In Italia è un po' nel limbo a causa dei parlamentari lenti, che si sono dati fino al 21 agosto (ma le camere non sono chiuse?) per definirlo, ma c'è, è in vigore.
Una volta lanciato il regolamento, qualcuno ha deciso di attaccare le due major con una causa molto corposa.
Alle 00:06 del 25 maggio. l'attivista ha inviato una richiesta al "garante europeo".
Andrea Jelinek, new chair of EUs new DPB says that at 00:06 the AT data protection authority received the first complaint under @GDPR - from @NOYBeu of @maxschrems - she says the file looks very professional 😊 congrats Max 👍@beuc pic.twitter.com/C0ifNkIarL— Ursula Pachl (@PachlUpa) 25 maggio 2018
Si tratta quindi di Max Schrems, appartenente a “None of your business” (il nome è già un programma: non sono affari tuoi), che è un’associazione no profit.
Gli accusati sono il sistema operativo Android, Facebook, Whatsapp e Instagram.
Ma di cosa sono state accusate? Di consenso forzato, ossia di aver tempestato gli utenti per ottenere l'accesso alle applicazione fornendo il consenso all'uso dei propri dati.
Domanda: ma quante mail hai ricevuto in questi giorni che parlavano di privacy, rispetto, "restiamo in contatto"? Tutti servizi che, probabilmente, non avevano ottenuto il consenso con la precedente legge sulla privacy. E sì, perché se per esempio si ha un nominativo iscritto a una newsletter, già precedentemente si doveva garantire sia la cancellazione sia l'accettazione, con un messaggio intermedio, della consapevolezza di cosa si sarebbe fatto con quei dati...