mercoledì 2 novembre 2011

Siae diritti sui trailer e il balzello della memoria

In questi giorni impazza una diatriba sul web davvero unica.
La mia discussione ha una premessa: il trailer non deve risiedere nei nostri server o su account a noi collegati ma semplicemente "embeddato", ossia preso il codice da un sito di condivisione e quindi si lasciano i diritti al possessore.
Pare che la Siae bussi alla parta di chi inserisce nel proprio sito/blog i trailer dei film.
Una discussione francamente sterile perché i trailer, di fatto, sono pubblicità! Detto questo, la motivazione della Siae dimostra come certi signori la pensino sul web e sulle nuove tecnologie sia singolare, per non parlare della non conoscenza dei mezzi!
Se una major posta un filmato, poniamo caso, su Youtube, ne trae tutti i vantaggi e gli oneri in quanto si dichiara detentrice dei diritti.
Perfetto.
Tra opzioni di Youtube esiste la possibilità di abilitare o disabilitare "l'incorporamento del filmato su altri siti". Questo significa che se il detentore dei diritti desidera che il filmato circoli liberamente, lo fa esprimendo un consenso, che, tradotto in termini conosciuti dalla Siae, offre una manleva elettronica.
Il fatto che una persona incorpori un trailer nel proprio sito non significa che l'ha scaricato, ma il trailer risiede fisicamente sul sito del proprietario, che in qualsiasi momento può decidere di chiudere il rubinetto o addirittura di cancellare il file.
La motivazione di generare traffico è un'assurdità tecnica e concettuale da non trascurare. I file "embeddati", ossia presi da altri siti, nel 99% dei casi non vengono trovati dai motori di ricerca e quindi non generano traffico, al massimo possono alzare il tempo di permanenza di un visitare sulla pagina.
Se il sito contiene recensioni di film in cui, in maniera "embeddata" ci sono i trailer, mi pare evidente che si tratti di una cronaca e quindi il file video è parte di essa.
Insomma, la questione non regge.
Già noi italiani paghiamo un iPhone e qualsiasi telefono di più perché abbiamo un'assurda tassa sulle memorie da devolvere alla Siae che la gira ai vari artisti ricchi (e sì, perché essendo una suddivisione proporzionale favorisce i ricchi, non i poveri), adesso vorrebbero prendere i soldi dai titolari di siti web perché fanno pubblicità ai film.
Curioso, molto curioso, perché invece di fare la lotta alla pirateria preferiscono prendersela con coloro che le regole le rispettano!
 
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