lunedì 26 marzo 2007

In tribunale

Sempre più spesso le aziende IT si rivolgono ai tribunali.
SCO contro la comunità Linux è stata memorabile, poi IBM-Novell e ora Oracle-Sap, tanto per citare dei casi imporetanti.
Quello che è difficile fare comprendere alle persone è capire quali sono le motivazioni che spingono queste imprese a darsi battaglia.
La storia ci ha dimostrato che molto spesso conviene scendere a patti piuttosto che portarsi avanti con una battaglia dall'esito incerto.
Ognuna di queste aziende, nel bene o nel male, tende a proteggere il proprio orticello, fatto di innovazione e privilegi, di ricerche e di brevetti, ma non è poi così facile dipanare la matassa.
Anzi, nel tempo impiegato per farlo, probabilmente ci sono nuove innovazioni che cambiano gli scenari e magari le regole.
Se ne potrà uscire da questi meccanismi?
Non credo proprio. Penso alla vicenda Microsoft-Unione Europea.
Mentre si sforzano di blindare certe situazioni, Microsoft acquista nuovi mercati e nuove quote. In passato, chi fabbricava tondini di metallo, tendeva a farlo per anni. Nell'IT la situazione è molto più dinamica e il mercato è giudicato dei clienti-consumatori, che premiano alcune aziende rispetto ad altre in base a determinati parametri di convenienza, diciamo prezzo/servizi per semplificare.
Perché se la prendono con Microsoft e non con chi vende i PC con i sistemi operativi già installati? Semplice: i consumatori si sono abituati (torto a ragione è un altro discorso) a trovarsi il PC che funziona immediatamente. E i driver? Le periferiche, la compatibilità?
In Europa prima hanno fatto la battaglia per Explorer e Media Player, poi si sono allargati, ma in realtà la battaglia è per conto di chi?
Quindi mancano sempre delle motivazioni chiare in queste vertenze, e quindi i risultati sono scarsi.
Per gli italiani, poi, abituati a Olivetti, Telecom, Mediaset e Fiat, le posizioni dominanti non paiono un problema.
Mi sbaglio?
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