nome della nuova sede, promesse che devono essere mantenute!
Detto questo, c'è un aspetto tecnologico che mi affascina.
L'azienda è completamente priva di server: tutto si trova nella nuvola di applicazioni di Microsoft: solo due server per migliaia di persone, presumo per controllare le presenze e la sicurezza e per un minimo di domotica.
Microsoft, quindi, avrà tra qualche giorno, l'azienda nella nuvola.
Questa è innovazione? Più di processo, se ci pensiamo, che tecnologica.
Un'azienda che non deve preoccuparsi "del cosa" ma si concentra "sul come", un'azienda in cui i confini delle scrivanie non esistono e dove lavorare in team non significa stare gomito a gomito con i componenti del team. La videoconferenza, i sistemi di comunicazioni unificati, i computer, avvicinano e al tempo stesso portano a separare fisicamente le persone, per stare più vicino ai clienti o per praticità lavorare da remoto a casa.
Microsoft, giustamente, cerca di portare agli estremi i concetti delle proprie soluzioni tecnologiche mostrandole proprio all'interno della sua azienda.
Vincerà questa sfida? Non posso dirlo e francamente non saprei come articolare una risposta sensata.
C'è una cosa che mi ha sempre affascinato dell'ICT italiana in questi ultimi anni e si chiama 73.
73 è il numero della linea di autobus che parte da Piazza San Babila, cinque minuti dal Duomo, e Linate, con una linea ogni tanto che prosegue a Segrate.
Ebbene, questa linea vede ai suoi estremi aziende leader in questo settore: Google e Apple da un lato, Microsoft, IBM e Symantec dall'altro. La cosa mi ha stuzzicato.
Microsoft, sebbene si sia spostata di poco, si è leggermente tolta da questa traiettoria.
Anche questo potrebbe essere letto come un segnale di cambiamento.