Chi mi conosce sa quanto io abbia da sempre a cuore l'impiego dell'ICT
nelle aziende, senza scomodare le pubblicazioni.
Ciò che mi infastidisce, da sempre, è il voler approciare il
grandissimo comparto delle PMI in modo superficiale.
Ancora di più, mi infastidisce vedere operazioni prettamente
cosmetiche mimetizzate da operazioni di ampio respiro.
Oggi, vorrei parlare di
lamiaimpresaonline.it, un'iniziativa di Pagine
Gialle, Google, Dada e Poste Italiane.
L'iniziativa permette di creare per un anno un sito internet gratuito
(Pagine Gialle) con tanto di dominio, programmare della pubblicità su
internet per farsi conoscere (Google), attivare i sistemi per aprire
un negozio virtuale e quindi entrare nel mondo del commercio
elettronico (Dada), infine spedire 5 pacchi con Poste Italiane. Tutto,
chiaramente, gratis.
L'iniziativa, nobile negli intenti, ricopre anche il ruolo di
abilitatore di servizi per un mondo, quello delle piccolissime
imprese, artigiani e professionisti, che è da sempre è restio al web.
Il problema, però, non è mai aprire un sito o attivarsi un servizio di
vendita online, quanto, piuttosto, mantenerlo, farlo crescere,
migliorare, progredire, imparare da quello che si fa.
Se sporcarsi le mani, come dico io, è necessario perché solo
dall'esperienza si possono trarre benefici in un campo innovativo,
dobbiamo anche dire che ormai internet non è più un'innovazione,
sebbene non sia nemmeno un canale maturo.
Al fianco di queste iniziative devono sorgere elementi di divulgazione
e apprendimento che possano abilitare la ricerca di nuove frontiere
per le aziende. E' chiaro che ci si può guadagnare aprendo un canale
web, ma davvero possiamo pensare che in questi anni queste imprese non
abbiano già provato e, in qualche modo, ne siano rimaste deluse?
Proviamo a riflettere sul tema: perchè un'impresa dovrebbe oggi
gettarsi in un progetto come quello di
lamiaimpresaonline.it, che cosa
c'è di diverso rispetto alle esperienze passate?
Questo deve essere il punto comunicativo centrale: cosa offro di più.
Il gratis, francamente, non mi pare un incentivo sufficiente.
Ricordiamo che queste imprese che non sono su internet, nella maggior
parte dei casi, sono guidate direttamente dall'imprenditore e non
hanno risorse economiche sufficienti per demandare a professionisti.
Se l'imprenditore deve essere focalizzato sul business, ha il tempo
per dedicarsi al sito, sebbene semplice, costruito su
lamiaimpresaonline.it?
La chiave di volta, per l'ICT, per il cloud computing, per l'ecommerce
non è essere presenti o attirare clienti attraverso la pubblicità.
La chiave di volta è spiegare come fare per fare business vero online
dedicando un ritaglio di tempo, entrare in contatto con i clienti e,
come si dice adesso, dialogare.
Non basta il sito, non basta la pagina su facebook, non basta twitter.
Serve una strategia.
Lamiaimpresaonline.it è un punto di partenza, ma la cultura degli
imprenditori italiani mi porta a pensare che per molti sia un punto di
arrivo, per altro con una serie di aspettative esagerate.
Serve qualcosa di più.
Serviva nel 2005 quando nasceva .ICT & tech solutions al Sole 24 ore,
e serve ancora nel 2011 che quel giornale che parlava di tecnologia
senza spiegare cosa ci fosse "nelle scatole" non c'è più.
L'ICT continua troppo a parlarssi addosso, a coinvolgere CIO e
tecnici, ma è giunto il momento di coinvolgere tutti.
Davvero tutti.
Un esempio di questa mia sensazione? Il salone del mobile e il fuori
salone: si usa il computer per progettare, si usa troppo poco per
distribuire e farsi conoscere. Quanti siti italiani erano delle
vetrine superficiali e hanno accompagnato i prodotti esposti?
Fate un salto nei siti degli stranieri e vi renderete conto del gap.
Un gap tecnico, certamente, ma soprattutto culturale.
E' necessario cambiare marcia, di certo non fare delle agendine.