martedì 17 maggio 2011

Youtube ha (solo) 6 anni

Non tutti hanno la percezione di come internet sia giovane.
Youtube ha compiuto 6 anni, solo 6, a febbraio.
Eppure vede caricare sui propri server 35 ore di video al minuto, è diventata la piattaforma fondamentale per la musica, è il terzo sito più visitato al mondo (dietro Google e Facebook) ed è social, sia per la possibilità di commentare e condividere, sia per l'apertura verso il web. E' fruibile su ogni piattaforma, si possono caricare i video praticamente con ogni dispositivo elettronico.
Ma quanti anni ha Facebook?
Ogni tanto, quando pensiamo ad internet, è bene pensare alle origini, al futuro, ma soprattutto che tipo di percorso si è fatto tutti insieme.
Internet è un media giovane, molto pervasivo, che è arrivato in modo dirompente e si è diffuso con una velocità superiore a qualsiasi media del passato. Anche questo va tenuto presente.
La prima esplosione c'è stata negli anni 90, oggi è in corso una seconda esplosione che riguarda, da una parte, la mobilità e quindi internet in tasca, dall'altra la pervasività, ossia internet in ogni luogo e in ogni oggetto.
Non voglio quindi parlare di bolla speculativa che si sta prospettando all'orizzonte, voglio parlare di opportunità.
Internet ha cambiato le regole per il mercato della musica, ha cambiato le regole per il cinema (in qualsiasi caso, pirateria a parte, il noleggio è ormai digitale), ha cambiato le regole degli investimenti in Borsa, sta cambiando le regole dei libri, sta cambiando le regole del commercio, sta cambiando le regole della politica.
In una fase di cambiamento, ovviamente, si creano spazi interessanti.
Dove ci sono opportunità, ci sono molti approfittatori. Per le apps, per esempio, stiamo assistendo all'improvvisazione e alla scarsa professionalità, ovviamente a discapito dei clienti e degli utenti. E' solo un esempio, ma non ci si inventa sviluppatori di applicazioni in un giorno e non è leggendo un manuale che si impara.
Per altro, oggi esistono sistemi elettronici che permettono di acquistare forza lavoro distribuita pagandola il giusto (è un'asta) e che sanno fare il proprio mestiere. Non è una critica, è un dato di fatto. Eppure sembrano ancora i tempi in cui ti sviluppavi il sito in html e lo mettevi online.
Ho parlato delle apps, ma potrei parlare di chi offre siti a quasi gratis (o gratis) per poi venderti servizi inutili a prezzi spropositati.
Non è così che si fa il bene di internet.
Ci sono troppi angoli scoperti che lasciano spazio ad approfittatori.
C'è bisogno di divulgare ancora il web, ma mi pare si perdano sempre delle grandi occasioni.
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