mercoledì 13 settembre 2006

Non sulla Telecom

Non sono riuscito ancora a leggere tutti i messaggi che mi avete inviato su Telecom.
Ho deciso, quindi, di astenermi dal commentare quanto è accaduto lunedì.
Mi astengo anche di parlare della reazione del governo, ormai all'oscuro su ciò che è tecnologia, si scopre superato per quanto riguarda banche e ora i vecchi monopolisti.
Ma in che paese siamo?
Mi inquieta un'affermazione del Ministro Gentiloni: la telefonia non può sparire dalla nostra industria (nel senso di quella italiana).
Ricordo a tal signore che Telecom era una media company, con Stream, venduta a "Sky" e con i padroni di quest'ultima ora si intendono vendere contenuti sulla piattaforma digitale. Ha venduto Stream per prendersi TMC (ora La7) dopo qualche tempo.
Ha inglobato Tim e un anno dopo la riscorpora. Il Tronchetti si reca dal Presidente del Consiglio e non accenna a una rivoluzione di pochi giorni dopo.
Per quanto riguarda l'industria italiana nel settore, ricordo che Vodafone ha acquistato Omnitel Pronto Italia, che Wind era di Enel e ora è in mano agli egiziani e che 3 è di provenienza asiatica. Di costruttori di cellulari è bene non parlare, sebbene siamo il primo paese al mondo per diffusione.
Se passo dalla telecomunicazioni all'ICT, siamo totalmente invasi da prodotti, soluzioni e spesso anche servizi che non sono italiani. Tra le aziende del settore, nelle prime 10 per fatturato troviamo tre distributori e una sola azienda, che per caratteristiche ha dei vantaggi competitivi, che è Finsiel.
Ci allarghiamo alle 20 posizioni, ne troviamo poche altre, e con forte caratterizzazione di "sposta scatole a valore aggiunto".
Elsag, Olivetti e Postel non figurano in questo elenco delle 20 elette.
E parliamo di difendere l'industria italiana?
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