mercoledì 2 marzo 2011

Il cambio di marcia (ancora sulle occasioni perse di Microsoft)

Il post di ieri ha aperto uno strano dibattito, anche divertente, non tanto su Microsoft, ma piuttosto sull'innovazione.
Innovazione vera: di prodotti, di processi, di servizi.
Innovazione di cui ci si riempiono la bocca e le bacheche, ma che latita nei gangli produttivi del paese.
Innovazione che non appartiene solo a Microsoft, ovviamente, ma anche a tanti altri brand (so che pensate a Apple in questo momento, io penso anche a tante realtà italiane che producono soluzioni efficienti a problemi di business realiI).
Io torno a "picchiare" su Microsoft perché è la punta di diamante per il comparto ICT e non conta il discorso software proprietario o libero perché non è il punto in questo dibattito.
Serve una spinta per il paese e la spinta la può dare chi ha i mezzi, quindi le grandi imprese. Piaccia o non piaccia, è così.
Non è un problema ideologico, scrivo da un terminale che monta una specie di Linux, quindi libero per definizione, mi servo del meglio in circolazione indipendentemente dai marchi, ma è fondamentale che vi sia un forte spinta a innovare i processi nelle imprese.
Microsoft, come IBM, SAP, Oracle, ecc., hanno un ruolo fondamentale nel cercare di cambiare le cose, non solo fare il loro business.
Non nego di aver sentito, anche al telefono, molti, anche di Microsoft, ma credo di aver stimolato una discussione sull'innovazione che non è fatta da pionieri, da mille e non più mille, ma da persone che lavorano insieme per migliorare le cose.
Microsoft, dicevo.
In tanti sostengono che a Redmond non abbiano spinto nelle aziende prodotti come Windows 7 e su questo concordo: inorridisco nel vedere Windows XP girare su notebook dual core! In tantissimi indicavano il nuovo Office come l'emblema del flop mediatico dell'azienda di Ballmer.
Facile trovare a posteriori i problemi, più difficile segnalarli in corsa e mi sembra di aver avanzato dubbi sulla comunicazione del Service Pack, tra i pochi (all'inizio solo i e Rob Peegoraro del Washington Post!).
Se sull'anima "business" tutti conoscono l'approccio, passando dai partner, sconcerta molti il lato consumer. 
Il passaggio al cloud computing non può essere immediato per le imprese, ma l'offerta Microsoft è certamente interessante e all'avanguardia, di certo conveniente in termini economici, comunque paragonabile in termini di costi con la concorrenza (poi bisognerebbe essere capaci di calcolare il valore aggiunto ma entriamo in altri ambiti che ci distoglierebbero dal discorso).
Pensiamo all'innovazione in termini di benefici finanziari e quindi di bilancio passando dal possesso di prodotti a licenze con fee, quindi assimilabili al noleggio.
Microsoft soffre, però, una concorrenza "debole" e settoriale che riesce comunque a raggiungere il proprio target e fare business. Perché non puntare a prodotti consumer per promuovere la nuvola? In fondo Hotmail è utilizzato da milioni e milioni di utenti, il grimaldello ci sarebbe... SkyDrive, ottima soluzione, è troppo debole e il suo Office poco pubblicizzato (sebbene gratuito).
Figuriamoci cosa può accadere a Office365, l'offerta per le imprese se non supportata a dovere? Un DropBox, in definitiva, ben integrato con gli strumenti di produttività.
C'è da rimboccarsi le maniche. Forse la scelta di utilizzare i canali di comunicazione interni non funziona a dovere.
Forse non essersi concentrati sulle Apps è penalizzante?
Bisogna cambiare passo. Il discorso riguarda Microsoft nello specifico, ma anche le altre major di quest'industria, nessuna esclusa.
Arrivo poi a Kinect, il prodotto rivoluzionario dell'anno per il mercato dei videogames, ma non è stato minimamente supportato da titoli d'eccellenza.
Forse nessuno credeva al successo e alla reale funzionalità, fatto sta che i migliori titoli (che sono stati solo 2) sono entrati in classifica generale in ogni paese, ma poi la carenza di offerta sta facendo raffreddare l'entusiasmo e le energie in promozione nei punti vendita.
Certo, per Microsoft conta vendere le scatole con le camere a infrarossi, ma se l'ecosistema fosse stato migliore il successo sarebbe stato devastante per i concorrenti.
Ecco, l'ecosistema oggi è forse l'anello debole della catena.
I partner, in una fase di consumerizzazione dell'offerta, dovrebbero fare un salto di qualità.
L'informatica non è più in un ghetto nelle aziende, ma gli informatici lavorano ancora troppo a compartimenti stagni.
Sono disponibile a parlarne ovunque e con chiunque.
E' ora di cambiare marcia e guardare a un futuro diverso.
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