Quelli di Amazon sono bravi nel vendere i prodotti e nel consegnarli.
Ma c'è un motivo per cui le persone prediligono questo servizio e non i concorrenti, nonostante i prezzi non siano sempre i migliori.
Il motivo è l'esperienza d'uso.
Ieri Mediaworld si è inventata gli sconti 11+11, sostanzialmente una buona idea di marketing.
Anzi, a giudicare dal numero di persone coinvolte, ottima e geniale.
Ma poi guardate questa foto e capite che molto probabilmente ieri Mediaworld avrà anche vinto, ma la guerra la continua a vincere Amazon.
Il rispetto per il cliente dov'è? Come si può scrivere che la tua prenotazione per l'ingresso nel negozio virtuale ha 40.000 persone davanti a te in coda e che il tempo stimato di risposta è di un'ora?
Come si fa, nel 2018, ad avere la coda dei clienti virtuali e averli tutti probabilmente compratori, ma scontenti e stressati?
Ma tutte le regole auree della customer journey dove sono andate a finire? Possibile che Mediaworld non le conosca minimamente?
Un'operazione che probabilmente nessuno al quartier generale immaginava potesse raggiungere un successo simile, nel 2018 non è accettabile, perché le tecnologie permettono di scalare e di accontentare tutti con una spesa irrisoria.
Il rispetto del cliente non esiste, eppure l'online ci insegna che tutti hanno gli stessi diritti e che il merchant ha una serie di doveri.
Amazon insegna a tutti, mentre Mediaworld e tanti altri non solo inseguono, ma prendono spunto da pessimi esempi: la cosa è tipica dei biglietti di TicketOne, un'altro esempio di chi fa l'online molto male.
Replicare l'esperienza frustrante della coda in un negozio online è una delle cose più imbecilli che si possano fare.
Ma se lo fanno, qualcuno vende loro i servizi e riesce persino a farsi pagare.