lunedì 31 luglio 2006

Il mondo è piatto

Non parlo mai di libri, eppure c'è un saggio di un editorialista di politica estera del New York Times che vale la pena di leggere. Non è un informatico, quindi, ma è una persona che gira il mondo, incontra personaggi particolarmente significativi e si è fatto un'idea importante, a mio avviso: il mondo è piatto.

Questo è il titolo del suo libro e spiega come la tecnologia e il web abbiano reso il mondo più piatto, ossia il terreno di gioco per le imprese è praticamente lo stesso in ogni parte del mondo.
Friedman argomenta per 560 e passa pagine come il mondo è cambiato, diventando sempre più piccolo, toccando i temi dell'open source, delle comunità, e temi prettamente economici.
Non sono d'accordo al 100% con quanto sostiene nel libro (e quando mai lo sono con chiunque!) per il semplice motivo che la mia formazione è diversa dalla sua, le mie esperienze mi portano a conoscere persone diverse da quelle che frequenta lui, il mio attaccamento al consumer mi porta un po' più in là nei ragionamenti.
Friedman parla correttamente di esempi concreti in cui l'outsourcing, innovazione, ma anche concentrazione sul proprio business e la grande distribuzione abbiano già cambiato il mondo.
Ma io faccio sempre un esempio concreto.
Nel 2001 un'amica mi chiedeva un consiglio su come migliorare la sua impresa. Nulla di tecnologico: produce mele in Valtellina.
Prospettandomi l'attacco da parte di paesi produttori di continenti diversi (la Cina ancora non era nel Wto e quindi non faceva la paura che fa oggi), mi chiedeva un consiglio su cosa fare.
Le feci una domanda: che cosa sai fare bene?
La risposta è stata "coltivare le mele".
Bene, allora non coltivare le mele comuni, e io da ignorante le dissi quelle gialle o quelle rosse, non avendo idea dei nomi tecnici dei prodotti (figuriamoci, non le mangio neanche e pensavo che Melinda fosse un tipo, non una marca), ma mele che avessere un mercato riconosciuto e di valore, ossia che non debbano combattere con i prezzi delle mele di altri paesi.
Oggi la sua azienda è presa d'esempio a livello nazionale (non per merito mio si intenda, e non voglio nemmeno prendermene il merito: ho fatto in modo che riflettesse) e produce le migliori mele Fuji della valle (si scriverà così?).
Queste mele non si possono produrre in Cina, per vari motivi.
Ha avuto fortuna, ovviamente, ma oggi la sua azienda è florida, con prospettive di crescita concrete, nonostante la grande distribuzione e i supermercati la facciano la padrone.
Tutto questo per dire che il mondo è piatto, ma che è possibile comunque creare imprese per mercati piccoli, che qualcuno definirebbe di nicchia ma che io preferisco chiamare regionali, soprattutto se si hanno competenze, una storia e una cultura che permette di innovare e presentare prodotti a valore aggiunto.
L'alimentare, nel nostro paese, dovrebbe meglio concentrarsi su queste competenze.
In qualsiasi caso, il libro di Friedman è altamente consigliato da leggere sotto l'ombrellone in spiaggia, su di una comoda amaca in collina, sul divano in città, ...
Vedrete sicuramente il mondo in un modo diverso.

Update delle 9.40: Felix Dennis, creatore di Maxim e in passato possessore della casa editrice per cui ho lavorato, ha scritto un manuale per diventare milionari. Conoscendolo, di certo ci sono delle follie, ma qualche concetto interessante sicuramente c'è. Mi riprometto di leggerlo (se lo trovo): How To Get Rich - Felix Dennis. Mi chiedo se l'ha scritto in barca in giro per il mondo o in volo tra Londra e New York.
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