mercoledì 17 febbraio 2016

Quel che pochi hanno compreso di Apple, iPhone e il terrorismo

Si è parlato in lungo e in largo di come Tim Cook si sia tenacemente opposto a fornire i codici per entrare nella memoria di un iPhone giudicato vitale dalla sicurezza nazionale statunitense.
Tanti hanno colto nel segno l'operato di Cook, ossia preservare il rapporto di fiducia con i consumatori, ma hanno guardato un lato differente della vicenda.


Apple è terrorizzata al pensiero che qualcuno possa entrare nella memoria dei propri dispositivi mobili e quindi mettere in serio pericolo la privacy degli utenti.
Ma non lo è da oggi, ma da sempre, tanto che iOS, pur essendo craccabile e quindi aperto alle mani degli hacker di ogni tipo che pongono nelle app non ufficiali ogni sorta di malware, non permette di entrare nei meccanismi più intimi del sistema.
Da sempre, non da oggi, e questo è un baluardo giudicato insormontabile perché si traduce in un fattore concorrenziale inavvicinabile dai rivali. Poi si pensa ai dati, e ci si limita a giudicare questi. In realtà Apple sta puntando molto sui servizi, quindi acquisti di beni (musica, film), ma, udite udite, ai pagamenti.
Se dicesse che qualcuno può mettere mano ai dati dei terminali, chi si fiderebbe di Apple per i pagamenti?
Siccome a Cupertino sono dei geni del marketing, hanno cavalcato questa vicenda per affermare con forza che i propri sistemi sono intoccabili anche dai federali, quindi i dati sono al sicuro.
Sarà vero?
Non conta, il mercato ha recepito in un attimo la differenza sostanziale tra i sistemi operativi dei terminali mobili. Questo è il punto.
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