In questi ultimi giorni sono entrato in una serie di discussioni riguardanti la tecnologia, i giornali e Facebook.
Avendo realizzato un prototipo di giornale su Facebook, mi trovo nella scomoda posizione di chi deve, per forza di cose, essere un esperto di giornali digitali. Sebbene qualcosa possa dire, è evidente che non mi possa considerare un "guru" in materia, c'è probabilmente chi ha molta più esperienza di me e soprattutto chi possiede una visione più completa del problema.
Procedo con ordine: ho discusso online con David Weinberger in relazione al fatto che i media si occupano di social media (leggi Facebook e Youtube) più per gli elementi negativi che vi si possano trovare rispetto a tutto il resto.
La colpa, credo, ricada su chi, come me, vuole spiegare la tecnologia ma ha difficoltà a trovare un linguaggio semplice e comprensibile.
I media poi sono in difficoltà, proprio per l'avanzare prepotente dei nuovi contenitori internet che, inevitabilmente, sottraggono tempo ai sistemi tradizionali.
Parlare dei prodotti tecnologici di moda permete di svecchiare l'immagine, ...
Le cose stanno cambiando molto rapidamente, molto più rapidamente di quanto ci si renda conto, perché si tratta di un cambiamento che non riguarda solo l'avanguardia, ossia chi adotta per primo le tecnologie, ma moltissimi individui, spesso anche impreparati e che utilizzano gli strimenti in modo spesso inappropriato.
L'elemento è interessante, perché sposta la questione dalla tecnologia spicciola a quella utile, o per lo meno, efficace.
Troppo spesso si discute sul fatto che sia più importante la conoscenza o l'innovazione e la stragrande maggioranza di persone pone l'attenzione sulla conoscenza, che viene definita come il motore per migliorare il mondo.
Ebbene, se guardiamo con attenzione, l'innovazione è un elemento senza il quale la conoscenza e lo sviluppo non sono possibili, per cui l'innovazione, magari anche inconsapevole, è il punto focale. Gli Sms sono stati inventati per uno scopo diverso da quello attuale, eppure hanno avuto un impatto, certamente non pensato e voluto dai creatori, significativo. Gutemberg probabilmente non pensava che la stampa potesse diventare un elemento fondante per la cultura e chi ha iniziato a credere nella stampa e ha stampato per primo dei libri è chi ha sfruttato l'innovazione. Se non ci fosse stata l'innovazione, questi copiavano i libri a mano!
Tornando ai giornali e ai media in generale, è evidente che ci troviamo di fronte a un cambiamento significativo ed epocale, ma non abbiamo ancora trovato una bussola che ci guidi, probabilmente nemmeno una stella polare e siamo in balia dei venti.
Ma è necessario che si parli di innovazioni e di idee affinchè si possa creare un "humus" in cui queste idee possano germogliare.
I giornali, appunto, stanno attraversando una fase difficile, molto difficile.
Ma chi sta provando a inserire innovazione viene visto in modo diverso.
Prendo due esempi, uno italiano e uno straniero.
Gazzetta.it ha rinnovato la home page e non ha raccolto grande entusiasmo da parte dei lettori. Eppure è molto più rapida nel caricamento, è più pulita ed è più moderna. A me francamente non piace, ma non è un elemento significativo. Ci stanno provando, hanno quasi un milione di utenti unici al giorno e devono riuscire a far quadrare le esigenze grafiche e informative con i server, la pubblicità e l'usabilità.
L'altro caso è il New York Times.
In questo periodo è particolarmente effervescente, sia in termini di proposizione, sia in termini di ricerca applicata.
Stiamo parlando di un gigante che sta esplorando ogni strada per cercare nuovi vie per l'editoria. E quando dico ogni intendo proprio ogni. Si passa dal sito per arrivare ai vari dispositivi, ma anche ai prodotti verticali come l'applicazione Adobe Air per i desktop dei PC, Mac e dei sistemi Linux.
Il loro approccio è scientifico: spremiamo le risorse per trovare nuovi sbocchi per le nostre informazioni che, guarda caso, sono sempre le stesse, contenute in un enorme data base ben organizzato.
E' lo stesso approccio che vediamo da altre parti? Assolutamente no.
E non si vedono nemmeno interessanti sbocchi in relazione a nuovi modelli di business, che altro non significa che trovare il modo per fare quattrini.
La strada è lunga, ma le chiacchiere stanno a zero. Bisogna fare, provare e riprovare.