Le persone preferiscono comunicare e non è una scoperta recente. Il successo dei social non è da ricondurre alla voglia di far conoscere, ma quella di entrare in contatto.
Non conta la trasmissione, ma la comunicazione. A pochissimi interessa la foto o sapere quel che fai in quel momento, a molti interessa partecipare a quel momento ed entrare in contatto, comunicare. Magari anche impersonalmente, con un semplice like, ma ci si ricorda che ci sei, che esisti.
Quindi i social servono per entrare in contatto, per lanciare i messaggi, le chat per entrare nei dettagli.
Infatti, non tutto può essere pubblico e non tutto vogliamo che resti a disposizione per sempre.
La chat è personale anche quando riguarda decine di persone.
Per il marketing, però, la chat è un pericolo e un'opportunità.
Su un social si critica anche aspramente, si entra nei dettagli, ma siamo sicuri che i cosiddetti haters rappresentino una comunicazione vincente? Oppure annoiano tremendamente gli altri utenti/clienti?
Le recensioni di Tripadvisor sono piene di Haters e Lovers e tutti riescono a capire di chi si tratta in poche righe. Aiuta la ricerca?
Interazione
Ognuno di noi necessita di reperire informazioni e la diffusione di Google ne è l'emblema. Ma quando si ha un problema si preferisce interagire, una volta con un call center o con un negoziante, oggi via web. La chat è perfetta.
Provo ad accompagnarvi nel ragionamento. Il tasso di apertura di un banner pubblicitario è ampiamente sotto l'1%.
L'apertura di una newsletter generica, quindi c'è interesse ma non passione, è del 30%. L'apertura di una mail privata di una persona che conosciamo supera il 95% di tasso di apertura!
Quindi il messaggio privato vince, ma vince se resta privato e se il marketing vuole sfruttarlo deve essere capace di farlo sembrare privato. Le mail di Amazon, per esempio, cercano di andare in quella direzione mostrando prodotti che l'utente cercava, ma l'esperienza per chi le riceve non è entusiasmante anche se magari i prezzi possono essere un ottimo pretesto. Interagire è la parola chiave, ma per farlo serve conoscenza e capacità.
Il contenuto è ancora re?
Ogni brand comunica con dei contenuti e lo storytelling è il paradigma vincente di questi anni. Anche qui provo ad accompagnarvi nel ragionamento. Le foto dei gattini permettono di avere molti Like e Follower, volendo creano anche interazioni. Ma cosa conosciamo di quell'amico? Siamo sicuri che sia interessato davvero a noi? Le persone pretendono un'interazione immediata e precisa, quasi intima. E ognuno ha un rapporto con un prodotto o una marca ben diverso dagli altri amici.
Il contenuto, quindi, resta re, anzi, diventa imperatore quando al centro c'è un'esperienza da far vivere agli utenti. Il problema è che le esperienze possono essere molteplici, e come si può fare per raggiungere tutti? Con i messaggi privati.
Facebook è stata la prima azienda a comprendere questi meccanismi e si è mossa per tempo occupando il territorio strapagando WhatsApp. Allo stesso modo (ma non esclusivamente per questo), Microsoft ha puntato su LinkedIn, dove i messaggi personali e i gruppi la fanno da padrone quando si cercano persone per il business.
Non è un caso che sia Facebook sia Microsoft ultimamente abbiano posto l'accento sulle chat e sui bot, sui risponditori automatici. E qual è la miglior forma di interazione basata sulle conoscenze dei clienti? La chat.
Ho citato Facebook e Microsoft, ma anche Apple con Siri o Google si muovono in questa direzione, non dimentichiamolo.
Creare conversazioni con i bot che siano il più possibile intelligenti e che possano sembrare umani è possibile solo attraverso i big data, quindi conoscenze molto spinte di una quantità incredibile di dati.
Facebook si sta muovendo molto rapidamente per trasformare la propria piattaforma come un enorme hub commerciale. Per praticità, lo è già per la comunicazione allargata dei brand sia per Facebook sia per Instagram, ma Messenger rappresenterà il futuro.
La privacy?
Qualcuno sostiene che le privacy delle persone in questo modo è messa a repentaglio e che oggi il 90% dei messaggi che si scambiano le persone sono privati e fuori dalle logiche dei grandi operatori.
Peccato che se prenotate un hotel e vi fate inviare una mail su Gmail, entrando nella mappa della città che andrete a visitare quell'hotel sarà in bella mostra senza che voi abbiate detto niente. Google ha letto la vostra mail e vi fa il favore di indicarvelo sempre sulla cartina. Senza chiedere il permesso, ovviamente.
Quindi c'è privacy? Possiamo stupirci se Facebook ci mostra la pubblicità di un prodotto di cui si stava chattando su WhatsApp? Il problema vero è capire se queste aziende rivenderanno a terzi tutti i nostri interessi.
Questa è la sfida per la privacy dei prossimi anni, ma per il marketing delle aziende è una manna piovuta dal cielo.
Non conta la trasmissione, ma la comunicazione. A pochissimi interessa la foto o sapere quel che fai in quel momento, a molti interessa partecipare a quel momento ed entrare in contatto, comunicare. Magari anche impersonalmente, con un semplice like, ma ci si ricorda che ci sei, che esisti.
Quindi i social servono per entrare in contatto, per lanciare i messaggi, le chat per entrare nei dettagli.
Infatti, non tutto può essere pubblico e non tutto vogliamo che resti a disposizione per sempre.
La chat è personale anche quando riguarda decine di persone.
Per il marketing, però, la chat è un pericolo e un'opportunità.
Su un social si critica anche aspramente, si entra nei dettagli, ma siamo sicuri che i cosiddetti haters rappresentino una comunicazione vincente? Oppure annoiano tremendamente gli altri utenti/clienti?
Le recensioni di Tripadvisor sono piene di Haters e Lovers e tutti riescono a capire di chi si tratta in poche righe. Aiuta la ricerca?
Interazione
Ognuno di noi necessita di reperire informazioni e la diffusione di Google ne è l'emblema. Ma quando si ha un problema si preferisce interagire, una volta con un call center o con un negoziante, oggi via web. La chat è perfetta.
Provo ad accompagnarvi nel ragionamento. Il tasso di apertura di un banner pubblicitario è ampiamente sotto l'1%.
L'apertura di una newsletter generica, quindi c'è interesse ma non passione, è del 30%. L'apertura di una mail privata di una persona che conosciamo supera il 95% di tasso di apertura!
Quindi il messaggio privato vince, ma vince se resta privato e se il marketing vuole sfruttarlo deve essere capace di farlo sembrare privato. Le mail di Amazon, per esempio, cercano di andare in quella direzione mostrando prodotti che l'utente cercava, ma l'esperienza per chi le riceve non è entusiasmante anche se magari i prezzi possono essere un ottimo pretesto. Interagire è la parola chiave, ma per farlo serve conoscenza e capacità.
Il contenuto è ancora re?
Ogni brand comunica con dei contenuti e lo storytelling è il paradigma vincente di questi anni. Anche qui provo ad accompagnarvi nel ragionamento. Le foto dei gattini permettono di avere molti Like e Follower, volendo creano anche interazioni. Ma cosa conosciamo di quell'amico? Siamo sicuri che sia interessato davvero a noi? Le persone pretendono un'interazione immediata e precisa, quasi intima. E ognuno ha un rapporto con un prodotto o una marca ben diverso dagli altri amici.
Il contenuto, quindi, resta re, anzi, diventa imperatore quando al centro c'è un'esperienza da far vivere agli utenti. Il problema è che le esperienze possono essere molteplici, e come si può fare per raggiungere tutti? Con i messaggi privati.
Facebook è stata la prima azienda a comprendere questi meccanismi e si è mossa per tempo occupando il territorio strapagando WhatsApp. Allo stesso modo (ma non esclusivamente per questo), Microsoft ha puntato su LinkedIn, dove i messaggi personali e i gruppi la fanno da padrone quando si cercano persone per il business.
Non è un caso che sia Facebook sia Microsoft ultimamente abbiano posto l'accento sulle chat e sui bot, sui risponditori automatici. E qual è la miglior forma di interazione basata sulle conoscenze dei clienti? La chat.
Ho citato Facebook e Microsoft, ma anche Apple con Siri o Google si muovono in questa direzione, non dimentichiamolo.
Creare conversazioni con i bot che siano il più possibile intelligenti e che possano sembrare umani è possibile solo attraverso i big data, quindi conoscenze molto spinte di una quantità incredibile di dati.
Facebook si sta muovendo molto rapidamente per trasformare la propria piattaforma come un enorme hub commerciale. Per praticità, lo è già per la comunicazione allargata dei brand sia per Facebook sia per Instagram, ma Messenger rappresenterà il futuro.
La privacy?
Qualcuno sostiene che le privacy delle persone in questo modo è messa a repentaglio e che oggi il 90% dei messaggi che si scambiano le persone sono privati e fuori dalle logiche dei grandi operatori.
Peccato che se prenotate un hotel e vi fate inviare una mail su Gmail, entrando nella mappa della città che andrete a visitare quell'hotel sarà in bella mostra senza che voi abbiate detto niente. Google ha letto la vostra mail e vi fa il favore di indicarvelo sempre sulla cartina. Senza chiedere il permesso, ovviamente.
Quindi c'è privacy? Possiamo stupirci se Facebook ci mostra la pubblicità di un prodotto di cui si stava chattando su WhatsApp? Il problema vero è capire se queste aziende rivenderanno a terzi tutti i nostri interessi.
Questa è la sfida per la privacy dei prossimi anni, ma per il marketing delle aziende è una manna piovuta dal cielo.