domenica 13 ottobre 2024

Il divorzio tra aziende e intelligenza artificiale - Luciano Floridi

Floridi afferma che ci sono compiti che l'AI può svolgere meglio degli esseri umani, e altri che invece devono continuare ad essere eseguiti dalle persone. Questo significa che le aziende devono "divorziare" dai processi che possono essere gestiti dall'AI, mantenendo invece il controllo su ciò che è appannaggio dell'umano. Floridi sottolinea che è da tempo che l'uomo ha perso la propria presunta centralità nell'universo, e che l'intelligenza non è una caratteristica esclusiva dell'AI. Gli esseri umani sono "un'anomalia meravigliosa" che devono imparare a guardare a se stessi in modo diverso. L'era digitale ridisegna il nostro ruolo nella società e nei processi aziendali. Floridi introduce il concetto di "divorzio" come chiave per l'applicazione dell'AI in azienda. L'intelligenza artificiale è uno strumento straordinario, in grado di svolgere molte attività con maggiore efficienza e efficacia rispetto agli umani. Tuttavia, per integrarla nei processi produttivi e gestionali è necessario ripensare questi processi. Il filosofo spiega che l'innovazione si basa sull'integrazione, che richiede una certa separazione. I dirigenti d'azienda devono imparare a distinguere tra ciò che può essere automatizzato con l'AI e ciò che richiede l'intervento umano. Questo approccio permette di ottenere risultati equivalenti o superiori, anche senza intelligenza.
Floridi sostiene che l'atteggiamento delle aziende nei confronti dell'AI spesso oscilla tra entusiasmo e diffidenza. L'approccio ideale è equilibrato: bisogna analizzare le attività aziendali per identificare i punti critici che l'AI potrebbe ottimizzare. Le piccole e medie imprese (PMI) hanno un vantaggio in questo contesto: la loro flessibilità consente loro di sperimentare e cambiare rotta in modo più agile rispetto alle grandi aziende.
Le PMI possono intraprendere sperimentazioni mirate, individuando dove l'AI può portare vantaggi in termini di riduzione dei costi e aumento della produttività.
Floridi sottolinea anche il ruolo delle nuove generazioni nell'introduzione e nell'implementazione dell'AI in azienda. I giovani sono in grado di introdurre nuove idee, abitudini e, soprattutto, aspettative. Le aziende devono adattarsi per soddisfare queste aspettative e per non rimanere indietro rispetto all'evoluzione del mondo del lavoro. L'intelligenza artificiale in azienda solleva anche la questione occupazionale.
La paura che le macchine sostituiscano le persone è un timore legittimo, ma Floridi sostiene che non ci stiamo dirigendo verso una società senza lavoro. Piuttosto, ci stiamo muovendo verso una società con una crescente domanda di lavori ancora inesistenti. Il problema non è la mancanza di domanda, ma la disconnessione tra domanda e offerta. È necessario investire in una formazione adeguata per accelerare e facilitare la transizione verso il nuovo mondo del lavoro.
Floridi riconosce che il passaggio verso un futuro basato sull'AI ha un costo, e che è necessario considerare il tema del welfare. La generazione che sta sostenendo i costi di questa trasformazione non dovrebbe sopportarne esclusivamente gli oneri. È necessario condividere i benefici derivanti dalla trasformazione con coloro che stanno pagando un prezzo elevato per ottenerli.
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