Quando da questo blog, insieme a molti altri, partivano proposte e idee serie per contrastare una legge ingiusta come la Urbani, si era in pochi a combattere una battaglia di libertà, o meglio, di non politica del sospetto. Ora sono tante le associazioni che si stanno schierando contro ogni forma di blocco da parte delle major nei confronti della fruizione dei contenuti multimediali. Ieri ho postato un esempio lampante, e subito Dario e Ivana mi hanno segnalato (dieci-quindici minuti dopo il post!) quanto sta accadendo in Canada. Lì, gli artisti stanno prendendo seriamente le distanze dalle major e dalla loro lobby.
Un passaggio interessante è Artists do not want to sue music fans. The labels have been suing our fans against our will, and laws enabling these suits cannot be justified in our names.
Non è banale. Ma soprattutto la dice lunga su che cosa interessa ai "signori" che fanno business: che questi creino musica in modo che loro ci possano lucrare. Questo è il punto fondamentale.
E ancora: Consumers should be able to transfer the music they buy to other formats under a right of fair use, without having to pay twice.
Se non è un diritto sacrosanto questo, vorrei capire qual è.
Ma arriviamo al punto caldo, che dimostra, in modo evidente, l'interesse delle major a discapito di chi fa musica. The vast majority of new Canadian music is not promoted by major labels, which focus mostly on foreign artists. The government should use other policy tools to support actual Canadian artists and a thriving musical and cultural scene.
E' necessario che io o chiunque aggiunga qualcosa?
informazioni a questo link.