venerdì 15 febbraio 2008

Sugli standard Office

Procede la polemica (a mio avviso sterile) sugli standard di Office.
 
Prendo da www.mclips.it un post.

Sono stato fuori nei giorni scorsi, non ho potuto accedere al blog, avrei voluto però rispondere a questa intervista apparsa su Punto Informatico PLIO: OOXML e` una minaccia. Vignoli, Vignoli...ma che devo fare?? Possibile che tutte le volte che discutiamo di Office OpenXML dobbiamo farlo a botte di cose non vere?? Chi l'ha detto che le differenze tra le specifiche di Office OpenXML ed ODF sono ridotte a 400 pagine dopo le proposte di ECMA?

All'ultima riunione del JTC1 ho detto che solo la parte delle specifiche relative alle macro erano 400 pagine, e questo è uno dei motivi per cui, che si voglia o no, i due standard sono diversi: uno specifica un macro language l'altro no. Ovviamente non è la sola differenza, vi è la questione degli schemi custom, che uno specifica e l'altro no e potrei continuare. Il punto è che i due standard sono diversi per filosofia di impostazione e per storia pregressa, come sono diversi gli standard che specificano formati di scrittura su disco, protocolli di rete, formati di immagini, formati di registrazione etc..

Non è mai successo che nel mondo degli standard, il fatto che esistesse una specifica tecnica approvata implicasse che allora non ne poteva esistere un'altra sulla stessa area tecnica. Mai. O che per il fatto che esista uno standard allora tutti sono obbligati ad usarlo (vedere le spine elettriche.....). Il formato documentale più antico è l'ISO 216; non ha nulla a che vedere con l'information technology, specifica il formato della carta, l'A4 per intendersi. Ma non per questo si è impedito che esistessero e si usassero il "letter" o il "legal" o altri ancora.

Le differenze esistono, anche negli standard, perchè l'utente finale vuole poter scegliere, questo me lo insegna proprio PLIO.

E allora perchè non possono esistere più standard nell'ambito dei formati documentali?

Secondo un articolo scritto da un professore tedesco Knut Blind, ci sono ragionevoli motivi per pensare che la coesistenza di due standard, secondo un modello dinamico del welfare, porti maggiori benefici al mercato che non un unico standard. Devo dire che l'articolo è tosto e mentirei se dicessi che l'ho capito tutto, ma prometto di tornare su questo a breve.

Io sono personalmente favorevole ai due standard.

Ne preferirei uno solo, ma se così deve essere...

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